La decimasettima giornata aggiunta dell’Agricoltura

Di M. Agostino Gallo,

Nella quale si tratta di quanto debbe fare un diligente Agricoltore di mese in mese, & secondo i buoni, & cattivi tempi.

Essendo ritornato M. Vincenzo Maggio da M. Gio. Battista Avogrado nell’hora solita, lo ritrovò, che godeva il fresco nella vaga capelletta, dove accomodati; prima l’Avogadro cominciò dire. A voi M. Vincenzo mi rimetto di quanto vi piace, che hoggi parliamo.

Vinc. Dapoi che per sedeci dì mi siete stato molto cortese nel chiarirmi di quanto v’ho richiesto, desidero non meno che hoggi, per modo di Epilogo, mi diciate ciò che può fare un’eccellente Agricoltore di mese in mese, & quasi anco di giorno in giorno, secondo le stagioni, & i buoni, & cattivi tempi di tutto l’anno.

Gio. Bat. Volendo voi, che discorriamo intorno à questi effetti necessarii, credo che basti il parlarvi solamente de’ riti Lombardi, & non della diversità d’infiniti paesi stranieri, poi che sarebbe impossibile à raccontarne solo la millesima parte.

Vinc. Oltra che voi dite il vero, mi rimetto ancor’al giudicio vostro del mese, che vi piace di cominciare.

Gio. Bat. Ancor che alcuni Antichi (in simil caso) habbiano prima ragionato del mese di Gennaro, come di quello ch’è il primo de gli altri mesi; nondimeno, considerando io che innanzi à S. Martino sono raccolti tutti i frutti della terra, e finiti di seminare i grani: & che in questo paese i massari, ò lavoratori, che si partono da i lor patroni, sono stantiati per lavorare i campi à quegli altri, che di nuovo hanno promesso, però cominciarò à parlar del mese di Novembre; ilqual’è assai più convenevole per dar principio à questo ragionamento, che non sono gli altri mesi; conciosia che tutti i lavoratori cominciano con molti modi à coltivare i campi, & à piantare, & ordinare gli arbori per beneficio dell’anno seguente.

Vinc. Ancora piace à me, che parliate prima di questo mese, & poi de gli altri, fin che haverete compiuti i dodeci.

Gio. Bat. In questo mese adunque il buon’ Agricoltore comincia à carrettare le ripe de’ campi, che sono restati voti per cagion dell’esser magri, ò perche si son ritrovati sporchi; lequali sono fatte alte dall’aratro, quando d’aratura in aratura vien nettato dal bifolco (come per ogni dovero si debbono abbassar’ogni tre, ò quattro anni) e condur quella terra per tutto’l campo; & specialmente nelle valli (quando ve ne siano) per farlo maggiormente uguale. Et finite di carrettar queste ripe, rompe tutto’l fondo con l’aratro, accioche dal gran gelo, da i venti, & dalle nevi resti ben purgato, & spolverato. Percioche, non è dubbio, che si giova assai più per seminare poi il campo alla primavera (quando però sia ben ritagliato almeno due altre volte con l’aratro) che à romperlo al fin di Gennaro, ò al principio di Febraro, come molti fanno con loro gran detrimento.

Dipoi cura in questo mese i grassumi, che si trovano nel fondo de i fossi di quei campi, per spargerveli inanzi che si arino la terza volta, e sollecita di far correre le acque sopra i prati che non si rompono, & di redabolare i fondi di quei vasi con diversi instrumenti, accioche elle cosi torbide, & accompagnate da una infinità di foglie, ingrassino maggiormente quei campi cosi pratati.

Ancora è diligente nel fare de’ fossatelli, ò delle buche, per piantarvi al Febraro, & per Luna nuova, delle viti, ò d’altre sorti d’arbori; atteso che à quel tempo si ritrovano talmente cotte dal gelo quelle terre, che paiono cenere. Vero è, che havendo cavate queste cose nel mese d’Agosto, egli pianta simili arbori più tosto in questo mese di Novembre, che al tempo della primavera. Oltra che non manca di piantare gli ossi, ò le anime de’ persichi, delle mandole, delle noci, & d’altre sorti simili, accioche quei gusci immarciscano innanzi che i semi nascano alla Primavera.

Appresso, scalva, ò pota i salici, le albere, ò piope, & gli altri arbori nella Luna nuova, accioche i rami crescano più facilmente dopo il verno; oltra che pianta le belle piante cavate allhora da quegli arbori; perche prendono meglio, che se fussero piantate dopo Gennaro.

Non solamente taglia poi dal piede gli arbori che sono à proposito per fabricare, ò per fare altri effetti, & per Luna vecchia; ma taglia anco dal piede tutti quelli che son seccati l’estate, per fenderli, quando piove, ò nevica, sotto à i portici. Senza che taglia gli stropelli, ò vinchi, e le stroppe, ò ligacce da i pendoli, & vi lascia le grosse per maestre, per inestar poi al Marzo de’ salici giovani. Le quai cose lega in fasci, & conserva in luogo che non gelino, per legar le viti, e l’altre cose a’ tempi suoi.

Non meno in questo mese pota le viti de’ colli, che non sono offese dalla Tramontana; poiche, per l’ordinario, producono maggior copia di uva, che se si potassero dopo Sant’Antonio. Et havendone che siano sottoposte à gelare (non havendole ordinate di Ottobre) le scieglie, & le pota, & dapoi distese le copre di terra; oltra ch’egli colma le altre, havendole prima dato alle magre una palata di polvere, per gamba.

