Lo spirito della Francia diviene sempre più acre, più febbrile, avvicinandosi allo scoppio finale di dissoluzione e di delirio. Il Sospetto domina tutte le menti: i partiti in antagonismo non possono oramai più riunirsi, e restano separati da una linea di demarcazione, guardandosi scambievolmente, in uno stato di massimo eccitamento febbrile, di freddo terrore, o di rabbia ardente. Contro-Rivoluzione, Giorno dei Pugnali, Duelli di Castries, Fuga di Mesdames, di Monsieur e della Regalità! Il Giornalismo fa udire il suo grido d'allarme sempre più alto. L'insonne Orecchio di Dionisio delle quarantotto Sezioni è stato preso da un'agitazione morbosa, che dà a tutto il Corpo ammalato lo spasimo di strani dolori, come accade all'orecchio nello stato d'insonnia e d'infermità!
Dacchè i Realisti si fanno costruire i Pugnali per ordinazione e il Sieur Motier non è migliore di quello che potrebbe essere, non dovrà anche il Patriottismo, sia pure il più indigente, avere delle Picche e dei Fucili di seconda mano, pronti per casi estremi? In questo Marzo, risuonano le incudini pel martellare delle Picche. La Municipalità Costituzionale affisse il suo Manifesto per dire che nessun cittadino, eccettuati gli «attivi», o benestanti, è facoltato a portare armi; ma in risposta sorge all'istante un tale tempestoso stupore nel Club e nella Sezione, che il Manifesto Costituzionale, il mattino seguente, svanisce coperto da una seconda edizione emendata. Così il martellare continua; come tutto ciò che esso fa presagire.
Guardate inoltre, come l'estrema punta della Sinistra viene sempre più acquistando favore, se non nella sua Aula Nazionale, nella Nazione in genere e a Parigi in ispecie. Giacchè, in quel panico universale di dubbio, la opinione che è sicura di sè – e la più tenue delle opinioni può esser tale – è la sola intorno a cui tutti gli uomini si stringeranno. La Fede è grande, per quanto sia tenue, e avvince i cuori incerti. L'incorruttibile Robespierre è stato eletto Accusatore Pubblico nella nostra nuova Corte di Giustizia; il virtuoso Pétion, si crede che giungerà ad essere Maire. Il Cordelier Danton, eletto anche dalla maggioranza trionfante, siede alla tavola del Consiglio Dipartimentale, collega di Mirabeau. Quanto all'incorruttibile Robespierre, era stato da molto tempo predetto che andrebbe lontano, pur essendo un meschino mortale; poichè in lui non albergava il Dubbio.
In tali condizioni, non doveva la Regalità cessare a sua volta di dubitare e cominciare a decidersi, ad agire? La Regalità ha sempre in mano una sicura carta di trionfo: fuggire da Parigi. E questa carta sicura la Regalità, come vediamo, la serba e a quando a quando la prende e fa atto di volerla buttare sul tavolo; ma mai la depone, e finisce sempre col ritirarla. Ma giuocala una buona volta, o Regalità! Se v'è ancora una via di scampo, questa sembra la sola, l'ultima invero; e anch'essa d'ora in ora si rende più dubbia. Purtroppo si vorrebbe tanto volentieri fuggire e non fuggire nello stesso tempo, giuocare la propria carta e serbarla. La Regalità, secondo tutte le apparenze umane, non giuocherà la sua carta migliore, finchè gli onori, l'un dopo l'altro, non siano tutti perduti; e allora il fatto stesso del giuocarla sarà la prova della subitanea fine della partita!
E qui sorge al proposito sempre la domanda, di genere profetico, alla quale ora non si può rispondere. E se Mirabeau, al quale la Regalità chiede i più serî consigli, come ad un Primo Ministro ch'essa non può ancora confessare legalmente, avesse preso tutte le sue disposizioni? Egli le ha prese queste disposizioni: progetti a lunga scadenza di cui arriva fino a noi, a sbalzi, frammentario, un barlume confuso nelle tenebre. Trenta Dipartimenti pronti a firmare indirizzi di fedeltà del tenore prescritto; il Re trasportato fuori di Parigi, ma soltanto fino a Compiègne e Rouen, e al massimo fino a Metz, giacchè bisognava che una volta per tutte quella canaglia di Emigrati non assumesse la direzione dell'impresa; mentre l'Assemblea Nazionale consentirebbe per via d'Indirizzi leali, di accordi, mediante la forza di Bouillé, a sentire la ragione e seguire il Re! Fu così, in questi termini, che il Giacobinismo e Mirabeau vennero alle prese nel loro duello d'Ercole e Tifone. La Morte inevitabile quale dei due colpirebbe? Il duello è stabilito, è sicuro: ma quali ne sono i termini, e quel che più importa, con quale esito, noi cerchiamo invano d'indovinare. Tutto è tenebra vaga, è incognito quel che sarà; incognito anche ciò che è stato. Il gigante Mirabeau cammina nel buio, come abbiamo detto; senza compagni, per sentieri selvatici; quali furono i suoi pensieri durante questi mesi, non v'è memoria di Biografo, nè vago Fils Adoptif che possa mai scoprirlo.
