SECONDA LETTERA

Del Sig. Galileo Galilei al Sig. Marco Velseri:

delle macchie Solari.

ILLUSTRISS. SIG. Et PADRON COL.MO

INVIAI più giorni sono vna mia lettera assai lunga à V. S. Illustrissima, scritta in proposito delle cose contenute nelle tre lettere del finto Apelle, doue promossi quelle difficoltà che mi ritraeuano dal prestar assenso alle opinioni di quello Autore, e più le accennai in parte doue inclinaua allora il mio pensiero; dalla quale inclinazione io non pure da quel tempo in quà non mi sono rimosso, ma totalmente mi vi sono confermato, mostrandomi le continuate osseruazioni di giorno in giorno con ogni rincontro possibile ad hauersi, e col mancamento di qualsiuoglia contradizzione essersi la mia opinione incontrata co'l vero; di che mi è parso darne conto à V. S., con l'occasione del mandargli alcune figure di esse macchie con giustezza disegnate, & anco il modo del disegnarle, insieme con vna copia di vn mio Trattatello intorno alle cose, che stanno sopra l'acqua, ò che in essa descendono, che pur' hora si è finito di stampare.

Confermazione delle cose accennate nella prima.

Replico dunque a V. S. Illustrissima e più resolutamente confermo, che le macchie oscure, le quali col' mezo del Telescopio si scorgono nel disco solare, non sono altramente lontane dalla superficie di esso, ma gli sono contigue; ò separate di così poco interuallo, che resta del tutto impercettibile: di più, non sono stelle, ò altri corpi consistenti e di diuturna duratione, ma continuamente altre se ne producono, & altre se ne dissoluono, sendouene di quelle di breue duratione, come di vno, due, tre giorni, & altre di più lunga, come di 10. 15. e, per mio credere, anco di 30. e 40. e più; come appresso dirò; sono per lo più di figure irregolarissime, le quali figure si vanno mutando continuamente, alcune con preste, e differentissime mutazioni; & altre con più tardezza, e minor variazione; si vanno ancora alterando nell'incremento, e decremento dell'oscurità, mostrando come tal'hora si condensano, e tal'hora si distraggono, e rarefanno; oltre al mutarsi in diuersissime figure, frequentemente si vede alcuna di loro diuidersi in tre, ò quattro, e spesso molte vnirsi in vna, e ciò non tanto vicino alla circonferenza del disco solare, quanto ancora circa le parti di mezo; oltre a questi disordinati e particolari mouimenti, di aggregarsi insieme e disgregarsi, condensarsi, e rarefarsi, e cangiarsi di figure, hanno vn massimo, commune, & vniuersal moto, co'l quale vniformemente, & in linee tra di loro parallele vanno discorrendo il corpo del Sole, da i particolari sintomi, del qual mouimento si viene in cognizione, prima, che il corpo del Sole è assolutamente sferico, secondariamente, ch'egli in se stesso, e circa il proprio centro si raggira, portando seco in cerchi paralleli le dette macchie, e finendo vna intera conuersione in vn mese lunare in circa, con riuolgimento simile à quello de gli orbi de i Pianeti, cioè da Occidente verso Oriente. Di più è cosa degna di esser notata, come la moltitudine delle macchie par che caschi sempre in vna striscia, o vogliono dir zona del corpo solare, che vien compresa trà due cerchi, che rispondono à quelli, che terminan le declinazioni de i Pianeti, e fuori di questi limiti non mi par di hauer' sin'hora osseruata macchia alcuna, ma tutte dentro à tali confini, si che nè verso Borea nè verso Austro mostrano di declinar dal cerchio massimo della conuersion del Sole più di 28. o 29. gradi in circa.

Natura e accidenti delle macchie.

Mutazioni.

Moti particolari disordinati.

Moto comune ordinato.

Zona delle macchie nel corpo solare.

Le loro differenti densità, e negrezze, le mutazioni di figure e gl'accozzamenti, e le separazioni sono per se stesse manifeste al senso senz'altro bisogno di discorso, onde basteranno alcuni semplici rincontri di tali accidenti sopra i disegni, che gli mando; li quali faremo più a basso; mà che le siano contigue al Sole, e che al riuolgimento di quello venghino portate in giro, hà bisogno, che la ragione discorrendo lo deduca, e concluda da certi particolari accidenti, che le sensate osseruazioni ci somministrano, E prima, il vederle sempre muouersi con vn moto vniuersale, e commune à tutte, ancorche in numero ben spesso siano più di 20. & ancor 30. era fermo argomento vna sola esser la causa di tale apparente mutazione, e non che ciascheduna da per se andasse vagando nella guisa de i Pianeti intorno al corpo solare, e molto meno in diuersi cerchi, e diuerse distanze dal medesimo Sole; onde si doueua necessariamente concludere, ò che elle fossero in vn'orbe solo, il quale à guisa di stelle fisse le portasse intorno al Sole, ouero che le fossero nell'istesso corpo solare, il quale, riuolgendosi in se stesso, seco le conducesse: Delle quali due posizioni, questa seconda per mio parere è vera, e l'altra falsa; sicome falsa, & impossibile si trouerà esser qualsiuoglia altra posizione, che assumere si volesse, come tenterò di dimostrare col mezo di manifeste repugnanze, e contradizzioni. All'Ipotesi, che le siano contigue alla superficie del Sole, e che dal riuolgimento di quello venghino portate in volta, rispondono concordemente tutte l'apparenze, senza che s'incontri inconueniente, ò difficoltà veruna. Per il che dichiarar, è ben che determiniamo nel Globo del Sole i poli, i cerchi, le lunghezze, e le larghezze, conformi à quelle, che noi intendiamo nella celeste sfera. Però dunque quando il Sole si riuolga in se stesso, e sia di superficie sferica, i duoi punti stabili si diranno i suoi poli, e tutti gli altri punti notati nella sua superficie descriueranno circonferenze di cerchi paralleli frà di loro maggiori, ò minori, secondo la maggiore, ò minore distanza da i poli; e massimo sarà il cerchio di mezzo egualmente distante da ambedue i poli, la longitudine, ò longhezza della superficie solare sarà la dimensione, che si considera secondo l'estensione delle circonferenze de' cerchi detti; ma la latitudine, ò larghezza sarà la dilatatione per l'altro verso, cioè dal cerchio massimo verso i poli; onde la lunghezza delle macchie si chiamerà la dimensione presa con vna linea parallela à i sopradetti cerchij, cioè presa per quel verso secondo 'l quale si fà la conuersione del Sole, e la larghezza s'intenderà esser quella che s'estende verso i Poli, e che vien determinata da vna linea perpendicolare alla linea della lunghezza.

Descrizzione della Sfera Solare.

