Di M. Agostino Gallo,
Come si possono far’horti per vaghezza, & per utilità.
Volendo M. Vicenzo Maggio ritornar’il sesto giorno à casa dell’Avogadro, pur nell’hora solita; & vedendo cominciare una rugiadella, dubitando di maggiore acqua, ascese sopra il cocchio coperto di corame; onde giuntovi, entrarono per la pioggia che tuttavia cresceva, per ragionare in un bel camerino à canto la sala grande, che guardava à Levante, & per tutto l’horto ornato di molte casse di cedri, di limoni, d’aranci, & d’altri bei vasi pieni di diverse herbe fiorite, che rendevano vaghezza mirabile. Onde, havendo il Maggio prima ben considerato il bell’ordine di tutte quelle cose, cominciò dicendo.
Poscia che hieri parlassimo delle cose che convengono à i giardini, io desidero che hoggi ragioniamo de gli horti, che si fanno per ricreatione, & de gli altri ancora che sono di commodità, & d’utilità.
Gio. Bat. Non è dubbio alcuno, che fù sempre di gran contento l’havere un bell’horticello, & più ancora secondo il potere, & volere d’ogni animo gentile, come chiaramente si veggono per tutto il mondo nelle infinite fabriche antiche, & moderne; & non tanto nelle Città, & Castella, quanto nelle Ville; secondo c’hebbero già principio dal famoso Epicuro nella gran Città d’Atene, il quale dopo i sudori de gli studi, vi andava ogni dì per ricreare, & fortificare i lassi spiriti dell’animo suo.
Che diremo poi d’Alcinoo Re de’ Feaci? Il quale havendo più horti vaghissimi, & copiosi di frutti, di herbe, & di fiori, dopo i gravi negotij cotidiani del suo gran Regno, vi entrava per isgombrar da se le fantasie, che lo premevano molte fiate sin’alle viscere del cuore. Et medesimamente possiamo dire di Mecenate, il quale haveva in Roma horti di tanta vaghezza, che spesse volte vi andava Ottaviano Imperatore solamente, perche si ricreava, & si compiaceva più di quelli, che d’ogni altra bella, ò maggior cosa.
Quanto maggiormente habbiamo da pensare di Diocletiano Imperator Romano, & di Ciro Re de’ Persi, i quali con le proprie mani coltivavano, & ordinavano i lor’horti? dico con tanta diligentia, che facevano stupire tutto il mondo. Ho detto questi pochi solamente (lasciando altri infiniti) per mostrarvi, che sempre fu cosa molto honorevole, & piacevole il dilettarsi de’ begli horti.
Vinc. Quanto più mi havete allegato questi huomini cosi grandi, che si dilettarono mirabilmente de’ begli horti, tanto più mi cresce l’animo di domandarvi, come si possono fare, & quai siti sono buoni, & commodi per farli belli.
Gio. Bat. Si come hieri vi dissi in che modo si debba porre un giardino, non meno si debbe far d’ogni horto; & massimamente (essendo possibile) che’l sia da Tramontana verso l’habitatione del patrone, accio che dalle finestre si possa commodamente goder per modo di prospettiva; & specialmente quando è fatto più tosto per allegria, che per utilità; come per adesso intendo che ne ragionamo, & dapoi parleremo de gli altri, che si fanno per qualche beneficio. Trovato adunque il sito à proposito si ponga parimente l’horto giusto per quadro, & si cinga di bel muro, ò di folta siepe, la quale sia potente di belli spini bianchi, ò di verdi sanguini, ò di altri simili sorti, che siano cimate, & polite a’ suoi tempi: Il quale sia ben’uguale, & non molto pendente, accioche l’acque piovane non portino via le grasse, & che la terra sia buona, ben trita, & ben netta di pietre, & di male herbe, con darli poi à suoi tempi del letame vecchio, & assai. Ma lodo che questo horto sia partito in quattro parte co i viali per mezo, & attorno, i quali siano larghi non meno di tre braccia, & salegati di quadrelli ben cotti, con una colla attorno, che sia à canto de’ muri, & larga circa due braccia & mezo: col viale però tra quella, e i quadri. Che à fare ben polito quest’horto, stà ben che la detta colla, & quadri siano fatti co i murelli non più alti d’un braccio, & coperti di belle lastrette di pietra, come ve ne son molti nella nostra Città.
