Capitolo VI ALLA VOLTA DI VERSAILLES

Si può dire che quasi in questo momento Maillard ha fatto alto con le sue Menadi intrise di fango, sull'ultima collina; ed ora Versailles, il Castello di Versailles, e, in lungo e in largo, l'eredità della Dinastia si spiega su Marly e Saint-Germain-en-Laye; tutt'intorno verso Rambouillet, a sinistra; tutto è bello, delicatamente inquadrato, quasi soffuso di mestizia, con quel tempo fosco ed umido! Vicino, innanzi a noi, è Versailles, la Nuova e l'Antica, con quella larga e fronzuta Avenue de Versailles nel mezzo, superbamente ombreggiata, larga trecento piedi, come si calcola, coi suoi quattro Filari d'Olmi; e poi lo Château de Versailles che termina in parchi reali e luoghi ameni, luccicanti laghetti, pergolati, laberinti; poi la Ménagerie, e il Grande e il Piccolo Trianon. Abitazioni circondate da alte torri, deliziosi luoghi di verzura; dove le divinità di questo basso mondo dimorano; donde, per altro, le idee nere non possono essere escluse: dove la fame menadica tutt'ora s'avanza, armata della picca che fa da tirso!

Sì, laggiù, o Signore, dove la nostra larga e fronzuta Avenue si congiunge, come vedete, a due altre fronzute Avenues sorelle che formano due bracci, e va a terminare nella Place Royale e nel Palazzo dell'Anticorte; laggiù è la Salle des Menus. Laggiù un'Augusta Assemblea siede per rigenerare la Francia. Anticorte, Gran Corte, Corte di Marmo, una Corte nell'altra, che voi potrete presto discernere, o immaginare; alla estremità di tutto ciò, quella cupola di vetri, che si vede luccicare come una stella della speranza è – l'Œil-de-Bœuf! Laggiù, o in nessun altro luogo del mondo, è il pane cotto per noi. Ma, o Mesdames, non sarebbe bene che i nostri cannoni, con la Demoiselle Théroigne e tutto l'apparato di guerra, passassero alla retroguardia? La sommessione conviene ai petizionarî d'una Assemblea Nazionale; noi siamo stranieri a Versailles, – donde arriva troppo chiaramente un suono di campana a stormo e di générale! Anzi non sarebbe il caso, se fosse possibile, di assumere un aspetto lieto, che nascondesse i nostri dolori? e potessimo magari cantare? il dolore, compatito dal Cielo, si rende odioso e sospetto alla Terra. – Tali sono i consigli dell'abile Maillard, che arringa le sue Menadi, sulle alture presso Versailles.

Le disposizioni dell'astuto Maillard vengono adottate. Le insorte, tutte intrise di fango, si avanzano su per l'Avenue, «in tre colonne», fra i quattro filari d'olmi; «cantando Henri Quatre», con quanta melodia è in loro, e con le acclamazioni di Vive le Roi! Versailles, quantunque i filari d'olmi sgocciolino di pioggia, si affolla d'ambo i lati, gridando: Vivent nos Parisiennes».

Cacciatori a cavallo e esploratori sono stati mandati verso Parigi, come cresceva il rumore; in modo che Sua Maestà, andata a caccia nei Boschi di Meudon, è stata fortunatamente ritrovata, e ricondotta a casa, mentre la générale e la campana a stormo suonano a tutto andare. Le Guardie del Corpo si sono già schierate di faccia alle grate del palazzo e guardano giù verso l'Avenue de Versailles, con aria annoiata e con le loro pelli di daino tutte bagnate. Anche il Fiandra è là, pentito del banchetto dell'Opéra. Vi si trovano del pari i Dragoni smontati. Infine il Maggiore Lecointre, e quanto egli può riunire della Guardia Nazionale di Versailles; quantunque sia da notare che il nostro Colonnello, quello stesso insonne Conte d'Estaing, senza dare nè ordini nè munizioni, s'era eclissato molto inopportunamente, si suppone, nell'Œil-de-Bœuf. Gli Svizzeri vestiti di rosso stavano di là delle Grate sotto le armi. Similmente, nella loro camera interna, «tutti i Ministri», Saint-Priest, Pompignon dalle Lamentazioni e gli altri, si trovano riuniti con Necker; essi sono disorientati, ed attendono ciò che il tempo vorrà apportare.

Il Presidente Mounier, quantunque avesse risposto a Mirabeau con un tant mieux, e avesse ostentato di prendere alla leggiera la cosa, aveva anch'egli i suoi presentimenti. Senza dubbio, poichè in quelle quattro lunghe ore non s'era trovato adagiato fra le rose! L'ordine del giorno si svolge; una Deputazione a Sua Maestà il Re sembra opportuna, perchè gli piaccia di acconsentire all'«Accettazione pura e semplice» degli articoli della nostra Costituzione; «l'accettazione condizionata», con le sue incertezze, non soddisfa nè gli dèi nè gli uomini.