Dichiarati questi termini, cominceremo à considerar tutti i particolari accidenti, che si osseruano nelle macchie solari, da i quali si possa venire in cognizione del sito, e mouimento loro; e prima, il mostrarsi generalmente le macchie nel lor primo apparir', e nell'vltimo occultarsi vicino alla circonferenza del Sole, di pochissima lunghezza, ma di larghezza eguale à quella, che hanno quando sono nelle parti più interne del Disco solare, à quelli, che intenderanno, in virtù di Perspettiua, ciò che importi lo sfuggimento della superficie sferica vicino all'estremità dell'Emisfero veduto, sarà manifesto argomento, si della globosità del Sole, come della prossimità delle macchie alla solar' superficie, e del venir esse poi portate sopra la medesima superficie verso le parti di mezo; scoprendosi sempre accrescimento nella lunghezza e mantenendosi la medesima larghezza; e se bene non tutte si mostrano, quando sono vicinissime alla circonferenza egualmente attenuate, e ridotte à vna sottigliezza d'vn filo, mà alcune formano il loro ouato più gracile, & altre meno; ciò prouiene, perche le non sono semplici macchie superficiali, mà hanno grossezza ancora, ò vogliamo dir'altezza, & altre maggiore, & altre minore; sicome nelle nostre nugole accade: le quali, distendendosi per lo più, quanto alla lunghezza, e larghezza decine, e tal'hor centinaia di miglia, quanto poi alla grossezza son ben' hor' più, & hor' meno profonde, ma non si vede che tal profondità passi molte centinaia, ò al più migliaia di braccia; così, potendo esser la grossezza delle macchie solari, ancorche picciola in comparazione dell'altre due dimensioni, maggiore in vna macchia, e minore in vn'altra, accaderà, che le macchie più sottili, vicine alla circonferenza del Sole, doue vengono vedute per taglio, si mostrino gracilissime (e massime perche la metà interiore di esso taglio viene illustrata dal lume prossimo del Sole), & altre, di maggior profondità, apparischino più grosse: ma che molte di loro si riducessero alla sottigliezza di vn filo, come l'esperienza ci insegna, ciò non potrebbe in conto alcuno accadere, se il mouimento col quale mostrano di trauersare il Disco del Sole fosse fatto in cerchij lontani, benche per breue interuallo, dal globo Solare; perche la diminuzion grande delle lunghezze si fà sù lo sfuggimento massimo, cioè su la suolta del cerchio, la quale verrebbe a cascar fuori del corpo del Sole, quando le macchie fossero portate in circonferenze per qualche spazio notabile lontane dalla superficie di lui.

Prossimità delle macchie al globo Solare, e moto sopr'esso.

Macchie hanno grossezza e profondità.

Notasi, nel secondo luogo, la quantità de gli spazij apparenti secondo i quali le macchie medesime mostrano di andarsi movendo di giorno in giorno; & osseruasi, che gli spazij passati in tempi eguali dalla medesima macchia appariscono sempre minori, quanto più si trovano vicini alla circonferenza del Sole; & vedesi, diligentemente osseruando, che tali diminuzioni, & incrementi, notati l'vn dopo l'altro con l'interposizione di tempi eguali molto proportionatamente rispondono à i sini versi, e loro eccessi, congruenti ad archi eguali, il qual' fenomeno non hà luogo in veru'altro mouimento, che nel circolar contiguo all'istesso Sole; perche in cerchij, ancorche non molto lontani dal Globo Solare, gli spazij passati in tempi eguali, apparirebbono pochissimo trà di loro differenti incontro alla superficie del Sole; Il terzo accidente, che mirabilmente conferma questa conclusione, si caua da gl'interstitij, che sono trà macchia, e macchia, de i quali altri si mantengono sempre gli stessi; altri grandissimamente si agumentano verso le parti di mezo del Disco solare, li quali furon auanti, e son poi dopo, breuissimi, & anco quasi insensibili vicino alla circonferenza, & altri pur si mutano, ma con mutazioni differentissime, tuttauia son tali, che simili non potrebbono incontrarsi in altro moto, che nel circolare fatto da diuersi punti diuersamente posti sopra vn Globo, che in se stesso si conuerta. Le macchie, che hanno la medesima declinatione, cioè, che sono poste nell'istesso parallelo nel primo apparire, par quasi che si tocchino, quando la lor vera distanza sia breue; che se sarà alquanto maggiore, appariranno ben separate, mà più vicine assai, che quando si truouano verso il mezo del Disco solare; e secondo, che si discostano dalla circonferenza, vengono separandosi, & allontanandosi l'vna dall'altra sempre più, sin che si trouano con pari distanze remote dal centro del Disco, nel qual luogo è la lor massima separazione; d'onde partendosi, tornano di nuouo à rauuicinarsi trà di loro più, e più secondo che s'appressano alla circonferenza, e se con accuratezza si noteranno le proporzioni di tali appressamenti, e discostamenti, si vedrà, che parimente non possono hauer luogo, se non in mouimenti fatti sopra l'istessa superficie del Globo Solare: E perche questa ragione è potentissima, si che essa sola bastarebbe à dimostrar l'essenza di questo punto, io voglio dare à V. S. vn metodo prattico, che gli dichiari più apertamente l'intenzione mia, e nell'istesso tempo gli manifesti la verità di essa.

Moto circolar delle macchie contigue al Sole.