Per noi che ci sforziamo di trarre il suo oroscopo, naturalmente la cosa rimane doppiamente vaga. Vi è un Uomo Erculeo; in duello mortale con lui, un Mostro accanto a un Mostro. La Nobiltà Emigrante torna con la spada a lato, menando vanto della sua fedeltà mai maculata; discendendo dall'aria come uno sciame d'Arpie, con una ferocia e una cupidigia oscena. Verso terra v'è il Tifone dell'Anarchia, Politica, Religiosa, che agita cento teste, anzi venticinque milioni di teste; grande quanto l'area della Francia, feroce come la Frenesia: forte nella stessa Fame. Con questi il Distruttore di Serpenti combatterà continuamente senza attendere tregua.
Quanto al Re, egli, come di solito, ondeggerà qual camaleonte, cambiando di colore e di proposito a seconda del colore dell'ambiente che lo circonda; – disadatto ad ogni ufficio Regale. Su di una sola persona regale, sulla Regina, Mirabeau può forse contare. È probabile che la grandezza di quest'uomo, non inesperto nelle blandizie, nella cortigianeria, nella cortesia dei modi, possa con la più legittima malìa affascinare la volubile Regina e legarla a sè. Ella ha coraggio per osare tutto quanto v'ha di nobile: un occhio e un cuore; l'anima d'una Figlia di Teresa. «Faut-il donc, allora è destinato», ella scrive con veemenza a suo fratello, «che io col sangue che m'è stato trasmesso, coi sentimenti che nutro, debba vivere e morire fra simili mortali?» Purtroppo sì, povera Principessa. «Ella è il solo uomo», osserva Mirabeau, di quanti il Re ha intorno a sè. D'un altro uomo Mirabeau è ancora più sicuro: di sè stesso. Qui si fondano le sue risorse: bastino oppur no.
Fosco e grande appare questo futuro all'occhio della Profezia. Una perpetua battaglia di vita e di morte; confusione nell'alto e nel basso; – per noi nient'altro che tenebre confuse con qualche sprazzo qua e là di lurida luce. Noi vediamo un Re forse messo da parte; senza tonsura, poichè la tonsura non è di moda attualmente; un Re che s'è mandato via, in un luogo qualunque, con una conveniente pensione annua e una provvigione di utensili da fabbro ferraio. Noi vediamo una Regina e un Delfino, Reggente e Minore; una Regina che «monta a cavallo», nello strepito della battaglie, col Moriamur pro rege nostro! «Questo giorno, scrive Mirabeau, può venire».
Strepito di battaglie, guerre più che civili, confusione nell'alto e nel basso: in questo ambiente l'occhio della Profezia vede il Conte di Mirabeau, simile a un Cardinale de Retz, che si sorregge tempestosamente, con la sua testa che a tutto pensa, col suo cuore che tutto osa; se non vittorioso, pure indomabile, finchè ha vita. I particolari e la fine di questa condizione di cose, non v'è occhio di Profezia che possa indovinare; tutto è buio, lo ripetiamo, e notte tempestosa; e nel mezzo di essa, ora visibile lanciandosi lontano, ora dedito a lavorare non veduto, Mirabeau lotta indomito, per essere Soggiogatore delle Tenebre! Si può dire che se Mirabeau fosse vissuto, la Storia della Francia e quella del Mondo avrebbero avuto un corso diverso. Inoltre quest'uomo avrebbe avuto bisogno, come pochi n'ebbero, di quella medesima «Arte di osare, Art d'oser», che aveva in tanto pregio; e che egli, più d'ogni altro uomo dell'epoca, avrebbe senz'altro praticata, e manifestata. Finalmente qualche cosa di sostanziale e non il vano simulacro d'una formola, sarebbe stato il risultamento realizzato da lui: un risultamento che voi potevate amare, che potevate bensì odiare; un risultamento che, secondo ogni verosimiglianza, voi non avreste respinto con labbra silenti, mettendolo rapidamente in non cale tra le cose obbliate. Se Mirabeau fosse vissuto un altro anno!....