SCENA IX.

AGNESE dalla destra, ed EGISTO in abito di tela bianca. Detti.

Egisto. ― Vedrai che tutto è inutile... (rimane sulla soglia a destra)

Agnese. ― Dov'è Carlo?... Che fate? Non avete udito la campana del lavoro?

Bobi. ― Quella non è la campana del lavoro; è la squilla della li-ber-tà!

Agnese. ― Sentite: se non è questione che di denaro, l'accomoderemo meglio fra noi, che Carlo non ne sappia nulla... Egli non spera più che in voi, lo sapete... Via! se egli ha qualche titolo alla vostra benevolenza, se io stessa ho potuto fare qualche cosa per le vostre famiglie, voi ci avrete ricompensati ad usura sdegnando di imitare i lavoranti delle altre officine... Oreste, dà tu il buon esempio: il fornello della macchina è ormai spento; buttaci del carbone.

Oreste. ― Subito, signora... (azione)

Bobi. ― Fa scoppiare la caldaia, imbecille! E lei, mi faccia la grazia di non seccarci altro.

Franc. ― Una parola di più alla signora e ti strappo la lingua!

Agnese. ― Signor Savelli, lei aspetta che mi si perda il rispetto per usare la sua autorità? Lei se ne sta colle mani in mano in questo momento?

Franc. ― Non posso far nulla!

Agnese. ― Dunque il mio Carlo avrà avuto invano fede ed affetto per voi tutti? povero sognatore! (ad Egisto) Aspettami, corro a cercare mio marito che saprà ricondurli al dovere.

Egisto. ― Mi lasci solo?

Agnese. ― Avresti paura? (via dalla destra)

Egisto. ― (Paura io? ho spavento!)

Bobi. ― Venga, venga, sor cavaliere! Eh che caldo?

Egisto. ― (Sarà bene fare un po' il democratico). Un caldo... un caldo che fa sudare anche i sordi!

[123] Bobi.― To', ha dello spirito lui! Levatevi pure la giacchetta senza complimenti...

Egisto. ― Grazie... (Mi dà del voi). Guardate come mi avete conciato!

Bobi. ― Ma io vi pulisco subito...

Egisto. ― (Con quelle zampe! E Carlo non arriva!) Non v'incomodate, brav'uomo...

Bobi. ― Che bella facciona simpatica!.... Voi dovete bere un bicchiere con noi!...

Egisto. ― Grazie tante!... Troppo buono! Ma non bevo mai fuori pasto!

Bobi. ― Con questo caldo? Ma io i signori li capisco a volo: ricusa perchè non abbiamo un bicchiere pulito; ma ci penso io... (soffia dentro al bicchiere, lo asciuga colla camicia, e vi mesce) Alla nostra salute, se non siete un codino!

Egisto. ― No; non son neanche un codino.... non son nulla io!

Bobi. ― Giù tutto alla nostra salute!

Egisto. ― Alla vostra salute! (Alla mia no certo) (beve) (Che veleno!) Ora che ho fatto a vostro modo, vorreste farmi una grazia?

Bobi. ― Parla, anima mia! Vuole offrirci dei sigari di sicuro...

Egisto. ― Eccone... ecco tutti quelli che ho in tasca; ma ora, da bravi, al lavoro...

Bobi. ― Come? Tu che fai il cavaliere tutto l'anno, ora hai lo stomaco di venirci a predicare il lavoro?

Egisto (intimorito). ― No, no, vi faceva la commissione; ma poi per me lavorate, cantate, ballate, torna lo stesso... (Mi dà del tu; come finirà?)

Bobi. ― Oh così sta bene! Ma già basta guardarti: con quella bella cera da frate priore, con quella pancia che pare un armadio da osteria, si capisce subito che non puoi aver simpatia per il lavoro! To', simpaticone, non so resistere al desiderio di abbracciarti!

Egisto. ― Resistete, ve ne prego, resistete!

Bobi. ― Nossignore, voglio levarmi il gusto di ballare una volta con un cavaliere... Musica!

(abbraccia Egisto per costringerlo a ballare: risate e chiasso in piazza, ma è l'affare di un istante)

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