E prima, deue V. S. notare, ch'essendo la distanza trà 'l Sole e noi grandissima, in proportione del Diametro del corpo di quello, l'angolo contenuto da i raggi prodotti dall'occhio nostro all'estremità di detto Diametro vien tanto acuto, che ben possiamo senza errore sensibile prender' tali raggi come se fossero linee parallele. In oltre essendo, che non qualsivoglia due macchie indifferentemente prese sono accomodate a far l'esperienza che io intendo, ma solamente quelle che vengono portate nell'istesso parallelo, però doviamo far' eletta di due in tal guisa condizionate; le quali conosceremo esser tali, tuttauolta che nel lor mouimento passano amendue per l'istesso centro del Disco solare, ouero da esso egualmente lontane; e verso l'istesso Polo; tale accidente alcune volte s'incontra, come auuiene delle due macchie A. B. della figura del dì primo di Luglio, delle quali la B. passa il dì secondo vicino al centro, e la A. passa in simil distanza il giorno 7, ed amendue con declinatione Boreale; e perche tal distanza dal centro è assai picciola, il parallelo descritto da loro è quasi insensibilmente minore del cerchio massimo: però s'imagini primieramente V. S. la linea G.Z. la quale ci rappresenti la lontananza del Sole; e sia Z. l'occhio nostro, & G. il centro del Sole, circa il quale sia descritto il mezo cerchio C.D.E. di semidiametro eguale, ò pochissimo minore del semidiametro de i cerchi, ne i quali io noto le macchie, siche la circonferenza C.D.E. rappresentarà quella, che vien descritta dalle macchie A. B. la quale all'occhio lontanissimo Z. e che è nell'istesso piano del cerchio C.L.E. si rappresentarà retta, e la medesima che il Diametro C.G.E. (e questo dico, perche dalle osseruationi, che hò potute far' sin quì, non comprendo, che la conuersione delle macchie sia obliqua al piano dell'Eclittica, sotto la quale è la terra:) prendasi poi la distanza della macchia A. dalla circonferenza à se prossima, e si trasporti in C.F. e per il punto F. sia tirata la perpendicolare alla C.G. che sia F.H. la quale sarà parallela alla G,D.Z. e sarà il raggio visuale, che và dall'occhio alla macchia A. la quale apparendoci nel punto F. del diametro del Sole C.E. verrà ad esser in H. pigliasi dipoi l'interuallo trà le due macchie A. B. e si trasporti nel diametro C.E. da F. in I. e similmente si ecciti la perpendicolare I.L. che sarà il raggio visiuo della macchia B, e la linea F.I. la distanza apparente trà le macchie A. B. ma l'interuallo vero sarà determinato dalla linea H.L. suttendente all'arco H.L. ma come quella, che vien compresa trà i raggi F.H.I.L. & vien veduta obliquamente mediante la sua inclinazione, non apparisce d'altra grandezza che la F.I. ma quando, per la conuersion del Sole i punti H.L. calando verso E. comprenderanno in mezzo il punto D. che all'occhio Z. appar l'istesso, che il centro G. allora le due macchie A. B. vedute non più in scorcio, ma in faccia, appariranno lontane quanto è la sottesa H.L. se però il sito di esse macchie è nella superficie del Sole: hora guardisi la figura del quinto giorno, nella quale le medesime due macchie A. B. sono quasi egualmente lontane dal centro, e trouerassi la loro distanza precisamente eguale alla suttesa H.L. il che in modo alcuno accader non potrebbe, se il riuolgimento loro si facesse in vn cerchio, quanto si voglia remoto dalla superficie del Sole, il che si prouerà così: Pongasi, per essemplo l'arco M.N.O. lontano dalla superficie del Sole, cioè dalla circonferenza C.H.L. solamente la vigesima parte del diametro del Globo solare; e prolongate le perpendicolari F.H. in N. e la I.L. in O. è manifesto, che quando le macchie A.B. si mouessero per la circonferenza M.N.O. la macchia A. sarebbe apparsa in F. quando ella fosse stata in N. e similmente per apparire in I. bisogneria, che la fosse in O. onde il lor vero interuallo sarebbe quanto è la retta suttendente N.O. la quale è molto minore della H.L. per lo che, trasferite le macchie N.O. verso E. sin che la linea G.Z. segasse in mezo, & ad angoli retti la suttesa N.O. sariano le macchie nella lor massima lontananza vera, & apparente minore assai della suttesa H.L. al che repugna l'esperienza, la quale ce le mostra distanti trà di loro secondo la retta H.L. non son, dunque, le macchie lontane dalla superficie del Sole per la vigesima parte del suo diametro. E se con simile esame osserueremo le medesime macchie nel giorno ottauo, doue la B. è vicina alla circonferenza, e trasportaremo la sua distanza da essa circonferenza dal punto E. nell'S. tirando la perpendicolare S.T. sopra il Diametro C.E. sarà il punto T. il sito di essa macchia nella superficie del Sole: E trasferendo di poi la distanza B.A. in S.V. e producendo similmente la perpendicolare V.X. trouaremo l'interuallo T.X. (che è la vera distanza delle macchie B. A.) essere l'istesso di H. L. il quale accidente in modo alcuno non può hauer luogo, quando le macchie B.A. procedessero in cerchij sensibilmente lontani dalla superficie del Sole. E notisi, che quando si pigliassero due macchie meno distanti trà di loro, e più vicine al termine C. ouero E. tale accidente si farebbe molto più notabile. Imperoche se fossero due macchie, delle quali vna fosse sù 'l suo primo apparire nel punto C. e l'altra apparisse in F. siche la lor distanza apparente fosse C.F. il vero interuallo trà esse quando fossero nella superficie del Sole, sarebbe la suttesa H.C. maggiore sette, ò più volte di C.F. Ma quando tali macchie fossero state in R. N. la loro reale distanza saria stata la suttesa R.N. che è meno della terza parte della C. H. laonde, transferite tali macchie intorno al punto D. quando l'esperienza ci rappresentasse la lor distanza eguale alla C.H. cioè maggiore sette volte della C.F. e non eguale alla R.N. che è à pena doppia della medesima C.F. non rimarria luogo di dubitare le macchie essere contigue al Sole, e