Non manca similmente di pestar’i risi, accioche si possano mangiare; & anco pesta quei lini, che non sono pestati, per spadolarli poi di tempo in tempo.

In oltre, il diligente Agricoltore, porta i cedri & altri frutti simili, che sono nelle casse, ò ne i pitarri, al coperto, dopo che hanno havuto però un giorno, ò dui delle prime brine; & li serra secondo che’l freddo cresce. Dando loro del letame perfetto, come è lo sterco di cavallo, ò di colombino ben marcio, & d’altri uccelli; incorporandolo benissimo nella loro terra; & adacquandoli quando patiscono sete, & massimamente quando hanno i frutti, accioche si rinverdiscano; come facilmente si conosce, quando le foglie si astringono.

Raccoglie similmente in questo tempo le castagne, & i maroni, & le cava fuori da i ricci per mangiarli à più modi, & per venderli a i suoi tempi. Oltra, che raccoglie le olive per far dell’olio, secondo che si trovano ben nere, & che sono state ammuchiate.

Attende anco à nettar benissimo gli asparagi, & li carica molto bene di segature di corno, di cenere, & d’altre cose come vi dissi nel trattato loro; & ricalza ancora gli artichiocchi con la terra, quando non gli habbia conci d’Ottobre, e li lega con le cime rivolte all’ingiù, accioche non gelino, & che per tempo facciano i loro frutti. Senza che ricalza il ruso di terra à gamba per gamba.

Ancora il prudente Agricoltore non si scorda di cavare i radicchi, & di coprirli legati nella terra, & in luogo caldo, accioche le radici loro vengano tenere, e le foglie bianche, per mangiarle l’une, & l’altre tutto il verno nell’insalate. Et oltra che fà il simile delle indivie, per servirsene ben bianche, al modo detto; lega anco i cavoli in cima, accioche divengano di dentro bianchi, quando per natura non si serrino, come fanno i capucci.

Medesimamente in questo mese, cava i gniferi, ò carote, & levato loro tutte le foglie, li copre nella sabbia al coperto, per mangiarli cotti nell’insalate, & anco in composta nella Quaresima. Et fa ancor’il simile à i ramocelli, & à i ravanelli per mangiarli crudi dopo Pasqua. Facendo però tutte queste cose per Luna vecchia; percioche non durarebbono questi frutti, quando si cavassero essendo nuova.

Vinc. Che semenze si possono piantare in questo mese di Novembre.

Gio. Bat. Io non so per hora, che si possano piantare, fuori i grani della fava grossa broventata, & quelli del rovagliotto, ò pisello; poiche sono buoni alla Pasqua, & anco alle volte alla Quaresima; & questi semi bisogna conservarli da gli uccelli, & specialmente delle gazze; stando che gli sterpano nel gelmogliare, per la estrema fame, che hanno al tempo della neve. Et si può anco piantar le spiche dell’aglio ne i terreni vangati, & qualificati alla lor natura, poiche vengono più grasse, che non fanno essendo piantate di Febraro, & rendono un’utile maraviglioso. Oltra che io lodo quegli Agricoltori, che in questo mese, per Luna nuova, letamano, & vangano i terreni dove han da seminare al principio di Marzo la cosi utile maggiorana; percioche vi si attaccano molto meglio queste semenze, che se si rompono con l’aratro, ò con la vanga dopo Natale. Et chi facesse questo medesimo à molti semi che si spargono di Febraro, & di Marzo, è certo che li sarebbe di molto giovamento.

Restavi in questo mese di raccoglier’i melicacci, ò sagginali, & da condurli à casa, per valersi de’ grossi à far le siepi, & de’ minuti à coprir l’herbe gentili, overo per porli sotto à gli animali, ò essendo tagliati menuti, per farli mangiar loro, quando non lavorano, & che però non siano stati allo scoperto.

Vinc. Dapoi che ho inteso le più importanti cose, che si debbono fare nel mese di Novembre, aspetto anco che mi diciate quelle che vanno fatte in quelle di Decembre.

Gio. Bat. In questo mese, il valente Agricoltore ara (non fondando però molto l’aratro) i prati trifogliato di dui anni, accioche si spolverino le terre, & si sponghino quelle radici in tal modo, che nel seminarvi i lini al principio di Marzo, ò al fine di Febraro, vengano assai più belli, che non sarebbono se questi campi fussero arati dopo Santo Antonio.

Non solamente poi, l’Agricoltore non manca di far ne i risi & ne i lini ciò che bisogna loro; ma anco nel raccoglier le olive, & nel cavarne più oglio che può, senza che cava dell’altro che fanno le noci, le semenze del lino, delle viti, delle rape, & delle altre sorti secondo il solito.

Indi, si come egli è diligente à curar’i fossi, & altri vasi adacquatori, & nò; cosi sollecita nel far correr le acque sopra i prati, & farvi gli altri benefici, come vi ho anco detto. Oltra che non manca di tagliare de legnami diversi per Luna vecchia, quadrandoli, & accommodando quello esser che bisognano per casamentare, ò per fare altri effetti necessarii.

Appresso, perche egli non debbe mai stare in otio, & specialmente quando la campagna è agghiacciata da gli estremi freddi, ò coperta dalle molte nevi, ò talmente inacquata dalle pioggie, che non vi si può far beneficio alcuno, non pure non manca di pigliare diversi uccelli con le reti, delle lepri & d’altri animali co i cani, ò con trappole diverse, overo con archibugi, ò con balestre; ma mentre che piove, ò nevica grandemente attende à far con l’accomodato torno molte cose di legno; come sono scudele, taglieri, basie, scatole, spine, cannelle, cocconi, & altri instromenti necessarii. Senza che egli fà de gli aratri, de gli erpici, de’ redaboli, de’ rastelli, & de gli altri istromenti di legno commodi all’Agricoltura; & non meno provede alle cose necessarie de i carri, delle carrette, & à tutte le altre che sono pertinenti a gli animali, accioche siano all’ordine quando bisognano per carreggiare, ò per coltivare i campi. Et anco si provede di buone falci, di podetti, di cortellacci, di securi, di seghe, di zappe, di vanghe, e d’altri molti instromenti, come vi vogliono.

