Ma, le Autorità Costituite che facevano in tutto questo tempo? e l'Assemblea Legislativa; e i Sei Ministri; e il Municipio; e Santerre con la Guardia Nazionale? – È tanto curioso pensare che cosa è una città. I teatri, ventitrè teatri, erano aperti tutte le sere durante quei prodigi; mentre qui tante mani erano stanche dallo sgozzare, là altre destre facevano echeggiare con dolcezza corde melodiose; mentre l'Abbé Sicard si arrampicava sul secondo paio di omeri, all'altezza di tre uomini, cinquecentomila individui giacevano orizzontalmente, come se niente fosse.
Quanto alla povera Legislativa, lo scettro s'era dipartito da essa. La Legislativa mandò Deputazioni alle Prigioni, a quelle Corti di Giustizia da strada; il povero M. Dusaulx vi arringò, ma non convinse nessuno; che anzi, poichè continuava ad arringare, la Corte da strada intervenne, non senza minacce; ed egli dovette smettere e ritirarsi. Costui è quello stesso povero vecchio degno signor Dusaulx, che disse, o invero quasi cantò (quantunque con voce rotta) la presa della Bastiglia, con nostra soddisfazione, tempo addietro. Egli era solito ad annunziarsi, in questa e in altre occasioni, come il Traduttore di Giovenale. «Buoni cittadini, voi vedete innanzi a voi un uomo che ama il suo paese, che è traduttore di Giovenale» egli disse una volta. – «Giovenale?» interrompe il Sanculottismo. «Chi diavolo è questo Giovenale? Uno dei vostri sacrés Aristocrates? Alla Lanterne!» Da un oratore di questo genere non era da aspettarsi la persuasione. La Legislativa a stento potè salvare uno dei suoi Membri, o ex Membri, il Deputato Jounneau, che si trovò arrestato per semplici reati parlamentari, e messo in quelle prigioni. Quanto al povero vecchio Dusaulx e compagnia, ritornarono alla Salle de Manège, dicendo che «era buio e non avevano potuto vedere bene che cosa si facesse».
Roland scrive messaggi indignati in nome dell'Ordine, dell'Umanità e della Legge, ma non ha Forza a sua disposizione. La Forza Nazionale di Santerre va a rilento: quantunque egli dica di far requisizioni – che sempre tornano a disperdersi. Non abbiamo noi visto, con gli occhi dell'Avvocato Maton, anche «uomini in uniforme» con le maniche insanguinate fino all'omero? Pétion va in isciarpa tricolore, parla «il linguaggio austero della legge»; gli uccisori smettono mentre egli è là; ma, come volge le spalle, ricominciano. Anche Manuel in isciarpa noi vediamo di volo, con gli occhi di Maton, mentre arringa nella corte detta delle Nutrici, Cour des Nourrices. Dall'altra parte il crudele Billaud, del pari in isciarpa, «col piccolo abito color pulce e colla parrucca nera, che siamo assuefatti a vedere, pronunzia a voce alta, «in piedi fra i cadaveri», all'Abbadia, una breve ma indimenticabile arringa, riportata con varia fraseologia, ma sempre con un intento. «Bravi Cittadini, voi state estirpando i Nemici della Libertà; voi fate il vostro dovere. La Comune e il Paese, pieni di gratitudine, desidererebbero di compensarvi adeguatamente, ma non possono, perchè a voi è nota la mancanza di fondi. Chiunque avrà lavorato (travaillé) in una Prigione, riceverà un bono per un luigi, pagabile dal nostro cassiere. Continuate il vostro lavoro.» Le Autorità Costituite sono appena d'ieri e tutte battono una via diversa; può dirsi che non v'è Autorità Costituita, ma ognuno è il proprio Re; tutti sono reucci, belligeranti, alleati o armati neutrali, non soggetti ad alcun Re.
