Capitolo VII A VERSAILLES

Ma già Pallade Athena (sotto le sembianze di Demoiselle Théroigne) è occupata col Fiandra e i dragoni smontati. Ella ed altre donne parimenti in grado di farlo, vanno attraverso le file; parlano con un brio ardente, stringono fortemente al loro patriottico seno i rozzi soldati di cavalleria, abbassano con le loro braccia delicate gli spuntoni e i moschettoni: come può un uomo, realmente degno d'esser chiamato uomo, attaccare quelle patriotte affamate?

Si legge che Théroigne avesse sacchi di danaro, che distribuiva tra il Fiandra; – ma forniti da chi? Ohimè, con dei sacchi pieni di danaro, raramente una persona va a sedere su un cannone insurrezionale. Calunnie del Realismo! Théroigne non possedeva che i guadagni limitati dalla sua professione di disgraziata femmina; danaro non ne aveva punto, ma aveva bruni capelli, la figura d'una dea pagana, una lingua eloquente, un cuore del pari eloquente.

Frattanto Saint-Antoine arriva continuamente, in gruppi, a frotte; esso è bagnato, arcigno, con le picche e altre armi improvvisate, tratto fin là dall'idea fissa popolare. Tante ruvide figure si trovano ivi allo stesso modo: figure che non sanno esse medesime quello che sono venute a fare, ed altre venute per vedere ciò che si era fatto! Chi è colui che si distingue fra tutti, allampanato, con una piccola corazza di piombo, dalla folta capigliatura rossa brizzolata, dalla lunga barba a tegola? È Jourdan, infido mercante di muli; che non fa più il mercante, ma il modello dei pittori, e che quest'oggi è in isciopero. Dalla necessità dell'arte proviene la sua lunga barba a tegola; ma come si spiega quella sua corazza di piombo (a meno che veramente egli non fosse un mercante patentato fornito di quella sorta di contrassegno?) forse rimarrà un problema per la Storia. Un altro Saulle noi discerniamo fra il popolo: «Père Adam, Padre Adamo», come viene chiamato dai gruppi; a noi meglio noto come Marchese Saint-Huruge, dalla voce taurina, eroe del Veto; un uomo che ha avuto delle perdite, e le ha meritate; uscito da alcuni giorni dal limbo, fissa il suo sguardo peripatetico su questa scena, di sotto al suo ombrello, non senza interesse. Quante persone e quante cose messe insieme: Pallade Athena affaccendata col Fiandra; le patriottiche Guardie Nazionali di Versailles, a corto di munizioni, abbandonate da D'Estaing, loro Colonnello, e comandate da Lecointre, loro Maggiore; poi le Guardie del Corpo, che caracollano di cattivo umore, coi loro attrezzi bagnati; e finalmente questa marea fluttuante di miseria sdegnata! – Non potrebbe tutto questo provocare qualche incidente?

Ecco frattanto che le dodici Deputatesse tornano dallo Château. Veramente senza il Presidente Mounier, ma raggianti di gioia e con le acclamazioni di «Viva il Re e la sua famiglia!». A quanto pare, le notizie son buone, Mesdames? Quanto v'è di meglio! Cinque di noi furono ammesse agl'interni splendori, alla Presenza Regale. «Luisa Chabray, scultrice, dell'età di soli diciassette anni», fu da noi delegata a parlare, per via della sua figura e della sua maniera di presentarsi. Tanto con lei, come a dire il vero con tutte noialtre, Sua Maestà il Re non seppe che mostrarsi grazioso. Anzi, quando Luisa, rivolgendogli la parola, fu sul punto di svenire, egli la prese nelle sue braccia regali e disse con galanteria: «Ne vale la pena (Elle en vaut bien la peine)». Considerate, o donne, che Re! Le sue parole furono parole di conforto, e di conforto soltanto: saranno mandate provvigioni a Parigi, finchè vi saranno provvigioni nel mondo; i grani circoleranno liberi come l'aria; i mugnai dovranno macinare finchè dureranno le loro macine; o altrimenti, saranno puniti; e nulla sarà lasciato andare storto di ciò che un Restauratore della libertà francese può raddrizzare.

Eran buone novelle, queste; ma, per le Menadi bagnate, tutte incredibili! Ma dov'è la prova? Le Parole di conforto – non sono che parole; che non servono di nutrimento ad alcuno. O popolo disgraziato, tradito dagli Aristocratici, che corrompono i tuoi stessi messaggeri! Nelle sue braccia regali, Mademoiselle Louison? Nelle sue braccia? Sfacciatella senza pudore, degna d'un nome.... che non si può pronunziare! Sì, la tua pelle è morbida; la nostra è indurita dalla fatica, e ben bagnata, mentre aspettiamo qui sotto la pioggia. Tu non hai i figliuoli a casa, che soffrono la fame; tu hai solo fantocci d'alabastro, che non piangono! Ah la traditrice! Alla Lanterna! – E così la povera Luisa Chabray, non giovandole nè asserzioni nè gridi, la bella e delicata fanciulla, dianzi nelle braccia della Regalità, si trova con una giarrettiera intorno al collo, e con due amazzoni furibonde da un lato e dall'altro; è sul punto di soccombere così, quando due Guardie del Corpo, indignate, sopravvengono galoppando, e la liberano. Le dodici discreditate si affrettano a tornare allo Château, per avere «una risposta scritta».

