Sono perdonabili le teatralità umane; fors'anche commoventi, come l'espressione appassionata d'una lingua che balbetta con sincerità; o d'una testa che ciarla senza sincerità – essendo divenuta folle. Eppure, in comparazione delle non premeditate esplosioni della Natura, quale una Insurrezione di Donne, come appariscono deboli, poco edificanti, insulse, al pari di una birra svaporata, di una effervescenza esaurita! Tali scene concepite in anticipazione, fossero grandi come il mondo e abilmente architettate come mai, sono nel fondo nient'altro che cartoni dipinti. Ma le altre son originali, emanate dal gran sempiterno della natura: qualunque figura esse assumeranno sarà indicibilmente significativa. Quanto a noi, dunque, che la Lega Solenne e la Federazione Nazionale Francese siano il più alto e ricordato trionfo dell'arte di Tespi; senz'altro trionfante, dacchè l'intera Platea, che si componeva di Venticinque Milioni, non solo batte le mani, ma si slancia essa medesima sulle scene e si pone a recitare con ardore. Essendo tale, che sia tratta come tale: con un'ammirazione sincera, ma fugace; con meraviglia, ma di lontano. È quel che merita una Nazione che si mette la maschera sul viso; ma non merita tanto amorevole lusso di particolari quanto un'Insurrezione Menadica. E più ancora: che le scene preliminari e quasi di prova dalla Federazione vadano e vengano mentre essi ascoltano; e nei Piani e sotto le Mura della Città, innumerevoli bande militari soffino nel Vuoto, senza che noi vi badiamo.
Su una scena, per altro, il più affrettato Lettore vorrà momentaneamente fermarsi; su quella di Anacarsi Clootz e sulla Collettiva Posterità peccatrice di Adamo. – Poichè una patriottica Municipalità ha, ora, il 4 Giugno, digerito il suo piano e ottenuta la sanzione dell'Assemblea Nazionale; il consenso d'un Re patriottico; al quale, anche quando egli fosse libero di dissentire, le Arringhe Federative riboccanti di fedeltà, darebbero non foss'altro una passeggera dolcezza. Verranno deputate Guardie Nazionali, tante per cento da ognuno degli Ottantatrè Dipartimenti della Francia. Parimenti tutte le forze navali e militari del Re manderanno la loro quota di deputati. Di questa Federazione di soldati Nazionali coi soldati Regali, fatta spontaneamente, già s'è presa visione ed è stata approvata. Del resto, si spera che ne arriveranno quarantamila; le spese saranno sostenute dal Distretto che li manda: che Distretti e Dipartimenti abbiano cura di tutto ciò ed eleggano uomini idonei, e i fratelli di Parigi correranno loro incontro, dando loro il benvenuto.
Ed ora giudicate se i nostri Artisti Patrioti sono affaccendati, tenendo serio consiglio per rendere la Scena degna d'uno sguardo dell'Universo! Non meno di quindicimila uomini: vangatori, carrettieri, muratori, lastricatori, coi loro ingegneri, sono all'opera sullo Champ-de Mars, per ridurlo un Anfiteatro Nazionale adatto a tale solennità. Poichè si può sperare che sia annuale o perenne una «Festa delle Picche, Fête des Piques», il più notevole degli avvenimenti dell'anno; in ogni modo non dovrebbe una Nazione Libera e teatrale avere un Anfiteatro Nazionale permanente? Lo Champ-de Mars si sta scavando; e il discorso diurno, il sogno notturno della più parte dei Parigini è la Federazione, nient'altro che questa. I Deputati Confederati sono già in cammino. L'Assemblea Nazionale, sia per i suoi lavori ordinarî sia per udire e rispondere alle arringhe di questi Federati, di questa Federazione, avrà un bel da fare! L'arringa del «Comitato Americano», nel quale è la diafana figura di Paul Jones, «attraverso cui sembra brillare il fosco chiarore delle stelle» – viene a congratularsi con noi nella ricorrenza di un tal giorno auspicato. L'arringa dei Conquistatori della Bastiglia, che vengono per «rinunziare» ad ogni speciale ricompensa, ad ogni posto speciale nella solennità; dopo di che i Granatieri del Centro brontolano alquanto. L'arringa del «Club della Pallacorda», che entra col suo disco sfavillante in cima a un palo, e col Giuramento della Pallacorda inciso su di esso; questo disco sfavillante si propongono di affiggere solennemente nella località originaria di Versailles, il 20 di questo mese, che è l'anniversario, ad imperitura memoria, per alcuni anni; al ritorno, pranzeranno nel Bois de Boulogne; – non possono, per altro, far questo senza darne notizia al mondo. Tutte queste cose l'Augusta Assemblea Nazionale deve ascoltare attentamente ad ogni momento, sospendendo i suoi lavori di rigenerazione; e con qualche tocco d'eloquenza improvvisata rispondere amichevolmente; – cosa di cui da lungo tempo s'è sentito il bisogno, perchè è un Popolo simpatico che ama il gesto, e ha un cuore, e lo porta sulle mani.
