CAPITOLO VII IL SOFFIO DELLA MITRAGLIA

Infatti che cosa può essere più naturale, anzi, si può dire, più inevitabile d'uno Stato Post-Sanculottico, transitorio, come questo? I resti confusi d'una Repubblica della Povertà finita nel Regno del Terrore, si riuniscono in una compagine come meglio possono. Divenendo incredibili l'Evangelo di Jean-Jacques e molti altri Vangeli, che cosa le resta a fare se non tornare all'antico Evangelo di Mammone? Il Contrat social è vero o falso; la Fratellanza è Fratellanza o Morte; ma la moneta comprerà sempre l'equivalente della moneta; nel naufragio dei dubbi umani resta indubitabile che il Piacere è piacevole. L'Aristocrazia della Pergamena Feudale è passata via travolta dall'impeto delle onde; ed ora per un corso naturale delle cose, arriviamo all'Aristocrazia del Danaro. È il corso che attraversano ormai tutte le Società Europee nel loro viaggio. Un'Aristocrazia, a quanto pare, più bassa? Infinitamente più bassa; la più bassa finora conosciuta.

Senonchè, essa ha questo vantaggio che, al pari della stessa Anarchia, non può continuare. Hai tu considerato come il pensiero è più forte dei parchi d'Artiglieria e (foss'anche cinquant'anni, duemila anni dopo la morte e il martirio) scrive e cancella gli Atti del Parlamento, rimuove montagne, plasma il Mondo come morbida creta? Hai considerato ancora come il principio d'ogni pensiero, degno di questo nome, è l'Amore; e vi fu mai una testa savia senza un cuore generoso? Il Cielo non esaurisce la sua bontà, e in ogni generazione ci manda sempre cuori generosi. Ora, qual cuore generoso può far le viste di credere o essere così cieco da credere che la Fedeltà alla Borsa è una nobile Fedeltà? Mammone, grida il cuore generoso di tutte le età e di tutti i paesi, è il più basso degli Dei conosciuti, ed anche dei Diavoli conosciuti. Qual gloria è in esso, che voi dobbiate adorarlo? Nessuna gloria visibile, e neppur terrore, solo il detestabile male accoppiato allo spregevole! – I cuori generosi, vedendo da un lato il Dilagare della Miseria, oscura all'esterno e all'interno, che bagna di lagrime la sua oncia e mezza di pane; e da un altro lato nient'altro che Balli in mutande color carne, e un fasto vano, disgustoso, di tal sorta – non può a meno di gridare, non può a meno di annunziare: Basta, divino Mammone; è un po' troppo! La voce di costoro, allorchè si fa intendere, reca il fiat e il pereat per tutte le cose di quaggiù.

Intanto noi detesteremo l'Anarchia come la Morte, perchè essa è la morte; e le cose peggiori dell'Anarchia saranno odiate ancor più. Non v'ha dubbio, solo la Pace è fruttifera. L'Anarchia è la distruzione: un incendio che distrugge il Falso o l'Intollerabile, ma che lascia il vuoto dietro di sè. Sappiate anche, che da un mondo d'Insensatezza non si può cavarne che Follia. Riorganizzatelo, edificate nel caso una Costituzione, vagliatela a traverso le urne come volete, essa è e rimane Insensatezza – nuova preda di nuovi impostori, che si presta ad ogni cosa losca, e non finisce meglio di come è cominciata. Chi potrebbe ottenere da uomini folli un'azione saggia? Nessuno. E così il vuoto, la Distruzione generale sono piombati su questa Francia. Che poteva fare di più l'Anarchia? Si ristabilisca l'Ordine, foss'anche per via della Spada del Soldato; venga la Pace e che i doni del Cielo non siano dispersi, e la Saggezza che il Cielo ci manda, porti i suoi frutti nel tempo opportuno! – Resta a vedere come i domatori del Sanculottismo furono essi medesimi domati, e il sacro diritto dell'Insurrezione fu spazzato via dalla polvere del cannone; con ciò finirà questa singolare Storia piena d'eventi chiamata Rivoluzione Francese.

