Capitolo III SPADA IN PUGNO

Nondimeno, su questa base meravigliosa debbono mantenersi la Legge, la Regalità, l'Autorità e quanto ancora sussiste dell'Ordine visibile, finchè è possibile. Qui, come fece il Vecchio Anarch nella mischia dei Quattro Elementi, un'Augusta Assemblea ha distesa la sua tenda, che ha per cortine il buio infinito della discordia, è collocata sulla ondeggiante profondità dell'Abisso senza fondo e ha in sè uno strepito continuo. Il Tempo la circonda e l'Eternità e il Vuoto; essa fa quanto può, quanto le è dato di fare.

Lanciando in essa uno sguardo riluttante, discerniamo poco ciò che sta edificando: una Teoria Costituzionale di Verbi Difettivi per cui lotta, con perseveranza, in mezzo ad interruzioni senza fine; Mirabeau, dalla sua tribuna, col peso del suo nome e del suo genio, tiene a segno parecchia violenza giacobina; la quale si sfoga baldanzosa nelle sue Aule de' Giacobini, e tiene anche al suo indirizzo acerbi discorsi. Il sentiero di quest'uomo è misterioso, discutibile, difficile, ed egli lo percorre senza un compagno. Il Patriottismo Puro lo abborre; eppure il suo peso è soverchiante pel mondo. Che percorra pure la sua via, senza compagni, con fermezza, verso il luogo ov'è diretto, – mentre è ancora giorno per lui, e la notte non è venuta.

Ma la schiera eletta dei puri fratelli patrioti è esigua; non se ne contano che una Trentina, assisi ora sul lembo estremo della Sinistra, separati dal mondo. Un virtuoso Pétion, un incorruttibile Robespierre, il più fermo, il più incorruttibile degli uomini aspri ed esili; i Triumviri Barnave, Duport, Lameth, grandi nei discorsi, nel pensiero, nell'azione, ciascuno secondo il suo genere; il vecchio e macilento Goupil de Prefeln: su costoro o quelli che li seguiranno deve contare il Patriottismo Puro.

Anche colà, cospicuo fra i Trenta, quantunque raramente si oda, si può vedere assiso Filippo d'Orléans; in un fosco e fuligginoso stupore; essendo, si direbbe, giunto al Caos! A volte vi sono accenni d'una Luogotenenza e d'una Reggenza; dispute nell'Assemblea stessa intorno alla successione al Trono «nel caso il Ramo presente venisse a mancare»; dicono che Filippo passeggiava inquieto e silenzioso pei corridoi, aspettando che l'importante argomento fosse esaurito; ma tutto si ridusse a niente. Mirabeau, scrutando l'uomo sino in fondo e per traverso, ebbe ad esclamare in energico e intraducibile linguaggio: «Ce f... f... ne vaut pas la peine qu'on se donne pour lui».

Tutto finì a niente; e frattanto, danaro di Filippo, dicono, ne è corso. Poteva egli rifiutare un po' di danaro al Patriota di talento, che aveva bisogno soltanto di questo, mentre egli aveva bisogno di tutto, meno che di questo? Neppure un pamphlet può essere stampato senza danaro; e neppure scritto, senza il nutrimento che procura il danaro. Senza danaro il vostro più ardimentoso Progettista non può muovere un passo; ogni Progetto, sia individuale, patriottico o d'altro genere, richiede del danaro; tanto maggiormente poi quando si tratta d'una vasta rete d'intrighi, che vivono ed esistono per danaro; mentendo su larga scala, con una fame da dragoni, pel danaro; capaci di divorare i Principati! E in questo modo il Principe Filippo fra i suoi Sillery, Laclose e altri confusi Figli della Notte, è precipitato per la china; centro del più strano e fosco garbuglio, dal quale è visibilmente venuta fuori, come spesso diciamo, la Macchina Epica e Preternaturale del Sospetto; nel cui interno ha albergato e compiuto il suo lavoro un cumulo tutto particolare di tradimenti, di stratagemmi, propositi interessati o disinteressati per malfare, tale che nessun essere vivente (se ne escludiamo il Genio ispiratore di esso, un Principe del Regno dell'Aria) ha ormai il potere di conoscere. La congettura di Camillo è la più plausibile: che il povero Filippo si fosse lanciato un po' in una speculazione traditrice, come fece un'altra volta quando si pose a montare in uno dei primitivi Palloni, ma, spaventato della nuova posizione che veniva assumendo, aveva subito rifatto il cammino ed era venuto giù più insensato che non fosse nel salire! Creare un Sospetto Preternaturale, tal fu la sua funzione nell'Epos Rivoluzionario. Ma ora, se egli aveva perduta la sua cornucopia di moneta contante, che cos'altro poteva mai perdere? Nelle fitte tenebre, all'interno e all'esterno, deve brancolare, dibattersi in quel miserabile elemento di morte, il disgraziato. Una o due volte noi lo vedremo emergere, lottando per trarsi fuori del denso elemento di morte: invano. Per un momento, è l'ultimo momento, egli viene a galla, è spinto a galla nella luce in una certa maniera memorabile, – per affondar poi per sempre!