In queste circostanze venne in mente ad Anacarsi Clootz che, mentre tante cose prendevano corpo in un Club o in un Comitato, mentre si perorava e si applaudiva, rimaneva sempre una cosa più grande, massima fra tutte, che, se alla sua volta avesse preso corpo e fosse perorata, qual ne sarebbe stato mai l'effetto! Cioè l'Uman Genere, le Genre Humain! In qual momento di rapimento, di creazione, il Pensiero sorse nell'anima di Anacarsi; quali non furono le sue angosce mentre egli dava forma e vita ad esso; come fu deriso dai mondani indifferenti; ma, da uomo d'un raffinato sarcasmo, ricambiò il ghigno; e andò qua e là pei caffè e per le soirées per indurre alla persuasione; e s'immerse, sempre oscuro, nella grande profondità di Parigi, facendo del suo Pensiero un Fatto: di tutto questo le biografie spirituali di quel tempo non dicono nulla. Finchè la sera del 19 Giugno 1790 i raggi obliqui del sole illuminavano uno spettacolo quale il nostro piccolo e sciocco Pianeta non sempre può mostrarci; Anacarsi Clootz entra nell'augusta Salle de Manège con le Specie Umane alle calcagna: Svedesi, Spagnuoli, Polacchi, Turchi, Caldei, Greci, abitatori della Mesopotamia. Guardateli tutti: essi sono venuti a reclamare un posto nella grande Federazione, avendo un incontestabile interesse ad appartenervi.
«I nostri titoli d'Ambasciatore», disse il fervente Clootz, «non sono scritti sulla pergamena, ma sui cuori viventi di tutti gli uomini». Questi barbuti Polacchi, questi Ismaeliti in abito ampio e turbante, questi astrologi Caldei, che se ne stanno così muti qui, lasciateli patrocinare con voi, augusti Senatori, più eloquentemente dell'eloquenza stessa. Essi sono i rappresentanti muti delle loro Nazioni dalla lingua legata, strette dalle catene, soggette ad un aggravio presente, che dalla loro oscurità confusa guardano intente, stupite, con una speranza in parte incredula verso di voi, verso questa luce smagliante d'una Federazione Francese: stella che brilla in pieno giorno, annunziatrice di un giorno universale. Noi chiediamo di star là, come monumenti muti, adombrando pateticamentte tante cose. – Dai banchi e dalle gallerie vengono «ripetuti applausi», poichè, quale è l'augusto Senatore, che non è lusingato allorchè almeno un'ombra della specie umana dipende da lui? Dal Presidente Sieyès, che presiede questa notevole quindicina, malgrado la sua piccola voce, viene una eloquente, benchè stridula risposta. Anacarsi e il «Comitato di stranieri» debbono aver posto nella Federazione, a condizione che dicano ai loro rispettivi Popoli quel che veggono colà. Nello stesso tempo, noi li invitiamo «agli onori della seduta, honneurs de la séance». Un Turco, dal lungo strascico, replica inchinandosi con solennità orientale, e pronunzia suoni articolati: ma, confessando la sua imperfetta conoscenza del dialetto francese, le sue parole somigliavano ad acqua che sgorga; e il suo pensiero resta congetturale fin oggi.
Anacarsi e il Genere Umano accettano gli onori della seduta; ed hanno perciò la soddisfazione, come gli antichi Giornali ancora attestano, di vedere parecchie cose. In primo luogo, a seguito d'una mozione di Lameth, Lafayette, Saint-Fargeau ed altri Patrioti Nobili, per quanto gli altri potessero sentirne ripugnanza, tutti i titoli di Nobiltà, da quello di Duca a quello di Signore, o più basso ancora, sono d'ora in poi aboliti. Parimenti, i Servi in livrea, o piuttosto la livrea dei Servi. Nè in avvenire dovranno gli uomini e le donne sedicenti nobili, essere «incensati», scioccamente suffumigati d'incenso, in chiesa, com'era costume. In una parola, essendo il Feudalismo morto in questi dieci mesi, perchè dovrebbero sopravvivere le sue gualdrappe e le sue armi gentilizie? Anche gli stemmi debbono essere cancellati; – eppure Cassandra-Marat nota, a proposito di questi e di altri stemmi di carrozze, che non s'era fatto altro che darvi qualche pennellata e che minacciano di ricomparire.
