Frattanto, nello spazio di circa cinque settimane, noi abbiamo avuto un altro emergere del Giudizio, e più che mai pratico.
Il Martedì, 11 Dicembre, il processo del Re è emerso nel modo più deciso: per le strade di Parigi, sotto la forma della vettura verde del Sindaco Chambon, in cui siede il Re in persona, con accompagnamento, diretto alla Sala della Convenzione! Accompagnato, in quella carrozza verde, dal Sindaco Chambon e dal Procuratore Chaumette; e, fuori, dal Comandante Santerre, con cannoni, cavalleria e fanteria in doppia fila; mentre tutte le Sezioni sono sotto le armi, e forti Pattuglie percorrono tutte le strade; così egli è condotto lentamente, con un tempo scuro e piovigginoso, e alle due circa lo vediamo scendere in «soprabito nocciuola, redingote noisette», e attraversare la Place Vendôme, dirigendosi alla Salle de Manège; per essere accusato e interrogato giudiziariamente. Il misterioso Circuito del Temple ha messo fuori il suo segreto; ora tutti lo possono guardare coi propri occhi «in quel suo soprabito color nocciuola». Lo stesso corpulento Luigi, che fu un tempo Luigi il Desiderato, incede colà: sventurato Re, egli è per giungere in porto; la sua deplorevole vita, i suoi viaggi si approssimano alla fine. Il dovere che d'ora innanzi gli è serbato, quello di sopportare placidamente, è nella sua indole.
La strana processione s'avanza; in silenzio, dice Prudhomme, o in mezzo al mormorio della Marsigliese; in silenzio, entra nella Sala della Convenzione; Santerre tiene il braccio di Luigi con la mano. Luigi volge intorno lo sguardo, con aria composta, per vedere che specie di Convenzione e di Parlamento è mai quello. Molto cambiato invero: – a Febbraio son compiuti due anni da che la nostra Costituente, allora in funzione, stendeva il suo velluto a fiori di gigli per noi; e noi venimmo qui per dire un'amorevole parola, e tutti si levarono in piedi giurando Fedeltà; tutta la Francia si levò in piedi e giurò, e fuvvi una Festa delle Picche; che è poi finita in questa maniera! Barrère, che una volta «pianse», guardando su dal suo Scrittoio di Pubblicista, guarda ora giù dal suo Seggio di Presidente, con una lista di Cinquantasette Questioni, e dice con ciglio asciutto: «Luigi, potete sedere». Luigi siede: si dice che era la stessa sedia, dello stesso legno, della stessa stoffa, da cui egli accettò la Costituzione, fra le danze e le luminarie; or si è compiuto un anno, l'autunno scorso. Il lavoro del legno rimane identico; ma il resto è tutt'altro che identico. Luigi siede e ascolta con lo sguardo e la mente composti.
Delle Cinquantasette Questioni, noi non ne riporteremo neppur una. Sono questioni capziose che abbracciano tutti i principali Documenti presi il Dieci Agosto, o trovati ultimamente nell'Armadio di Ferro; che abbracciano tutti i principali incidenti della Storia, della Rivoluzione; e si riducono in sostanza a questo: Luigi, che fosti Re, non sei tu reo fino a un certo segno, di aver tentato con atti e documenti scritti, di continuare ad essere Re? E neppure nelle Risposte v'è gran che di notevole. Per la più parte dinieghi semplici e calmi; un accusato che si mantiene sulla semplice base del No: Io non riconosco il tale documento: Io non feci la tale cosa, o la feci in conformità della legge allora vigente. Onde, esaurite in questa maniera le Cinquantasette Questioni e i Documenti nel numero di Centosettantadue, Barrère finisce, dopo circa tre ore, con queste parole: «Luigi, io v'invito a ritirarvi».
