SCENA V.

CARLO e BARTOLO dalla sinistra. Detto.

Carlo. ― È inutile, Bartolo, non vi ripiglio. Vi siete fatto cacciare tre volte per la vostra pessima condotta; se [93]vi accettassi ancora, non farei che incoraggiare i pari vostri a dare cattivo esempio. Buono voglio essere, non debole.

Bart. ― Eh! lo vedo; altro è predicare che si ha diritto a lavorare, altro poi...

Carlo. ― È pigliarsi in casa gente indegna di portare il nome di operaio... Andate in vostra pace... In paese ci sono altre officine...

Bart. ― Oggi è festa; non ho un soldo ed ho fame.

Carlo. ― Se la vostra è fame e non sete, sete di liquori, andate anche voi a ripulire la caldaia della macchina a vapore, e poi vi farò dar io da mangiare. (va presso Oreste, che si alza subito in piedi)

Bart. ― (Lo fa per umiliarmi). (esce dalla sinistra)

Carlo. ― Bravo; vedo con piacere che hai buona voglia d'imparare. Appena avrò fatto la spedizione delle macchine a Marsiglia, guarderò se ci sarà per te un posto di limatore.

Oreste. ― O maestro, io non so come provarle la mia riconoscenza...

Carlo. ― Facendoti onore: ora aria, bambino. (va allo scrittoio)

Oreste. ― (Ho finito di pigliare scappellotti!) (via correndo dalla sinistra)

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