CAPITOLO VI PER FINIRE IL TERRORE

Invero è molto degno di nota il fatto che fin dal tempo della Festa dell'Etre-Suprême e delle sublimi e continuate arringhe su di essa, che Billaud temeva diverrebbero ben noiose per lui, Robespierre s'era lasciato poco vedere al Comitato, restando appartato, come per una bizza. Inoltre v'era stato un rapporto a proposito di quella vecchia Cathérine Théot e il suo Rigeneratore annunziato dai Profeti, che non era animato dalle migliori intenzioni. Questo mistero della Théot è considerato con ostentazione come un Complotto; ma evidentemente, vi si scorge una punta satirica, una celia irriverente, non contro la vecchia zitella soltanto, ma indirettamente contro il suo Rigeneratore! La penna leggera di Barrère era forse in fondo a tutte queste cose: letto a traverso degli organi solenni e tabaccosi del vecchio Vadier della Sûreté Générale, il Rapporto di Théot ebbe i suoi effetti: il Viso Repubblicano si contrasse in una piega beffarda. Dovevano accadere queste cose?

Notiamo inoltre che fra i prigionieri raccolti nelle Dodici Case di Arresto ve n'è una che abbiamo già vista precedentemente. La Señora Fontenay, nata Cabarrus, la bella Proserpina, che il Rappresentante Tallien, come Plutone, raccolse a Bordeaux, non senza risentirne gli effetti! Tallien è a casa sua, richiamato da tempo da Bordeaux, e nella condizione più allarmante. Invano egli faceva risuonare sempre più alta la nota del Giacobinismo per cancellare i suoi precedenti: i Giacobini lo avevano espulso dal loro seno. Due volte Robespierre, dalla Tribuna della Convenzione, mormorò al suo indirizzo parole di cattivo presagio. Ed ora la sua bella Cabarrus, colpita da denunzia, trovasi in arresto, sospetta, malgrado tutto quello ch'egli potè fare! – Chiusa nell'orrido ovile della morte, la Señora fa pervenire clandestinamente al suo rosso e oscuro Tallien le istanze e le preghiere più pressanti: Salvami, salvati! Non vedi che la tua testa è condannata, perchè sei di un'audacia troppo fiera, e per di più sei un Dantonista, contro cui mormora la calunnia? E forse non siete tutti condannati, come nella caverna di Polifemo? Tutti sarete mangiati, e quello fra voi che sarà più umile, più schiavo, avrà la sola ricompensa di esser mangiato per ultimo! – Tallien riconosce rabbrividendo che ciò è vero. Tallien ha avuto cattivi presagi; così Bourdon, Fréron e Barras sono odiati: ognuno «si assicura se la propria testa è ancora attaccata alle spalle».

Intanto Robespierre, di nuovo lo notiamo, va poco alla Convenzione, non va affatto al Comitato, non parla in nessun luogo, tranne che alla sua Giacobina Camera dei Lordi, circondato dalle sue Guardie del Corpo, i Tapedurs. In questi «quaranta giorni» – siamo ormai verso la fine di Luglio – egli non s'è lasciato vedere al Comitato; ha solo compiuto il suo lavoro mediante i suoi tre bricconi insignificanti e il terrore che emana da lui. L'«Incorruttibile» se ne sta appartato, o lo si vede camminare a lunghi passi in luoghi solitari e pei campi, con l'aria di meditazione intensa; e alcuni dicono, «con occhi iniettati di sangue», conseguenza d'una bile estrema: la più lamentevole Chimera verdemare che si aggirasse sulla Terra quel Luglio! O disgraziata Chimera; perchè tu pure avevi una vita, un cuore di carne; ove mai quegli Dei severi, che pareva ti sorridessero lungo tutta la vita, ti hanno ora condotto e abbandonato? Non sei tu quello stesso che pochi anni addietro era un giovane Avvocato di belle speranze, e che abbandonò la carica di Giudice, ad Arras, piuttosto che condannare a morte un uomo? Quali possono essere i suoi pensieri? I suoi progetti per finire il Terrore? Chi sa: vaghe idee frammentarie d'una Legge Agraria; un Sanculottismo vittorioso che diviene Proprietario fondiario; i vecchi soldati risedenti negli Edifizî nazionali, negli Ospedali di Chambord e Chantilly; la pace comperata con la vittoria; brecce cicatrizzate della Festa dell'Etre Suprême; – e così a traverso mari di sangue, si arriverà all'Eguaglianza, alla Frugalità, alla Beatitudine agognata, alla Fratellanza, alla Repubblica della Virtù. Spiaggia benedetta d'un tal mare di sangue aristocratico: ma come approdarvi? Attraversando un'ultima ondata: un'ondata di sangue di Sanculotti corrotti, di traditori o di semi-traditori Convenzionali, di ribelli come Tallien e Billaud, pei quali col mio Etre Suprême io sono divenuto insopportabile, e con la mia Apocalittica Vecchia un oggetto di riso! – Così parla questo povero Robespierre, come un fantasma verde-mare nel Luglio fiorito. Tracce di schemi ondeggiano confusamente; ma quali fossero i suoi schemi e i suoi pensieri niuno saprà mai.