Luigi si ritira, sotto la scorta municipale, in una vicina stanza addetta alle riunioni, dopo di aver chiesto nel lasciare la sbarra, un Consulente Legale. Egli rifiuta ogni ristoro in quella stanza delle Riunioni: poi, vedendo Chaumette occupato a sbocconcellare un piccolo pane che un granatiere aveva diviso con lui, chiede un pezzo di pane. Sono le cinque; egli aveva fatto colazione, ma leggermente, in quel mattino di stamburamento e d'allarme. Chaumette spezza la sua mezza pagnotta; il Re ne mangia la crosta, e monta nella carrozza verde, mangiando; poi domanda che deve fare della mollica. Il Commesso di Chaumette la prende e la butta via sulla strada. Luigi dice che è un peccato buttar via il pane in tempo di carestia. «Mia nonna», osserva Chaumette, «soleva dirmi, quand'ero un ragazzetto: Non sciupate mai una mollica di pane, perchè voi non potete farla». «Signor Chaumette», risponde Luigi, «vostra nonna, a quel che pare, era una saggia donna». Povero innocente mortale, che attende così quietamente la decisione della sorte; – atto non foss'altro a far bene almeno questo; poichè la sola Passività, senza l'Attività, basta in questo caso! Egli parla una volta di volersi presto mettere in viaggio per la Francia, per avere cognizione geografica e topografica di essa; essendo stato sempre amante della geografia. – Il recinto del Temple di nuovo lo riceve, e si richiude su lui; Parigi spettatrice può ritirarsi presso i suoi focolari, nei caffè, nei circoli e nei teatri; è calata l'umida Notte, e col suo sopravvenire finiscono lo stamburare e le pattuglie di questo strano giorno.
Ora Luigi è separato dalla sua Regina e dalla Famiglia; ed è abbandonato alle sue semplici riflessioni, alle sue risorse. Son tristi questi muri di pietra che lo circondano; nessuna è con lui delle persone che ama. «In questo stato d'incertezza», prevedendo il peggio, egli scrive il suo Testamento: un Foglio che può ancora esser letto; placido, semplice, spirante una pia dolcezza. La Convenzione, dopo aver discusso, gli ha concesso un Consulente Legale, di sua scelta. L'Avvocato Target si sente «troppo vecchio», avendo cinquantaquattro anni; e ricusa. Egli aveva acquistato gran fama un tempo, difendendo Rohanil Cardinale-Collana; ma non ne acquisterebbe adesso. L'Avvocato Tronchet, più vecchio d'una diecina d'anni, non rifiuta. Ed ecco che quel buon vecchio di Malesherbes si presenta volontariamente; per l'ultima delle sue campagne, il buon vecchio eroe! È grigio, ha settant'anni. Egli dice: «Io fui chiamato due volte al Consiglio da lui che era il mio Padrone, quando ognuno avrebbe bramato quest'onore; e gli debbo prestare lo stesso servizio ora che molti lo ritengono pericoloso». Questi due, con un avvocato più giovane, il Desèze, che è scelto da loro per perorare, sono occupati intorno alle Cinquantasette Accuse e intorno ai Centosettantadue documenti; e Luigi li aiuta; come meglio può!
Una grande Cosa si sta quindi svolgendo apertamente; tutti gli uomini, in ogni terra, stanno alla vedetta. Qual Forma, quali Metodi la Convenzione dovrà adottare in modo che non rimanga neppure un Sospetto di biasimo? Sarà ben difficile! La Convenzione, veramente, non sapendo cavarsela, discute e delibera. Per tutta la giornata, dal mattino alla sera, un giorno dopo l'altro, dalla Tribuna tuona l'oratoria su questo soggetto; bisogna stirare la vecchia Formula per coprire la Cosa nuova! I Patrioti della Montagna, eccitati sempre più, strepitano perchè si faccia presto, sopratutto: la sola buona Forma sarà quella più rapida. Nondimeno, la Convenzione delibera; – la Tribuna ronza, ora con tono predominante da tenore, ora con tono da soprano anche, di tempo in tempo; mentre l'intera Sala ha tutt'intorno frequenti urli d'ira e di provocazione. Essa ha ronzato e urlato quasi per quindici giorni, prima che potessimo decidere – mentre l'urlare diveniva sempre più acuto – che il Mercoledì 26 Dicembre, Luigi deve comparire e difendersi. I suoi Avvocati lamentano che sia fatalmente presto; e ne hanno il diritto: ma non v'è rimedio: al Patriottismo sembra estremamente tardi.
