A tutto questo, la nostra povera Legislativa, legata da una Costituzione che non cammina, non può opporre nessun rimedio, tranne che semplici scoppi d'eloquenza parlamentare! Si va innanzi, discutendo, denunziando, biasimando: Caos che si dimena clamorosamente e divora sè stesso.
Ma i loro duemila e più Decreti? Lettore, questi per fortuna non concernono nè te, nè me. Decreti puramente di occasione, pazzeschi e non pazzeschi; sufficiente per quel giorno era il suo proprio male! Di tutti quei duemila, intanto, non ve ne sono ora neppur dieci, la più parte annullata in sul nascere dal Veto regale, utile o dannoso per noi. Il 17 Gennaio, la Legislativa, per una questione, costituì la sua Alta Corte, Haute Cour, ad Orléans. La teoria era stata stabilita dalla Costituente, nel Maggio decorso, ma questa è la realtà: una Corte pei Processi Politici; una Corte che non può mancar di lavoro. Fu decretato che per questa Corte non vi fosse bisogno di Approvazione regale onde non vi poteva essere Veto. Anche i preti possono ormai prender moglie già fin dallo scorso Ottobre. Un prete patriota e intraprendente aveva avuto l'audacia di ammogliarsi; e non contento di ciò, venne alla sbarra con la sua novella sposa, perchè tutti potessero partecipare alla sua luna di miele, e perchè ciò fosse materia d'una legge.
Meno allegre sono le Leggi contro i Preti Refrattari; eppure non meno necessarie! I Decreti sui Preti e quelli sugli Emigrati: queste sono le due brevi Serie di Decreti compilate tra infinite discussioni, e poi cancellate dal Veto, che c'interessano qui sopratutto. Poichè un'Augusta Assemblea Nazionale ha bisogno di soggiogare quei Refrattarî, Clericali o Laici, e ridurli alla obbedienza; eppure, osservate, sempre che voi girate la vostra vite legislativa e stringete e magari schiacciate finchè i Refrattari cedano – il Veto del Re s'introduce come una magica paralisi, e la vostra vite, ridotta a stringere con difficoltà, e tanto meno a schiacciare, non agisce più!
Invero una malinconica Sequela di Decreti, o piuttosto due Sequele, paralizzate dal Veto! Prima, con la data del 28 Ottobre 1791, abbiamo un Proclama Legislativo pubblicato per mezzo di banditori e affisso in Manifesti, invitante Monsieur, il Fratello del Re, a tornare nel termine di due mesi, con minaccia di pena. Al quale invito Monsieur non risponde: o meglio risponde sui giornali, con la parodia, invitando l'Augusta Legislativa «a ritornare al senso comune nel termine di due mesi», con minaccia di pena. Onde la Legislativa è costretta ad adottare più energiche misure. E il 9 Novembre dichiariamo tutti gli Emigrati «sospetti di cospirazione», e, in breve, soggetti alla «proscrizione», se non fossero tornati pel primo dell'anno. – Vorrà il Re porre il Veto? Inoltre «una imposta triplicata» graverà le proprietà di queste persone, o addirittura le loro proprietà saranno poste «sotto sequestro», come si può comprendere. Senonchè, non essendo pel capo d'anno «ritornato» nessun individuo, dichiariamo, e con nuova enfasi torniamo a dichiarare quindici giorni dopo, che Monsieur è déchu, privato della sua eventuale Eredità alla Corona; per di più, che Condé, Calonne, e una considerevole Lista di altri sono accusati di alto tradimento e saranno giudicati dalla nostra Alta Corte di Orléans: Veto! – Quanto ai Preti che non avevano giurato, fu decretato, nel Novembre ultimo, che sarebbero privati di qualsiasi pensione che percepivano, messi «sotto sorveglianza, sotto surveillance», e, al caso, banditi: Veto! Ancora nuovi e più decisivi provvedimenti sopravverranno, ma anche a questi la risposta sarà: Veto.
