SCENA VII.

CARLOTTA, quindi FAUSTINI dal fondo. Detti.

Carl. ― Il signor Faustini...

Anna. ― Aspetti, ci lasci far colezione, torni.

Carlo. ― No, venga, venga subito, che lo aspetto per un affare di premura. (si alza e butta il tovagliolo sulla spalliera della sedia)

Agnese. ― Finisci almeno di far colezione...

Carlo. ― Non posso, mi rifarò a pranzo... (a Faustini) Favorisca nel mio studio.

Faust. ― Signori... (esce dalla destra seguito da Carlo)

Anna (alzandosi con istizza). ― Non potere star tranquilli un momento, non poter mangiare un boccone in pace, che è una vita questa?

Egisto. ― Hai mille ragioni: una casa come la nostra per ordine e tranquillità non si trovava in tutta Toscana; e ora!... Ma perchè non ha voluto proseguire la sua carriera di ufficiale di Stato maggiore? Perchè non ha fatto come me, un bel nulla? Ci si abitua così presto!

Agnese. ― Carlo non è ricco come sei tu.

Egisto. ― O che pregiudizio! Si può far nulla con pochissimo; anzi, ci sono tanti che riescono a far nulla con nulla!

Anna. ― Che nulla, che pochissimo! Carlo aveva le sue ottantamila lire; e colla tua dote, vivendo tutti assieme, io col fatto mio, tu colla tua rendita, si stava come tante pasque. Ma no, bisogna che egli sia tale quale suo padre! Suo padre possedeva centomila scudi, nientemeno. Ebbe la disgrazia di inventare una macchina a vapore, e quando tutti i giornali parlarono di lui, quando fu proprio celebre, fece punto, e fu bazza che si salvasse un sesto della sua ricchezza... e non dico il peggio!

Egisto. ― Povero Pietro!

Anna. ― E il figlio, per profittare della bella lezione, appena tornato dalla sua missione in Germania, mi tira subito fuori di cantina quelle care macchine del babbo, e per [74]non essergli da meno in nulla, m'inventa anche lui non so che metodo di fusione, che semplificazione d'argani!

Egisto. ― No, no, se fosse dipeso da me non ci sarebbe la polvere, e me ne tengo. Una sola volta, in un accesso di passione culinaria, ho inventato un fritto di asparagi croccanti; ma mi sono fermato subito lì!

Anna. ― Lui invece, invasato come suo padre da una febbre infernale, va ad impiantarmi officina non so dove, spendendovi tutto quanto il fatto suo, tutto quanto trova in imprestito; e noi, questo non me lo perdonerò mai, noi assistiamo stupefatti, intontiti, senza fiatare, allo spettacolo di tanti bei quattrini che presto presto si mutano in cadute d'acqua senza acqua, in macchine a vapore senza vapore, in ruote dentate senza denti... Lui su e giù per la ferrovia carico di modelli e di disegni, coperto di polvere e di carbone; in casa un via vai di faccie proibite, col cappello inchiodato sulla memoria, che bestemmiano, che puzzano di sego, di tabacco e di catrame, e sputano sui tappeti! Ma che meraviglia? Egli è democratico; gli pesa di essere il cavalier Valori; crede alla libertà e vorrebbe educare quella cara roba che è il nostro popolino! Ma perchè, ma a quale scopo tutto quest'inferno? (con solennità ironica) Ve lo dico io: per fare l'Italia! ― Va là babbuino, che quando l'avrai fatta avrai fatto una gran bella cosa!

Egisto. ― Ma prima di fare l'Italia io al suo posto comincerei a far colezione!

Anna. ― Ma ci sono ancora io, vecchia, ma sana, grazie a Dio, di corpo e di mente...

Egisto. ― E di polmoni!

Anna. ― ... Che conosco tutto il pericolo di cui può esser vittima, e che ad ogni costo lo voglio salvare, e lo salverò!

Egisto. ― E lo salveremo, per Bacco Baccone!

Agnese. ― Questo pericolo è tutto per il nostro avere?

Anna. ― Oh! se non fosse questione che di denari!

Agnese. ― E di che altro può essere?

(Voce di Carlo a destra).

Anna. ― Zitta! Senti, senti!

Carlo (fuori di scena a destra). ― Dica piuttosto che vuole burlarsi di me!

[75] Faust.(come sopra). ― La chiama una burla una tale proposta?

Carlo (come sopra). ― Sì, perchè non si può fare sul serio...

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