Ed ecco un nuovo stuolo di Menadi, «con Brunot, Volontario della Bastiglia, alla testa». Anche queste vogliono avanzarsi fino alla grata della Grande Corte, e vedere quello che succede. L'umana pazienza in genere, e quella dei militari bagnati in ispecie, ha i suoi limiti. Il Luogotenente delle Guardie del Corpo, De Savonnières, per un momento dà libero corso al suo temperamento, dopo una lunga provocazione e una lunga compressione. Egli non solo disperde queste ultime Menadi; ma, caracollando ancora, ferisce, e indignato brandisce la spada contro Brunot, il comandante per forza; e trovando poi gran sollievo nel far questo, gli dà la caccia. Brunot fugge agilmente, quantunque a salti, ed ora anch'egli con la spada sguainata. Alla vista dell'ira e della vittoria, altre due Guardie del Corpo (giacchè l'ira è contagiosa, ma per la Guardie del Corpo che si sono lungamente contenute è addirittura un sollievo) del pari si lasciano trasportare e cominciano a dare la caccia con le sciabole brandite, facendo orribili circoli nell'aria. Per tal modo, il povero Brunot non ha niente di meglio a fare che ritirarsi con velocità accelerata, di fila in fila, schermendosi, nel fuggire, come uno dei Parti, e sopratutto gridando con quanto fiato aveva in gola: «On nous laisse assassiner, ci fanno assassinare!»

Vergogna! Tre contro uno! Vengono brontolii dalle file di Lecointre; poi muggiti – e infine fucilate. Il braccio di Savonnières si alza per colpire: la palla di un armato di Lecointre glielo sfracella, e la sciabola risuona a terra inoffensiva. Brunot l'ha scampata. Questo duello è finito bene; ma il selvaggio urlo di guerra comincia a farsi udire dappertutto!

Le Amazzoni retrocedono: Saint-Antoine ha puntato il suo cannone (caricato a mitraglia); tre volte vi accostano la miccia accesa, che tre volte non riesce a dar fuoco, – i foconi sono così bagnati; e delle voci gridano: «Arrêtez, il n'est pas temps encore, fermate, non è ancora tempo!» Signori della Garde-du-Corps, voi avevate ordine di non far fuoco; frattanto due di voi zoppicano smontati, e un cavallo da guerra giace ucciso. Non sarebbe bene di ritirarsi fuori della portata delle palle; vale a dire di filar via nell'interno? Se, filando via, qualche moschettone venisse a scaricarsi contro questi bottegai armati, che vi danno la baia e si ringalluzziscono, chi ne meraviglierebbe? Le vostre bianche coccarde di una enorme dimensione sono lordate; piacesse al cielo che voi le scambiaste con quelle tricolori! I vostri attrezzi sono bagnati, i vostri cuori sono grossi. Andate e non tornate più!

Le Guardie del Corpo battono in ritirata, come noi suggerivamo, mandando schioppettate e ricevendone, senza spargimento di sangue, e lasciando un'indignazione senza limiti. Per tre volte nell'oscurità crescente si vede un luccichio che annunzia la loro presenza ad uno o ad un altro portone, sempre salutata da esecrazioni e da scariche di palle. Che una sola Guardia del Corpo mostri il suo volto, e la Canaglia le darà subito la caccia. Per esempio il povero De Moucheton, della Compagnia Scozzese, il padrone del cavallo da guerra ucciso, è sottratto e allontanato dai Capitani di Versailles. Ora i moschetti arrugginiti eruttano dietro di lui, spaccando in due parti il suo cappello. Infine, per ordine superiore, le Guardie del Corpo, tutte, meno poche in servizio immediato, scompaiono, o, per meglio dire, si nascondono, e marciano nelle tenebre della notte verso Rambouillet.

Notiamo anche che i Versagliesi hanno ottenuto adesso le munizioni; per tutto il pomeriggio un funzionario officiale non potette trovarne; finchè, in quei critici momenti, un Sottoluogotenente gli pose una pistola all'orecchio, chiedendogli il favore di trovarne, e dopo di ciò finì col riuscirvi. Inoltre il Fiandra, disarmato da Pallade Athena, dichiara apertamente che non vuol combattere contro i cittadini; e come pegno di pace scambia le cartucce con quei di Versailles.

Il Sanculottismo si trova ora fra amici; e può «circolare liberamente»; indignato delle Guardie del Corpo, – e lamentandosi assai della fame.

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