Onde, il Mercoledì, in un'ora fredda e scura, alle otto del mattino, tutti i Senatori sono al loro posto. Veramente essi riscaldano l'ora fredda, come riscontriamo, con una violenta effervescenza, ciò che accade di frequente ormai; qualche Louvet o Buzot attacca qualche Tallien o Chabot; e così tutta la Montagna inveisce contro tutta la Gironda. È appena finito questo baccano, alle nove, quando Luigi e i suoi tre avvocati scortati dal tintinnare delle armi e dalla forza Nazionale di Santerre, entrano nell'Aula.
Desèze svolge le sue carte: onorevolmente disimpegna il suo compito pericoloso, e parla per tre ore. Una onorevole Difesa, «composta quasi in una notte»; coraggiosa eppur discreta; non mancante d'acume, e di una dolce e patetica eloquenza. Luigi gli si buttò al collo, quando si furono ritirati, e disse con le lagrime agli occhi: «Mon pauvre Desèze!» Lo stesso Luigi, prima di ritirarsi, aveva aggiunto poche parole, «forse le ultime che rivolgeva loro». Egli disse come fosse penoso pel suo cuore, sopra ogni cosa, l'esser ritenuto reo dello spargimento di sangue del Dieci Agosto, o di qualunque altro atto o desiderio che potesse far versare sangue Francese. Così dicendo, egli si ritirò da quell'Aula; – e invero il suo compito là dentro era finito. Molte strane cose egli ha avuto da compiere in quel luogo; ma questa è l'ultima.
E ora, perchè la Convenzione indugerà ancora? Vi è l'Accusa e la Prova; vi è la Difesa: il resto non viene forse da sè? La Montagna, il Patriottismo in genere, schiamazzano sempre più forte per un rapido disbrigo, perchè si tenga seduta in permanenza fin che la cosa sia compiuta. Senonchè, una Convenzione indecisa, apprensiva, stabilisce che si debba prima esaminare, che tutti i Membri che lo desiderano, debbano aver facoltà di parlare. – Ai vostri banchi, perciò, o eloquenti Membri! Bando alle vostre idee, ai pensieri giunti per eco o per sentito dire; è tempo ormai di mostrarsi per quel che si è; la Francia e l'Universo ascoltano. I Membri non mancano: le Orazioni, i Pamphlets parlati si seguono incessanti, con quanta eloquenza possono; la lista del Presidente si gonfia sempre più di nomi che chiedono di parlare. Di giorno in giorno, tutti i giorni e tutte le ore tuona la Tribuna costante; – le rumorose Gallerie forniscono, con grande varietà, il tenore e il soprano. Altrimenti sarebbe una musica noiosa.
I Patrioti, nella Montagna e nelle Gallerie, o tenendo consiglio di notte nei locali delle Sezioni, nella Società Madre, fra le loro stridule Tricoteuses, debbono sorvegliare con occhi di lince, pronti a levare la voce all'occorrenza; e se è il caso, molto forte. Il Deputato Thuriot, colui che fu l'Avvocato Thuriot, l'Elettore Thuriot, e dalla sommità della Bastiglia vide Saint-Antoine salire come l'oceano; questo Thuriot può distendere la Formula come ogni altro. Il crudele Billaud non è silenzioso, se voi lo incitate. Nè se ne sta silenzioso il crudele Jean-Bon; anch'egli una specie di Gesuita; – non scrivete, come fanno spesso i Dizionari, Jambon, che significa semplicemente Prosciutto.
Ma, sopratutto, nessuno concepisca la possibilità che Luigi non sia reo. Il solo quesito per un uomo ragionevole è, o era il seguente: Può la Convenzione giudicare Luigi? O deve giudicarlo tutto il Popolo, in Primaria Assemblea e con dilazione? Sempre dilazione, o Girondini, falsi hommes d'État! così mugghia il Patriottismo, quasi perdendo la pazienza. – Ma invero, se consideriamo la cosa, che dovranno fare quei poveri Girondini? Esprimere il loro convincimento che Luigi sia un Prigioniero di guerra, e non possa esser messo a morte senza che si crei un'ingiustizia, un solecismo, un pericolo? Manifestare questa convinzione; e perdere completamente il vostro posto fra i Patrioti decisi! Anzi, propriamente, non è neppure una convinzione, ma una congettura, un garbuglio intricato. Quanti poveri Girondini non sono sicuri che di questo solo: che un uomo in genere e un Girondino in ispecie debba aver base in qualche luogo e tenervisi saldo, conservando i buoni rapporti con le Classi Rispettabili! Questa è la convinzione, la fede che essi hanno, costretti come sono a dimenarsi penosamente fra le corna del loro dilemma.
