MATILDE dalla sinistra con un panierino coperto da un tovagliolo di bucato, coll'occorrente per fare colezione. Detto.
Mat. ― Eccomi a te, Francesco. C'è del nuovo, sai, oggi... Hai appetito?
Franc. ― Poco; il caldo mi opprime... e poi con quell'uomo incontentabile!... Che non abbia a finire un giorno questo pane così salato?
Mat. ― Abbi pazienza, Francesco; tu sai quali impegni abbia il Valori sulle braccia...
Franc. ― Io so e non so... Se non faccio per lui, parli chiaro: c'è chi mi cresce la paga e mi dà il titolo di direttore.
Mat. ― Vuoi dire il Faustini?
Franc. ― Sì... Dammi da bere... Non sono padrone di servire chi mi pare?
[115] Mat.― Certamente. Ma bevi adagio... Francesco, tu sai in quali rapporti si trova il cavaliere Valori col Faustini?
Franc. ― Cani e gatti, ma ciò non mi riguarda: la mia opera è per colui che la ricompensa meglio. Metti via che non voglio altro.
Mat. ― Tu non ignori però che il Valori deve aver terminato e consegnato le sue macchine per un'epoca fissata, e sai quello che mi ha detto sua moglie.... Quella non si vergogna mica di parlare con me dei suoi guai!
Franc. ― Già lo so che ti lasci subito commuovere da quattro chiacchiere; ma son queste le belle novità che mi vuoi dire?
Mat. (con serietà). ― Senti, Francesco; tu sai se io ami la mia bambina e ti ricordi che i medici sono tutti d'accordo nel dire che il rimedio veramente sicuro sarebbe per lei quello dei bagni di mare.
Franc. ― Sì, e anche per questo sento che mi costerebbe meno piantare il Valori.
Mat. ― Ed io credi che non sarei felice di vederla una volta alzarsi da quella seggiola ove sta tutto il giorno senza mai rallegrarmi di un sorriso? Oh se bastasse camminare un giorno intiero coi piedi nudi sulle spine per ottenere la sua guarigione, io affronterei sorridendo il martirio, perchè il giorno in cui potrà correrti incontro quando ritorni dal lavoro, il giorno in cui la sentirò ridere e finirò d'invidiare tutte le altre madri, quel giorno sarà bello, molto più bello di quello in cui ti ho sposato!
Franc. ― E tu non vorresti che io mi accordassi col Faustini, il quale ci porge il mezzo di vedere la nostra bambina risanata più presto?
Mat. ― Ora guarda... (trae dal seno due biglietti da cento lire) Sono duecento lire...
Franc. ― Da tuo padre? No; t'ha dimenticata lui! Dal Faustini adunque?
Mat. ― Sì. Quando li ho avuti nelle mani, il primo mio pensiero fu alla bambina, e ho detto: con centocinquanta lire sto a Viareggio un buon mese pei bagni, e le altre cinquanta me le spendo in tanta biancheria.
Franc. ― Brava; così saranno spesi bene.
[116] Mat.― No, Francesco, questo denaro io corro a riportarlo a chi me lo ha mandato a titolo di regalo, ma colla condizione sottintesa che io ti consigli ad abbandonare il Valori in questo momento.
Franc. ― Matilde, mi viene un'idea. Se io rimanessi col Valori fino alla consegna delle macchine, e poi andassi dal Faustini, che male ci sarebbe?
Mat. ― Senti; non ti pare che il Faustini tutto quello che fa per trarti a sè, non sia anche un po' per far dispetto e danno al Valori? E Faustini lo sa che il Valori ti ha rivelato il segreto della sua invenzione?
Franc. ― Lo sa; ma ciò non vuol mica dire che io possa tradire il Valori!
Mat. ― Lo credo io; ma non ti pare che ne avrebbe un po' l'apparenza?
Franc. ― Ma tu spingi troppo la delicatezza!...
Mat. ― E sia; ma se tu sacrificassi a questo sentimento il tuo amor proprio, non ti sentiresti contento di poter dire: io avrei potuto guadagnare qualche cosa di più, avrei potuto fare qualche cosa di più per la mia creatura, e invece ho soffocato in me le voci di un giusto orgoglio, il grido del bisogno e della natura, per non disertare nel momento del pericolo la mia bandiera, per non unirmi a gente cattiva che vuole schiacciare l'uomo che ha avuto fede nella mia onestà e mi ha confidato il frutto più prezioso della sua intelligenza?
Franc. ― Oh sì, Matilde, sì che ne sarei contento; ma cara te, la povertà mi fa paura!
Mat. ― O bella la povertà, quando ci lascia il diritto di stimarci superiori alla nostra sorte! Cara e santa, quando non è l'effetto del vizio e del disonore!! Mio caro Francesco, io ti voglio dire una cosa che non ti ho detto mai. Anch'io ho avuto i miei momenti di sconforto; anch'io ho pensato talvolta alle mie amiche più agiate, più ben vestite di me; ma non ho cessato d'amarti, non ho cessato di essere contenta di te, perchè io sono convinta che sotto il tuo saio c'è un cuore che mi ama, e me lo prova col sentimento dell'onore più geloso, della delicatezza più profonda!
Franc. ― Non posso fare che questo per te, e anche questo sei tu che me lo hai insegnato!
[117] Mat.― E a me, Francesco, il pensare che se tu senti e agisci a questo modo, è anche un po' perchè tua moglie non è la donna triviale che si contenta d'esser portata al caffè e all'osteria, mi fa bene, mi fa più contenta che se tu mi potessi regalare vezzi di gioie, ed abiti sgargianti... Or dunque, poichè non ti chiedo nessun'altra cosa per la mia felicità, lasciami questa santa consolazione di saperti generoso e leale che mi compensa ad usura della povertà!
Franc. ― Oh sì, Matilde! E per dartene una prova andiamo subito da Faustini a restituirgli i suoi denari.
Mat. ― Ah! (con slancio, baciandolo) A te con tutta l'anima! (escono dalla sinistra correndo e tenendosi per mano)