Ma ora anche i Deputati nazionali sono venuti a Parigi da tutti i punti della Francia, con le loro commissioni, che essi chiamano pouvoirs o poteri, nelle loro saccocce; e prendono informazioni, si consultano, si mettono alla ricerca di alloggi a Versailles. Gli Stati Generali si apriranno colà, se non il Primo, certamente il Quattro maggio, in gran processione e gala. La Salle des Menus è tutta rimessa a nuovo e decorata per loro; s'è finanche stabilito il loro costume; una grande controversia a questo proposito sui «cappelli dalla tesa alzata o abbassata» pei Deputati dei Comuni, è stata alfine risoluta. Arrivano sempre nuovi forestieri: girovaghi, tipi varî di persone, ufficiali in licenza, come il degno Capitano Dampmartin, di cui speriamo fare la conoscenza; anche essi sono qui convenuti da ogni regione per vedere di che si tratta. I nostri Comitati di Parigi, dei Sessanta Distretti, sono più che mai affaccendati; oramai è evidente, le elezioni di Parigi saranno tardive.
Il lunedì, 27 aprile, l'astronomo Bailly nota che il Sieur Réveillon non trovasi al suo posto. Il Sieur Réveillon, «grande Fabbricante di Carta della Rue Saint-Antoine», d'ordinario così puntuale, è assente dal Comitato Elettorale; e per giunta mai più vi comparirà. È dunque accaduto qualche cosa in quegli «immensi magazzini di carta vellutata»? Purtroppo sì! Purtroppo non è un Montgolfier che s'innalza oggi in quel luogo; ma è la Miseria, la Canaglia, il Sobborgo che si solleva! Fu il Sieur Réveillon, egli stesso operaio un tempo, a dire che «un operaio poteva lautamente vivere con quindici sous al giorno»? Con settantacinque centesimi: ben magra somma! O soltanto s'immaginò e si credette ch'egli lo dicesse? Questo continuo accalorarsi, questi attriti hanno reso elettrico il Carattere Nazionale.
In fondo a quelle buie tane, in quei cervelli offuscati, in quei cuori affannati, chissà con quale strano aspetto il nuovo vangelo politico s'è venuto foggiando; quale miracolosa «Comunione di Miserabili» può venirne fuori! Basta: individui minacciosi che presto divengono minacciose moltitudini, insieme ad altre moltitudini che si accalcano per vedere, circondano la Fabbrica di Carta; dimostrando ad alta voce, con un linguaggio sgrammaticato (che si rivolge anche alle passioni), la insufficienza di settantacinque centesimi al giorno. Le Guardie di città non possono dissiparli; il tumulto cresce e mugghia: Réveillon, non sapendo che farsi, supplica il Popolaccio, supplica le Autorità. Besenval, che è ora in servizio attivo qual Comandante di Parigi, verso sera, cedendo alla ardente preghiera di Réveillon, manda una trentina di Gardes Françaises. Queste sgomberano la strada, fortunatamente senza far fuoco; e prendono posto colà per passarvi la notte, nella speranza che tutto sia finito.
Ma non è così; il mattino accade di peggio. Saint-Antoine s'è rivoltato di nuovo, e più minaccioso che mai, rinforzato da quelle sconosciute Figure di Pezzenti dall'aspetto di fanatici, armati di grossi bastoni. La Città si spande per tutte le strade, «diretta a quel luogo per vedere». Due carrettate di ciottoli che si trovano per caso a passare di là, sono prese d'assalto come un dono della Provvidenza. Occorre che sia mandato un altro distaccamento di Gardes Françaises; Besenval e il Colonnello si consultano concitatamente; poi ancora un altro distaccamento vien mandato. Essi a fatica, con le baionette e la minaccia di tirare, riescono a penetrare sul posto. Qual vista! Una strada tutta barricata con utensili domestici; una confusione, un tumulto, una calca d'uomini senza fine: un magazzino di carta sventrato dalla scure e dal fuoco: uno schiamazzo folle di popolo in rivolta; scariche di moschetto, cui seguono urli di dolore, getti di varie materie, piogge di tegole dai tetti e dalle finestre – tegole, esecrazioni e uomini uccisi!