La Convenzione, spinta su quella via da un vento impetuoso, da un'impetuosa corrente, con e senza timone, per tre anni, è divenuta stanca della propria esistenza, e vede tutti gli uomini stanca di essa; e desidera con tutto il cuore di finirla. Fino all'ultimo momento deve lottare con contraddizioni; ora avrà subito pronta una Costituzione, eppure non può aver pace.

Sieyès, noi diciamo, sta facendo la Costituzione, ancora una volta, e si può dire che l'ha finita. Ammaestrato dall'esperienza, il grande Architetto modifica tante cose e ne aggiunge tante altre. Distinzioni di Cittadini in Attivi e Passivi, cioè la qualificazione di Elettori in base al loro Avere: poi, due Camere, «il Consiglio degli Anziani» come «il Consiglio dei Cinquecento»; a questa conclusione siamo arrivati! Nello stesso proposito, evitando quella fatale disposizione degli antichi Costituenti che rinnegava sè stessa, noi stabiliamo che non solo gli attuali Membri della Convenzione siano rieleggibili, ma che i Due Terzi debbano essere rieletti. I Cittadini Elettori Attivi avranno questa volta libera scelta d'una Terza parte soltanto della loro Assemblea Nazionale. Questo decreto della rielezione dei Due Terzi noi l'aggiungiamo alla nostra Costituzione; noi sottoponiamo la nostra Costituzione ai Comuni della Francia, e diciamo: Accettate l'una e l'altro o rigettateli entrambi. Per quanto sgradevole possa essere quest'appendice, i Comuni con una maggioranza schiacciante, accettano e ratificano. Con un Direttorio di Cinque; con Due buone Camere, la doppia maggioranza delle quali è nominata da noi stessi, si può sperare che questa Costituzione sia definitiva. Essa marcerà, perchè le sue gambe, cioè i Due Terzi rieletti, sono già pronti a marciare. Sieyès guarda il suo edifizio di carta con un giusto orgoglio.

Ma vedete ora come le Sezioni contumaci, quella di Lepelletier in prima linea, si ribellano al freno! Non è una manifesta infrazione del diritto elettorale, dei Diritti dell'Uomo, della Sovranità del Popolo, quest'Appendice della rielezione dei vostri Due Terzi? Ingordi tiranni, che volete rendervi perpetui! – Poichè il vero è che la vittoria riportata su Saint-Antoine e il lungo diritto dell'Insurrezione, hanno guastato questi uomini. Anzi, hanno guastato tutti gli uomini. Considerate anche come ogni uomo era libero di sperare ciò che gli talentava; ma ora non vi è più da sperare, bisogna raccogliere i frutti, i frutti di questo.

Negli uomini guastati dal lungo esercizio al diritto dell'Insurrezione, qual confuso fermento si svilupperà, appena le lingue cominceranno a sciogliersi! I giornalisti, come i vostri Lacretelle, Laharpe, declamano; gli oratori versano la loro eloquenza. E dappertutto vi sono le tracce del Realismo e del Giacobinismo. Sulle Frontiere occidentali, con segreto profondo, Pichegru, che osa fidarsi del suo Esercito, è in trattative con Condé; in queste Sezioni parlano lupi in veste di pecore, si celano Emigrati e Realisti. Ognuno, come diciamo, aveva sperato che l'Elezione farebbe qualche cosa pel suo partito; ed ecco che ora non v'è Elezione, o soltanto la terza parte dell'elezione. Il nero si unisce al bianco contro quella clausola dei Due Terzi: tutti i Turbolenti della Francia, che veggono, per questa ragione, il loro commercio presso alla fine.