Nè la Francia, nè l'Europa se ne stanno neghittose. È un Cuore questa Convenzione, come dicevamo, che manda fuori influssi e ne riceve. L'Esecuzione d'un Re, chiamatela Martirio, chiamatela Punizione, sarebbe un influsso! – Due notevoli influssi questa Convenzione li ha già inviati a tutte le Nazioni; in gran parte a suo detrimento. Il 19 Novembre emise un Decreto, confermandone e sviluppandone poi i particolari: che qualunque Nazione volenterosa di spezzare le catene del Dispotismo, diveniva d'allora in poi, per così dire, Sorella della Francia, ricevendone aiuto e appoggio. Un Decreto intorno al quale avevano fatto molto rumore e Diplomatici e Giornalisti e Scrittori di Diritto Internazionale; tale un Decreto che nessuna Pastoia vivente del Dispotismo, nessuna Autorità in qualsivoglia luogo poteva approvare! Fu il Girondino Deputato Chambon che propose questo Decreto; – forse, dopo tutto, come una fioritura rettorica.
Il secondo influsso di cui parlavamo ebbe un'origine ancora più povera: nacque nella testa inquieta, rumorosa e un po' deficiente d'un Jacob Dupont della Loira. La Convenzione si occupa d'un progetto d'Educazione Nazionale; e il Deputato Dupont dice nel suo discorso: «Son libero di confessare, Signor Presidente, che quanto a me, sono Ateo», – credendo che il mondo potesse esser lieto di saperlo. Il mondo francese ricevette la dichiarazione senza commenti, o almeno senza commenti udibili, tanto era alto il clamore della Francia per altre cose. Il mondo straniero la ricevette confutandola, con orrore, con meraviglia; ben miserabile influsso questo!E ora, se a questi due influssi se ne aggiungesse un terzo che si dilatasse pulsando su tutta la Terra: quello del Regicidio?
Corti straniere s'interpongono in questo Processo di Luigi: la Spagna e l'Inghilterra; ma non saranno ascoltate benchè vengano, per così dire, la Spagna almeno, col ramo d'ulivo in una mano, e la spada senza fodero nell'altra. Ma in patria anche, fuori dall'ambiente di Parigi e della Francia, quante influenze che si annunziano con pulsazioni febbrili! Affluiscono le Petizioni, che perorano per l'uguaglianza della giustizia, in un regno di cosidetta Uguaglianza. Il Patriota vivo dice: – O Deputati Nazionali, non perorano forse i Patrioti morti? I milleduecento che giacciono nella fredda terra non perorano anch'essi? La petizione muta che presenta la morte, partendo dalla loro dimora angusta, non è forse più eloquente d'un discorso? Patrioti mutilati, mal reggendosi sulle grucce, circondano la Salle de Manège, chiedendo giustizia. I feriti del Dieci Agosto, le Vedove e gli Orfani degli uccisi perorano in corpo; e sfilano zoppicando, eloquentemente muti, attraverso la Sala. Un Patriota ferito, incapace di trascinarsi fin là, vi è trasportato nel suo letto, e passa portato a spalla in posizione orizzontale. La Tribuna della Convenzione, che ha taciuto a quella vista, ricomincia di nuovo, – rombando Orazioni puramente giuridiche. Ma fuori, Parigi strepita sempre più forte. Si ode la voce taurina di St.-Huruge; e l'eloquenza isterica della Madre Duchesse. «Varlet, Apostolo della Libertà», con la picca e il berretto rosso, accorre frettoloso, recando la sua pieghevole scranna oratoria. Si faccia giustizia del Traditore! grida tutto il Mondo Patriottico. E notate quest'altro grido che risuona alto nelle vie: «Dateci il Pane, o uccideteci!» Pane e Uguaglianza; Giustizia del Traditore, purchè si possa avere il Pane!