Veto e sempre Veto! La vostra vite è paralizzata! Dio e gli uomini possono vedere che la Legislativa è in una falsa posizione. Ma, ohibò, chi è mai nella vera? Già si vocifera di una «Convenzione Nazionale». Questa povera Legislativa, spinta all'azione a colpi di sperone e di pungolo da tutta una Francia, da tutta una Europa, non può agire, può solo riprendere e perorare con tempestose «mozioni», senza via d'uscita; fra l'effervescenza, il clamore, la furia fuligginosa!
Quali scene in quell'Aula Nazionale! Il Presidente agita il suo campanello che non si ode; o, ridotto all'estremo della disperazione, si caccia in testa il cappello; «il tumulto s'accheta dopo venti minuti», e qualcuno dei Membri più turbolenti è mandato per tre giorni alla prigione dell'Abbadia! Le persone sospette debbono essere citate e interrogate: il vecchio M. de Sombreuil, degli Invalides, è tenuto a dar conto della sua persona, e a spiegare perchè lascia aperte le sue Porte di strada. Un fumo insolito s'elevava dalla fabbrica di porcellane di Sèvres, indicante cospirazione; gli operai spiegavano che si trattava delle Mémoires della Collana Lamotte comprate dalla Regina, che essi volevano distruggere col fuoco – e nondimeno chi ne ha desiderio può ancora leggerle.
Inoltre, a quanto pare, il Duca di Brissac e la Guardia Costituzionale del Re fanno «cartucce, segretamente, nelle cantine»: tutta un'accolta di Realisti puri e impuri, fra cui molti loschi assassini, reclutati nelle case da giuoco e nei bassi fondi; in tutto seimila invece di milleottocento, i quali evidentemente guardano bieco come noi entriamo nello Château. Sicchè dopo infinite discussioni, Brissac e la Guardia del Re sono licenziati. Licenziati solo dopo due mesi di esistenza, poichè non erano entrati in servizio altro che il Marzo dello stesso anno. Così finisce brevemente la nuova Maison Militaire Costituzionale del Re, ed egli deve d'ora innanzi essere guardato di nuovo semplicemente dagli Svizzeri e dall'azzurra Guardia Nazionale. Pare che sia la sorte delle cose Costituzionali. La nuova Maison Civile Costituzionale egli non voleva costituirla, per quanto Barnave facesse premura; le vecchie Duchesse rimaste a Parigi la guardavano con dileggio o se ne tenevano lontane; la Regina poi non la credeva a dirittura degna di considerazione, giacchè la Nobiltà presto tornerebbe trionfante.
Ora, spingendo ancora lo sguardo in quell'Aula Nazionale e nelle sue scene, mirate il Vescovo Torné, Prelato Costituzionale, di costumi non severi, che chiede la abolizione «dell'abito religioso e d'altre simili caricature». Il vescovo Torné si riscalda, prende fuoco, finisce con lo slacciare la sua croce pontificale e scagliarla con indignazione sulla tavola, come un pegno o una scommessa. Quella croce, peraltro, è immediatamente coperta dalla croce di Te-Deum Fauchet, poi da altre croci e insegne, finchè tutti se ne spogliano; questo Senatore clericale butta via la sua berretta, quell'altro il suo collare – per tema che non abbia a rivolgersi contro di noi il Fanatismo.
Rapido è il movimento quivi! Ma è un movimento confuso, disorganizzato, si potrebbe quasi chiamarlo spettrale; una cosa pallida, incerta, inane, come i regni di Dite! Il turbolento Linguet, divenuto come uno spettro di noi, perora qui qualche sua causa; tra rumori e interruzioni che stancano la pazienza umana, «straccia le sue carte, e si ritira», quell'ometto irascibile e adusto. Altri onorevoli membri lacereranno nell'ira le loro carte. Merlin di Thionville le lacera gridando: «Così, il popolo non può essere salvato da voi!» Nè mancano Deputazioni; Deputazioni di Sezioni, che in genere recano lamenti e denunzie, animate sempre da un sentimento di fervore patriottico; Deputazioni di donne che domandano che sia loro permesso di prendere le Armi ed esercitarsi nello Champ-de-Mars. Perchè no, o Amazzoni, se vi sentite da tanto? Poi, così, avendo disbrigato il messaggio ed ottenuta la risposta, «sfiliamo traverso l'Aula cantando ça-ira», o piuttosto facciamo il giro dell'Aula vorticosamente, «ballando nel frattempo la nostra ronde patriotique» – la nostra nuova Carmagnole, o danza Pirrica di guerra e di libertà. Il Patriota Huguenin, ex Avvocato, ex Carabiniere, ex commesso delle Barriere, arriva come deputato, con Saint-Antoine alle calcagna, denunziando l'Antipatriottismo, la Fame, l'Incetta dei Grani, i Mangiatori d'Uomini; e rivolge alla Augusta Legislativa questa domanda: «Non v'è nei vostri cuori una campana a martello contro questi mangeurs d'hommes?»
