SCENA VII.

Il CAPITAN FRACASSA dalla destra del teatrino. Detti.

Capit. (spavaldo e minaccioso). — Chi è che mi dà dell'asino?

Dott. — Nessuno! nessuno! Anzi salvete et salvetote vos, miles gloriosus.

[241] Colomb. — Vi faccio umilissima riverenza!

Pant. — Paron mio, sor Capitan Fracassa, Spavento, Matamoros, Coccodrillo...

Colomb. (crescendo comicamente). — Bellerofonte, Arcitonitrante, Firibirimbombo...

Capit. — Scarabombardon de la Papiriotonda, invincibile ad ogni arma anche a vento!

Dott. — Quelle a vento non nominarle neanche, o scappo subito! Si parlava d'Arlecchino.

Capit. — Arlecchino?! Se fosse possibile rivederlo, io lo ripiglierei per i tacchi e lo slancierei per aria tant'alto, tanto alto... che, quando cascasse giù, tutti i soldi della sua tasca sarebbero fuori di corso.

Dott. — Bella forza!

Capit. — Io? Spiano i monti, asciugo il mare, divido il mappamondo, e se mi piace, inchiodo il sole, gioco alla palla coi pianeti e rompo il firmamento.

Colomb. — (Ma più le scatole!)

Pant. — Capitano, disè una volta la verità: Arlechin v'ha dà dell'aseno!

Capit. — A me?! A me?!! Voleva darmelo... ma bastò che io starnutissi, perchè... l'aveste più visto voi altri?

Gli altri. — No...

Capit. — E neanch'io... (guarda in aria e fa un gesto)

Dott. — S'è fatto in polvere?...

Pant. — S'è ridoto in caligo?...

Share on Twitter Share on Facebook