«Oh imperitura infamia», esclama Montgaillard, «quella Parigi che guarda stupita per quattro giorni, e non interviene!» Senza dubbio era tanto desiderabile che Parigi si fosse interposta; pure non era punto innaturale che se ne stesse, così, a rimirare stupita. Parigi è in preda a un panico mortale, col nemico e il patibolo alle porte; chiunque in Parigi ha cuore d'affrontare la morte, trova che è più urgente farlo combattendo contro i Prussiani, che combattendo contro gli uccisori degli Aristocratici. V'è chi, come Roland, sente indignazione, aborrimento; altri, come Marat e il Comitato della Salute, accordano una triste sanzione, premeditata o meno; una fiacca disapprovazione, una fiacca approvazione, un'acquiescenza alla Necessità e al Destino è il sentimento generale. I Figli delle Tenebre, «circa duecento», sorti dai loro nascondigli, trovano campo libero per compiere la loro opera, stimolati dalla frenesia febbrile del Patriottismo, dalla demenza del Terrore, – stimolati forse dal lucro, dai luigi d'oro del salario? No! non dal lucro; poichè gli orologi d'oro, gli anelli, il danaro dei Massacrati sono portati puntualmente al Palazzo Civico, dagli uccisori sans indispensables, che si contendono poi i loro venti scellini di salario; e Sergent, che si caccia al dito un'agata di una bellezza non comune (con la ferma «intenzione di renderne poi conto»), diviene Agate-Sergent. Ma il sentimento prevalente, come dicevamo, è una fiacca acquiescenza. È appena finita per mancanza di materiale la patriottica o frenetica parte di lavoro; i Figli delle Tenebre, attratti evidentemente dal solo lucro, cominciano a strappare gli orologi, le borse, i monili dal collo delle signore, «per equipaggiare i volontarî», alla luce del giorno, per le vie – Lo spirito pubblico da fiacco si fa veemente; la Guardia Civica alza il bastone e colpisce con tutta l'anima (come un conduttore di bestiame indomito) e rimette «il corso delle cose» sul suo antico cammino. La stessa Garde-Meuble fu fraudolentemente depredata il diciassette del mese con nuovo orrore di Roland, che si rimette all'opra, ed è, come dice il Sieyès, «il Veto dei malandrini», Roland Veto des coquins.
Tale è il Massacro di Settembre, altrimenti chiamato «Severa Giustizia del Popolo». Tali sono i Septembriseurs, nome di qualche importanza e lume, – ma di un lume d'infero fuoco; tanto diverso da quello dei nostri Eroi della Bastiglia, che splende incontrastato da qualunque Amico della Libertà, come irradiato da una luce celestiale. A tal fase sono giunti omai gli eventi! Il numero dei massacrati è, nella Fantasia Storica, «tra i due e i tremila»; o bisogna farlo «risalire a seimila», giacchè Peltier (nella sua visione) vide massacrare anche i pazienti del manicomio di Bicêtre «con una scarica di mitraglia»; finalmente essi sono «dodicimila» e qualche centinaio, non più. Da cifre matematiche, e da liste compilate dall'accurato avvocato Maton, il totale delle vittime, compresi duecentodue preti, «tre sconosciuti» e «un ladro ucciso ai Bernardins», è di milleottantanove, – non meno.
Milleottantanove morti, «duecentosessanta scheletri ammucchiati sul Pont au Change», – ove Robespierre, perorando di poi, «quasi piangerà» pensando che si diceva esservi fra quelli un ucciso innocente. Uno solo, non due, Incorruttibile Verdemare? Se è così, la Temi Sansculotte dev'essere ben fortunata; poichè fu breve! – Nei Registri confusi del Palazzo Civico, che si conservano ancora oggi, si leggono con un certo stringimento di cuore, partite e entrate insolite nei Libri Municipali: «Ai lavoratori adibiti a preservare la salubrità dell'aria nelle prigioni, e a persone che presiedono a queste operazioni pericolose», tanto, – in varie partite, circa settecento sterline. Ai conduttori di carri dei «Cimiteri di Clamart, Montrouge e Vaugirard», tanto al giorno per carro; anche questo è registrato. Poi, tanti franchi e soldi dispari «per la quantità necessaria di calce viva!» I carri percorrono le vie pieni di nudi cadaveri umani, messi alla rinfusa, con membra che sporgono in fuori; – guardala quella mano ghiacciata che si protende da quel mucchio di corpi stretti in un abbraccio fraterno, d'un pallore cupo, d'una rigidezza diaccia, con la palma aperta verso il Cielo, come se dicesse una muta preghiera, un lamentevole De profundis. Abbi pietà dei figli degli Uomini! – «Mercier vide una tal cosa, come discendeva per la via Saint-Jacques da Montrouge, il mattino dei Massacri»; ma non una mano, era un piede, – il che egli trova, non si sa perchè, più significativo. Era forse il piede di uno che, con un calcio, vilipendeva il Cielo? mentre precipitava, come un palombaro selvaggio, in preda al disgusto e alla disperazione, verso le profondità del Nulla? Anche là ti ritroverà la Sua mano, la Sua mano destra ti terrà, – di certo per ragione e non per torto, per bene e non per male! «Io vidi quel Piede» dice Mercier; «e lo riconoscerò nel gran Giorno del Giudizio, quando l'Eterno sul trono dei suoi fulmini, giudicherà Re e Settembrizzatori».