Il Côté Droit non è meno persistente, anzi ha più animazione che mai, quantunque la speranza sia presso che svanita. Il rigido Abbé Maury, quando gli oscuri Realisti di provincia vanno a stringergli la mano con trasporto e lo ringraziano, risponde scuotendo la sua indomabile testa di rame: «Hélas, Monsieur, tutto quello che io fo qui equivale a niente». Il valoroso Faussigny, visibile questa sola volta nella storia, s'avanza furioso in mezzo all'Aula, esclamando: «Non c'è che una sola via da tenere, ed è di piombare con la spada in pugno su quella gente,sabre à la maine sur ces gaillards là», indicando con gesto violento i nostri Trenta eletti sull'estrema punta della Sinistra! Al che un clangore, un clamore, e poi dispute, pentimento, e tutto svapora. Le cose maturano per una completa incompatibilità, e ciò che è chiamata «scissione». Il feroce e teoretico assalto di Faussigny avvenne nell'Agosto del 1790; ebbene l'Agosto susseguente non sarà ancora giunto che i famosi Duecentonovantadue, gli eletti del Realismo, faranno una solenne e finale «scissione» da un'Assemblea ligia alle Fazioni; e si dipartiranno scuotendo la polvere dalle loro scarpe.

Connessa a questo fatto della spada in pugno, v'è ancora un'altra cosa da notarsi. Abbiamo talvolta parlato di duelli: come in ogni parte della Francia, innumerevoli duelli erano combattuti. Dei commensali si trovano insieme a discorrere, ed ecco che buttano via la coppa del vino e le armi della ragione e della replica, e s'incontrano sul terreno; per separarsi sanguinanti; o forse per non separarsi più, ma per cadere mutuamente infilzati dal ferro, mettendo fine, a un tempo, alla loro ira e alla loro vita – e morire come muoiono i dementi. Ciò è durato molto tempo e dura ancora. Ed ora sembra che nella stessa Augusta Assemblea, il Realismo traditore, nella sua disperazione, abbia adottato un nuovo sistema: quello di sopprimere il Patriottismo col duello sistematico! Spadaccini «Spadassins» di quel partito vanno facendo i bravi; o per dir meglio, si possono avere per poco danaro. Il giornalismo aveva sbirciato col suo occhio giallo «Dodici Spadassins», di recente arrivati dalla Svizzera, come anche «un considerevole numero di Assassini, nombre considérable d'assassins, che si esercitavano nelle sale di scherma e al bersaglio della pistola». Ad ogni Deputato Patriota di vaglia può capitare d'essere sfidato; egli riuscirà di farla franca una volta, dieci volte; ma verrà il tempo che dovrà cadere e la Francia dovrà portarne il lutto. Quanti cartelli non aveva avuto Mirabeau; specialmente quando era il campanile del Popolo! Cartelli a centinaia; ed egli, poichè bisognava fare la Costituzione e il suo tempo era prezioso, rispondeva sempre con una formula stereotipata: «Signore, voi siete scritto nella mia lista, ma vi avverto che questa è lunga, ed io non ammetto preferenze».

Poi, in autunno, non abbiamo il Duello di Cazalès e di Barnave: i due campioni dei colpi di lingua che ora s'incontrano per iscambiare colpi di pistola? Poichè Cazalès, capo dei Realisti, che noi chiamiamo neri o Noirs, disse, in un momento di eccitazione, che «i Patrioti erano veri Briganti», e anzi, in così dire, lanciò o parve che lanciasse, uno sguardo di fuoco specialmente a Barnave; il quale non potette a meno di rispondere con lo stesso sguardo – e con un rinvio al Bois de Boulogne. Il secondo colpo di Barnave colpì il cappello di Cazalès. L'angolo anteriore del feltro triangolare, che allora solevano portare i mortali, smorzò la palla: e salvò quella bella fronte da qualche cosa di più serio d'una ferita temporanea. Ma sarebbe stato ben facile che la sorte avesse presa un'altra direzione, e che il cappello di Barnave non fosse stato così buono! Il Patriottismo protesta fortemente contro il duello in genere; fa petizioni a un'Augusta Assemblea perchè arresti con la legge questo barbarismo feudale. Barbarismo e solecismo; poichè potrà mai giungere a persuadere e convincere un uomo il fatto di cacciargli mezz'oncia di piombo nella testa? No, di certo. – Barnave fu ricevuto dai Giacobini con molti abbracci ma anche con riprensioni.

Memore di questo fatto, e poichè in America aveva reputazione d'avventato e di temerario, privo piuttosto di cervello che di cuore, Carlo Lameth, il dodici Novembre, con un po' d'emozione, ricusa d'attendere un giovane Gentiluomo di Artois, dagli spiriti ardenti, venuto espressamente per sfidarlo; anzi in sulle prime s'impegna freddamente ad attendere; poi freddamente permette a due suoi Amici di fare le sue veci e confondere l'ardente Gentiluomo fuori di sè; ciò che essi fanno con successo. Un procedimento freddo, soddisfacente pei due Amici, per Lameth e per l'ardente Gentiluomo; dopo il quale si poteva presumere che fosse esaurito l'incidente.