Vinc. Certamente ch’egliè bel vedere un’horto, come havete divisato; tuttavia mi pare più vago un’altro, che sia ordinato in varie forme, di arme, di ruote, di quadri, di triangoli, & d’altre cose vaghe da vedere: Il quale sia anco copioso di più herbicine saporite, di gigli, di rosette, & di viole di diversi colori & non meno ch’egli sia adornato sopra, & attorno di murelli, di bei vasi, ne i quali siano cedri, garofani, maggiorana, basilicò, & altre più sorte d’herbe bellissime, & odorifere.
Gio. Bat. Mi piace non poco la forma, la bellezza, & il bell’ordine che dite; & massimamente quando vi sono i muri dipinti con ragione, & che tal’horto habbia una ben fatta porticella con la sua capelletta ben dipinta all’incontro, che corrisponda in capo per prospettiva, nella quale si possa star’à leggere, à cantare, à sonare, à ragionare, & à mangiare con gli amici. Ho poi veduti alcuni horti circondati di siepi foltissime, & concie talmente, che cime alcune, & ramuscelli non spontavano in altezza, ò nel corpo fuor dell’ordine: Lequali tanto più facevano bel vedere, quanto ch’erano, ò tutte di sanguini, ò di lauri, ò di mirti; & oltra che havevano i viali intorno, & per mezo a modo di croce ben salegati, havevano parimente in luogo, de i murelli, le siepi di lavanda, ò di rosmarino, ò di busso, ò d’altre sorti simili, ma bellissime per non esser più alte di un braccio e mezo, le quali erano concie con tanto magistero, che non vi era pur’una foglia, non che ramo, che si vedesse fuori del suo ordine, il quale le faceva parer quadre, & grosse, come se fussero tanti murelli ben quadrati. Et tanto più erano queste cose vaghe da mirare, & da godere con allegria mirabile, quanto che vi si vedeva esser l’arbergo d’infiniti uccellini, che continuamente giorno, & notte à gara cantavano, & garulavano gorgheggiando più che potevano con diversissime soavi voci. Et appresso di queste cose, v’erano tre pergolette in forma di capellette, ma folte di belli gelsomini, ò di rose, ò di mirti, ò di lauri. Cioè una all’incontro della porticella, dove s’entrava, & le altre una per lato, & tutte tre in capo de i viali che andavano per mezo, & congiunte con le dette siepi che chiudevano tutto l’horto. Che standovi dentro, pareva propriamente che si fusse in tante vaghe grotticelle, fatte solo per filosofarvi amenamente con satisfattione d’ogni bell’intelletto. Oltra che non possa mancare che non vi dica etiandio d’alcuni altri horticelli, i quali non solamente erano circondati di belle siepi, ma havendo i quadri senza murello, havevano però le pergolette di rose, ò di gelsomini, ò di lauri, ò di mirti, che coprivano con gran vaghezza tutt’i viali mattonati, ch’erano in croce, & attorno; le quali passeggiandovi sotto, rendevano mirabil vaghezza, & commodità: Et benche non fussero molto alte, nè molto larghe, nondimeno per la lor bella forma, & bella verdura, davano gran satisfattione à coloro che le miravano, & godevano.
Vinc. Se osassi, io direi esser più belli gli horti fatti con siepi, & pergolette verdi ben’ordinate, che quegli altri co i muri, & murelli; stando che rendono maggior’allegria, & amena prospettiva, & che (come dite) vi si gode la dolce armonia de gli uccelletti, che vi dimorano.