Che un grido inarticolato di orrore partisse alla vista di quelle cose, non solo dalla Francia Aristocratica e Moderata ma da tutta l'Europa, giungendo fino ai nostri giorni, era ben naturale e logico. Intanto la cosa s'è compiuta, è irrevocabile; una cosa da annoverarsi fra tante altre, che appaiono assai fosche nei nostri Annali terrestri, ma che pur non si possono cancellare. Poichè l'uomo, come fu notato, ha in sè il trascendentalismo, stando, come fa, da povera creatura, «nel confluente degl'Infiniti»; mistero a se stesso e agli altri: nel centro di due Eternità, di tre Immensità, – nell'intersezione della Luce primitiva col Buio sempiterno! – E così, specialmente per la veemenza di animi ridotti in uno stato di disperazione, «cose assai miserabili si sono compiute». I Vespri Siciliani, con «ottomila uomini uccisi in due ore», son cosa nota. Anche i Re, non in istato di disperazione, ma solo in condizioni difficili, hanno macchinato per giorni ed anni (il De Thou dice per sette amni) il loro Affare della S. Bartolomeo; e poi, nel momento opportuno, anche una Domenica d'Autunno, questa stessa Campana (dicono che fosse l'identico metallo) di Saint-Germain l'Auxerrois si pose a scampanare – con effetto. Le stesse pietre di queste carceri di Parigi, hanno visto prima d'ora altri massacri nelle prigioni; massacri di cittadini fatti da cittadini, i Borgognoni massacranti gli Armagnac che avevano rapidamente imprigionati, finchè, come ora, non li ridussero mucchi di cadaveri, finchè per le vie non corsero rossi rigagnoli; il Sindaco Pétion, del tempo, parlava l'austero linguaggio della legge, e gli Uccisori gli rispondevano in antico francese (il francese di circa quattro secoli) «Maugré bieu, Sire», Signore, «sia la maledizione di Dio sulla vostra «giustizia», sulla vostra «pietà», sul vostro «diritto». Sia maledetto da Dio chi avrà pietà per questi falsi e traditori Armagnac Inglesi; sono cani, ci hanno distrutti, hanno rovinato questo regno di Francia, l'hanno venduto agli Inglesi». E così sgozzano, e buttano via lo sgozzato, fino a raggiungere il numero di «millecinquecentodiciotto, fra i quali si trovano quattro Vescovi per falso e reo consiglio, e due Presidenti del Parlamento». Benchè non sia il mondo di Satana questo in cui viviamo, Satana vi ha sempre il suo posto (sotto terra veramente), e a quando a quando balza fuori. Può bene urlare d'orrore il genere umano, e scagliare il suo anatema inarticolato: vi sono azioni di tal portata che nessun urlo può essere troppo acuto. Urlate pur voi: essi hanno agito.
Gridi chi può in questa Francia, in questa Legislativa o in questo Municipio di Parigi; vi sono Dieci uomini che non gridano. Una circolare parte dal Comitato di Salut Public, in data 3 Settembre 1792, diretta a tutti i Municipî: un Documento di Stato ben notevole e degno d'essere esaminato. «Una parte dei feroci cospiratori detenuti nelle prigioni», essa dice, «sono stati messi a morte dal Popolo, e noi non possiamo dubitare che tutta la Nazione, trascinata a rovina estrema da un tal seguito di tradimenti, voglia affrettarsi ad adottare questo mezzo di pubblica salvezza; che tutti i Francesi vogliano gridare come quei di Parigi. Noi andiamo a combattere il nemico, ma non vogliamo lasciare dietro di noi dei briganti che sgozzeranno le nostre mogli e i nostri figliuoli». Seguono le seguenti firme: Panis, Sergent, Marat, Amico del Popolo, ed altre sette; – che in un così strano modo si perpetuano, nella memoria degli Antiquarî. Notiamo per altro che quella Circolare si ritorceva più che altro su di essi medesimi. I Municipî non ne tennero nessun conto, ed anche gli arrabbiati Sanculotti ne fecero poco uso; urlarono, mugghiarono, ma non giunsero a mordere. A Reims «circa otto persone» furono uccise, e due poi furono impiccate per aver fatto ciò. A Lione e in pochi altri luoghi, furono fatti alcuni tentativi, ma con poco effetto, perchè prontamente repressi.
