ANNA ed AGNESE dalla sinistra. Detti.
Egisto. ― Carlo, io ti confesso volentieri che non posso rimanere insensibile ad un progetto così nobile e generoso...
Anna. ― Egisto, t'ho da parlare.
Carlo. ― Un istante, un istante. Dunque mi hai compreso?
Egisto. ― Sì, le tue idee sono belle, sono veramente patriottiche, e tu meriti di essere aiutato.
Anna. ― Non avete ancora finito? Egisto!
Carlo. ― Un momento. Non ti ho detto che, grazie alla mia invenzione di un nuovo metodo di fusione, io posso già lottare sui mercati coi prodotti delle fabbriche estere. Pensa quale sarà il profitto quando sarà avviata la mia officina! Ma ora ho urgente bisogno del tuo aiuto.
Anna. ― Egisto, insomma?
Egisto. ― Ne riparleremo...
Carlo. ― Ma io non posso aspettare!...
Egisto. ― Ma, prima di disporre del mio capitale, bisogna che mi consigli colla sorella.
Carlo. ― Giustissimo; ma, se anche non ti decidessi ad affidarmelo subito tutto, spero che, alle stesse condizioni, non mi negheresti cinquemila lire che mi sono indispensabili per le paghe degli operai.
Anna (a Carlo). ― Tu perdi il fiato: Egisto non può e non vuole incoraggiare un gentiluomo pari tuo a derogare dalle belle e buone usanze dei nostri avi.
Carlo (ad Egisto). ― È vero?
Egisto (imbarazzato). ― Ecco... Come cittadino puoi aver ragione..... Ma come gentiluomo, abbi pazienza, bisogna che io convenga colla sorella che tu deroghi e di molto!
Carlo. ― Ma fammi il piacere di non bestemmiare! Sì, perchè quei nostri avi che ti proponi a modello soltanto nel non far nulla, sortirono tutti dai banchi e dall'industria; e perchè loro non si vergognarono di fare gli industriali, le sete e le lane fiorentine andavano famose e ricercate sui migliori [82]mercati del mondo, e noi s'aveva allora tanti quattrini da imprestarne ai Re di Francia e d'Inghilterra, e ne avanzava per giunta da piantare Santa Maria del Fiore!
Egisto (ad Anna sottovoce). ― Hai inteso? Anche Santa Maria del Fiore mi pianta, e io..... e io non so che rispondere! (Se ci metto ancora bocca, che mi caschi la lingua!) (va a sedere sulla poltrona a destra)
Agnese. ― Carlo, non inquietarti...
Carlo. ― Oh! non m'inquieto più con loro! Ma tu, Agnese, mi faresti uno di quei favori che non si dimenticano mai più?
Egisto. ― (Già; da chi li fa!)
Agnese (con premura). ― Ma pensa! Che cosa desideri?
Anna (intromettendosi). ― Se si tratta di denari, come m'immagino, è inutile far parole; la dote di Agnese, questo si sa, non si tocca; io dei denari non ne ho, e se anche ne avessi, non farebbero certo la strada degli altri.
Carlo (reprimendo un moto di sdegno). ― Basta, basta: non domanderò altro a nessuno di voi. ― Chi c'è di là?