CAPITOLO III QUALCHE CONSOLAZIONE PEL GENERE UMANO

Della Festa della Federazione propriamente noi non diremo quasi niente. Si sono Piantate le Tende nello Champ-de-Mars; la tenda per l'Assemblea Nazionale, la tenda pel Rappresentante Ereditario – il quale, a dir vero, vi si reca troppo presto, ed è costretto ad aspettare molto tempo. Vi sono Ottantatrè simbolici Alberi della Libertà Dipartimentali; molti Alberi e molti Mais; più bello di tutti è un immenso Mai intorno al quale pendono Scudi e Blasoni e, quel ch'è più, sacs de procédures, sacchi di processi; roba che deve essere bruciata. Le Trenta file di quel famoso Pendio sono di nuovo piene; abbiamo un Sole brillante; e tutto marcia, zampilla, scorre; ma a che giova? Il virtuoso Maire Pétion, che il Feuillantismo aveva sospeso, fu ripristinato soltanto iersera con un Decreto dell'Assemblea. L'umore degli uomini è assai acre. Sui cappelli è scritto col gesso: «Vive Pétion»; oppure «Pétion o la Morte, Pétion ou la Mort».

Il povero Luigi, che è stato fino alle cinque ad aspettare che arrivasse l'Assemblea, pronunzia il Giuramento Nazionale questa volta, con una corazza imbottita sotto il suo corpetto, per isviare le palle. Madame de Staël sporge la testa dalla Tenda Reale in una specie d'agonia: se quella moltitudine ondeggiante che riceve il Re non lo rimanderà vivo? Nessun grido di Vive le Roi giunge all'orecchio; ma solo grida di Vive Pétion; Pétion ou la Mort. La solennità Nazionale è tutta una confusione; la gente comincia a sgattaiolarsela quasi prima che le evoluzioni siano cominciate. Perfino il Mai coi suoi scudi e i suoi sacchi di processi è dimenticato, e non viene bruciato; fin che «alcuni Deputati Patrioti», invitano il popolo, avvicinando ad esso una torcia, così, come per trastullo. Una più triste Festa delle Picche non si vide mai.

Il Maire Pétion, il cui nome è sui cappelli, è allo Zenit in questa Federazione; Lafayette si trova assai vicino al suo Nadir. Perchè la campana a stormo di Saint-Roch fa udire la sua voce il sabato seguente, e i cittadini chiudono le loro botteghe? Sfilano le Sezioni; si teme un'effervescenza. Il Comitato Legislativo che ha lungamente deliberato intorno a Lafayette e a quella sua visita antigiacobina, riferisce quest'oggi che «non v'è luogo ad Accusa!» Calmatevi, intanto, o Patrioti, e fate cessare la campana a stormo: la Discussione non è finita, nè il Rapporto è accettato; ma Brissot, Isnard e la Montagna discuteranno e torneranno a discutere, forse per la durata di tre settimane.

Son tante le campane, le campane a stormo e i rumori, – che si finisce col non udire più nulla, poichè l'uno soffoca l'altro. Per esempio: in quello stesso suono a stormo per Lafayette, sabato, v'era in pari tempo qualche debole tono minore, che la Deputazione della Legislativa suonava pel lungo riposo dello Chevalier Paul Jones; il suono a stormo e quello a mortorio è tutt'uno per lui ormai! Neppur dieci giorni dopo, il Patriota Brissot, applaudito oggi dai Patrioti delle Gallerie, sarà fischiato per via del suo Patriottismo limitato; anzi, preso di mira mentre farà un discorso, «sarà colpito da due susine». È un mondo folle, vacuo; fatto di toni minori e toni maggiori, di trionfo e di terrore, di alti e bassi!