non remote; ma si haueranno esperienze, le quali ci mostreranno la suttesa C.H. cioè la vera distanza delle macchie, quando sono vicine al centro del disco solare, contenere non solo sette, ma dieci, e quindeci volte, la prima apparente distanza C.F. il che sarà quando le macchie siano realmente meno, e meno distanti trà di loro, che non è la suttesa C.H. il quale accidente non potria mai accadere, quando bene la circonferenza M.N.Z. fusse lontana dalla superficie del Sole la centesima parte del diametro Solare, come appresso dimostrerò. Adunque per necessaria conseguenza n'è seguita, la distanza delle macchie dalla superficie del Sole non esser se non insensibile. E la dimostrazione di quanto pur hora hò detto, sarà tale. Sia, per essempio, l'arco C.H. gr. 4; sarà la retta C.F. parti 24 di quali il semidiametro C.G. è 10000. e di tali sarà la suttesa C.H. 419. cioè diciassette volte maggiore della C.F. Ma quando il semidiametro G.M. fosse maggiore solamente la centesima parte del semidiametro G.C. siche di quali parti G.C. è 10000. GM fosse 101000. si trouerà l'arco M. R. esser gr. 8.4. e l'arco N.R.M. gr. 8.58. e l'arco R.N. gr. 0.54. e la sua corda 94. di quali la C.F. era 24. cioè maggiore di lei meno di 4. volte, dal che discorda l'esperienza, non meno, che si accordi con l'altra positione. Potremo anco con l'istesso metodo veder di giorno in giorno gli accrescimenti, e le diminuzioni de i medesimi interualli rispondenti alle conuersioni fatte solamente sopra la superficie del Sole: imperoche prendasi la figura del terzo giorno di Luglio, e posta la distanza P.C. eguale alla remotione della macchia A dalla circonferenza del Disco Solare, pongasi poi parimente la linea P.K. eguale all'interuallo A. B. e prodotte le due perpendicolari P.Q. K.Y. trouaremo la suttesa Q.Y. eguale alla H.L. argumento irrefragabile della conuersion fatta nella stessa superficie del Sole. Dico di più, che tali macchie non solamente sono vicinissime, e forse contigue, alla superficie del Sole, mà oltre a ciò si eleuano poco da quella, in quanto alla lor grossezza, ò vogliamo dire altezza; cioè dico, che sono assai sottili, in comparazion della lunghezza, e larghezza loro, il che raccolgo dall'apparire, che fanno i loro interstitij diuisi, e distinti ben spesso sino all'vltimo lembo del Disco solare; ancorche si osseruino macchie poco trà loro distanti, e poste nell'istesso parallelo, come accade delle 2. Y. del giorno 26. di Giugno; le quali cominciano ad apparire, e benche molto vicine all'estrema circonferenza del Disco, tuttauolta l'vna non occupa l'altra, mà scorgesi trà esse la separazione lucida, il che non auuerrebbe, quando esse fossero assai eleuate, e grosse; e massime essendo molto vicine trà di loro, come dimostran gl'altri disegni seguenti de' giorni 27 e 28. La macchia M. parimente, composta di vna congerie numerosa di macchie picciole, mostra le distintioni trà esse sino all'vltima occultazione, benche tutto l'aggregato vadia molto scorciando mediante lo sfuggimento della superficie globosa, come si vede ne i disegni de i medesimi giorni 26. 27. & 28. Mà quì potrebbe per auuentura cadere in opinione ad alcuno, che tali macchie potessero essere semplici superficie, ò almeno di vna sottigliezza grandissima, poiche nel ritrouarsi vicine alla circonferenza del Disco, non più scorciano gli spazij lucidi, che trà quelle s'interpongono, che si diminuischino le lunghezze loro proprie; il che pare, che accader non potesse, quando la loro altezza fosse di qualche notabile momento; à questo rispondo, non esser tal consequenza necessaria; e questo perche quando bene la loro altezza sia notabile in comparazione della loro lunghezza, ò de gli spazij traposti trà macchia, e macchia, tuttauia potrà apparir la distinzion lucida sino à gran vicinanza alla circonferenza, e ciò per lo splendore del Sole, che illustra per taglio le stesse macchie, imperoche, se V. S. intenderà la superficie del Sole secondo l'arco A.F.B. e sopra di quella le due macchie C.D.E, & il raggio della vista secondo la linea retta O.C. che venga così obliqua, ò inclinata, che non possa scoprir punto la superficie del Sole segnata F. che resta interposta trà le due macchie; tuttauia le potrà scorger distinte, e non continuate, come vna sola, in virtù del canto D. della macchia D.E. il quale viene sommamente illustrato dal prossimo splendore della superficie F. oltre che l'occhio così obliquo scuopre alcuna parte della superficie del Sole, cioè quella, che vien sottoposta alla macchia D.E. la quale non vedeua mentre i raggi visivi andavano diretti. Auuertisco di più, che non tutte le macchie trà di se vicinissime si mostrano separate sino all'vltima circonferenza, anzi alcune par che si vnischino, che può accadere taluolta, per essere, la più remota dalla circonferenza più grossa, & alta della più vicina: oltre che ci sono i mouimenti lor proprij irregolati, & vagabondi, che possono cagionare varie apparenze in questo particolare; ma noto bene vniuersalmente, che la negrezza di tutte si diminuisce assai assai quando son vicine all'estremo termine del Disco; il che accade per mio parere, dallo scoprirsi il taglio illuminato e dallo ascondersi molto i dorsi oscuri delle macchie, le cui tenebre restano assai confuse à gl'occhi nostri dalla copia della luce. Io potrei addurre a V. S. molti altri esempli, ma sarei troppo prolisso, e mi riserberò à scriuerne più diffusamente in altro luogo, e voglio per hora contentarmi di hauergli accennato il mio parere nato dalla continuazione di molte osseruazioni, che è in somma, che la lontananza delle macchie dalla superficie del Sole sia ò nulla, ò così poca, che non possa cagionare accidente alcuno comprensibile da noi: e che la profondità, ò grossezza loro sia parimente poca in comparazion dell'altre due dimensioni, immitando anco in questo particolare le nostre maggiori nugolate.

