SCENA II.

PIERINA, con una panierina, dal fondo. Detti.

Pier. — Titino, sono venuta a darvi una buona notizia. Ma lasciate la chiave nell'uscio?

Batt. — Non c'è nessun pericolo; ma ditemi subito... Oh che delizioso profumo da questa panierina!

Pier. — Lo credo io: pasticcetti ripieni di selvaggina belli e caldi!

Batt. — A questi lumi di luna selvaggina?

Pier. — Nella casa dove mi sono allogata nessuna privazione!

[252] Batt. — (Tal quale in questa). Dunque sentiamo la buona notizia... ma è un gran buon odore!

Pier. — L'odore non è nulla in confronto del sapore...

Batt. — No... non ne voglio assaggiare... (Chissà che cosa direbbe quella crosta!)

Pier. — Oh uno! Uno più uno meno! (ha preso un pasticcetto nella paniera)

Batt. — Allora piglio un piatto... (va al canterano a pigliarlo)

Pier. — Un piatto per metterci un pasticcetto!

Batt. — Per mangiarmelo con tutto il comodo e la riflessione che merita.

Pier. — Che stamberga! E a che piano siete venuti!

Batt. — Oh! al sesto... (perchè non c'era il settimo...) per l'aria, la luce... (guardando il pasticcetto nel piatto) Deve essere squisito... ma ora che ci penso... sarà meglio che lo dia all'avvocato.

Pier. — E allora quest'altro a sua moglie. Due più, due meno!

Batt. — Sicuro... E al nipote, quel bravo Tonino, nulla?

Pier. — Ma allora sono tre... Via diamogliene uno anche a Tonino... Ma siete proprio ridotti agli sgoccioli?...

Batt. (sottovoce). — Non rimangono neanche più le sgocciolature!

Pier. — E il vostro credito?

Batt. — Credito?! Lo vedete, Pierina, questo foglio di carta bollata da una lira? Ebbene basta che io ci metta il mio nome sopra perchè non valga subito più nulla!

Pier. — Ma io non voglio che il mio fidanzato si riduca così al lumicino.

Batt. — Che lumicino d'Egitto? Se non sono più in carne è perchè sono degli Stuck che possono essere unti, ma grassi mai! E sto benone! Ho sempre un appetito... Ma che buon odore mandano questi pasticcetti! (mette il piatto sul canterano)

Pier. — Ve ne ho già dati tre... (un gesto di Battistino) ma voi non ne avete avuto nessuno... (gliene porge un altro)

Batt. (stendendo la mano). — Non vorrei essere indiscreto...

Pier. — Ma tiriamo via e lasciatemi parlare. Il mio nuovo [253] padrone, ve l'ho già detto, è un fornitore d'armata. Ora siccome andiamo a Nizza ad aspettare che l'esercito francese abbia preso Torino...

Batt. — Aspetterete un pezzo.

Pier. (seguitando) — ... il padrone cerca un giovane segretario che sappia l'italiano per portarselo con sè, bene stipendiato, alloggiato, nutrito e con un tanto per cento sulle forniture, quattro cose.

Batt. — E stare accanto a Pierina che ne vale dieci.

Pier. — Stare accanto? Ma il padrone a cui ho raccontato tutto, è contento che ci sposiamo subito!

Batt. — Troppa felicità in una volta!

Pier. — Ma bisogna partire domani!

Batt. — Domani... (guarda a sinistra)

Pier. — È la nostra fortuna, Titino! Pensate che potremo risparmiare la paga, le mancie e ancora fare dei guadagni sulla spesa di casa... È proprio vero quello che dice l'avvocato, che il tempo è galantuomo!

Batt. — Il tempo sì, ma non le serve che sgraffignano sulla spesa!

Pier. — Oh il padrone è uno straniero per noi.

Batt. — E non fa peccato anche il rubare agli stranieri?

Pier. (alzando le spalle). — Oh! quando si ama il suo paese!

Batt. — Ho capito, si ruberebbe per amor di patria! Ma anche senza rubar nulla, come faremo, io sarò contentissimo di dovere tutto alla più bella delle Pierine! (l'abbraccia)

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