CAPITOLO V SPADA AFFILATA

È proprio così, la Francia ha bisogno di qualche cosa tutt'affatto diversa dai teoremi messi in carta: ha bisogno di ferro e d'audacia.

Non è forse la Vandea tutta in fiamme! – Ohimè, è troppo vero; quel malandrino di Rossignol dà fuoco finanche ai mulini! Il Generale Santerre non potrà far niente là; il Generale Rossignol, in preda a una furia cieca, spesso eccitato dai liquori, può far meno che niente. La ribellione si estende e diviene sempre più furiosa. Fortunatamente quelle macilenti figure da Don Chisciotte che abbiamo visto mentre si ritirano da Magonza, «con l'impegno di non adoprarsi contro la Coalizione per un anno», sono a Parigi. La Convenzione Nazionale le caccia nelle vetture postali e in altri veicoli, e le spedisce prontamente in Vandea. Là costoro combatteranno da valorosi in oscure battaglie e scaramucce, sotto il comando di quel malandrino di Rossignol, e salveranno la Repubblica senza ricevere allori, «facendosi massacrare, a grado a grado, fino all'ultimo di loro».

La Coalizione non irrompe, come una marea di fuoco? La Prussia a traverso il Nord-Est scoperto. E l'Austria e l'Inghilterra a traverso il Nord-Ovest. Il Generale Houchard non ha ivi miglior fortuna del Generale Custine; vi ponga mente! A traverso l'Est e l'Ovest dei Pirenei la Spagna ha spiegato le sue forze e va estendendosi fra lo stormire delle bandiere borboniche sul fronte del Sud. Le ceneri e i detriti della confusa guerra civile dei Girondini già coprivano quella regione. Marsiglia è abbattuta, ma non spenta; e si spegnerà nel sangue. Tolone, in preda al terrore, essendo andata tropp'oltre per potersi ritirare, s'è data da sè stessa, o giuste Potenze, – nelle mani dell'Inglese! Sull'arsenale di Tolone sventola una bandiera: – non è la Fleur-de-lys d'un Pretendente Luigi; là ondeggia quella maledetta Croce di S. Giorgio degl'Inglesi e dell'Ammiraglio Hood! Tutto ciò che restava alla Francia di cose marittime: arsenali, fabbriche di cordami, navi da guerra, s'è dato a quei nemici del genere umano, «ennemis du genre humain». Assediate, bombardate, o Commissarî Barras, Fréron, Robespierre Junior; e, su tutti, poniti tu all'opra, o notevole Maggiore d'Artiglieria, Napoleone Bonaparte! Hood si sta fortificando, vettovagliando; pare che si voglia farne una nuova Gibilterra.

Ma ecco, nella notte d'Autunno, ad ora avanzata, verso la fine di Agosto, che cosa è mai quel repentino fiammeggiare rossastro che s'eleva sulla città di Lione, con un rumore da assordare il mondo? È la polveriera di Lione, anzi l'Arsenale con le sue quattro Polveriere, che ha preso fuoco nel Bombardamento, ed è saltato in aria trascinando seco «centodiciassette case». Con una luce che pare quella del sole di mezzodì; con un rimbombo inferiore solo a quello dell'Eterna Tromba! Tutti i dormienti d'ogni luogo sono destati. Qual vista fu mai quella, che vide l'occhio della Storia in quel repentino bagliore di sole nella notte! I tetti della sventurata Lione, e le sue cupole e le sue guglie d'un tratto furono rischiarate.

Il Rodano e la Saona si veggono scorrere fiammeggianti, e fiammeggiano le alture e le valli, i casolari e i prati di stoppie levigati e tutt'intorno la regione; – le alture purtroppo sono tutte coperte di scarpe e controscarpe, di trincee, d'antemurali, di ridotte; gli uomini dell'Artiglieria azzurra, piccoli diavoli della Polvere, compiono il loro mestiere infernale in quella notte non deliziosa! Che le tenebre coprano di nuovo questo spettacolo; chè è doloroso per l'occhio. È proprio vero che la morte di Chalier costa cara alla Città. I Commissarî della Convenzione, i Congressi di Lione sono andati e venuti; all'azione è seguita la reazione; il male s'è venuto sempre aggravando, finchè si è giunti a questa condizione: il Commissario Dubois-Crancé, con settantamila uomini e tutta l'Artiglieria di parecchie Provincie, bombarda Lione giorno e notte.