Si dimostra che le macchie non hanno distanza sensibile dal Sole.

Grossezza delle macchie è poca.

Negrezza delle macchie si diminuisce nell'estremità del disco.

E questi sono gl'incontri che hauiamo dalle macchie, che si trouano nell'istesso parallelo. Le macchie poi che sono poste in diuersi paralleli, ma sono per così dire, sotto 'l medesimo meridiano, cioè che la linea, che le congiugne taglia i paralleli à squadra, e non obliquamente, non mutano distanza frà di loro, ma quella, che ebbero nel loro primo comparire, vanno mantenendo sempre sino all'vltima occultazione: le altre poi che sono in diuersi paralleli, & in diuersi meridiani, vanno pur crescendo e poi diminuendo i lor interualli; ma con maggiori differenze quelle, che si rimirano più obliquamente; cioè, che sono in paralleli più vicini, & in meridiani più remoti; & con minor varietadi, all'incontro quelle, che meno obliquamente sono trà loro situate; & chi bene andrà commensurando tutte le simili diuersità, trouerà il tutto rispondere, e con giusta simmetria concordar solamente con la nostra Ipotesi, e discordar da qualunque altra. Deuesi però tuttauia auuertire, che non sendo tali macchie totalmente fisse, & immutabili nella faccia del Sole, anzi andandosi continuamente per lo più mutando di figura, & aggregandosi alcune insieme, & altre disgregandosi, può per simili picciole mutazioni cagionarsi qualche poco di varietà ne i rincontri precisi delle narrate osseruazioni, le quali diuersità, per la lor picciolezza in proporzion della massima, & vniuersal conuersione del Sole, non douran partorire scrupolo alcuno, à chi giudiziosamente andrà, per così dire, tarando l'eguale, & general mouimento con queste accidentarie alterazioncelle. Hora quanto per tutti questi rincontri l'apparenze, che si osseruano nelle macchie, puntualmente rispondono all'esser loro contigue alla superficie del Sole, all'esser quella sferica, e non d'altra figura, & all'esser dal medesimo Sole portate in giro dal suo riuolgimento in se stesso, tanto con incontri di manifeste repugnanze contrariano ad ogni altra posizione che si tentasse di dargli. Imperoche se alcuno volesse costituirle nell'aria, doue pare che altre impressioni simili a quelle continuamente si vadano producendo e dissoluendo con accidenti conformi di aggregarsi, e diuidersi, condensarsi, e rarefarsi, e con mutazioni di figure inordinatissime. Prima, ingombrando esse molto piccoli spazij nel disco solare, mentre fra l'occhio nostro, e quello s'interpongono, & essendo così vicine alla terra, bisognarebbe che le fossero moli, non maggiori di picciolissime nugolette, poiche ben minima domanderemo vna nugola, che non basti ad occultarci il Sole, & se così è; come in si piccole moli sarà tal densità di materia, che possa con tanta contumacia resistere alla forza de i raggi solari, si che nè le penetrino co'l lume, nè le dissoluino per molti e molti giorni con la lor virtù? Come generandosi nelle regioni circonuicine alla terra, e s'io bene stimo per detto altrui, forse delle euaporazioni di quella, come dico, cascano tutte tra 'l Sole, e noi, e non in altra parte dell'aria? poiche niuna se ne scorge sotto la faccia della Luna illuminata, nè si vede separata dal Sole, in aspetto oscuro ouero illustrata da i suoi raggi, come delle nugole accade, delle quali continuamente ne veggiamo dell'iscure e dell'illuminate, intorno al Sole, & in ogni altra parte dell'aria. Più scorgendo noi la materia di tali macchie esser per sua natura mutabile, poiche senza regola alcuna s'aggregano frà di loro, e si separano, qual virtù sarà poi quella, che gli possa communicare e con tanta regola contemperar il mouimento diurno, siche mai preterischino di accompagnare il Sole, se non quanto vn mouimento commune a tutte e regolato le fa trascorrere in 15. giorni in circa il Disco Solare, doue che l'altre aeree impressioni trascorrono in minimi momenti di tempo non pur la faccia del Sole, ma spazij molto maggiori? A simili ragioni, come molto probabili, risponder' non si può senza introdur grand'improbabilità. Ma ci restano le dimostrazioni necessarie, e che non ammettono risposta veruna; delle quali vna è il vedersi quelle, nel tempo medesimo, da diuersi luoghi della terra, e molto trà di loro distanti, disposte con l'istesso ordine e nelle parti medesime del Sole, sì come per varij rincontri di disegni riceuuti da diuerse bande hò potuto osseruare; argomento necessario della lor grandissima lontananza dalla terra; al che con ammirabil assenso si accorda il cader tutte dentro à quella fascia del Globo Solare che risponde allo spazio della sfera celeste, che vien compreso dentro à i Tropici, ò per meglio dire dentro à i due paralleli, che determinano le massime declinationi de i Pianeti; Il che non deuo io credere, che sia particolar priuilegio della Città di Firenze, doue io habito, mà ben deuo stimare, che dentro à i medesimi confini siano vedute da ogni altro luogo, quanto si voglia più Australe, ò Boreale; Di più, il non fare altra mutazione di luogo sotto il Disco solare che quella vniuersale, e comune à tutte le macchie, con la quale in 15. giorni in circa lo trauersano, e quelle piccole, & accidentarie; secondo le quali tal'ora alcune si aggregano, & altre si separano, necessariamente conuince à porle molto superiori alla Luna, perche altramente, come ben nota ancora Apelle, bisognarebbe, che nel tempo trà 'l nascere, e 'l tramontar del Sole tutte vscissero fuori del Disco solare mediante la Parallasse: E se pure alcuno volesse attribuir loro qualche mouimento proprio, per il quale la diuersità d'aspetto fosse compensata, non potrebbono le medesime macchie, vedute hoggi da noi, tornar' à mostrarsi dimane, il che è contro l'esperienza, poiche non pure ritornano à farsi vedere il secondo giorno, ma il terzo e quarto, e sino al quartodecimo. Son dunque le macchie, per necessarie dimostrationi, superiori di assai alla Luna, & essendo nella region celeste, niun'altra posizione, che nella superficie del Sole, e niun'altro mouimento, fuori, che la conuersion di quello in se stesso, se gli può senz'altre repugnanze assegnare; Imperoche trà tutte l'imaginabili Ipotesi, la più accomodata à satisfare alle apparenze narrate sarebbe il porre vna sferetta trà il corpo solare, e noi, siche l'occhio nostro, & i centri di quella, e del Sole fossero in linea retta, e più che il suo diametro apparente fosse eguale à quel del corpo solare, nella superficie della quale sfera si producessero e dissoluessero tali macchie, e dal riuolgimento della medesima in se stessa venissero portate in volta: tal posizion, dico, che satisfarebbe alle sopradette apparenze, quando però se gl'assegnasse luogo tanto superiore alla Luna, che fosse libero dall'oppugnazione delle parallassi, così di quella, che depende dal moto diurno come dell'altra, che nasce dalle diuerse posizioni in terra: e questo accioche à tutte l'ore, e da tutti i riguardanti i centri di detta sfera, e del Sole si mantenessero nella medesima linea retta; ma con tutto questo vna ineuitabil difficoltà ci conuince, & è, che noi douremo vedere le macchie muouersi sotto il Disco solare, con mouimenti contrarij, imperoche quelle, che fossero nell'Emisfero inferiore della imaginata sfera, si mouerebbono verso il termine opposto à quello verso il quale caminassero l'altre poste nell'emisfero superiore; il che non si vede accadere: oltre che sicome à gl'ingegni specolatiui, e liberi, che ben intendono non esser mai stato con efficacia veruna dimostrato, nè anco potersi dimostrare, che la parte del mondo fuori del concauo dell'orbe lunare non sia soggetta alle mutazioni, & alterazioni, niuna difficoltà, ò repugnanza al credibile hà apportato il veder prodursi, e dissoluersi tali macchie in faccia del Sole stesso; così gli altri, che vorrebbono la sustanza celeste inalterabile, quando si vegghino astretti da ferme, e sensate esperienze à porre esse macchie nella parte celeste, credo, che poco fastidio di più gli darà il porle contigue al Sole che in altro luogo. Conuinta ch'è di falsità l'introduzione di tale sfera trà 'l Sole e noi, che sola, ma con poco guadagno di chi volesse rimuouere le macchie dal Sole, poteua sodisfare à buona parte de i fenomeni, non occorre, che perdiamo tempo in riprouar ogni altra imaginabil posizione; perche ciascheduno per se stesso immediatamente incontrerà impossibili, e contradizioni manifeste, tuttauolta, che sia ben restato capace di tutti i fenomeni che di sopra hò raccontati, & che veramente si osseruano di continuo in esse macchie; Et acciò che V. S. habbia esempli di tutti i particolari, gli mando i disegni di 35. giorni, cominciando dal secondo di Giugno: ne i quali V. S. primieramente harà esempli del mostrarsi l'istesse macchie più breui, e gracili nelle parti vicinissime alla circonferenza del Disco solare, paragonando le macchie notate A. del 2. e 3. giorno, che sono l'istessa; le B. C. del giorno 5. con le medesime del 6. le A. del 10. e dell'11. le B. parimente de i giorni 13. 14. 15. 16. Et le C. de i 14. 15. 16. le B. de i 18. 19. 20. le C. de i 22. 23. 24. le A. del 1. 2. e 3. di Luglio. Le C. e B, del 7 & 8. & altre ancora, che per breuità tralascio. Quanto alla seconda osseruazione, ch'era, che gli spazij passati in tempi eguali siano sempre minori, quanto più la macchia è vicina alla circonferenza, ce ne danno euidenti esempli. Le macchie A. del 2. e 3. di Giugno. Le B. C. del 5. 6. 7. 8. le C. A. de i giorni 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. le F. G. de i 16. 17. 18. 19. 20. 21. la C. del 22. 23. 24. 25. 26. le A. B. del 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8 di Luglio, & molte altre.

Interualli frà le macchie e loro differenze circa 'l mutarsi.

Non sono nell'aria

Sono lontanissime dalla Terra.

Sono superiori alla Luna, nel cielo e nella superficie del Sole

Addita i disegni delle macchie che sono alla fin di questa, proponendoli per essempi delle cose dette.