Che diremo poi quanto questo prudente Agricoltore si compiace in questi si brevi giorni di Decembre, & di Gennaro al fuoco (per esservi più otio honesto di feste, che de gli altri mesi) nel parlare à tutta la sua famiglia pacifica della felicità christiana, che si gode nell’Agricoltura; mangiando insieme diversi loro frutti cotti, & crudi saporitamente, & senza sospetto alcuno di veleno; & spinando nuovi vini, per assaggiare la loro bontà? Onde, come amorevolissimo padre, non solamente si sforza di mostrar’à tutti il grande obligo, che hanno verso il signor’Iddio di benefici infiniti che dà loro in premio delle fatiche fatte à gloria di sua Maestà; ma ancora li fà vedere con quanta felicità, & sicurezza, ciascun’Agricoltore intelligente, & diligente può crescer pur’assai l’entrate de’ terreni, che sono capaci per ricever diversi semi, & diverse piante, secondo la lor natura.

Qual’è colui cosi nobile, & cosi gran Signore, che non dovesse haver’una dolce invidia à gli Agricoltori, che si compiacciono più di questa vita, cosi pacifica, cosi lieta, cosi felice, & della famiglia obediente, de gli animali disciplinabili, & de’ loro campi ben coltivati, che se fussero grandi Principi? perche conoscono, che questa loro professione, è Regina di viver lontani da i travagli, da gli odii, & da gl’infiniti impedimenti, che nuocono di continuo all’huomo Christiano. Et questi veramente son degni d’esser’invidiati da tutto il mondo, poiche non cessano mai di ringratiar’il grande Dio, de gl’infiniti doni, che tuttodì ricevono; pensando sempre, come possono dispensar il tempo nel coltivar la terra, & quella crescere di buoni raccolti, per commune beneficio di noi mortali.

Vinc. Quantunque habbiate detto parte della felicità, che gode lo huomo libero dalle vanità di questo mondo; nondimeno, perche vi sarebbe pur troppo da dire, è ben che seguitiate nel dirmi le cose, che debbe fare l’Agricoltore ne i giorni di Gennaro.

Gio. Bat. Non solo l’esperto Agricoltore fa molte cose in questo mese di Gennaro intorno à i risi, à i lini, à gli oglii, & alle altre cose, che vi ho narrate (quando però non sono state finite al Decembre) ma anco ritaglia, & fonda ben l’aratro ne gl’istessi campi arati di Novembre. Oltra ch’egli comincia dopo S. Antonio à tirar giù da gli arbori le viti, quando il tempo è humido (perche altramente si romperebbono i maderi, ò palmiti) per potarle nella Luna pur di questo mese: atteso che questa produce (come dissi) più uva, che non fanno le altre.

Poi in questo mese, egliè diligente nell’apparecchiare i legnami, che vogliono per sostentare le gambe, e pampini delle viti; piantandoli secondo bisognano di gamba in gamba; overo essendovi gli arbori, li concia in tal modo, che in tutto giovino alle medesime viti, & à i palmiti, che elle producono dapoi, per tirarli per l’anno seguente; non mancando di potare gli arbori, che debbono esser tagliati per Luna nuova, & nel detto tempo tagliare dal piede i boschi, accioche l’una, & l’altra sorte producano maggiormente de gli altri rami.

Ancora, come intendente Agricoltore, non manca di ributtar talmente, per Luna nuova, tutto il letame fatto dopo S. Martino, che l’ultimo più fresco, sia posto prima in fondo di quella seconda massa, & il più vecchio resti in cima, accioche quando lo spargerà sopra i prati, ò sopra i terreni che andaranno seminati, si ritrovi ben cotto tutto, per conto della paglia che sarà ben marcia. Oltra che non manca di sparger sopra i prati la polvere raccolta nella state, accioche per incorporarsi con le radici di quelle herbe, faccia produrre maggior quantità di fieno.

Similmente in questo mese, egli mette all’ordine i carri, gli aratri, & gli altri stromenti necessarii alla coltivatione: & anco si provede di tutti i ferri ben taglienti, per tagliare gli arbori, & potar benissimo le viti, poiche non rincresce mai di lavorare ad ogni huomo da bene, come si trova haver bene all’ordine simili stromenti. Io potrei dire del fare andare le acque sopra i prati, del curare i fossi, & del carettare, e trainare li terreni, ma perche ho detto le cose maggiori che si fanno in questo mese, vi parlerò di quelle, che si deono fare di Febraro.

Vinc. Et questo mi piace, che cosi seguitiate.

Gio. Bat. Non solamente il sapiente Agricoltore conduce nel Febraro i letami, & la polvere (quando non l’habbia condotta al Gennaro) sopra i prati, benche si trovino coperti di neve; ma ancora li conduce sopra i campi che sono d’arare la terza volta per piantarli di fava per luna vecchia, ò come è fatta nuova seminarli di veccia, & di vena per pastura de gli animali, al modo che vi dissi il primo giorno.