Ma non fu così: Lameth, andando per attendere al suo ufficio senatorio in sul declinare del giorno, altro non incontra per i corridoi di quell'Assemblea che brocards Realisti, lazzi, provocazioni e non celati insulti. La pazienza umana ha i suoi limiti. «Signori», disse Lameth rompendo il silenzio, a un Lautrec, con la gobba, o altra deformità naturale, ma dalla lingua mordace, della parte Nera più spiccata; «Signore, se voi foste un uomo con cui si potesse battersi!...» – «Ci sono io», gridò il giovane Duca di Castries. Ratto come il lampo, Lameth replica: «Tout à l'heure. Ebbene sul momento!». Così come le ombre del crepuscolo si addensano in quel Bois-de-Boulogne, noi rimiriamo due uomini dallo sguardo leonino, dall'atteggiamento intento, col fianco proteso, il piè dritto in avanti, che assaltano e si difendono, colpo su colpo, col proposito d'infilzarsi reciprocamente. Ed ecco che col proposito diretto d'infilzare, l'avventato Lameth si slancia con tutto il suo peso vibrando un colpo furioso; ma l'agile Castries sguiscia da un lato, e Lameth non fa che infilzare l'aria, mentre la punta della spada di Castries penetra profonda nel suo braccio sinistro teso. Dopo di che, col sangue, il pallore, la fasciatura del chirurgo e le formalità, il duello è considerato chiuso con soddisfazione.

Ma ciò non avrà, dunque, mai fine? L'amato Lameth giace profondamente ferito, e non è fuori di pericolo. I Neri traditori Aristocratici uccidono i difensori del Popolo, colpiscono non con gli argomenti, ma a colpi di spada. E i dodici Spadassins venuti dalla Svizzera? E il considerevole numero d'Assassini che s'esercitano al bersaglio della pistola? Così medita e impreca il leso Patriottismo con un fervore che cresce e dilaga, per lo spazio di trentasei ore.

Trascorse le trentasei ore, il giorno tredici, di sabato, si assiste a un nuovo spettacolo; la Rue de Varennes e il vicino Boulevard des Invalides sono coperti da una moltitudine varia e fluttuante: il Palazzo di Castries è divenuto folle, è corso a cavallo dal diavolo: da ogni finestra erutta «letti con coperte e cortine», vasellame d'argento e d'oro con filigrana, specchi, pitture, immagini, canterani, armadi a luce, maioliche e gingilli senza fine fra incessanti acclamazioni popolari, e senza l'ombra d'un furto; poichè circola un grido: «Sarà impiccato chi toccherà un chiodo». È un Plebiscito, o un informe Decreto iconoclastico della Plebe che si sta prontamente eseguendo! – La Municipalità siede trepidante; deliberando sull'opportunità di metter fuori il Drapeau Rouge e la legge Marziale. Parte dell'Assemblea Nazionale leva alti lamenti; e parte inchina a un plauso a stento represso; l'Abbé Maury è incapace di decidere se la Plebe iconoclastica ammonti a quarantamila o a duecentomila.

Deputazioni, messaggeri veloci, poichè si è parecchio di là del Fiume, vanno e vengono. Lafayette e le Guardie Nazionali, quantunque senza Drapeau Rouge, si avanzano, non mostrando gran fretta. Anzi, giunti sulla scena, Lafayette saluta togliendosi il cappello, prima che ordini d'inastare le baionette. A che serve? La Plebea «Corte di Cassazione», come Camillo potrebbe chiamarla motteggiando, ha compiuto il suo lavoro, e si fa innanzi con le vesti sbottonate, le tasche volte al rovescio; saccheggio e giusta distruzione, non bottino! Con una pazienza inesauribile, l'Eroe dei Due Mondi fa delle rimostranze; in tono persuasivo, con una specie di dolce costrizione, quantunque sempre con le baionette inastate, disperde, sgombra. Il domani tutto riprende il suo andamento, come di consueto.

Considerando queste cose, il Duca di Castries può giustamente «scrivere al Presidente», può giustamente passare egli stesso la frontiera per reclutarvi un corpo d'armata, o fare quant'altro è in lui. Il Realismo abbandona totalmente questo metodo Bobadiliano di contestazione, e i dodici Spadassins ritornano in Svizzera, – od anche nella Terra dei Sogni, attraversando la porta di Corno, quale che sia la loro vera casa. E l'Editore Prudhomme è autorizzato a pubblicare una cosa curiosa: «Noi siamo autorizzati a pubblicare», dice l'ottuso e gradasso Pubblicista, «che il signor Boyer, campione dei buoni Patrioti, è alla testa di Cinquanta Spadassinicides o Uccidi-Sgherri. Il suo indirizzo è il seguente: Passage du Bois-de-Boulogne, Faubourg St.-Denis». Una delle più strane istituzioni, questa del campione Boyer e degli Uccidi-sgherri! I cui servizî non sono richiesti; avendo il Realismo abbandonato il metodo della spada, come affatto impraticabile.

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