Le Gardes Françaises, quantunque a malincuore, debbono perseverare. Ciò continua per tutto il giorno, un po' più un po' meno; il sole sta per tramontare, e Saint-Antoine non è ancora sedato. La città si riversa di qua e di là: oibò, il rimbombo di quelle scariche di moschetto giunge nelle lontane sale da pranzo della Chaussée d'Antin e cambia il tono della conversazione durante il desinare. Il Capitano Dampmartin abbandona il suo vino ed esce con alcuni amici per vedere il combattimento. Uomini non lavati gli brontolano sul viso: «À bas les Aristocrates! (Abbasso gli Aristocratici!)»; e insultano la croce di San Luigi! Dandogli di gomito, lo spingono; ma non gli toccano il portafogli – e a dir vero, anche da Réveillon non si verificò il menomo furto.
Al cader della notte, come le cose non accennano a finire, Besenval prende la sua risoluzione: ordina che si facciano uscire le Gardes Suisses con due pezzi d'artiglieria. Le Guardie Svizzere debbono introdursi in quel luogo e ordinare a quella canaglia di partire, in nome del Re. Se si rifiutano, le Guardie caricheranno a mitraglia i loro cannoni, visibilmente, sotto gli occhi di tutti; e se, ripetendo l'ordine, si rifiutassero ancora, dovrebbero far fuoco senz'altro, seguitando finchè «l'ultimo uomo» fosse spazzato via, e la strada resa completamente sgombra. Con questa energica risoluzione, come s'era sperato, la cosa ha avuto termine. Alla vista delle torcie accese, degli esotici abiti rossi degli Svizzeri, Saint-Antoine si dilegua frettolosamente, all'ombra del crepuscolo. Non resta che la via tutta ingombra, ove giacciono «da quattro a cinquecento» morti. Il disgraziato Réveillon ha trovato rifugio nella Bastiglia; di là, al sicuro, dietro i baluardi di pietra, manda fuori querele, proteste, spiegazioni pel prossimo mese. Il coraggioso Besenval riceve ringraziamenti da tutte le classi rispettabili di Parigi, ma nessuno si occupa di lui a Versailles – cosa alla quale l'uomo di vero merito è avvezzo.
Ma quale fu l'origine di questo scatto impetuoso o esplosione elettrica?
D'Orléans! grida il Partito della Corte: egli si servì del suo oro per arruolare quei briganti, – certamente per sorpresa, senza rullo di tamburo; li trasse qui raccattandoli in ogni angolo, per generare il fermento e il fuoco; il male è per lui il bene.
La Corte! grida il Patriottismo illuminato; è stato l'oro maledetto, è stata la malizia degli Aristocratici che ingaggiarono coloro che li montarono per la ruina d'un innocente Sieur Réveillon, per intimidire i deboli, per disgustare le gente e metterla contro il rapido progredire della libertà.
Besenval, con riluttanza, conchiude, che fu originato «dagli Inglesi, nostri naturali nemici». Oh Dio buono, non si potrebbe piuttosto attribuirlo a Diana sotto le sembianze della Fame? A quei Dioscuri gemelli, chiamati Oppressione e Vendetta, così spesso veduti nelle battaglie degli uomini? Poveri Pezzenti, sopraffatti dallo stento, dal sudiciume, con l'impronta d'un fosco disfacimento; eppure in quegli esseri l'alito dell'Onnipotente ha soffiato un'anima vivente! Per loro la sola cosa certa è che il Filosofismo eleuteromaniaco non ha finora infornato il pane; che i Comitati Patriottici vorranno portare le cose fino al proprio livello, ma non più basso. Briganti o quali essi siano, v'è in loro un'amara serietà. Seppelliscono i loro morti sotto il titolo di Défenseurs de la Patrie, Martiri della buona Causa.
Noi diremo: l'Insurrezione ha fatto ormai il suo tirocinio, è stata questa la sua prima prova; una prova abbastanza concludente, non vi pare? L'altra prossima prova sarà il colpo maestro con cui mostrerà la sua Maestria incontestabile a tutto un mondo attonito. Frattanto, quella Fortezza, propugnacolo della Tirannia, che si chiama Bastiglia o Edifizio, quasi non vi fosse altro edifizio, tenga d'occhio i suoi cannoni!
In tal guisa, con Assemblee primarie e secondarie, Cahiers di Doglianze, mozioni, riunioni d'ogni genere, fra il rumoreggiare di tanta eloquenza spumante, e alfine fra il rimbombo della moschetteria di plotone, la Francia agitata compie le sue Elezioni. In quel ventilare e vagliare disordinato in una maniera parecchio tumultuosa, fu fatta la selezione (eccettuati alcuni residui di Parigi) dei chicchi di grano, che sono i deputati nazionali, del numero di milleduecentoquattordici; e subito saranno aperti i suoi Stati Generali.