Più commovente è quest'altra Solennità, che ha luogo la dimane dello scampanìo a stormo per Lafayette: la Proclamazione cheil Paese è in pericolo. Non prima di questa Domenica potè aver luogo questa Solennità. La Legislativa la decretò quasi quindici giorni innanzi, ma la Regalità e il fantasma d'un Ministero procrastinarono come più potettero. Oggi intanto, Domenica 22 Luglio 1792, non sarà più rimandata; e la Solennità è un fatto compiuto. Commovente spettacolo! La Municipalità e il Maire hanno cinte le loro sciarpe; dal Pont-Neuf tuona il cannone dall'arme, e per tutto il giorno s'odono a intervallo colpi isolati. Passano a cavallo le Guardie, le Notabilità con le sciarpe, gli Alabardieri e una Cavalcata; coi pennoncelli e i vessilli emblematici, fra i quali si nota specialmente uno smisurato Vessillo, che aleggia tristemente: Citoyens, la Patrie est en Danger. Vanno così per le vie con una musica mesta, con un lento scalpitare; e, fermandosi ad ogni luogo convenuto, mandano fuori dalle loro trombe un suono lugubre; poi un Araldo divulga a voce alta ciò che l'occhio vede sul Vessillo: «Cittadini, il nostro Paese è in Pericolo!»

Vi è un cuore d'uomo che possa udire questo senza rabbrividire? Il mormorio, il muggito di molte voci con cui risponde quella moltitudine, non è l'espressione del trionfo, eppure è un suono più profondo di quello del trionfo. Ma quando la lunga cavalcata e la Proclamazione finirono, il nostro immenso Vessillo fu issato sul Pont-Neuf, e un altro simile a quello fu messo a sventolare sull'Hôtel-de-Ville, in attesa di giorni migliori; e ogni Municipale restò nel centro della sua Sezione, in una Tenda elevata all'aperto in qualche piazza; Tende sormontate dai vessilli con le parole: Patrie en Danger, con una Picca più in alto e un Bonnet Rouge; di fronte, su due tamburi, poggia un'asse e su questa un Libro aperto, innanzi al quale sta uno Scrivano, come un angelo della memoria, pronto a scrivere le liste, o, come noi diciamo, ad arruolare! Oh, allora, sembra che gli dèi medesimi volgano il loro sguardo dall'alto su quella scena. Il giovane Patriottismo, Culottico e Sanculottico, si slancia avanti nell'ardore dell'emulazione: Ecco il mio nome, il sangue, la vita, tutto è del mio paese; oh perchè non posseggo altro! I giovani di statura bassa piangono perchè sono al disotto della misura. I vecchi si fanno innanzi dando l'una e l'altra mano a due figliuoli. Le Madri stesse offriranno la creatura delle loro viscere; la faranno partire fra le lagrime. E la moltitudine mugge; Vive la Patrie; che si ripercote lontano. E il fuoco brilla negli occhi degli uomini; – e al tramonto il vostro Municipale torna al Palazzo Civico seguìto dal suo lungo corteo di valorosi Volontarî, e, mentre porge la sua Lista, dice con orgoglio guardando intorno: Questa è la messe della mia giornata. Essi marceranno la dimane per Soissons; con un piccolo fagotto contenente tutte le loro cose.

Così, col grido di Vive la Patrie, Vive la Liberté, Parigi di pietra riecheggia come l'Oceano nei suoi abissi; mentre tutti i giorni i Municipali arruolano nelle tende tricolori; il vessillo sventola sul Pont-Neuf e sul Palazzo Civico: Citoyens, la Patrie est en Danger. Circa diecimila combattenti, senza disciplina, ma pieni di coraggio, si mettono in marcia dopo pochi giorni. Lo stesso si fa in ogni città della Francia. – Pensate se il paese mancherebbe di difensori, quando avessimo nient'altro che un Potere Esecutivo Nazionale! Che le Sezioni e le Assemblee primarie, a qualunque costo, divengano permanenti! E infatti divengono permanenti e siedono in continuazione a Parigi e in tutta la Francia, per Decreto della Legislativa in data di mercoledì 25.