Che poi gli spazij trauersali trà macchia, e macchia si mantenghino sempre gli stessi, ch'era la prima parte della terza osseruazione, scorgesi dalle macchie B. C. dal di 5. di Giugno sino al 16. e dalle macchie F. G. dal di 13 sino al 20. doue in vltimo il lor interuallo diminuisce vn poco, perche le non sono giustamente locate sotto l'istesso cerchio massimo, che passa per i poli della conuersion del Sole. E l'istesso si scorge ne gl'interualli tra la macchia A. & il centro della macchia F. dal di 2. di Luglio sino a gli 8. li quali vengono alquanto crescendo, perche dette macchie si riguardano obliquamente; e l'istesso fanno le macchie E. F. de i medesimi giorni, ma con minori differenze, rispondendosi meno obliquamente. Ma che gl'interualli delle macchie, che cascano sotto 'l medesimo parallelo apparentemente si mutino, diminuendo sempre quanto più sono lontane dal centro, lo mostrano apertamente le macchie B. O. dal giorno 5. di Giugno sino al 14. doue la lor distanza vien crescendo sino à i giorni 8. & 9. e poi cala sino all'vltimo. Le 3. macchie H. del giorno 17. erano nel precedente molto più separate, & l'interuallo F. H. dal di 14. sino al 18. và sempre diminuendo, e sempre con maggior proporzione.
Circa poi à gli altri accidenti; vedrà primieramente V. S. gran mutazioni di figura nella macchia B. dal di 5. di Giugno sino al 14. variazion maggiore vedrà nella G. dal giorno 10. sino al 20. con incremento grande e poi diminuzione. La macchia M. cominciò à prodursi il giorno 18. & il giorno 20. apparse grandissima, & era vna congerie di moltissime insieme; andò poi mutando figure, come si vede, sino alla fine. Le macchie R. cominciaron' ad apparire picciolissime il giorno 21. e poi con grand'agumento e strauagantissime figure si andarono mutando sino al fine. La macchia F. si produsse parimente il giorno 13. non si essendo veduta cos'alcuna in quel luogo i giorni auanti, andò poi crescendo, & in fine diminuendosi, e variamente mutandosi di forma. La macchia S. cominciò ad apparire il 3. giorno pur di Giugno, e furon due piccole macchiette, le quali crebbero e formaron altra figura, e poi andaron anco diminuendo, come si vede ne i disegni. Nel gruppo delle macchie P. cominciate ad apparire il di 25. di Giugno, si vede conseguentemente gran mutazione, & agumento in numero e grandezze, e poi anco gran diminuzione dell'vno, e dell'altro sino al fine. La macchia F. cominciata à scuoprirsi li 2. di Luglio, fece, come mostrano i disegni, strauaganti, e gran mutazioni ne i giorni seguenti. Nel giorno 8. di Giugno si veddero di nuouo le macchie E. L. N. delle quali le L. presto si disfecero, e la N. crebbe in mole, & numero. Le P. del giorno 11. sendo comparse allora, 2. giorni dopo suanirono. La Q. apparsa il dì 24. si diuise il seguente in 3. e poi si consumò. La C. parimente del giorno 25. il seguente si diuise in 3; & nel medesimo giorno si veddero prodotte di nuouo tutte le X. La macchia G. del giorno 27. si diuise in molte nel seguente giorno, & altre diuisioni, & mutazioni di siti fece ne gli altri giorni; come anco si veggono ne i giorni medesimi gran mutazioni nelle macchie intorno al P. le 7. macchie M.N. del 3. di Luglio apparuero quel giorno; e le N. il seguente si ridussero à 2. essendo prima 5. e le M. crebbero prima in numero, e poi si aggregarono, & in vltimo tornarono à diuidersi ancora. E da tutti questi accidenti e da altri che V. S. potrà ne i medesimi disegni osseruare, vedesi à quante irregolate mutazioni siano tali macchie soggette, la somma delle quali, come altra volta gli hò accennato, non troua esemplo, e similitudine in niuna delle nostre materie fuori che nelle nugole.
Quanto poi alle massime durazioni delle maggiori, e più dense, benche non si possa affermare di certo se alcune ritornino l'istesse in più d'vna conuersione rispetto à i continui mutamenti di figure, che ci tolgono il poterle raffigurare, tuttauia io sarei d'opinione che alcuna ritornasse à mostrarcisi più d'vna volta, & a così credere m'induce il vederne alcuna comparire grande assai, & accrescersi sempre, sin che l'emisfero veduto da volta; e sicome è credibile, ch'ella si fosse generata molto auanti la venuta sua, così è ragioneuole il credere ch'ella sia per durare assai dopo la partita, siche la durazion sua venga ad esser molto più lunga del tempo di vna meza conuersion del Sole: e come questo è alcune macchie possono senza dubbio, anzi necessariamente esser da noi vedute due volte; e queste sarebbono tal'vna di quelle, che si producessero nell'Emisfero veduto vicino all'occultarsi, e poi, passando nell'altro, seguitassero di prender agumento, nè si dissoluessero, sin che tornassero ancora à scoprircisi; e perciò fare basta la durazione di tre, ò quattro giorni più del tempo di vna meza conuersione: ma io di più credo, che ve ne siano di quelle, che più d'vna volta trauersino tutto l'Emisfero veduto; quali son quelle, che dal primo comparire si vanno sempre agumentando, sin che le veggiamo, e fannosi di straordinaria grandezza, le quali possono continuar di crescere ancora, mentre ci si occultano, e non è credibile, che poi in più breue tempo si diminuischino, e dissoluino, perche niuna delle grandissime si è osseruato, che repentinamente si disfaccia, & io hò più volte osseruato dopò la partita di alcuna delle massime, sendo scorso il tempo di vna meza conuersione tornarne à comparire vna, ch'era per mio credere l'istessa, e passar per l'istesso Parallelo.

Macchie ritornano à mostrarcisi.

Dalle cose dette sin quì, parmi s'io non m'inganno, che necessariamente si conchiuda le macchie solari esser contigue, ò vicinissime al corpo del Sole, esser' materie non permanenti, e fisse, ma variabili di figura, e di densità, e mobili ancora, chi più, e chi meno, di alcuni piccoli mouimenti indeterminati, & irregolati, & vniuersalmente tutte prodursi, e dissoluersi, altre in più breui, altre in più lunghi tempi; è anco manifesta, & indubitabile la lor conuersione intorno al Sole; Ma il determinare se ciò auuenga, perche il corpo stesso del Sole si conuerta, e rigiri in se stesso portandole seco, ò pure che restando il corpo solare immoto, il riuolgimento sia dell'ambiente, il quale le contenga, e seco le conduca, resta in certo modo dubbio, potendo essere e questo, e quello; tuttavia à me pare assai più probabile, che il mouimento sia del Globo solare, che dell'ambiente; & à ciò credere m'induce, prima la certezza, che io prendo dell'esser' tale ambiente molto tenue, fluido, e cedente, dal veder così facilmente mutarsi di figura, aggregarsi e diuidersi le macchie in esso contenute, il che in vna materia solida, e consistente non potrebbe accadere (proposizione che parrà assai nuoua nella comune filosofia:) hora vn mouimento constante, e regolato, quale è l'vniuersale di tutte le macchie, non par, che possa hauer sua radice, e fondamento primario in vna sostanza flussibile, e di parti non coerenti insieme, e però soggette alle commozioni, e conturbamenti di molti altri mouimenti accidentarij; ma bene in vn corpo solido, e consistente, oue per necessità vn solo è il moto del tutto, e delle parti; e tale è credibile, che sia il corpo solare in comparazion del suo ambiente; tal moto poi participato all'ambiente per il contatto, & alle macchie per l'ambiente, ò pur conferito per il medesimo contatto immediatamente alle macchie, le può portar' intorno.

Sole si converte in sé stesso e porta seco le macchie.

Cielo fluido.