La Sezione Lepelletier, dopo parecchi Indirizzi, trova che quella clausola è una manifesta infrazione; che essa, cioè Lepelletier, non vi si conformerà; e invita tutte le altre Sezioni libere a unirsi ad essa, «in Comitato Centrale», per resistere all'oppressione. Le Sezioni vi si uniscono, quasi tutte, forti dei loro Quarantamila combattenti. Onde la Convenzione deve pensare ai casi suoi. Lepelletier nel 12 Vendémiaire, 4 Ottobre 1794, siede in contravvenzione aperta, nel suo Convento delle Filles Saint-Thomas, nella Rue Vivienne, coi fucili pronti. La Convenzione ha circa cinquemila sondati regolari a sua disposizione; Generali in abbondanza; e una miscellanea di millecinquecento ultra-Giacobini perseguitati, che in questa crisi s'erano affrettati a riunirsi e ad armarsi sotto il titolo di Patrioti dell'Ottantantove. Forte della Legge, essa invia il suo Generale Menou per disarmare Lepelletier.

Il Generale Menou marcia, quindi, con le debite intimazioni e le debite dimostrazioni, senza risultamento. Il Generale Menou, circa alle otto di sera, trova che esso è allineato nella Rue Vivienne, facendo vane intimazioni; mentre fucili carichi sono puntati contro di lui da ogni finestra, ed egli non può disarmare Lepelletier. Egli è costretto a ritirarsi con la pelle intatta, ma senza aver nulla ottenuto; e vien tratto in arresto come «un traditore». Allora tutti i Quarantamila si uniscono a Lepelletier che non può esser vinto: a qual parte si volgerà ora la tremante Convenzione? La nostra povera Convenzione, dopo un tal viaggio, proprio all'entrata del porto, per così dire, è venuta a battere contro lo scoglio; e deve sostenere una fatica spaventevole contro l'urto delle onde che la circondano mugghiando; sono Quarantamila e stanno per sommergerla, con tutto il suo carico di Sieyès e tutto il futuro della Francia! Pure, essa lotta per l'ultima volta, pronta a perire.

Alcuni chiedono che Barras sia fatto Comandante; egli trionfò in Termidoro. Altri, più a proposito, pensano al Cittadino Bonaparte, quell'Ufficiale d'Artiglieria, ora senza impiego, che prese Tolone: Uomo di testa e d'azione. Barras è nominato Comandante di nome; questo giovane Ufficiale d'Artiglieria è Comandante di fatto. In quel momento egli si trovava nella Galleria e sentì questa cosa: si ritirò per una mezz'ora per riflettere; dopo mezz'ora di raccoglimento, di meditazione intensa sull'essere o non essere, risponde: .

E ora che un uomo di testa si ritrova al centro, tutte le cose prendono vita. Presto, al Campo di Sablons per assicurarsi l'Artiglieria; non vi sono venti uomini a guardarla! Un Aiutante svelto, di nome Murat, parte di galoppo, e giunge colà ancora in tempo per pochi minuti; perchè Lepelletier era anche in marcia a quella volta: i Cannoni son nostri. Ed ora, prendete questo posto, prendete quell'altro, occorrono rapidità e fermezza: alla porta del Louvre, nel Cul-de-Sac Dauphin, nella Rue Saint-Honoré, dal Pont-Neuf lungo i Quais del Nord, al Sud verso Pont ci-devant Royal – formate intorno al Santuario delle Tuileries un anello di disciplina d'acciaio: ogni cannoniere abbia la sua miccia accesa, e tutti gli uomini abbiano pronte le armi!