Poi egli pota le viti con ragione, & le accommoda à gli arbori loro, ò a’ diversi legnami piantati; percioche in questo mese debbono esser’ordinate d’ogni lor bisogno; & leva anco da i loro arbori tutti i rami grandi, & piccioli, che sono superflui.

Pianta ancora in questo tempo per Luna nuova i piantoni di olive, di pomi granati, di cotogni, di fichi, di salici, & di albere, con gli arbori fruttiferi, che hanno le radici: Et oltra che egli scalva tutti gli arbori per Luna crescente, che non sono stati tagliati avanti il freddo; netta, & accommoda gli arbori fruttiferi, cosi per conto di rami, quanto delle aste, ò delle verghe loro; levando poi ogni cosa secca, & i vermi con altre brutezze che si trovano cosi nelle foglie secche ritorte, come in tutto il legno; zappando attorno alle radici, & levando tutte l’herbe cattive, accioche quella terra le benefichi.

Cura & aduna insieme tutti i letami, & anco i terracci che sono per le corti, ò cortili, senza che netta i pollari, e le colombare di tutto lo sterco loro, ò d’ogn’altra sporchezza; accioche come son’accommodati di nidi diversi, quei polli, & colombi, si compiaccino secondo i loro humori.

In questo tempo, medesimamente pesta i risi, essendone da pestare & cosi finisce i lini. Oltra che per questo mese sollecita le acque sopra i prati, che non si trovino letamati, ò polverizati; facendo intorno à queste cose, come havete inteso.

Appresso, non essendo in pioggia nel fin di questo mese, egli semina i lini, accioche nel nascere si usino à patir più le brine, & i freddi grandi, che non fanno quelli, che sono poi seminati di Marzo; & fà anco il simile nel seminare il guado, & nel piantare il ruso. Senza, che essendo la Luna vecchia, comincia à zappare i frumenti; perche quelle herbe non riverdiscono cosi, come fanno quando è nuova.

Poi non solamente ogni buon’Agricoltore semina per Luna nuova la lenticchia, l’herba buona, il fenocchio, i porri, & gli asparagi; ma ancora pianta l’aglio, i piselli, la salvia, il rosmarino, & anco alle volte la detta herba buona, più tosto che seminarla.

Vinc. Havendo voi finito di dir le cose importanti di questo mese, desidero che mi narriate anco le maggior, che si possono far’in quello di Marzo.

Gio. Bat. Una delle più utili, che si debbono fare in questo mese, è che l’Agricoltore semina i lini ne i primi giorni, sin’à quindici; percioche vi è il fiore di seminarli nelle cotiche de’ prati trifogliati, ancora che gli Agricoltori Padovani, & d’altri paesi li seminino nelle colture ben’arate, & ben’ingrassate col letame, ò con la cenere; non pure al fin di Marzo, ma per tutto Aprile, & anco sin’à mezzo Maggio. Usanza però che non rendono tanta copia di lini, quanto fanno i nostri prati di dui anni. Et oltra che egli semina il guado per principio di questo mese, non essendo stato seminato di Febraro (come ho detto) vanga, & semina nel medesimo tempo la roza, & la maggiorana per grosso utile: & pianta ancora il ruso, quando non è stato piantato di Febraro; senza che semina i trifogli sopra le biade, se non sono stati sparsi d’Agosto, ò al principio di Settembre.

Poi ara la terza volta nel principio di questo mese i terreni ben letamati, & vi semina la vena sola da maturare, & anco ne semina con la veccia per pastura. Oltra ch’egli semina la cicerchia, la lenticchia, i ceci, i lupini, il frumento marzuolo, la segala marzuola, & la scandella; & semina ancor’il canape, & i garzi ne gli ultimi giorni ne i terreni bene arati, ò più tosto vangati:

Ancora il vero Agricoltore sollecita à potar le vite non concie, & le accommoda à gli arbori loro, ò ad altri legnami, over’essendone prive, le accompagna si fattamente co i frusconi, ò con altri legnami che non patiscono nel produrre i palmiti carichi di uva, secondo la lor natura. Oltrache quanto più tosto hà finito di legarle, & di ordinarle, cava loro da dosso la terra con l’aratro, & da poi le zappa benissimo dall’una gamba all’altra, & vi taglia tutte le radici superflue, che si trova nella superficie; levando non meno tutte le cattive herbe che sono fra l’una, & l’altra gamba: Questo medesimo facendo anco al ruso nel levarli da dosso la terra, che fù posta di gamba in gamba innanzi al verno, & specialmente essendone di sotterrate; & poi le zappa, & netta d’ogni herba.

In questo medesimo tempo, egli conduce le curature de’ fossi, & de adacquatori sopra i prati: spianandoli di anno in anno più che può: poiche rendono maggior copia di fieni quanto più sono piani, & commodi per adacquarli.

Ara poi la terza volta quei campi, dove ha divisato di seminar i fasoli al Maggio, & i migli al Giugno dopo che gli havera ben letamati, & la quarta volta arati: Senza che accommoda i campi, che vanno seminati di risi all’Aprile di tutti quegli argini, che vi bisognano per adacquarli.

Parimente in questo mese, il da ben’Agricoltore, non solo pianta i frutti delle castagne, delle noci, delle mandole, delle avellane, & gli ossi delle olive, delle armoniache, & de’ molti altri frutti; ma semina anco molte sorti di pomi, di peri, di mori, di oppii, e di onizzi. Et oltra che semina anco gli asparagi, ò pianta le gambe loro, pianta non meno i semi di cardi, & de gli artichiocchi; benche sia meglio piantar le gambe di questi, & non de’ cardi; poiche fanno i frutti quell’anno medesimo. Levando la terra à tutti ricalzati avanti il freddo, & anco tutte le foglie marcie, ò superflue: Et nettando similmente gli asparagi già letamati di Novembre, & vangando dapoi minutamente (ma poco fondati pero) accioche maggiormente possano uscire all’Aprile da quei terreni.

