Scena IV.

CATERINA dalla destra, in più ricco arnese e con un velo in capo. Detti.

Cat. (sul pianerottolo). ― Eccomi in ordine, Bernardetto... O Gaspare! siete ritornato?

Gasp. ― Sì, or ora... Mi riposava un momento e poi veniva subito da voi.

Cat. ― Aspettatemi un istante che ritorno subito... (scompare dalla destra).

Gasp. ― Badate, veh, che non ho bisogno di nulla... Oh sì, giusto lei mi dà retta! Ma io sono tutto coperto di polvere ed in disordine..... se ci pensavo quand'ero in città!.... Ma lei non baderà ai miei cenci, nè ai miei capelli arruffati..... Eccola: a me par sempre un angelo che cali dal paradiso!

Cat. (dalla destra, con una scodella di brodo ed un bicchiere di vino sopra un piccolo vassoio). ― Un po' di brodo e un bicchier di vino vi faranno bene, dopo il viaggio... Ma sedete, Gaspare, sedete.

Gasp. ― Sono stanco, ma non sono mica ritornato a piedi: c'è un signore che mi ha pagata la diligenza..... (siede e prende la scodella) Quanto siete buona, Caterina! (la guarda estatico)

Cat. ― Bevete, Gaspare. Bernardetto è uscito?

[280] Gasp.― Per ritornare subito.

Cat. ― Ma perchè non bevete?

Gasp. ― Non posso... C'ho una cosa qui, come un nodo...

Cat. ― Vi sentite male?

Gasp. ― Mai così bene!

Cat. ― Dunque buone notizie? Sentite; io non voglio sapere i vostri segreti, ma ad ogni modo ricordatevi che qui siete sempre come a casa vostra..... Ora che ci siamo intesi, bevete...

Gasp. ― La mia condizione si è mutata, Caterina... (quasi arrossendo) Ora sono... quasi... ricco!

Cat. ― Li avete dunque trovati i vostri parenti?

Gasp. ― Vi dirò... I miei genitori sono morti, e, quanto ai parenti, ho dovuto promettere di rinunziare a cercarli..... Ma pure ho saputo una cosa, che m'ha levato dal cuore un gran peso...

Cat. ― Intorno a vostra madre?

Gasp. ― Sì... non mi si voleva dir nulla; ma io ho pregato tanto e tanto, che posso finalmente dire a tutti che la mia povera madre non era quella che dicono i maligni; ma una onesta, ma una santa donna!

Cat. ― Bene, bene: questa è già una grande consolazione!

Gasp. ― E non basta, Caterina. Mio padre ― posso dirvene una parola sola, ma così bella! ― mio padre era un soldato pieno di coraggio e di bontà!

Cat. ― O Dio benedetto!

Gasp. ― Col cuore sulle labbra! (E non mi domanda neanche quanto io sia ricco!) Ma c'è di più: c'è chi d'or'innanzi penserà a provvedermi di tutto.... di più che del necessario... di molto più!

Cat. ― Oh ne ho proprio piacere come se fosse toccata a me la vostra fortuna; ma siete poi sicuro?

Gasp. ― Le ho in tasca... cinquecento lire...

Cat. ― Cinquecento...?

Gasp. (mostrandole l'involto dei biglietti). ― Cinquecento lire... al mese.

Cat. ― Al mese?!

Gasp. ― Al mese.

[281] Cat.― Oh viva il donatore! Viva per voi ed anche per me, poichè tutto questo denaro vi metterà in grado di far vedere se io aveva ragione di proteggervi.

Gasp. ― Sicuro che avevate ragione! Ed io benedico ora con tutta l'anima il Signore che ha permesso..... a me..... di poter dimostrare..... a voi... cioè... non so più quello che mi dica... ma voi mi capite... e mi perdonate, non è vero?

Cat. ― Vi capisco, ma non ho da perdonarvi nulla, mio buon amico.

Gasp. (fra sè). ― (Mio buon amico!... Coraggio!...) Caterina...

Cat. ― Gaspare?

Gasp. (ride).

Cat. (lo guarda e ride anche lei, poi:) ― Perchè ridete così?

Gasp. ― Questa mattina avete parlato di me con qualcheduno?

Cat. ― Si, con Bernardetto...

Gasp. ― (Ah!) Un momento?

Cat. ― Molti momenti!

Gasp. ― Benedetti tutti, se non dicevate troppo male di me!

Cat. ― Come potrei dir male di voi? Ho detto anzi molto bene!

Gasp. (turbato, oppresso dalla gioia). ― Caterina...

Cat. ― Forse, perchè ora siete ricco, io dovrò essere diversa da quella che sono stata finora? (gli porge le mani)

Gasp. ― (Oh! è troppo! è troppo per il mio cuore!) (lascia le mani di Caterina, e con uno scoppio di pianto si abbandona sul banco) Basta! Basta!

Cat. ― povera me!... Piangete adesso? Ma perchè, Gaspare? Avete qualche cosa nel cuore che vi dà pena, e non me la confidate? Non sono sempre per voi quella sorella, quasi una madre, che sapeva consolarvi quando eravate infelice? Ebbene, io vi aiuterò a sostenere anche la prova della buona fortuna..... Animo, asciugatevi gli occhi, così! e coraggio!

Gasp. ― Sì, che ne avrò del coraggio... purchè la felicità non mi venga tutta intera ad un tratto! Voi sapete che io [282]sono vissuto tanti anni nel fango della strada, respinto, beffato, trattato peggio di un cane, perchè il più brutto cane riceve talvolta una carezza..... Ma io non aveva un padrone che mi difendesse; non un amico che pigliasse a proteggermi; non aveva nulla; non aveva la famiglia! Ma che dico? Io doveva fuggire gli uomini e cercare la compagnia delle bestie, perchè è scritto che una creatura possa ricevere una prova di affetto dalle bestie e null'altro che dileggi e beffe dagli uomini!

Cat. ― Poveretto!

Gasp. ― E se in uno di quei momenti terribili in cui la amarezza monta su su dal cuore ad abbuiarvi la mente, in cui si darebbe l'anima per una vendetta inaudita, io prorompeva in una maledizione..... ecco..... ecco..... lo sentite, gridavano: lo sentite il segnato da Dio?― Dio! Forse egli avrebbe fatto meglio se l'uomo potesse farsi bello o brutto a misura dei suoi pensieri e delle sue azioni... e allora! Ma è possibile che il Dio degli sventurati abbia detto questo, lui che inspirò vostra madre e voi ad avere compassione del povero reietto? Oh sì! non c'era che una donna che potesse fare quello che ha fatto lei, quello che fate voi! Ma che oltre alla consolazione ci possa essere per me anche la felicità, non me lo dite, Caterina, no, perchè io che ho resistito a tanti dolori, sento che non potrei resistere a tanta gioia... e morrei qui ai vostri piedi! (le si butta ai piedi)

Cat. ― Che cosa volete dire? È Bernardo che vi ha dato ad intendere...? (colpita da un altro sospetto) (Ah! sarebbe troppo!) Mostratemi subito quei biglietti. (Bernardetto)

Gasp. (in ginocchio). ― Eccoli: teneteli, essi sono tutti vostri!

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