Così vi è Seduta Permanente tutta la notte, e all'alba della dimane si rivede la Sacra Insurrezione, e il vascello dello Stato a lavorare sulla secca; e il mare tumultuoso tutt'intorno. Si batte la Générale, e dovunque echeggia strepito di armi e di suoni – non il suono della campana a martello, poichè non ci è rimasta che la nostra, quella del Padiglione dell'Unità. È un naufragio imminente che merita d'essere guardato dal mondo intero. Travaglia spaventevolmente la povera nave a distanza d'una gomena dal porto, con immenso pericolo. Eppure essa ha un uomo al timone. I Messaggeri insorti sono ricevuti e non sono ricevuti; alcuni sono ammessi con gli occhi bendati; seguono consigli e controconsigli; il povero vascello travaglia! – Il 13 Vendémiaire dell'anno 4, curioso giorno fra tutti gli altri, è il cinque Ottobre, anniversario di quella marcia delle Menadi, sei anni addietro; pel sacro diritto d'Insurrezione siamo giunti a tal punto.

Lepelletier ha presa la Chiesa di Saint-Roch; ha preso il Pont-Neuf, e il nostro picchetto si ritira di là senza far fuoco. Delle palle sviate di Lepelletier vengono a cadere sulle Scale delle Tuileries. Da un'altra parte s'avanzano le donne coi capelli sciolti, gridando: Pace!; e Lepelletier dietro di loro agita il cappello in segno che dovremo fraternizzare. Fermo! L'Ufficiale d'Artiglieria è immobile come un bronzo; mentre saprebbe al caso esser ratto come il lampo. Egli manda ottocento moschetti con cartucce a palla alla Convenzione stessa: perchè gli Onorevoli Membri se ne servano in casi estremi: cosa che li preoccupa abbastanza. Sono suonate le quattro pomeridiane. Lepelletier, non ottenendo nulla coi messaggeri, con la fraternità, coll'agitare del cappello, si scaglia lungo il Meridionale Quai Voltaire, percorrendo strade e vicoli con triplicata velocità, per dare un colossale assalto! E tu, Ufficiale d'Artiglieria di bronzo? – «Fuoco!», dicono le labbra di bronzo. Allora muggito e tuono, muggito e sempre muggito, continuo, come quello d'un vulcano; lavora il suo cannone nel Cul-de-Sac Dauphin contro la Chiesa di Saint-Roch; lavorano i suoi cannoni sul Pont-Royal; tutti i suoi cannoni sono in attività, mandando per aria circa duecento uomini, specialmente intorno alla Chiesa di Saint-Roch! Lepelletier non può resistere a questa specie di trastullo, nessun Membro di Sezione può resistervi; i Quarantamila cedono da tutti i lati, si sparpagliano verso i ripari. «Un centinaio circa si riuniscono intorno al Théâtre de la République; ma,» egli dice, «alcune bombe li fecero sgombrare. Alle sei tutto era finito».

Il Vascello ha superato lo scoglio, e, libero alfine, si slancia verso la riva, – fra applausi e evviva! Il Cittadino Bonaparte è «nominato Generale dell'Interno per acclamazione»; le Sezioni sedate debbono disarmare, rassegnandosi come meglio possono; il sacro diritto dell'Insurrezione è tramontato per sempre! La Costituzione di Sieyès può sbarcare e cominciare il suo cammino. Il miracoloso Vascello della Convenzione ha preso terra; ed è là, diremo con linguaggio figurato, cambiato, come i Vascelli Epici, in una specie di Ninfa del Mare, che mai più salperà; per vagare nell'Azzurro deserto: un Miracolo nella Storia!

«È falso», dice Napoleone, «che noi tirammo prima senza palle; sarebbe stato un inutile spreco di vite». Falsissimo: il fuoco fu sempre più attivo: a tutti fu ben chiaro che non si faceva per trastullo; le scanalature e i plinti della Chiesa di Saint-Roch ne sono tuttora scheggiati. – Strano: nell'antico tempo di Broglie, sei anni sono, fu promessa questa scarica di mitraglia; ma non potè effettuarsi allora: non avrebbe potuto giovare. Ed ecco che ora è giunto il tempo per essa ed è giunto l'uomo, e voi l'avete avuta; e quella che noi specificatamente chiamiamo Rivoluzione Francese è con ciò lanciata via nello spazio, e diviene una cosa che fu!

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