Cose peggiori sono ancora in serbo. La Fame è in Lione, la rovina, il fuoco. Disperate sono le sortite degli assediati; il bravo Précy, loro Colonnello Nazionale e Comandante, fa quanto è in potere d'un uomo; ma quegli atti disperati sono senza effetto. I viveri sono tagliati fuori; non entra nella nostra città altro che palle e bombe! L'Arsenale è fatto saltare in aria; fin l'Ospedale sarà abbattuto e gli ammalati saranno sepolti vivi. Una bandiera nera ondeggia su quest'ultimo nobile edificio, facendo appello alla pietà degli assedianti; che, malgrado il loro furore, non sono dopo tutto nostri fratelli? Ma essi, nella loro ira cieca, la scambiarono per una bandiera di sfida e tirarono verso quel luogo con più accanimento. Quivi il male cresce senza fine, e come potrà arrestarsi fino a che non abbia raggiunto il colmo? Il Commissario Dubois non vuole ascoltare nè giustificazioni, nè discorsi, tranne che questo: Noi ci arrendiamo a discrezione. Lione contiene Giacobini sottomessi; Girondini dominanti; Realisti segreti. Ed ora che sono in uno stato di sorda demenza, avvolti dai colpi di cannone, la disperata Municipalità non volerà nelle braccia dello stesso Realismo? La Maestà di Sardegna era sul punto di recare aiuto, ma anche questo venne a mancare. L'Emigrato d'Autichamp, in nome di due Pretendenti Altezze Reali, attraversa la Svizzera per recare aiuto; sta per venire, ma non è ancora venuto: Précy inalbera la Fleur-de-lys!

A tal vista tutti i veri Girondini depongono dolorosamente le loro armi: – Che i nostri fratelli Tricolori ci assalgano pure, ci massacrino nella loro furia; con voi noi non vogliamo vincere. Le donne e i fanciulli affamati sono fatti andare innanzi; Dubois, sordo a tutto, li respinge; – solo intento a spargere il fuoco e la follia. Le nostre «ridotte di sacchi di cotone» sono prese e riprese; Précy sotto il suo Fleur-de-lys è valoroso fino alla Disperazione. Che sarà mai di Lione? È un assedio che dura settanta giorni.

Ma ecco che in quelle stesse settimane, lontana nelle acque dell'Ovest, si avventura attraverso la Baia di Biscaglia una sudicia, squallida e piccola Nave mercantile, con un padrone scozzese, sotto i cui boccaporti stanno sconsolati – i componenti dell'ultimo nucleo abbandonato del Girondismo, i Deputati provenienti da Quimper! Parecchi si sono dispersi ovunque hanno potuto. Il povero Riouffe cade negli artigli del Comitato Rivoluzionario e nella Prigione di Parigi. Gli altri si trovano qui sotto i boccaporti; il reverendo Pétion dai grigi capelli, il collerico Buzot, il sospettoso Louvet, il bravo e giovane Barbaroux ed altri. Essi sono fuggiti da Quimper in questa miserevole imbarcazione; e ora navigano e lottano; esposti al pericolo delle onde, al pericolo degli Inglesi, al pericolo ancora peggiore dei Francesi; – messi al bando dal Cielo e dalla Terra, nel sordido ventre di quel vascello mercantile, appartenente ad uno Scozzese, circondati dall'Atlantico infecondo che freme e minaccia. Essi vanno verso Bordeaux, perchè forse colà v'è ancora qualche speranza. Non entrate in Bordeaux, o Amici! Rappresentanti Sanguinarî della Convenzione, come Tallien e simili, coi loro Editti, con la loro Ghigliottina vi hanno già preso stanza; la Rispettabilità vi è calpestata; il Giacobinismo vi regna sovrano. Da quella spiaggia di Réole, o Punta d'Ambès, pare che la livida Morte agiti la sua Spada Affilata, facendovi cenno d'andare altrove!

Lo scozzese padrone della nave riesce con difficoltà a gettar l'àncora in un sito qualunque di quella Punta d'Ambès; quantunque quell'uomo sudicio sia molto abile, con difficoltà fa approdare i suoi Girondini; – i quali, fatta una ricognizione, debbono rapidamente scomparire sotto terra; e così, nei sotterranei, nei nascondigli degli amici, nelle cantine, nei granai, nelle grotte di Saint-Émilion e di Liburne, potettero evitare una Morte crudele! Sventuratissimi fra tutti i Senatori!

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