Di più quando bene altri volesse, che la circolazione delle macchie intorno al Sole procedesse da moto, che risedesse nell'ambiente, e non nel Sole, io crederei ad ogni modo esser quasi necessario, che il medesimo ambiente comunicasse per il contatto l'istesso mouimento al Globo solare ancora.
Imperoche mi par di osseruare, che i corpi naturali habbino naturale inclinazione à qualche moto, come i graui al basso, il qual mouimento vien da loro, per intrinseco principio, e senza bisogno di particolar motore esterno esercitato, qual volta non restino da qualche ostacolo impediti: à qualche altro mouimento hanno repugnanza, come i medesimi graui al moto in sù, e però giamai non si moueranno in cotal guisa, se non cacciati violentemente da motore esterno; finalmente ad alcuni mouimenti si trouano indifferenti, come pur gl'istessi graui al mouimento orizontale, al quale non hanno inclinazione, poiche ei non è verso il centro della Terra, nè repugnanza, non si allontanando dal medesimo centro, e però, rimossi tutti gl'impedimenti esterni, vn grave nella superficie sferica, e concentrica alla terra, sarà indifferente alla quiete, & à i mouimenti verso qualunque parte dell'orizonte; & in quello stato si conseruarà, nel qual vna volta sarà stato posto, cioè se sarà messo in stato di quiete, quello conseruerà, & se sarà posto in mouimento, v. g. verso Occidente, nell'istesso si manterrà; e così vna naue per essempio hauendo vna sol volta riceuuto qualche impeto, per il mar tranquillo, si mouerebbe continuamente intorno al nostro globo senza cessar mai, e postaui con quiete, perpetuamente quietarebbe, se nel primo caso si potessero rimuouere tutti gl'impedimenti estrinseci, e nel secondo qualche causa motrice esterna non gli sopraggiongesse; e se questo è vero, sicome è verissimo, che farebbe vn tal mobile di natura ambigua, quando si trouasse continuamente circondato da vn'ambiente mobile d'vn moto al quale esso mobile naturale fosse per natura indifferente? Io non credo, che dubitar si possa, ch'egli al mouimento dell'ambiente si mouesse: Hora il Sole, corpo di figura sferica sospeso, e librato circa il proprio centro, non può non secondare il moto del suo ambiente, non hauendo egli à tal conuersione intrinseca repugnanza, nè impedimento esteriore; Interna repugnanza hauer non può, atteso che per simil conuersione nè il tutto si rimuove dal luogo suo, nè le parti si permutano trà di loro, ò in modo alcuno cangiano la lor naturale costituzione, talche per quanto appartiene alle costituzioni del tutto con le sue parti, tal mouimento è come se non fosse; quanto à gl'impedimenti esterni, non par che ostacolo alcuno possa senza contatto impedire (se non forse la virtù della Calamita) ma nel nostro caso tutto quel che tocca il Sole, che è il suo ambiente, non solo non impedisce il mouimento che noi cerchiamo di attribuirgli, ma egli stesso se ne muove, e mouendosi lo communica oue egli non troui resistenza, la qual'esser non può nel Sole. adunque quì cessano tutti gl'esterni impedimenti; il che si può maggiormente ancora confermare, perche oltre à quel che si è detto, non par, che alcun mobile possa hauer repugnanza ad vn mouimento, senz'hauer propension naturale all'opposto (perche nella indifferenza non è repugnanza); e perciò chi volesse por nel Sole renitenza al moto circolare del suo ambiente, pur vi porrebbe natural propensione al moto circolare opposto à quel dell'ambiente, il che mal consuona ad intelletto ben temperato. Douendosi dunque, in ogni modo por nel Sole l'apparente conuersione delle macchie, meglio è poruela naturale, e non per participazione, per la prima ragione da me addotta. Molte altre considerazioni potrei arrecar per confirmazion maggiore della mia opinione, ma di troppo trapasserei i termini di vna lettera; però per finir di più tenerla occupata, vengo à satisfare alla promessa ad Apelle, cioè al modo del disegnar le macchie con somma giustezza, ritrouato, come nell'altra gl'accennai, da vn mio Discepolo Monaco Cassinense nominato D. Benedetto de i Castelli, famiglia nobile di Brescia, huomo d'ingegno eccellente, e come conuiene libero nel filosofare; & il modo è questo: Deuesi drizzare il Telescopio verso il Sole, come se altri lo volesse rimirare, & aggiustatolo, e fermatolo, espongasi vna carta bianca, e piana incontro al vetro concauo, lontano da esso vetro quattro, ò cinque palmi; perche sopra essa caderà la specie circolare del Disco del Sole, con tutte le macchie che in esso si ritrouano ordinate, e disposte con la medesima simmetria à capello, che nel Sole son situate; e quanto più la carta si allontanerà dal cannone, tanto tale immagine verrà maggiore, e le macchie meglio si figureranno, e senz'alcuna offesa si vedranno tutte sino à molte piccole, le quali guardando per il cannone con fatica grande, e con danno della vista appena si potrebbono scorgere: E per disegnarle giuste, io descriuo prima sopra la carta vn cerchio della grandezza, che più mi piace, e poi accostando, ò rimouendo la carta dal cannone, trouo il giusto sito, doue l'immagine del Sole si allarga alla misura del descritto cerchio; il quale mi serue anco per norma, e regola di tener il piano del foglio retto, e non inclinato al cono luminoso de i raggi solari ch'escono del Telescopio, perche quando e fosse obliquo, la sezzione viene ouata, e non circolare, e però non si aggiusta con la circonferenza segnata sopra 'l foglio; ma inclinando più o meno la carta, si troua facilmente la positura giusta, che è quando l'immagine del Sole s'aggiusta col cerchio segnato; ritrouata che si è tal positura, con vn pennello si và notando sopra le macchie stesse, le figure, grandezze, e siti loro, ma conuien' andare destramente secondando il mouimento del Sole, e, spesso mouendo il Telescopio, bisogna procurare di mantenerlo ben dritto verso il Sole; il che si conosce guardando nel vetro concauo, doue si vede vn piccolo cerchietto luminoso, il quale stà concentrico ad esso vetro, quando il Telescopio è ben diritto verso il Sole. E per veder' le macchie distintissime, e terminate, è ben inscurir la stanza serrando ogni finestra, siche altro lume non vi entri, che quello, che vien per il Cannone; ò almeno inscuriscasi più che si può, & al Cannone si accomodi vn cartone assai largo, che faccia ombra sopra la carta doue si ha da disegnare, e impedisca, che altro lume del Sole non vi caschi sopra, fuor che quello, che vien per i vetri del Cannone. Deuesi appresso notare, che le macchie escono del Cannone inuerse, e poste al contrario di quello che sono nel Sole, cioè le destre vengono sinistre, e le superiori inferiori, essendo che i raggi s'intersegano dentro al cannone auanti ch'eschino fuori del vetro concauo: ma perche noi le disegniamo sopra vna superficie opposta al Sole, quando noi, volgendoci verso il Sole, tenghiamo la carta disegnata opposta alla nostra vista, già la superficie doue prima disegnammo non è più contraposta mà auersa al Sole, e però le parti destre si sono già ridrizzate, rispondendo alle destre del Sole, e le sinistre alle sinistre, onde resta, che solamente s'inuertano le superiori, & inferiori; però riuoltando il foglio à rouescio, e facendo venire il di sopra di sotto, e guardando per la trasparenza della carta contro al chiaro si veggono le macchie giuste, come se guardassimo direttamente nel Sole, & in tale aspetto si deuono sopra vn'altro foglio lucidare, e descriuere, per hauerle ben situate. Io hò poi riconosciuto la cortesia della natura, la quale mille, e mille anni sono porse facoltà di poter venire in notitia di tali macchie, e per esse di alcune gran consequenze; perche, senz'altri stromenti, da ogni piccolo foro, per il quale passino i raggi solari, viene in distanze grandi portata, e stampata sopra qual si voglia superficie opposta l'immagine del Sole con le macchie, ben è vero che non sono à gran pezzo così terminate come quelle del Telescopio, tuttauia le maggiori si scorgono assai distinte, e V. S. vedendo in Chiesa da qualche vetro rotto, e lontano cader il lume del Sole nel pauimento, vi accorra con vn foglio bianco, e disteso, che vi scorgerà sopra le macchie. Ma più dirò esser la medesima natura stata così benigna, che per nostro insegnamento hà tal'ora macchiato il Sole di macchia così grande, & oscura, ch'è stata veduta da infiniti con la sola vista naturale, ma vn falso, & inueterato concetto, che i corpi celesti fossero esenti da ogni alterazione, e mutazione fece credere, che tal macchia fosse Mercurio interposto trà il Sole, e noi, e ciò non senza vergogna de gl'Astronomi di quell'età. E tale fù senza alcun dubbio quella di cui si fa menzione ne gl'Annali, & Istorie de i Franzesi Ex Bibliotheca P. Pithoci I. C., stampat' in Parigi l'anno 1588. doue nella vita di Carlo Magno à fogli 62. si legge essersi per otto giorni continui veduta dal popol di Francia vna macchia nera nel disco solare, della quale l'ingresso, e l'vscita per l'impedimento delle nugole non potette esser osseruata, e fù creduta esser Mercurio allhora congiunto col Sole. Ma questo è troppo grand'errore, essendo che Mercurio non può restar congiunto co'l Sole, ne anco per lo spazio di hore sette; tale è il suo mouimento, quando si viene a interporre tra 'l Sole, e noi; fù, dunque, tal fenomeno assolutamente vna delle macchie grandissima, & oscurissima, e delle simili se ne potranno incontrare ancora per l'auuenire, e forse, applicandoci diligente osseruazione, ne potremo veder alcuna in breue tempo. Se questo scoprimento fosse seguito alcuni anni auanti, hauerebbe levat' al Keplero la fatica d'interpretar, e saluar questo luogo con le alterazioni del testo, & altre emendazioni de tempi: sopra di che io non starò al presente ad affaticarmi, sicuro che detto Autore, come vero Filosofo, e non renitente alle cose manifeste, non prima sentirà queste mie osseruazioni e discorsi, che gli presterà tutto l'assenso.