Ma, innanzi tutto, la Legislativa ha il compito di riprendere i Ministri del Re; è l'affare di tutti i giorni. Dei Ministri del Re non abbiamo finora detto e non diciamo quasi niente. Ancora più spettrali son questi! È doloroso: nessuno di loro è durato in carica, nessuno, almeno dacchè scomparve Montmorin: «il più anziano del Consiglio del Re qualche volta non è più in carica da più di dieci giorni». I costituzionali, Feuillants come il vostro rispettabile Cahier de Gerville, il vostro rispettabile e sfortunato Delessarts; o i Realisti Costituzionali, come Montmorin, ultimo Amico di Necker; o gli Aristocratici, come Bertrand Moleville, aleggiano quali fantasmi nella smisurata confusione che ribolle; povere ombre sbattute dal turbinare dei venti, senza potere e senza intento; – di cui l'umana memoria non sente il bisogno di gravarsi.
Ma quante volte, dobbiamo pur dirlo, questi poveri Ministri di Sua Maestà sono chiamati all'appello per essere interrogati, ammoniti; o magari minacciati e quasi percossi! Essi rispondono come possono, abilmente, ricorrendo alla simulazione e alla casistica; di cui una povera Legislativa non sa che farsi. Una sola cosa è chiara, cioè che l'Europa Cimmeria ne circonda; che la Francia (non ancora morta, nevvero?) non può camminare. Badate, o Ministri! L'astuto Guadet vi trafigge con domande insidiose, traendo immediate conclusioni avvocatesche; la tempesta che dorme in Vergniaud può destarsi. L'infaticabile Brissot presenta Rapporti, Accuse, con una logica sottile e interminabile; egli è anche ora l'uomo del giorno. Condorcet redige, con la sua penna poderosa «l'Indirizzo dell'Assemblea Legislativa alla Nazione Francese». Il focoso Max Isnard, che dopo tutto «non recherà Fuoco e Spada» su quei Nemici Cimmeri, «ma libertà», – dichiara – «che noi teniamo Ministri responsabili, e che con la responsabilità vogliamo intendere la morte, nous entendons la mors».
In verità le cose si fanno sempre più gravi; il tempo stringe, e i traditori non mancano. Bertrand-Moleville il noto aristocratico, ha la parola melata e il fiele nel cuore. Le sue risposte, le sue spiegazioni fluiscono pronte, gesuitiche, plausibili a udire! Ma, forse, il fatto più degno di nota è questo, che accadde una volta quando Bertrand aveva dato una risposta e s'era ritirato. Non appena l'Augusta Assemblea cominciò a valutare come bisognasse regolarsi al di lui riguardo, si vide l'aula riempirsi di fumo. Un fumo denso e acre: fu troncato ogni discorso, non si respirava più ed era un continuo tossire; – la cosa era irrimediabile, onde l'Augusta Assemblea dovette aggiornarsi! Un miracolo? Un miracolo simbolico? Chi sa: pare che si sappia soltanto questo, cioè che «un addetto alle stufe era stato messo in servizio da Bertrand», o da qualche suo partigiano! – O fuligginoso e confuso regno di Dite, coi tuoi supplizi di Tantalo e d'Issione, con le tue furiose correnti di fuoco, coi fiumi detti del Lamento, perchè non hai tu il tuo Lete, che sarebbe la fine?