Notate d'altra parte come, in quegli stessi momenti, proprio il 25, Brunswick «si scuote, s'ébranle», a Coblenz, e si mette in cammino! Si scuote invero; una sola parola produce questa scossa. Segue un simultaneo tintinnio di trentamila moschetti sollevati in ispalla; diecimila cavalieri cavalcano insolentemente, con strepito d'armi, con gli Emigrati che fanfaroneggiano all'avanguardia: poi, tamburi e timballi; fracasso di pianti e di bestemmie e il cigolio sordo dei carri delle provvigioni, in cui le marmitte da campo stridono urtandosi: tutto questo è Brunswick che si muove; senza tutto questo non marcia un uomo, «che copre uno spazio di quaranta miglia». E molto meno senza il suo manifesto con la data, come dicevamo, del 25 Luglio: Documento di Stato degno d'attenzione!

Secondo questo Documento, parrebbe che grandi cose siano serbate alla Francia. Tutto il Popolo Francese avrà ora il permesso di riunirsi intorno a Brunswick e ai Signori Emigrati; la Tirannia d'una Fazione Giacobina non li opprimerà più; essi ritorneranno e troveranno favore presso il buon Re; il quale con una Dichiarazione Reale (di tre anni addietro) del ventitrè Giugno, disse che egli stesso li farebbe felici. Quanto all'Assemblea Nazionale, e ad altri Corpi Organizzati, rivestiti d'un'ombra temporanea d'autorità, sono incaricati di mantenere intatte le Città e le Piazze Forti del Re, fin che non venga Brunswick per consegnargliele. Invero, una pronta sommessione può mitigare tante cose; ma per questo fine bisogna esser solleciti. Qualunque Guardia Nazionale o chiunque non militare resisterà con le armi, sarà «trattato da traditore», vale a dire impiccato immediatamente. Inoltre, se Parigi, prima che entri Brunswick, insulterà in qualunque modo il Re; o, per esempio, tollererà che una Fazione porti via il Re in altro luogo, Parigi in questo caso sarà spazzata via dal cannone e dalla «Legge Marziale». Del pari tutte le altre Città, che conscie della marcia forzata di Sua Maestà non l'impediscano con tutte le forze, saranno bombardate; inoltre Parigi, ogni altra Città ed ogni luogo di partenza, ogni tratto di via, ogni punto di fermata della suddetta marcia forzata sacrilega, saranno ridotti un mucchio di rovine fumanti, da additarsi come un esempio. Tale vendetta sarebbe veramente insigne, una «insigne vengeance», – O Brunswick, quali parole tu scrivi e divulghi! In questa Parigi, come nell'antica Ninive, vi sono tante migliaia che non distinguono la mano destra dalla sinistra ed anche molte bestie. Debbono anche morire le vacche da latte, gli asini dall'arduo lavoro e i poveri canarini?

Nè manca la Dichiarazione Reale e Imperiale Austro-Prussiana, che espone nella maniera più ampia la versione di Sans-souci-Schönbrunn su tutta la Rivoluzione Francese fin dal suo inizio; e rivela con qual dolore quelle teste alte hanno visto accadere tali cose sotto il Sole! Intanto, «come una lieve consolazione per l'umanità», spediscono ora Brunswick, senza badare a spese, come si vede, o a sacrifici da parte loro; poichè il primo dovere non è quello di consolare gli uomini?

Serene Altezze, che vi occupate nel fare protocolli e manifesti, nonchè nel consolare il genere umano, che sarebbe se, per una volta in mille anni, le vostre Pergamene, i vostri formularî e tutte le ragioni di Stato fossero mandati all'aria e la Realtà Senza-Calzoni vi guardasse in faccia, con sorpresa, guardasse proprio voi; e il Genere Umano dicesse, spontaneamente, quale sarebbe la cosa che potrebbe consolarlo?

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