Capitolo VII PRODIGI

A tal punto era giunto il Contrat Social, nei cuori credenti. L'uomo, ben si dice, vive per la fede; ogni generazione ha una fede sua propria, più o meno intensa, e ride della fede professata dalla generazione precedente, – assai poco saggiamente. Bisogna ammettere per altro che la fede nel Contratto Sociale è delle più strane; di tal sorta, che la generazione non ancora nata potrebbe saviamente, se non riderne, fermarsi a considerarla con uno sguardo pietoso. Poichè, che cosa vuol dir mai Contratto? Se tutti gli uomini fossero di tal natura che un semplice Contratto pronunziato o giurato valesse a legarli, tutti gli uomini sarebbero allora veri uomini, e un Governo diverrebbe una cosa superflua. Non è ciò che tu ed io ci siamo promessi reciprocamente, ma ciò che la bilancia delle nostre forze ci può far ottenere l'uno dall'altro; in un mondo peccaminoso come il nostro questa è la cosa su cui si deve contare. Figurarsi poi un Popolo e un Sovrano che si fanno l'un l'altro delle promesse; quasi che tutto un Popolo, che cambia di generazione in generazione, anzi d'ora in ora, possa con un metodo qualsiasi essere messo in grado di parlare, di promettere e di esprimere meri solecismi: «Noi, che il Cielo ci sia testimone, quel Cielo che ora non fa miracoli; noi, Milioni in continua trasformazione, permettiamo a te, Unità mutevole, di costringerci con la forza o di governarci!» Il mondo ha forse vedute poche fedi comparabili a questa.

Eppure in questo modo il mondo aveva allora foggiate le cose. E se non le avesse foggiate così, come sarebbero state diverse le loro speranze, i loro tentativi, i loro risultati! Ma così e non altrimenti i Poteri Supremi vollero la libertà mediante il Contratto sociale: questo era invero il Vangelo di quell'Èra. E tutti gli uomini avevano creduto in esso, come si crederebbe in una buona novella del Cielo; vi si erano attaccati coi cuori traboccanti di fede, e con voce esaltata e poggiati su di esso, fronteggiavano il Tempo e l'Eternità. No, non sorridete, o soltanto con un sorriso più triste delle lagrime! Questa fede era d'altronde migliore di quella che aveva surrogata; di una fede in un Nulla Sempiterno e nei Poteri Digestivi dell'uomo; al disotto della quale nessuna fede può andare.

Non già che questo sentimento di speranza che dominava universalmente, e universalmente giurava, potesse essere unanime. S'era lontani da ciò. Il tempo era fatale: la dissoluzione sociale era prossima e certa; il rinnovamento sociale ancora un problema difficile e lontano, se anche di sicura soluzione. Ma se appariva fatale agli osservatori più chiaroveggenti la cui fede non pencolava o non poggiava su di una parte o sull'altra, nè nella eterna contesa di Greco con Greco, come doveva essere terribilmente fatale pei Realisti dalla mente annebbiata che partecipavano alla lotta; per cui il Realismo era il palladio del Genere umano e per cui, con l'abolizione della Regalità Cristianissima e del Talleyrandissimo Episcopato, ogni leale obbedienza, ogni fede religiosa era destinata a tramontare, e la Notte finale doveva avviluppare i Destini dell'Uomo! Nei cuori seriamente impressionati da questa persuasione, la cosa doveva far breccia profonda; stimolando, come abbiamo visto, ai complotti segreti, alla Emigrazione che implorava la guerra, ai Clubs monarchici, alle imprese sempre più folli.

Lo Spirito di Profezia, per esempio, s'era considerato estinto da più secoli; pure quest'epoca che volge alla fine, come è tendenza delle epoche che muoiono, risuscita lo spirito di profezia; onde, delle follie francesi, è questo il più folle dei campioni. Nei remoti Distretti rurali dove il Filosofismo non ha ancora proiettato i suoi raggi, dove una Costituzione eterodossa del Clero porta la contesa fino intorno all'altare e fin le campane delle chiese si fondono per farne moneta minuta, pare probabile che la fine del Mondo non può esser lontana. I vecchi musoni strabiliari, e specialmente le vecchie, insinuano in maniera oscura che essi sanno quel che sanno. La Madonna, da tanto tempo silenziosa, non è divenuta muta; – ed ora invero più che mai in questo mondo sarebbe per lei il tempo di parlare. Una Profetessa, quantunque gli Storici trascurati abbiano omesso il suo nome, la sua condizione e il suo luogo di dimora, diviene udibile alle orecchie di tutti; per non pochi degna di fede; degna di fede per il monaco Gerle, povero patriota Certosino nella stessa Assemblea Nazionale! Essa con un tono da Pitonessa, con gli occhi impetriti, canta che vi sarà un Segno; che lo stesso sole celeste inalbererà un Segnale o un Sole contraffatto – su cui, molti dicono, sarà impressa la testa dell'impiccato Favras. Ascolta, povero Dom Gerle, dalla povera zucca rasata; ascolta, oh ascolta; – e non udrai nulla.

Degna di nota fu, peraltro, quella «magnetica pergamena, vélin magnétique», dei Sieurs d'Hozier e Petit-Jean, Parlamentari di Rouen. Dolce giovane quel D'Hozier, «educato alla fede del suo Messale, delle pergamene genealogiche», e della pergamena in genere; e quel Petit-Jean, adusto, melanconico, di mezza età. Perchè mai vennero essi a Saint-Cloud dove Sua Maestà si trovava per la caccia nella festività dei santi Pietro e Paolo; e attesero nelle anticamere un'intera giornata, suscitando le meraviglie e i mormorii degli Svizzeri; e attesero ancora fuori i Cancelli quando dovettero uscire, rimandando i loro valletti a Parigi, quasi col proposito d'un'attesa interminabile? Hanno una pergamena magnetica quei due, su cui la Vergine, meravigliosamente rivestita da Masmeriana Cagliostrica Filosofia Occultista, li ha ispirati perchè scrivessero istruzioni e predizioni per un Re messo in quelle distrette. Al quale, per Ordini venuti dall'Alto, dovranno presentarla oggi, salvando la Monarchia e il Mondo. Indefinibile coppia di esseri percettibili alla vista! Voi dovreste essere uomini del Secolo Decimottavo; ma il vostro vello magnetico c'impedisce di considerarvi tali. Dite, siete voi qualche cosa? Questa è la domanda che rivolgono loro i Capitani del Corpo, di Guardia, il Sindaco di Saint-Cloud; e finisce col domandarlo insistentemente il Comitato delle Ricerche, non già quello Municipale, ma quello dell'Assemblea Nazionale. Ma per settimane non si ha nessuna risposta chiara. Alfine diviene evidente che la vera risposta è negativa. Andate via, o Chimere, col vostro magnetico vello: tu, dolce e giovane Chimera; e tu, adusta e matura! Le porte della Prigione sono aperte. Difficilmente voi presiederete un'altra volta la Camera dei Conti a Rouen; ma svenirete oscuri nel Limbo.

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