Natura delli corpi ne' mouimenti

Come si vedono le macchie senza guardar il Sole.

Come si disegnino

Si vedono senza stromento.

Se ne son vedute con la semplice vista.

Macchia creduta Mercurio.

Macchie grandi da vedersi.

Hora, per raccor qualche frutto dalle inopinate merauiglie che sino a questa nostra età sono state celate, sarà bene che per l'auuenire si torni à porgere orecchio à quei saggi Filosofi che della Celeste sustanza diuersamente da Aristotele giudicarono, e da i quali Aristotele medesimo non si sarebbe allontanato, se delle presenti sensate osseruazioni hauesse hauuta contezza: poiche egli non solo ammesse le manifeste esperienze trà i mezi potenti à concludere circa i Problemi naturali, mà diede loro il primo luogo. Onde se egli argomentò l'immutabilità de' Cieli dal non si esser veduta in loro ne' decorsi tempi alterazione alcuna, è ben credibile, che quando 'l senso gl'hauesse mostrato ciò che à noi fà manifesto, harebbe seguita la contraria opinione, alla quale con si mirabili scoprimenti venghiamo chiamati noi. Anzi dico di più, ch'io stimo di contrariar molto meno alla dottrina d'Aristotele col porre (stante vere le presenti osseruazioni) la materia Celeste alterabile, che quelli che pur la volessero sostenere inalterabile: perche son sicuro, ch'egli non hebbe mai per tanto certa la conclusione dell'inalterabilità, come questa: che all'euidente esperienza si deua posporre ogni humano discorso: e però meglio si filosoferà prestando l'assenso alle conclusioni dependenti da manifeste osseruazioni, che persistendo in opinioni al senso stesso repugnanti, e solo confermate con probabili, ò apparenti ragioni, quali poi, e quanti sieno i sensati accidenti, che à più certe conclusioni c'inuitano, non è difficile l'intenderlo. Ecco, da virtù superiore, per rimuouerci ogni ambiguità, vengono inspirati ad alcuno metodi necessarij, onde s'intenda la generazion delle Comete esser nella regione Celeste; à questo, come testimonio, che presto trascorre, e manca, resta ritroso il numero maggiore di quelli, che insegnano à gli altri; Eccoci mandate nuove fiamme di più lunga durazione in figura di stelle lucidissime prodotte pure, e poi dissolutesi nelle remotissime parti del Cielo: ne basta questo per piegar quelli, alla mente de i quali non arriuano le necessità delle dimostrazioni Geometriche: Ecco finalmente scoperto in quella parte del Cielo, che meritamente la più pura e sincera stimar si deue, dico in faccia del Sole stesso, prodursi continuamente, & in breui tempi dissoluersi innumerabile moltitudine di materie oscure, dense, e caliginose; eccoci vna vicissitudine di produzioni, e disfacimenti, che non finirà in tempi breui; ma durando in tutti i futuri secoli, darà tempo à gl'ingegni umani di osseruare quanto lor piacerà, e di apprendere quelle dottrine, che del sito loro gli possa rendere sicuri, benche anco in questa parte douiamo riconoscere la benignità diuina; poiche di assai facile, & presta apprensione son quei mezi che per simile intelligenza ci bastano; e chi non è capace di più, procuri di hauer disegni fatti in regioni remotissime, e gli conferisca con i fatti da se ne gli stessi giorni, che assolutamente gli ritrouarà aggiustarsi con i suoi, & io pur ora ne hò ricevuti alcuni fatti in Brusselles dal Sig. Daniello Antonini ne i giorni 11. 12. 13. 14. 20. & 21. di Luglio, li quali si adattano à capello con i miei, e con altri mandatimi di Roma dal Sig. Lodouico Cigoli, famosissimo Pittore, & Architetto, argomento, che dourebbe bastar per se solo à persuader ogn'vno, tali macchie esser di lungo tratto superiori alla Luna.

Cielo alterabile Aristotelicamente.

Indizij, prove, dimostrazioni dell'alterabilità celeste.

Confrontazioni delle macchie vedute in diuersi luoghi.

E con questo voglio finir di occupar più V. S. Illustriss. fauoriscami di mandar con suo comodo i disegni ad Apelle, accompagnati con vn mio singolare affetto verso la persona sua; ed a V. S. reuerentemente bacio le mani, e dal Sig. Dio gli prego felicità. Di Firenze, li 14. di Agosto 1612.

Di V. S. Illustrissima

Poscritta. Conforme à quello che mi ero imaginato, e scritto, seguì 6. giorni dopo l'effetto; perche li giorni 19. 20. & 21. del presente mese fu veduta da me, e da molt'altri gentil'huomini amici miei, con la semplice vista naturale vna macchia oscura vicina al mezo del Disco solare nel suo tramontare, la quale era la massima trà molt'altre che si vedeuano co'l Telescopio, e d'essa ancora mando à V. S. li disegni.

Seruitore Deuotissimo

Galileo Galilei L.

DISEGNI

DELLE MACCHIE

DEL SOLE

Vedute & osseruate dal sig. Galileo

Galilei Nel mese di Giugno,

e parte di Luglio 1612.

giorno per giorno.

Disegni della Macchia grande Solare, veduta con

la semplice vista dal Sig. Galilei, e similmente

mostrata a molti; nelli giorni 19. 20. 21.

d'Agosto 1612.

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