Appresso egli pianta la salvia (quando però non sia stata piantata all’Ottobre) la lavanda, il rosmarino, le fraghe, le uve grispine, le rose, & i gigli; oltra che anco pianta le zucche, i cocumeri, i melloni, le popone. Et medesimamente pianta gli onizzi nelle ripe de’ fossi, però ne i siti solamente, come dissi il primo giorno.

Parlandovi non meno, come egli semina in questo tempo, delle lattuche, delle indivie, della citrona, della menta, & molte altre herbe gentili; semina parimente de’ cavoli, de capucci, de’ porri, & d’altre più sorti di verdure grosse.

Ne tanto egli comincia à zappare i frumenti al principio di questo mese, & le herbe utili nate ne i giardini, & ne gli horti; ma zappa ancora tutte le viti, & l’olive con gli altri arbori fruttiferi, che non sono stati ordinati nel mese di Febraro. Et oltra che non manca d’inestar quelle viti, che li paiano d’inestare sotto terra (come vi dissi) & anco i pendoli à cannello, & le olive co’ cedri, limoni, aranci, & fichi à scudetto; inesta non meno à fessolo i pomi, & i peri, con gli altri arbori fruttiferi.

Non manca similmente non solo di tramutar’i vini quando fioriscono i persichi in questo mese; ma si compiace ne i primi giorni di mirar tutte le foglie delle biade che se li rappresentano; si perche rinascono in luogo delle morte per cagion del freddo: & si anco perche considerando che ogni grano nato in luogo fertile, produce più figliuoli, & che questi molte volte ne fanno de gli altri, ne ringratia grandemente Iddio.

Vinc. Perche havete detto le più importanti cose che vanno fatte nel mese di Marzo: vi prego che mi raccontate anco quelle poche che vanno fatte d’Aprile.

Gio. Bat. Nel principio di questo mese, l’eccellente Agricoltore semina prima i risi sopra l’acqua ben’accommodata d’argini, & dapoi ara, & erpica i campi già arati tre volte, per seminarvi le meliche, ò fasoli, over’i migli al tempo loro. Et oltra che zappa i legumi, i garzi, i mori, il canape, il guado, il ruso, la rozza, & la maggiorana (quando però alcune di queste cose non siano state zappate di Marzo) cava non meno le cattive herbe con le mani sole dalle biade non zappate, per esser cosa di grande utilità (come dissi il primo dì) e le porta à gli armenti di giorno in giorno, come buona pastura: Senza che fà entrar le sariole, & gli altri vasi maestrali, che non sono stati curati, accioche le acque corrano più facilmente.

In questo mese, non pur’egli semina i ramolacci, i ravanelli, & le altre cose non seminate di Marzo: ma pianta ancora i cavoli, e i ravaiotti, per haverne più lungo tempo, & gli artichiocchi (se tanto li pare) accioche facciano i frutti passato Agosto, ò Settembre: Oltra che non manca di nettar benissimo gli asparagi d’ogni altra herba, & di tagliarli di giorno in giorno, secondo che compaiono belli fuor di terra.

Appresso, sì come egli portò à coperto al S. Martino i cedri, i limoni, & gli aranci che sono nelle casse, ò ne i pitari: cosi al S. Giorgio li ritorna sotto all’aere; scoprendo medesimamente tutti gli altri, che al detto tempo coperse con le assi, & che non si muovono mai: Senza che commuove la terra di gamba in gamba, & leva via tutte le radici, che si ritrovano nella superficie, & anco tutti i rami (come dissi) superflui con la tanagliuola; non lasciadoli andare troppo alti, nè un sol ramo fuor dell’ordine de gli altri; incalmandoli poi di quelle migliori sorti di frutti, secondo che li piace.

Ancor’egli in questo mese, non solo abbrucia i prati vecchi per la grande utilità che rendono per sei, & per otto anni: ma semina la cosi celebrata Medica, che si sega (come dissi) le sei, & le sette, & anco più volte, secondo ch’ella è posta in terreno fertile.

In questi giorni medesimi, egli parimente semina le meliche, che non ha seminato di Marzo, & zappa i garzi, i guadi, & quei legumi con altri grani, che non sono stati zappati ben di Marzo. Et oltra ch’egli ha gran cura nel progresso, che fanno i lini di giorno in giorno, & di adacquarli secondo il lor bisogno, sollecita anco le acque che tutto’l dì corrono lentamente sopra i risi, & di adacquare i prati vecchi, e i trifogliati ogni otto giorni, & non più spesso.

Similmente in questi giorni, egli carretta, & ordina i detti terreni arati, per seminarli al Maggio, & al Giugno: Senza ch’è diligente nel tener ben levate, & chiuse le ripe de’ fossi, accioche i bestiami non entrino facilmente ne i campi, per danneggiare i lor frutti.

Ancora, quasi al principio di questo mese (se vi è Luna nuova) comincia à tagliare la perfetta pastura della medica, che ha almeno un’anno, per darla alquanto secca, overo verde d’un giorno, à i buoi, & à i cavalli; perche questo medesimo si fa per otto, & nove mesi in alcuni luoghi della Spagna, & specialmente in Barcellona, & in Valenza, per esservene gran copia.