Così, d'ora innanzi, De Lafayette non è che il Sieur Motier, e Saint-Fargeau è semplicemente Michele Lepelletier; e Mirabeau poco dopo avrà a dire adirato: «Col vostro Riquetti voi avete messa l'Europa in imbarazzo per tre giorni». Poichè la sua Contea non è indifferente per quell'uomo; e il popolo che lo ammira, gli conserva il suo titolo fino all'ultimo. Ma si rallegri il Patriottismo più spinto e principalmente Anacarsi e il Genere Umano, perchè ormai sembra ammesso che un Adamo è Padre di tutti noi!
Questo è, nella sua precisione storica, il famoso fatto di Anacarsi. Così, il più esteso degli Enti Pubblici trovò una specie di oratore. Questo fatto ci dà occasione non foss'altro di giudicare una cosa: cioè dell'amore della Città di Parigi un tempo così piena di boria e motteggiatrice, e dell'umore del Barone Clootz, perchè questa esposizione potesse riuscire presentabile, sublime quasi. È vero che l'Invidia potè, nei tempi che seguirono, sformare questo successo di Anacarsi, attribuendogli la pretesa che da «Oratore accidentale del Comitato delle Nazioni straniere», volesse divenire il permanente «Oratore Officiale delle Specie Umane», cose che egli solo meritava di essere; e allegando, calunniosamente, che i suoi Caldei astrologi e il resto erano della marmaglia francese travestita per l'occasione; in breve, sbeffeggiandolo e schernendolo con la maniera fredda e arida di cui si serve la Invidia; senonchè egli era uomo fornito di tal corazza da poter ricevere questi colpi o farli rimbalzare lontano, proseguendo per la sua via.
Il più esteso dei Corpi Pubblici, noi possiamo dirlo, ed anche il più inaspettato: poichè chi avrebbe pensato di vedere Tutte le Nazioni nella sala d'Equitazione alle Tuileries? Eppure così è; e invero queste strane cose ponno accadere quando tutto un popolo si maschera e fa l'istrione. Non hai tu forse per avventura vista una coronata Cleopatra, figlia dei Tolomei, perorare quasi genuflessa, in un poco eroico salottino o in una bottega di rigattiere semibuia, rivolta all'inflessibile e rozzo Dignitario Municipale per ottenere il permesso di regnare e morire; essendosi vestita per questo, e non avendo denaro, e avendo piccoli fanciulli; – mentre a un tratto gli sbirri avevano chiuso il Palco di Tespi e il suo Antonio implorava invano? Tali immagini visibili passano per questa Terra, se il Palco di Tespi è bruscamente chiuso: ma tanto più quando, come s'è detto, la Platea balza sul Palco; allora è veramente, come nel Dramma dello Herr Tieck, una Verkehrte Welt, o Mondo a rovescio!
Avendo visto coi proprî occhi le Specie Umane, la vista del «Decano delle Umane Specie» cessa di essere un miracolo. Questo «Doyen du Genre Humain, il Maggiore di tutti gli Uomini», s'è mostrato ivi, in queste settimane: Jean Claude Jacob, nato Servo, deputato delle sue native Montagne del Giura, viene a ringraziare l'Assemblea Nazionale che le rendeva libere. Sulla sua faccia bianca e avvizzita sono segnati i solchi di centovent'anni. Egli ha udito oscuri discorsi in patois delle immortali vittorie del Gran Monarca, d'un Palatinato bruciato, mentre si sottoponeva ad ogni stento per rendere più verde un piccolo pezzo di questa Terra; ha udito delle Persecuzioni delle Cévennes; all'andata di Marlborough alla guerra. Quattro generazioni sono sbocciate, hanno amato, hanno odiato; poi hanno fatto udire il loro rumore lontano; egli aveva quarantasei anni quando morì Luigi XIV. L'Assemblea, come un sol uomo, si levò spontaneamente e fece atto d'ossequio al più Vecchio del Mondo; il vecchio Jean prenderà parte alla loro séance, in mezzo a loro, onorevolmente, col capo coperto. Egli guarda debolmente, coi suoi occhi di vecchio, questa nuova scena stupefacente, ch'è per lui come un sogno, che si svolge indefinita, ondeggiante tra frammenti d'antiche memorie e di drammi. Poichè il Tempo va sempre più divenendo qualche cosa di non sostanziale, come un sogno; gli occhi e la mente di Jean sono stanchi, presso a chiudersi – e si aprono su un'altra scena lontana e meravigliosa, che sarà reale. Una patriottica sottoscrizione, una Pensione Regale fu deliberata per lui; ed egli tornò a casa contento; ma dopo due mesi abbandonò tutto e se ne tornò per la sua vita ignota.