Si dice che si stiano scavando nuove Catacombe per un macello immenso, simultaneo. La Convenzione deve essere massacrata fino all'estremo dal Generale Henriot e Compagnia; la Giacobina Camera dei Lordi deve prendere il dominio, e Robespierre esser fatto Dittatore. Vi è una Lista, pronta, forse sì, forse no; una lista cui il Parrucchiere dell'Incorruttibile ha dato un'occhiata mentre gli arriccia i capelli. Ognuno si domanda: Vi sarò anch'io?

Inoltre come la Tradizione e l'Aneddoto ci riferiscono, vi fu a quel tempo un notevole pranzo di scapoli in casa di Barrère, un giorno che faceva molto caldo. Perchè, senza dubbio, o Lettore, questo Barrère e altri della stessa specie davano dei pranzi, avevano «una casa di campagna a Clichy», eleganza, sontuosità, e i piaceri imbellettati. Ma, al pranzo di cui parliamo, si dice che pel gran caldo che faceva, gli ospiti s'erano tolti i loro abiti e li avevano lasciati nell'anticamera; allora Carnot sguisciò fuori, si pose a frugare nelle tasche di Robespierre, e rinvenne una lista con Quaranta nomi, compreso il suo: quel giorno egli non portò troppo frequentemente la coppa alle labbra! – Amici, voi dovete scuotervi, alfine; voi, tristi Rane del Pantano, mute da quando affondò il Girondismo, anche voi, ormai, dovete gracidare o morire! Si tengono conciliaboli, si parla, si gestisce; conciliaboli notturni, misteriosi come la morte. E se il felino Massimiliano penetrasse colà coi suoi lunghi passi, senza voce come sempre, dagli occhi verdi iniettati di sangue, col dorso curvo e i capelli irti? Il temerario Tallien dall'indole avventata e dalla lingua audace, metterà egli il sonaglio al gatto. Si fissi il giorno, e sia presto, per tema che non sia mai!

Ed ecco che prima del giorno designato, nel giorno che chiamano Otto del Termidoro, 26 Luglio 1794, Robespierre in persona compare alla Convenzione e monta alla Tribuna! Il volto bilioso sembra offuscato da una nube nuova; figurarsi se Tallien, Bourdon e compagni lo ascoltano con interesse. È una voce presaga di vita o di morte. Strascicata, spiacevole come quella del barbagianni, risuona la profetica voce: lo spirito Repubblicano è degenerato; il Moderatismo corrompe; gli stessi Comitati della Sûreté e del Salut sono infetti; le apostasie sono da una parte e dall'altra: Io Massimiliano, Io solo rimango incorruttibile, pronto a morire al momento opportuno. Per tutto ciò che rimedio può esservi? La Ghigliottina; la Ghigliottina, che tutto risana, ha bisogno di nuovo vigore; morte ai traditori d'ogni colore! Così canta la profetica voce nella cassa armonica della Convenzione. È questa la vecchia canzone: ma, ahimè, la cassa armonica ha forse, oggi, cessato di funzionare? In questa Convenzione non v'e più risonanza; vi è, per così dire, un silenzio affannoso, qualcosa di discordante che non si sa che sia! Lecointre, il nostro antico merciaio di Versailles, nell'incertezza del momento, non vede niente di meglio a fare che alzarsi, «insidiosamente» o non insidiosamente, e presentare una mozione, che secondo la consuetudine invalsa, il Discorso di Robespierre sia «stampato e mandato ai Dipartimenti». Ascoltate: note aspre, anzi di dissonanza! Gli Onorevoli Membri partecipano alla dissonanza; i membri del Comitato incolpati nel Discorso la rendono più acuta, chiedendo una «dilazione per quella stampa». Sempre più alta sale la nota della dissonanza; l'Editore Fréron arriva a domandare: «Che è mai divenuta la Libertà delle Opinioni in questa Convenzione?» L'Ordine di stampare e trasmettere il discorso, già approvato, è revocato. Robespierre, più che mai verde, si ritira sopraffatto, accorgendosi che questa è una rivolta e che la rovina è prossima!