Vinc. Dapoi che non dite più d’Aprile, aspetto che mi parliate delle cose, che occorrono à fare di Maggio.

Gio. Bat. Primamente in questo mese, il sollecito Agricoltore, non pure zappa la seconda volta le viti, & vi lascia una parte di quella terra attorno, accioche non siano danneggiate dall’estremo caldo: ma leva ancora da quelle tutti i pampini, ò maderi, che non hanno frutto (per esser questo di gran beneficio à gli altri che l’hanno prodotto) & li dà di giorno in giorno, secondo che li raccoglie à gli animali. Et piu dico, che egli, in questi giorni, spesse volte, leva col ronchetto posto in cima di un’asta, i ramicelli superflui alle salici di dui anni non tagliate, & non rompe mai le cime, come fanno alcuni ignoranti; i quali, per risparmiar’il fieno, ruinano quegli arbori; ò fanno il medesimo, per purgare i bestiami con quelle brocche, & foglie meze mature. Oltra che non si scorda, quando ha olive da inestare, d’inestarle à mezo Maggio benissimo à scudetto.

In oltre, egli non manca à i lini dell’acqua necessaria, & li monda con le mani sole di tutte le altre herbe, taglia anco i prati, & la medica quando sono maturi: & non meno taglia la veccia con la vena per pastura, come più tosto hanno fatti mezi i grani.

Poi, non solamente nel principio di questo mese, egli letama, & ara quei terreni già arati altre quattro volte, & li semina de’ fasoli: ma ancor semina gli altri, che vanno subito seminati come sono raccolte le veccie dette con le vene. Et oltra che zappa i primi, & secondi fasoli quanto più tosto conosce il lor bisogno, & raccoglie à mezo questo mese il guado, zappandolo dapoi benissimo, & facendo il simile ne gli altri mesi, fin che è raccolto tutto: monda medesimamente i garzi in questi primi giorni, & poi li zappa al Giugno, & al Luglio; non mancando haver cura circa all’acqua de’ risi, & all’adacquar de’ prati.

Appresso, egli pianta i piselli, ò rovaiotto, & semina i gniferi, & le pastinache in questo tempo, & comincia à raccogliere la polvere per le strade accompagnata con diversi grassumi, conducendola di mano in mano à mucchio, per darla poi innanzi il verno alle viti, & à i prati: Senza che ne gli ultimi giorni comincia à cavare quei lini, che mezanamente sono divenuti maturi.

Io vi potrei dire ancora ciò che fanno in questi giorni alcuni Agricoltori, che si dilettano di tenere de’ Cavalieri, & delle Api in buona quantità: ma perche non sono cose che provengano cosi dalla terra, come fanno la maggior parte delle altre, che vi ho detto: però parleremo di quelle, che si fanno nel mese di Giugno, poi che habbiamo detto le più importanti di questo.

Vinc. Nè io altro desidero, se non che seguitiate.

Gio. Bat. Comincierò dunque à ragionarvi delle cose, che fa il ben aveduto Agricoltore in questo mese, il quale primamente sollecita à cavare i lini maturi, & fattoli ben seccare, li conduce al coperto ben legati, per farvi poi tutte quelle cose, che di tempo in tempo vi bisognano, per ridurli alla lor perfettione. Et oltra che comincia à tagliare la maggiorana, & seguita secondo che và maturando, sega anco la medica, e raccoglie le foglie del guado, & dapoi zappa tutte le gambe.

Volendo poi egli seminare i migli, non solo semina prima dove ha abbruciato i prati, & quei campi che ha letamati, & cinque volte arati con la presente, ma ara, & semina ancora quelli donde ha cavati i lini; seminando dapoi gli altri, come havrà tagliato le biade.

Si come parimente non si scorda di raccoglier’in questi primi giorni buona somma di mori maturi, che siano pieni di semenza, per piantarli parte cosi freschi in perfetto terreno, & parte per cavar fuori la semenza al modo che dissi, per seminarla al Marzo seguente; cava anco le foglie al guado, & dapoi lo zappa subito; zappando similmente i garzi, i migli, & i primi fagiuoli seminati, come più tosto vede il bisogno.

Appresso egli non manca di veder l’acqua, che di continuo và lentamente sopra i risi, e di adacquar’i prati secondo l’ordinario: raccogliendo etiandio quanta polvere trova, & può, per servirsene poi al modo solito.

Non meno in questo mese, tosto ch’egli conosce che le biade sono mature, non tarda à tagliarle, & di farle seccare legate, & nò, per condurle poi in fasci à casa più tosto sotto à i portici, ò altri tetti che allo scoperto. Oltra che volendo seminar fasuoli, per conto di grassa, in queste biade prime, tagliate con li stipoli, li semina subito che i terreni sono arati: De’ quali, andando buona stagione, cava poco meno il frutto che cava de gli altri seminati di Maggio.

Finalmente, oltra ch’egli cava le fave mature, & le batte per farle fuori dalle teche co i ritoli; inesta ancora al fin di questo gli arbori fruttiferi à canello; & specialmente le noci, poiche queste d’altro tempo, ne con altro modo, non apprendono se non difficilmente.

Vinc. Perche in questo mese, ordinariamente, non si miete da noi, se non la minor parte delle biade; però seguiterete di dir’il tagliare che si fà di Luglio, con le altre cose insieme.

Gio. Bat. Il diligente Agricoltore miete in questo mese tutte le biade, secondo che maturano, & le conduce à casa legate in cove, e secche; & fà fuor’i grani della paglia quanto più tosto può; percioche quanto più tarda, tanto manco si conservano, ò non nascono, benche siano seminati in accommodato terreno: Senza ch’egli pone la paglia al coperto, quando ne ha carestia, per esser’ (come dissi) effetto di grande utilità; ò almeno lo conserva ne i pagliari colmati con ragione in altezza, in lunghezza, & in larghezza.

