CAPITOLO III DETRONIZZATO

Ma la questione più urgente di tutte pel Legislatore, ora come ora, è questa terza: Che bisogna fare del Re Luigi?

Il Re Luigi, ora Re e Maestà soltanto per la sua famiglia, soltanto nel loro appartamento della Prigione, pel resto della Francia è divenuto Louis Capet e il Traditore Veto. Chiuso nel suo Circuito del Temple, egli ha udito e visto l'alto turbinio delle cose: lo strepito dei massacri di Settembre, i fulmini di guerra di Brunswick annientati nel disastro e nella sconfitta: passivo, come un semplice spettatore, nell'attesa che il turbine si compiacesse di travolgere anche lui. Dalle vicine finestre, i curiosi, non senza pietà, potevano vederlo ogni giorno a una cert'ora passeggiare nel giardino del Temple con la Regina, la Sorella e i due Fanciulli, che è quanto egli possiede su questa Terra. Quietamente egli cammina e attende; poichè non ha vivacità di sentimenti, ed ha un cuore devoto. L'uomo stanco, irresoluto, non ha, almeno, più bisogno di risolversi. I suoi pasti giornalieri, le lezioni al suo Figliuolo, la sua passeggiata in giardino, la sua partita alle carte o a dama occupano la giornata: la dimane provvederà a sè stessa.

Sì, la dimane; ma come? Domanda Luigi: Come? E la Francia, forse con una sollecitudine maggiore, domanda: Come? Veramente non è facile disporre d'un Re detronizzato dall'insurrezione. Tenerlo prigioniero? Egli può divenire un segreto centro per gli Scontenti, per complotti senza fine, pei loro tentativi e le loro speranze. Bandirlo? Può divenire un centro aperto per costoro; il suo regale stendardo di guerra, con quanto ha di divino, si svolgerà da sè, facendo appello al mondo. Mandarlo a morte? Un estremo crudele, incerto anche quello: eppure è il più possibile nelle presenti emergenze estreme, d'uomini insorti, di cui la vita e la morte sono in giuoco: onde, si dice che dall'ultimo gradino del trono al primo gradino del palco è breve il passo.

Ma, sopratutto, vogliamo notare qui che questo affare di Luigi appare ben diverso ora, visto di là dei Mari e alla distanza di quarantaquattro anni, da quel che appariva allora, in Francia, mentre, tutto confuso, vi si agitava d'intorno. Poichè invero è sempre una cosa assai menzognera questo stesso Tempo passato: sembra così bello, così triste, quasi un sacro Eliso, «al lume lunare della Memoria»; ma sembra, sembra soltanto. Osservate, infatti, che uno dei più importanti elementi è sempre tratto scorrettiziamente (perchè noi non lo notiamo) dal Tempo Passato: lo squallido elemento della Paura! Non là albergano la Paura, nè l'Incertezza, nè l'Ansia; ma qui, e ci danno la caccia e c'incalzano, correndo come una fondamentale dissonanza maledetta, attraverso tutti i toni musicali della nostra Esistenza; – facendo del Tempo nient'altro che un Presente! Proprio così è del povero Luigi. Perchè colpire il caduto? domanda la Magnanimità, ora fuori pericolo. È caduto tanto in basso quest'uomo un tempo così in alto; ben lungi dall'essere un criminale o un traditore, egli è il più disgraziato Solecismo Umano: che se la Giustizia astratta dovesse pronunziarsi su di lui, non potrebbe che divenire Pietà concreta, e pronunziare tra i singhiozzi la sua assoluzione!

Così ragiona la Magnanimità retrospettiva; ma la Pusillanimità presente e previdente? Lettore, tu non hai mai vissuto per mesi e mesi sotto il cigolio delle corde del patibolo prussiano; nè mai fosti parte d'una Nazionale Danza del Sahara; mentre Venticinque Milioni correvano da dementi a combattere contro Brunswick! Gli stessi Cavalieri Erranti, quando soggiogavano i Giganti, di solito uccidevano i Giganti: v'era grazia solo per gli altri Cavalieri Erranti, che conoscevano la cortesia e le leggi della guerra. La Nazione Francese, con uno sforzo simultaneo, disperato, e come per un miracolo di follia, ha rovesciato a terra il più terribile Golia, forte di dieci secoli di vita; e, quantunque il suo corpo gigantesco giaccia prostrato, avvinto, coprendo iugeri di suolo, non può credere che non si rialzi di nuovo pronto a divorare, non può credere che la vittoria non sia proprio un sogno. Il Terrore ha il suo scetticismo; la vittoria miracolosa ha il suo furore di vendetta. Quanto poi alla criminalità, il Gigante prostrato che ci divorerà se si alza, è egli un Gigante innocente? Il Curato Grégoire, che è poi il nostro Vescovo costituzionale Grégoire, asserisce, nel calore dell'eloquenza, che la Regalità è per la stessa sua natura un delitto capitale; che le Case dei Re sono come tane di bestie feroci. Da ultimo considera questo: che vi è stato un Giudizio di Carlo Primo! Questa stampa del Giudizio di Carlo Primo, è venduta e letta dappertutto ora. – Quel spectacle! Così il Popolo inglese giudicò il suo Tiranno e divenne il primo dei Popoli Liberi: quest'atto, grazie al Destino, non può ora emularlo la Francia? Scetticismo del terrore, rabbia della vittoria miracolosa, spettacolo sublime per l'universo, – tutte cose che additano una via fatale.

Queste questioni principali e quelle infinite incidentali – degli Anarchici di Settembre e della Guardia Dipartimentale; degli ammutinamenti pel grano, con le lagnanze dei Ministri dell'Interno; delle Armate, per le dilapidazioni di Hassenfratz; e su quel che deve farsi di Luigi – assorbono e ingarbugliano la Convenzione; che tanto più volentieri vorrebbe fare la Costituzione. Inoltre tutte queste questioni, come spesso accade di queste cose, s'ingrossano; s'ingrossano nella mente d'ogni Francese; e si può anche vedere come s'ingrossano, in modo assai curioso, in questa ridda possente dei Dibattiti Parlamentari, di Affari Pubblici che la Convenzione deve trattare. Una questione emerge, di lieve importanza sulle prime; è respinta, è sommersa; ma sempre torna a galla più grossa di prima. È una strana, veramente indescrivibile crescenza che hanno queste cose.

Noi scorgiamo, intanto, sia per la sua frequente riapparizione, sia pel rapido ingrandirsi della sua mole, che questa questione del Re Luigi primeggerà su tutte le altre. E veramente in questo caso, primeggerà in un senso molto più profondo. Poichè come la Verga d'Aronne ingoiava tutti gli altri serpenti, così la Questione Principale, qualunque essa sia, assorbirà tutte le altre questioni e tutti gli altri interessi; e da essa, dalla sua decisione, tutte le altre nasceranno, per così dire, o saranno partorite, avendo forma, fisionomia e destino corrispondenti. Era decreto del Fato, che nel largo aggrovigliarsi, nello strano viluppo, nel mostruoso e stupefacente garbuglio degli Affari della Convenzione, la grande, la Questione Principale fra tutte le questioni, e controversie, e misure, e intraprese, che si dovevano svolgere là a stupore del mondo fosse questa Questione del Re Luigi.

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