Meno fortunati furono i Prigionieri di Orléans; così il buon Duca di La Rochefoucauld. Viaggiando egli in diligenza con sua madre e sua moglie diretti alle Acque di Forges o a qualche paese più tranquillo, fu arrestato a Gisors; condotto per le strade in mezzo ad una moltitudine tumultuante, fu ucciso con un «colpo di ciottolo di strada, lanciato attraverso lo sportello della vettura». Ucciso perchè, da Liberale qual'era, era divenuto Aristocratico; Protettore dei Preti; autore della sospensione del virtuoso Pétion; assai disgraziatamente per lui, pel suo calore che s'era raffreddato, era divenuto detestabile al Patriottismo. Egli muore rimpianto dall'Europa; e il suo sangue schizza sulle guance della vecchia madre dell'età di novantatrè anni.
Quanto ai prigionieri di Orléans, essi sono criminali di Stato: Ministri Realisti, Delessart, Montmorin, che sono stati mandati in massa innanzi l'Alta Corte di Orléans, fin da che cominciò a funzionare. Ora sembra bene che si trasferiscano a Parigi innanzi alla nostra nuova Corte dei Diciassette, che procede tanto più rapidamente. Onde l'ardente Fournier della Martinique, Fournier l'Américain, è partito in missione da parte dell'Autorità Costituita, con Guardie Nazionali di fiducia e col Polacco Lazuski, parcamente munito di danaro pel viaggio. Costoro, attraversando cattivi quartieri, superando difficoltà e pericoli giacchè le Autorità si ostacolavano l'una l'altra a quel tempo, – riconducono trionfalmente i Cinquanta o Cinquantatrè Prigionieri di Orléans alla volta di Parigi; dove una più rapida Corte, quella dei Diciassette, li giudicherà. Ma purtroppo, nel frattempo, a Parigi, una Corte più rapida, più rapida della Seconda e di quella del Settembre, s'è istituita: non entrate a Parigi, o essa vi giudicherà! – Che farà l'ardente Fournier? Sarebbe stato suo dovere, come Commissario Volontario, se avesse avuto un carattere perfetto, di proteggere la vita di quegli uomini, per quanto Aristocratici, a costo della sua preziosa vita, per quanto Sanculotte, finchè una Corte Costituita avesse pronunziato il suo giudizio. Ma egli era un carattere imperfetto e un imperfetto Commissario; forse uno dei più imperfetti.
L'ardente Fournier riceve ordini e contr'ordini da una e da un'altra Autorità; si sente perplesso in tanta molteplicità di ordini; alfine si dirige alla volta di Versailles. I suoi Prigionieri andavano in carrelli, o carrettoni aperti; egli e le Guardie li circondavano cavalcando. All'ultimo villaggio, il degno Sindaco di Versailles gli venne incontro, preoccupato perchè l'arrivo e la chiusura dei prigionieri fossero ben regolati. È Domenica: il 9 del mese. Ed ecco, entrando nell'Avenue di Versailles, qual moltitudine, inquieta, brulicante al sole di Settembre, sotto la verdura cupa delle foglie di Settembre; nella via a Quattro filari, è un mormorio, una calca, come se la città si fosse votata! I nostri carrettoni procedono pesantemente a traverso il mare vivente; e le Guardie e Fournier si fanno la via con difficoltà sempre crescente; il Sindaco parla e gestisce nella maniera più intensa ascoltando il suo stesso mormorio, non senza qualche acuto guaito qua e là; – Voglia Iddio che si possa uscire da questo luogo, e che il vento e il dissolversi della folla attenuino il calore che qui sembra quasi scottante!