Gio. Bat. Io vi potrei dir’ancora de gli altri diversi horti belli, poiche ve ne sono d’altre forme pur’assai; fra i quali non posso tacer quello cosi singolare de’ Magnifici Conti Martinenghi di Barco per li pergolati de’ limoni, per le vie salegate, & per li murelli forniti di pitari, & d’altri bei vasi pieni di varie gentilezze, che rendono gran satisfattione à tutti per gli odori, che gettano; senza che è accompagnato da più rivoli correnti, dalla limpida peschiera, & dalla bellissima fontana: La quale per esser fabricata con mirabil’arte, forse che non ne ha un’altra simile tutta Italia.
Vinc. Confesso ancor’io che quell’horto è bellissimo per più cause, ma parlando della bellezza, & grandezza di quella fontana, per verità mi pare non men maravigliosa quell’altra de i nobili Cazzaghi in Botecino; & massimamente per esser’accompagnata d’alcuni vaghi horticelli, pieni di cedri, di limoni, & di aranci bellissimi; & anco per esser sito suburbano, & circondato d’alcuni colli molto ameni.
Gio. Bat. Venendo poi alle herbe, che abbelliscono ogni horto, & che sono commode per conto de i sapori, & dell’insalate; cominciarò à parlarvi della lattuca, la qual’è pregiata per la migliore di tutte l’altre herbe da insalata; si perche è grata al gusto, come anco perche rinfresca, mollifica il corpo, fà abondar sangue buono, genera assai latte, & presta soave sonno; & massimamente essendo mangiata per questo nel fin della cena cruda, da i sani, & cotta da gl’infermi; oltre ch’è migliore per li colerici, che per li flemmatici, & malinconici. Et benche ve ne siano di più sorti, però tutte vogliono terreno grasso, polveroso, netto, & leggiero, ò casalino.
Vinc. Sempre mi piacquero le lattuche per trovarsene in copia, & d’ogni tempo.
Gio. Bat. Questo aviene, percioche si seminano d’ogni mese, fuori però nell’eccessivo freddo, & si ripiantano, come son cresciute secondo ch’è bisogno.
Quanto siano poi dell’indivia, dico che per mangiarla cruda, ò cotta nell’insalata, è quasi dissimile alla latuca per conto di bontà, & di rinfrescare; & massimamente quando è stata legata, & divenuta bianca. Et oltre ch’è ottima per lambiccarla, & bever l’acqua cosi pura, & ne i siroppi, è anco buona, & sana in minestra.
Parimente per mangiare nell’insalata, non solamente è buona l’herba detta dragone, ma è saporita talmente, che morde la lingua, & con soave odore, & sapore, la quale è bella per esser ben verde, & di minuta foglia, è anco delicata per condire nell’aceto: Ma per non far semenza, si ripiantino le radici, & fanno facilmente de i germogli assai. Vero è ch’ella non viene se non ne i terreni buoni, & al solivo, & stà sempre verde fuori che la foglia muore nel gran freddo. Ha virtù di disminuir la milza, aprir le opilationi del fegato, confortar lo stomaco, & il cuore, & induce bel colore nella faccia, & per tutto il corpo.
Parlandovi poi dell’herba citrona detta basicchia, & melissa in altri paesi, dico ch’ella è il fiore d’ogni altra, per esser’odorifera, saporita, & ottima nell’insalata, & condita nell’aceto; & anco per ponerla ne i siroppi lambicata. È ben vero che si mantiene se non nel buon’aere, & ne i terreni qualificati à lei: La quale, non solo è ottima contra la peste usandola à qual si voglia modo; ma anco quando si dubitasse di qualche venenosa cosa mangiata, come alle volte occorre nel mangiare i funghi, ò altre cose simili.
Vinc. Essendo questa gentil’herba difficile à mantenersi ne’ gran freddi, lodarei à tenerla nelle cassette, & poi à quei tempi ne i luoghi chiusi.
