Scena V.

BERNARDETTO dal fondo, inosservato da Gaspare. Detti.

Bern. (a Caterina, che svolge l'involto dei biglietti). ― Aspettate, venite di là, che vi dirò tutto.

Cat. ― No, voglio vederli subito... voglio saper tutto... e non posso assolutamente prestarmi a qualsiasi inganno.

[283] Gasp.― Che inganno?

Cat. (guardati i biglietti con un grido di sdegno) Oh! (a Gaspare). Li ha avuti nelle sue mani?

Gasp. ― Non uscirono dalle mie.

Bern. ― Via, Caterina; era già fatta!

Cat. ― Siete un disgraziato, e mi meraviglio che abbiate potuto farmi complice di una beffa più che brutta, crudele, feroce! (sale la scala a destra) Alzatevi, Gaspare; non è a voi che spetta stare in ginocchio!

(Gaspare rimane in ginocchio atterrito, ma senza comprendere chiaramente la situazione)

Bern. ― Era già combinata, vi dico... (la segue)

Cat. ― Vi credeva soltanto leggero, ma vedo che siete un uomo senza cuore... Lasciatemi; ora voi mi fate paura! (via dalla destra)

Bern. ― Ma io non ho mancato alla mia parola... (volgendosi dal pianerottolo a Gaspare) Maledetto Scarabocchio, se mai non l'aggiusto, me l'hai da pagare..... Non capisci nulla! Una caricatura come te sposare la mia Caterina? Vatti a specchiare nella pila, e pulisciti la bocca coi biglietti della banca dei complimenti! (via dalla destra)

Gasp. (con un grido). ― Ah! (vorrebbe avventarsi sui passi di Bernardetto, ma vacilla e cade boccone, prorompendo in un pianto disperato, rotto da singhiozzi convulsi. Quindi si solleva a sedere, accasciandosi a terra presso la seggiola accosto al tavolino) Ma quale delitto ho io commesso prima di nascere, da farmi dannare a questo supplizio? E voi, madre mia, perchè non m'avete soffocato appena nato, quando potevate salvarmi da quella carità che vi lasciava partorire e morire sul letame d'una stalla? Sarei morto con voi... Invece guardate che cosa ha fatto di me la vostra compassione: un essere che non può vivere che deriso! un essere che la donna non può amare! un essere inutile a sè ed agli altri, che la società schiaccia come un verme... come un mostro! Non un mostro... Il mostro fa paura... il mostro fa delle vittime... il mostro è la forza, la bellezza, la fortuna, ed io non sono che la vittima, ma la vittima ridicola, la vittima che non può essere nè soldato, nè sacerdote, nè amico, nè sposo... nulla! nulla! null'altro che ridicolo sempre! ― Ma a qual ladro, a quale [284]assassino s'infligge questa umiliazione, questa berlina, questa tortura che m'accompagna per tutta la vita? E che cos'è la vostra bella libertà, la vostra famosa civiltà, se non protegge i deboli? ― Ah! ah! ah!... proteggere lo Scarabocchio! Sei forse un uomo tu; sei forse fatto ad imagine di Dio, quando l'ultimo degli uomini, Bernardo, ti prova che non sei stato messo al mondo che per trastullo degli altri, e ti rapisce per giunta la donna del tuo cuore? Dio! Dio! se voi foste giusto, o non permettereste ch'io fossi, senza mia colpa, diverso dagli altri, o almeno non martirizzereste così una creatura che non ha mai fatto nulla, nulla di male!

(disperato, colle mani ne' capelli, si abbandona sul pavimento)

Share on Twitter Share on Facebook