Ma se la larga Avenue è troppo stretta, che sarà la via della Surintendance, quando lasceremo questa? All'angolo della via della Surintendance gli strilli repressi divengono un urlo continuo; figure selvagge si slanciano ai timoni dei carrettoni; sono i primi spruzzi d'una immensa marea che s'avanza! Il Sindaco perora, spinge, quasi disperato, è sospinto, portato via nelle braccia degli uomini; la selvaggia marea penetra, s'impone. In un orrendo fracasso, in un tumulto qual di lupi inferociti, i Prigionieri cadono massacrati, tutti, – tranne undici, che fuggirono nelle case e vi trovarono grazia. Le prigioni e tutti gli altri prigionieri che contenevano furono salvati a stento. Degli abiti a brandelli si fanno dei falò; i cadaveri giacciono ammucchiati nelle fosse il mattino seguente. Tutta la Francia, eccettuati i dieci della Circolare e il loro popolo, si lamenta, freme, ha un grido inarticolato; tutta l'Europea fa eco.
Ma non gridò Danton, quantunque come Ministro della Giustizia vi fosse più tenuto. Il tarchiato Danton è sulla breccia, come se si trattasse di città e di nazioni prese d'assalto; fra lo spazzamento del cannone del Dieci Agosto, il cigolare delle corde dei patiboli prussiani, il cozzare delle sciabole di Settembre; la distruzione è tutt'intorno a lui, e un ruinare di mondi: Ministro di Giustizia è il suo nome, ma Titano della Speranza Perduta, e Enfant Perdu della Rivoluzione, è la sua qualità, – e l'uomo agisce in questo senso. «Noi dobbiamo spaventare i nostri nemici!» E uno spavento profondo non viene, da sè stesso, a impossessarsi dei nostri nemici? Il Titano della Speranza Perduta non è l'uomo che vorrà allontanare questo spavento. Avanti, oh perduto Titano, oh Enfant Perdu; tu devi osare, osare sempre, osare senza fine; non ti resta che questo! «Que mon nom soit flétri, che il mio nome sia infamato»; che sono io? La sola Causa è grande; e deve vivere, non perire. – Onde, dopo tutto, anche qui abbiamo un Ingoiatore di Formule; a più grossi bocconi di Mirabeau: questo Danton, Mirabeau dei Sanculotti. Non fu detto che nei giorni di Settembre questo Ministro cooperasse col rigido Roland; egli poteva essere occupato altrove, – con Brunswick e l'Hôtel-de-Ville. Quando una persona ufficiale gli parlò dei Prigionieri d'Orléans e dei rischi che correvano, egli rispose bruscamente per ben due volte: «Non sono forse colpevoli quegli uomini?» – E quando gli si fecero nuove premure, rispose «con una voce terribile», e voltò le spalle. «Mille uccisi nelle prigioni; è orribile, se vogliamo; ma Brunswick è a un giorno di cammino da noi; e vi sono ancora Venticinque Milioni d'uomini da uccidere o da salvare. Alcuni uomini hanno còmpiti – più spaventevoli dei nostri!» Sembra strano, eppure non è strano, in questo Ministro di Moloch-Giustizia; quando qualcuno che supplicava per la vita di un amico aveva accesso da lui, vi trovava compassione umana ed egli finiva col cedere ed accordare «sempre»; «nè alcun nemico personale di Danton perì in quei giorni».
Il grido d'orrore, conveniamone, quando si compiono certi atti, è giusto, inevitabile. Senonchè, la parola articolata, non il grido, è la facoltà dell'uomo: quando non è ancora possibile parlare, sia per un istante almeno – il silenzio. Il silenzio, quindi, in questo quarantaquattresimo anno dal fatto, e milleottocentotrentaseiesimo di un'«Era detta Cristiana come lucus a non lucendo», è quello che noi raccomandiamo e pratichiamo. Più che levare la voce, sarebbe forse edificante il notare, sotto un altro punto di vista, che cosa singolare sono gli usi (in latino, Mores); e come giustamente la virtù, Vir-tus, Valore o Merito, che possiede un uomo è chiamata la sua Morale o Consuetudine. Date al Truce Massacro, che è uno dei più autentici prodotti dell'Inferno, una Norma, ed esso diviene Guerra, con tutte le Leggi della Guerra, ed è naturale, è morale; individui rossi si cingono la vita dei suoi stromenti, non senza un'aria d'orgoglio, – che tu non biasimi in alcun modo. Mentre, guardate! finchè l'uomo è vestito da muratore o da contadino, e la Rivoluzione, meno frequente della Guerra, non ha ancora ottenute le sue Leggi di Rivoluzione, e i suoi individui muratori o contadini non sono in uniforme, – oh amati fratelli imbecilli dell'uman genere, chiudiamo le nostre bocche spalancate; smettiamo dal gridare, e cominciamo a riflettere!