I Patrioti Limitati o Indecisi si sono messi di contro a quelli Decisi. Il Sindaco Chambon ebbe notizia d'uno spaventevole tumulto nel Théâtre de la Nation: v'era stato un tumulto ed anche un pugilato tra Decisi e Indecisi a proposito d'un nuovo Dramma intitolato Ami des lois (Amico delle Leggi). Uno dei più poveri Drammi che siano stati mai scritti; ma che aveva in sè delle applicazioni didattiche: ecco perchè le parrucche incipriate degli Amici dell'Ordine e le capigliature nere delle teste dei Giacobini son tutte in iscompiglio; e il Sindaco Chambon vi accorre con Santerre, sperando di sedare il tumulto. Ma ben lungi dal sedarlo, il nostro povero Sindaco è così «sopraffatto», dice il Rapporto, e noi aggiungiamo così biasimato e intimorito, – che, a malincuore, deve lasciare il suo breve Sindacato, «avendo ammalati i polmoni». Questo miserabile Ami des Lois è discusso anche nella Convenzione; così violenti e rabbiosi gli uni contro gli altri sono i Patrioti Limitati e quelli Illimitati.
Fra queste due classi non vi sono abbastanza Aristocratici o Crypto-Aristocratici che si agitano? Delle spie vengono da Londra con importanti Messaggi, facendo le viste di viaggiare! Una di esse, chiamata Viard, pretendeva accusare Roland e anche la moglie di Roland, con grande soddisfazione di Chabot e della Montagna. Ma la moglie di Roland venne, essendo citata, immediatamente, innanzi alla Convenzione; e con la sua grande schiettezza, in poche parole, annienta questo Viard, facendolo dileguare sprezzantemente, fra gli applausi di tutti gli Amici dell'Ordine. Così, coi tumulti in teatro, col «Pane, o uccideteci»; con la rabbia, con la fame, col sospetto preternaturale, questa Parigi selvaggia fa udire la sua voce. Roland diviene sempre più querulo nei suoi Messaggi e nelle sue Lettere; giungendo quasi all'isterismo. Marat, al quale nessun potere sulla Terra può impedire di occuparsi dei traditori e di Roland, deve mettersi a letto per tre giorni: l'inestimabile Amico del Popolo è mezzo morto e giace col cuore spezzato, preso dalla febbre e da dolori di capo. «O Peuple babillard, si tu savais agir!... O Popolo di Ciarloni, se tu sapessi agire!...»
A coronamento di tutto, il vittorioso Dumouriez, in questi primi giorni del Nuovo anno, è giunto a Parigi; – per niente di buono, si teme. Egli ha l'aria di dolersi del Ministro Pache e delle dilapidazioni di Hassenfratz; e di voler concertare delle misure da prendere per la Campagna di primavera: lo si vede troppo in compagnia coi Girondini. Che complotti con loro contro il Giacobinismo, l’Uguaglianza, la Punizione di Luigi? Noi abbiamo delle lettere sue alla Convenzione. Vorrà forse rappresentare la parte dell'antico Lafayette, questo nuovo Generale vittorioso? Che si ritiri; e non senza esser denunziato.
E la Tribuna della Convenzione tuona di continuo, mera Eloquenza giuridica, e Ipotesi senza Azione; e ancora vi sono cinquantine d'iscritti sulla lista del Presidente. Anzi, i Presidenti della Gironda danno la preferenza a quei di parte loro: noi sospettiamo che essi facciano il loro gioco con la lista; gli uomini della Montagna non possono esser sentiti. E sempre la Tribuna tuona per tutto Dicembre, toccando Gennaio e il nuovo anno; non v'è fine! Parigi grida tutt'intorno, in folla, sempre più forte, fino alla nota dell'uragano. Parigi vuol «portare i cannoni da Saint-Denis»; si parla di «chiudere le Barriere», – suscitando l'orrore di Roland.
Nel frattempo, ecco che la Tribuna della Convenzione fa cessare d'un subito il suo rimbombo: tagliamo corto, sia sulla Lista chi vuole; e mettiamo fine. Il martedì seguente, quindici Gennaio 1793, vi sarà la Votazione, nome per nome: in una maniera o in un'altra, questa gran partita dev'esser terminata!