Poi non solamente fà seccar benissimo le biade, che di giorno in giorno si battono à braccio, ò si carriuolano, ò che si fanno fuori della paglia con altri modi, scegliendo le migliori per seminare al tempo debito: ma leva subito li stipoli da quei campi dove è per seminare fasoli per grassa, ò i lupini, ò la senapa, overo altre herbe, accioche seminandoli poi di biade, le volga sotto con l’aratro. Rompendo medesimamente gli altri campi, per seminarli all’autunno di biade al modo solito; & anco letamando, arando, & seminando le rape, per mangiar le foglie più per tempo, & poi il frutto loro diversamente quando sarà maturo.

In questo mese è anco sollecito à cavar le foglie al guado, & à zapparlo subito dapoi; zappando non meno i migli, & gli altri grani, ò qualche herbe che non sono ben zappate.

Ancora egli non pure raccoglie la semenza del trifoglio al fine di questo mese, & quella della cosi utile medica; ma ne raccoglie anco buona somma di pabulo fuor de gli stipoli, & de’ prati novelli, per dare simili grani à i colombi, alle galline in cambio del miglio, & alle quaglie.

Appresso è diligente nel far’andare l’acqua sopra i risi, & levarla quando fà bisogno, & nell’adacquare i migli la medica, & i prati secondo che patiscono sete, oltra ch’egli sega questi, & quella, come son maturi, per condurli poi ben’ordinati al coperto.

Taglia similmente in questo tempo, & raccoglie quella parte di maggiorana che di giorno in giorno si matura, per fare fuori la semenza sopra i lenzuoli. Senza, che taglia, & raccoglie tutto il canape, che ha fatto la semenza, & l’ordina talmente con l’acqua, & con l’altre cose che vi bisognano, che si possa lavorare, & vendere per fare diverse cose, come si fà.

Poi oltra, ch’egli raccoglie la polvere al modo solito, fà ancora che quelle donne, che non hanno da zappare migli, ò altre cose, comincino à cavare la semenza da i lini, per ponerli legati in fasci grandi nell’acqua quel tempo solo, che bisogna per ammollirli: i quali, stati in massa, ò in pila (come dissi il secondo giorno) & asciutti poi dal Sole, over da i venti, li raccoglie in fasci legati, & conduce al coperto, accioche riposti per alcuni dì, siano pestati quando li piacerà.

Vinc. Posciache havete ragionato sin’hora di nove mesi, aspetto che diciate anco delle cose che vanno fatte d’Agosto.

Gio. Bat. In questo tempo, il vero Agricoltore ritaglia i campi minutamente à traverso con l’aratro, per haverli prima rotti per lungo nel mese passato, & fonda anco l’aratro quanto può, con erpicarli dapoi benissimo; perche questi sono i veri modi di coltivar ben qual si voglia terreno sano. Oltra che volendo piantar viti di Novembre egli fà i fossatelli in questo mese, accioche all’hora si trovino ben cotti, & spolverati.

Non manca poi di far fuori la semenza da i lini, laquale nettata prima co i valli, ò co i crivelli, conserva ne i granari, per seminarla alla primavera, ò per cavarne olio quando li piace. Ponendo poi quei lini (come dissi) in tanti mazzi ben legati nell’acqua, per ammollirli, troncando ancora i rami del ruso, & legandoli in tai fasci, per ordinarli poi nell’ara per finirli.

Attende ancora in quelli giorni à cavar’il guado, & dapoi à zapparlo subito. Et oltra ch’egli zappa le rape, e le altre cose di hortaglia, secondo che bisognano; zappa anco tutte le viti, le quali mondate benissimo intorno alle radici, le lascia cosi scoperte sin che le ricalza, e colma all’Ottobre.

Appresso, si come egli raccoglie in questo mese la polvere al modo solito, raccoglie similmente i fasoli, le noci, le mandole, & la maggiorana; tagliando poi i risi, i prati nuovi, & la medica; & seminando le spinacie, per mangiarle poi tutto il verno sin’alla Pasqua, & cosi seminando i cavoli, & le cipolle; ripiantando i porri, accioche divengano grossi, & anco le scalogne.

Parimente in questo mese, è diligente à spampinare, ò cavare le foglie a quelle viti che ne han produtto gran somma, accioche le uve, maggiormente possano maturare, & à provedersi benissimo di benaccie, di botti, di tinacci, & d’altre cose necessarie, per vindemiar le uve, & far’i vini.

Volendo poi seminar le segale per tempo, come si costuma ne i terreni legieri, egli havendoli prima letamati, & arati dopo san Bartolomeo, le semina subito; perche più facilmente nascono, & figliolano più quattro quarte seminate à buon’hora, che cinque & sei tardamente. Et oltra che à seminarvi dentro la semenza del trifoglio ben’erpicata viene sempre più bella, poiche nasce più spessa, che à seminarla ne i frumenti, è cosa anco maravigliosa à veder l’utilità, ch’ella apporta nel seminarla sin’à mezo Settembre più tosto, che à seminarla al Marzo, come la maggior parte fà.

Vinc. Poscia che havete detto questi discorsi cosi utili; desidero che mi diciate ancora le cose che occorrono di Settembre.

Gio. Bat. Nel principio di questo mese, non solo il prudente Agricoltore letama, & ara i campi che sono à proposito per seminarli all’hora di quella biada che gli pare; ma piacendoli di accompagnarla con la semenza del trifoglio, la sparge; & l’erpica fin che vede esser l’una, & l’altra parte ben’incorporate nella terra. Inoltre non manca intorno al letamare, all’arare, al seminare, & all’erpicare di mano in mano gli altri campi colturati più volte, sin che sono ben’ordinati.

Ne si scorda in quello mese di tagliare i rami della rozza, di raccoglier la semenza per seminarla ne i primi giorni di Marzo seguente: & di raccoglier anco per questa volta, le foglie del guado, per ordinarle al modo solito, fin che sono ridutte, & fatte in palle ben seccate al Sole, ò nel forno temperato.

Non manca appresso in questi giorni di tagliar’i risi, & farli fuori delle paglie; & fare il simile de’ migli, secondo che di mano in mano maturano. Oltra che è molto sollecito nel vendemiar le uve, & nello scieglier le grosse, dalle gentili, le bianche dalle nere, & le mal mature dalle ben mature: conducendole ne i tinacci, per farle bollire quei giorni solamente che conviene alla lor natura; facendone anco torchiare parte subito, ò più tosto pestar co i piedi, accioche habbia cosi de’ vini bianchi di uve nere, come de gli altri bianchi, neri, piccanti, garbi, teneri, & dolci secondo che sono per la natura di quei siti, over per la industria dell’arte, che egli diversamente usa. Non mancando d’invasellar di sorte in sorte, & d’haverne cura sin che sono fatti, ò che più non bollino.

In questo mese similmente attende à segar la medica, & i prati che si ritrovano maturi, per condurli ben’ordinati sopra i fenili; & à raccoglier anco la polvere secondo che ha fatto gli altri mesi: Senza che egli semina le cipolle per mangiarle poi à Pasqua per molti mesi.

Vinc. Hora, perche mi resta di saper solamente le cose importanti, che si fanno di Ottobre, mi sarà grato me le diciate innanzi che finiamo i ragionamenti.

Gio. Bat. Non è dubbio, che la cosa più importante che fà il buono Agricoltore in questo mese, è il seminar i frumenti, le frumentate, gli orzi, i farri, le spelte; si ne i prati di trifoglio, quando non è per seminarvi i lini; come anco ne i migliari, ne i fasolari, & nelle altre sorti di terreni, secondo li piace; havendo però letamati prima i campi colturati, per la somma del letame che hà, ò con la calcina pura, ò accompagnata col letame buono, ò mediocre, over mescolata al Maggio con le curature de’ fossi, ò col terreno levato dalle ripe de’ campi, quando sono divenute alte, per lo nettar che si fà dell’aratro.

Poi non pure egli attende à fare il restante de’ vini, co i moscatelli, & con le vernaccie; ma pesta ancora i risi, & i lini; onde, come sono riposati alquanto, comincia à farli spatolare di giorno in giorno sin che sono finiti.

In questo mese ancora zappa le viti, & dà loro una palata di polvere raccolta di gamba in gamba, ò della bulla di lino, massimamente quando non sono molto morbide; colmandole, dapoi che sono nettate; e piantando al fin del mese tutte quelle, che ha divisato, da piantare con gli arbori, che li paiono à proposito, per sostegno loro. Et oltra ch’egli sotterra quelle viti che sono dubbiose di gelare, & pianta de gli arbori fruttiferi ne i giardini, & ne gli horti; ne pianta anco maggior quantità nelle possessioni; cioè albere, salici, olmi, & altri arbori simili.

Appresso, si come egli taglia le meliche, & le conduce à casa per farle fuori su l’ara со i ritoli, non meno conduce i melicacci lunghi per coprirla dal gelo, & dalle pioggie, o dalle nevi; servendosene anco in altri modi, come si fa. Non mancando di far correre le acque sopra i prati vecchi (quando però non sono pascolati da i bestiami) redabolando con piu sorti d’instromenti, accioche le grasse, che si trovano sopra quei fondi, corrano con le foglie che cadono da gli arbori; percioche, quanto piu si fa à questo modo, tanto maggiormente l’ingrassano quei prati. Vero è, che volendo darli sopra la polvere semplice, over’accompagnata col letame, primamente leva l’acqua avanti otto dì almeno, & dapoi ve ne conduce tutta quella somma che li pare conveniente.

Finalmente, egli non tanto in questo mese comincia à raccogliere le castagne, i marroni, e i frutti de’ giardini di conserva, & cava le rape dalla terra col levarne le foglie, & coprirle di sabbia molto bene per lo gelo; ma ordina gli asparagi col nettarli dalle herbe, o pietre, & letamarli al modo che dissi. Poi oltra ch’egli pianta la salvia, & altre herbe che à quel tempo van piantate; ricalza gli artichiocchi, & anco i cardi; ma questi piu altamente, accioche venendo bianchi sin’in cima, si possano mangiare tanto quanto sono lunghi. Io vi potrei dir’ancora delle altre, ma per haver detto le piu sostantiali, sarà bene che facciamo fine, se tanto vi piace.

Vinc. Non tanto mi pare, che poniamo fine à i nostri ragionamenti, ma ancora io vi ringratio delle molte cortesie, che mi havete fatte. Et con vostra buona licenza andarò à cena col nobile M. Gabriel Faita mio suocero alla sua possessione di Rezato; & dapoi anderò per lo fresco al poder mio di S. Eufemia.

Gio. Bat. Andate felicemente, ma ben vi priego che vi lasciate vedere qualche volta, accioche ci godiamo col contento nostro.

Il fine della XVII. giornata.

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