Gio. Bat. Vi è ancora la citronella, la qual’è gentile, bella, & buona verde nell’insalata: Et benche sempre fà semenza, si può anco ripiantare facilmente. Bevuto il succo quattro, ò cinque oncie ne i corpi grandi, & tre ne i piccioli, è rimedio mirabile à i morsi de i serpenti, de i scorpioni, de i ragni, & al mangiar de i funghi.
* Non meno vi è la segrezuola detta da Dioscoride satureia, & da Plinio cunila, laquale di odore è simile al thimo, ma minore, & più tenera. Et oltra ch’ella è di sapore dilicato, & molto odorifera per mangiare verde, & secca in diversi cibi, è anco bella da vedere ne i pitari, & altri bei vasi. Si semina al principio di Febraro, ò dapoi secondo che i siti sono caldi, ò freddi. *
Ancora è buona nell’insalata, l’herba stella, la quale oltra, che fiorisce due, & tre volte l’anno, dura anco lungo tempo in terra.
Non manco è buona la rucola gentile, la quale similmente fiorisce due, & tre volte l’anno, & si mantiene per molto tempo; senza che è perfetta
Si può medesimamente lodare l’herba acetosa per esser buona nell’insalata, & bella da vedere. Et oltra che fiorisce, & si mantiene à i modi detti, & è buona non meno per lambiccare, & per li siroppi; Mangiandola à qual si voglia modo, è anco ottima alle febri di state, & massimamente alle pestilentiali.
Per mangiare poi in minestra, nelle torte, tortelli, & altri modi, è buona, & sana l’herba borragine, & anco nell’insalata mentre è tenera: La quale è singolare nel mangiare le foglie crude, & cotte, ma più i fiori, poiche allegrano il cuore, purificano il sangue, confortano i spiriti vitali, & corroborano il polmone: A tale ch’ella può dire quello che si trova scritto. Ego sum borago, qu æ gaudio semper ago.
Appresso dico che l’herba petrosemolo ha molte proprietà; percioche ella fa bel vedere per esser minuta, bassa, & verde d’ogni tempo; & è perfetta nell’insalata, nel far la salsa, & cotta in più minestre, ne gli uccelli, ne i pesci, & nell’altre cose. Onde tenendola cimata, dura lungo tempo ma il primo anno non hà buona semenza, & gli altri si. Et oltra che è perfetta per lambiccare à beneficio dell’huomo, genera anco sangue acuto; di maniera ch’ella è migliore per li flemmatici, che per li colerici, & sanguigni: Senza che mangiando le sue radici cotte con buona carne, sono perfette alle opilationi del fegato, delle reni, & à coloro che patiscono le sabbie, & pietrelle.
Parlando pur di queste herbe per mangiar nell’insalata al tempo del caldo, è buona la portulaca; la quale non solamente rifresca il fegato, & l’ardore delle reni: ma restringe il flusso del sangue, & spetialmente quello che provien dal petto. Vero è ch’ella si digerisce con difficultà, & dà poco nodrimento.
Sapete poi quanto è sano il radicchio, del qual si mangiano le foglie cosi crude, come cotte nell’insalata, cuocendo parimente le sue radici: Onde mangiando, ò bevendo la sua acqua à qual si voglia modo, apre le oppilationi del fegato, & della milza, & conforta lo stomaco. Et questa herba è meglio ripiantarla, che seminarla; percioche vien più bella, & fa le radici più grosse, che si acconciano pur nell’insalata.
Vinc. Havete voi il radicchio, & la cicorea per una medesima herba, come generalmente tengono i nostri Spetiali?
Gio. Bat. Quantunque la cicorea sia dissimile ne i fiori al radicchio; è però di natura una medesima cosa; eccetto ch’ella è havuta per salvatica, & egli per domestico; & hà le istesse virtù, che ha il radicchio.
Sono ancora buone herbicine i porrini con le altre herbe nell’insalata, i quali sono belli da vedere, per esser sottili di foglia, & verdi tutto l’anno, & anco dilettevoli quasi à tutti. