Immaginate un po' quale impressione questo banchetto di Tieste, e la coccarda nazionale calpestata, abbiano prodotta sulla Salle des Menus; e, a Parigi tra gli affamati che fanno coda dai fornai! Di più, questi banchetti di Tieste pare che debbano continuare. Il Fiandra ha ricambiato il suo pranzo agli Svizzeri e ai cento Svizzeri; poi il sabato ve n'è stato un altro.
Già, qui da noi v'è la fame; ma lassù, a Versailles, si mangia abbastanza e ad esuberanza! Il Patriottismo sta a far coda, tremando di freddo e di fame, insultato dal Pattuglismo; mentre gli Aristocratici sanguinarî, eccitati dagli eccessi della vita elegante, calpestano la coccarda nazionale. Può essere vera una tale atrocità? E osservate ancora: appaiono uniformi verdi con le mostre rosse, e coccarde nere... il colore della Notte! Dovremo essere schiacciati dai militari e morire anche di fame? E infatti il battello di Corbeil, carico di grano, che veniva due volte il giorno con la sua farina a base di gesso di Parigi, ora viene una volta soltanto. E il Municipio è sordo; e gli uomini sono neghittosi e vili! – Al Café de Foy, questo sabato sera, si vede una cosa nuova, che non è poi l'ultima di questo genere: una donna che parla in pubblico. Il suo povero uomo, ella dice, fu ridotto al silenzio dal suo Distretto; i loro Presidenti e Ufficiali non lo lasciarono parlare. Perciò ella con la sua debole parola parlerà, denunziando, finchè avrà fiato in gola, il battello di Corbeil, il pane di gesso di Parigi, i sacrileghi banchetti dell'Opéra, le uniformi verdi, i pirati Aristocratici e le loro coccarde nere!
Invero è tempo che le coccarde nere almeno spariscano. Il Pattuglismo non le vorrà proteggere. Inoltre l'impetuoso «M. Tassin», alla parata delle Tuileries, la Domenica mattina, dimentica ogni regola di milizia nazionale; si slancia dalle file, strappa e butta a terra una coccarda nera che superbamente fa mostra di sè, e la calpesta con fierezza nel fango della Francia. Lo stesso Pattuglismo non è scevro d'una certa ira repressa. Anche i Distretti cominciano a sollevarsi; la voce del Presidente Danton si ripercuote fra i Cordeliers; l'Amico del Popolo, Marat, è piombato a Versailles e ne è tornato: uccello fosco, del genere degli alcioni.
E così il Patriota, passeggiando, incontra il Patriota, questa Domenica; e vede la preoccupazione che ha in sè riflessa nel volto dell'altro. Gruppi, malgrado il Pattuglismo, che non è poi così vigilante come di consueto, fluttuano, consultandosi: gruppi sui Ponti, sui Quais, nei Caffè patriottici. E sempre che appare qualche coccarda nera, un complesso di voci minacciose grida: A' bas, Abbasso! Tutte le coccarde nere sono strappate senza pietà; un individuo raccoglie di nuovo la sua, la bacia e tenta di tornare a fissarla; ma un «centinaio di bastoni s'alzano d'un subito nell'aria», ed egli desiste. Accade di peggio a un altro, condannato da un Plebiscito improvvisato, alla Lanterna, e salvato con difficoltà da qualche attivo Corps-de-Garde. – Lafayette scorge dei segni d'una effervescenza, e raddoppia le sue Pattuglie e la sua diligenza, per prevenirla. Così passa la Domenica del 4 di ottobre 1789.
Torvo è il cuore dell'uomo represso dal Pattuglismo; veemente è il cuore della donna, e ribelle a ogni freno. La donna che parlò in pubblico a Palais Royal non fu sola: l'uomo non sa che cosa significhi il vuoto sempre crescente della dispensa; ed è cosa di cui la sola madre di famiglia può rendersi conto. O donne, mogli degli uomini che vogliono solo calcolare e punto agire, il Pattuglismo è forte; ma la morte sia per fame, che per l'oppressione militare, è più forte più d'ogni altra cosa. Il Pattuglismo reprime il Patriottismo maschile; ma, e quello femminile? Vorranno le Guardie dette Nazionali immergere le loro baionette in seno alle donne? Questa idea, o, piuttosto quest'ordine materiale d'idee, indistinto, amorfo, fermenta universalmente sotto la cuffia da notte femminile; e, al primo spuntar del giorno, a un lieve cenno, esploderà.