Tutto ciò è chiaro. Eppure vi è qualcos'altro, che nessuno dice, e che tutti vagamente comprendono. L'agitazione, la preoccupazione si leggono su tutti i volti. I Membri pispigliano, vanno e vengono inquieti; evidentemente l'ordine del giorno non è la bisogna del giorno. Finchè dalle porte d'entrata si ode un vociare, uno strepito, qualche cosa che rivela la zuffa e che è attutita dai muri; tutto ciò attesta che l'ora è giunta! S'ode il rumore della calca e il suo incalzare; poi entra l'Usciere Maillard con una deputazione di quindici Donne, tutte bagnate e intrise di fango, avendo con una incredibile destrezza, e con l'aiuto di tutti i mazzieri, persuase le altre ad attendere di fuori.

L'Assemblea Nazionale dovrà ormai guardare in piena faccia l'augusto compito suo; il Costituzionalismo rigeneratore ha un corporeo Sanculottismo non rigenerato di fronte ad esso, che grida: «Pane! Pane!».

L'intelligente Maillard traduce la frenesia in qualche cosa d'articolato, un po' reprimendo, un po' esponendo le sue lagnanze, facendo insomma del suo meglio; e invero, quantunque non assuefatto a parlare in pubblico, se la cava piuttosto bene: «Nella presente orribile scarsezza di grano, una Deputazione di cittadine, come l'Augusta Assemblea può scorgere, viene da Parigi per presentare una petizione. Gl'intrighi degli Aristocratici in questa bisogna sono purtroppo evidenti; per esempio, un mugnaio è stato subornato «mediante, una banconota di lire 200», perchè non macini; – il nome non è noto all'Usciere, ma il fatto è provabile, o almeno indubitabile. Inoltre, pare che la Coccarda Nazionale sia stata calpestata; poi si veggono anche Coccarde Nere, o almeno si sono viste. Tutte queste cose non pensa forse un'augusta Assemblea Nazionale, speranza della Francia, di prendere nella sua immediata e savia considerazione?».

E la Fame menadica, impressionabile, grida: «Coccarde nere», e poi «Pane, Pane», aggiungendo alla stessa maniera: Non si vuol fare così? Sì, signori, se una Deputazione a Sua Maestà, per «l'Accettazione pura e semplice», sembrava opportuna, – tanto più s'impone adesso, per «la dolorosa situazione di Parigi»; per calmare questa effervescenza! Il Presidente Mounier, con una Deputazione presto organizzata, in cui notiamo la rispettabile figura del dottor Guillotin, si mette in cammino incontanente. Il Vice-Presidente farà proseguire l'ordine del giorno; l'Usciere Maillard resterà presso di lui per contenere le donne. Sono le quattro del più miserabile dei pomeriggi, allorchè esce Mounier.

O Mounier, uomo d'esperienza, qual pomeriggio, l'ultimo della tua esistenza politica! Quanto meglio sarebbe stato «accusare un subitaneo malore», quando era ancora tempo! Poichè, mirate, la Spianata in tutta la sua estensione è occupata da gruppi di donne squallide e sgocciolanti; dalla Canaglia maschile, dai lunghi capelli, armata di scuri, di picche arrugginite, di vecchi fucili, di bastoni ferrati (bâtons ferrés, che terminano in coltelli, lame di spade e in una specie di falci improvvisate); – e questa rivolta non ha che l'aspetto della rivolta della fame. Piove dirottamente: le Guardie del Corpo caracollano di gruppo in gruppo «tra i fischi», irritando e agitando quelli che, dispersi in un sito, vanno a riunirsi in un altro.

Innumerevoli donne squallide assediano il Presidente e la Deputazione, insistendo per andare con lui; non aveva forse Sua Maestà guardato dalla finestra, e poi mandato a domandare che cosa volevano? «Pane, volevano e parlare al Re (Du pain et parler au Roi)» Questa era stata la risposta. Dodici donne vengono clamorosamente aggiunte alla Deputazione; e s'incamminano con essa attraverso la Spianata, fra i gruppi dispersi, le Guardie del Corpo che caracollano e la pioggia dirotta.

Il Presidente Mounier, cui inaspettatamente si aggiungono le dodici donne, scortato da una miriade d'affamati e dalla canaglia, è scambiato pel condottiero d'un gruppo, ed egli e le sue donne vengono dispersi dai caracollanti; e si riuniscono con difficoltà, in tutta quella mota. Finalmente le grate si aprono; la Deputazione ottiene accesso, comprese le dodici donne: cinque delle quali vedranno anche la faccia di Sua Maestà. Che il Menadismo grondante acqua aspetti il loro ritorno nelle migliori disposizioni.

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