La rivolta è una cosa della natura più fatale in qualsiasi intrapresa; una cosa tanto incalcolabile, che incute un repentino timore, e non si può trattare con paura. Ma la rivolta, sopratutto in una Convenzione di Robespierre, – è il fuoco che crepita nella Santa Barbara della nave! È affare d'un momento: vi precipitate sfidando la morte, e spegnete col piede quel fuoco; esitate un'istante – e nave e capitano e ciurma e carico son ridotti in frantumi; il viaggio della nave è terminato d'un subito tra mare e cielo. Se questa notte Robespierre può mettere in iscena il suo Henriot e Compagnia e ottenere che facciano il loro lavoro, egli e il Sanculottismo possono ancora sussistere per qualche tempo; altrimenti, no. Oliviero Cromwell distinse coi suoi occhi truculenti come stavano le cose, e strappò una pistola dalle sue fonde; e Agitatore e Agitazione furono d'un subito spazzati via. Noll era un uomo atto a tale impresa

Quanto a Robespierre, a sera, egli sguiscia nella sua Giacobina Camera dei Lordi, ove, in cambio d'una risoluzione adeguata, espone le sue disgrazie, le sue virtù non comuni, la sua incorruttibilità; poi, spiega la sua Orazione da barbagianni che è stata respinta; – la rilegge ancora una volta, e dichiara che è pronto a morire nel momento opportuno. Tu non devi morire! grida il Giacobinismo dalle sue mille gole. «Robespierre, io berrò la cicuta con te», esclama il Pittore David, «Je boirai la ciguë avec toi», – cosa non essenziale a farsi, ma che nell'ardore del momento si può dire.

Intanto, la nostra Giacobina cassa armonica agisce! Applausi che arrivano al cielo coprono l'Orazione rigettata; gli occhi dei Giacobini gettano fuoco: la Insurrezione è un sacro dovere; la Convenzione dev'essere purgata; il Popolo Sovrano messo sotto gli ordini d'Henriot e della Municipalità; noi faremo un altro Due Giugno. Alle vostre tende, o Israele! In questa chiave suona il Giacobinismo; con un vero tumulto di rivolta. Sbrighiamoci di Tallien e di tutta l'Opposizione. Collot d'Herbois, quantunque del supremo Salut, e da poco scampato alla morte, è spinto a gomitate e maltrattato; può dirsi ben lieto d'uscirne vivo. Entrando nelle sale del Comitato del Salut, tutto scarmigliato, vi trova fra gli altri l'elegante e tetro Saint-Just, che alla sua maniera corretta gli domanda: «Che cosa è accaduto ai Giacobini?» – «Che cosa è accaduto?» ripetè Collot, con una forma da Cambise senza niente di istrionico; «che cosa è accaduto? – Nient'altro che rivolta e orrori. Voi volete le nostre vite; ma non le avrete». A questa oratoria da Cambise, Saint-Just balbetta, poi prende il cappello e si ritira. Quel Report di cui aveva parlato, Rapporto sulle cose Repubblicane in genere, che si dovrà leggere alla Convenzione domani, egli non può mostrarlo in questo momento, perchè là ha un amico; egli, Saint-Just, lo richiederà e lo manderà quando sarà tornato a casa. Ma, tornato a casa, non lo manda, e risponde che non vuol mandarlo, e che dovranno udirlo alla Tribuna la dimane.

Che ognuno, quindi, segua un ben noto consiglio: «preghi il Cielo, e mantenga asciutta la sua polvere!» La dimane Parigi vedrà una cosa. Rapidi esploratori volano nell'ombra o nelle tenebre, tutta la notte, dalla Sûreté e dal Salut; da conclave a conclave; dalla Società-Madre al Palazzo Municipale. Possono gli occhi di Tallien, di Fréron e di Collot chiudersi al sonno? Il potente Henriot, il Maire Fleuriot, il Giudice Coffinhal, il Procuratore Payan, Robespierre e tutti i Giacobini si tengono pronti.

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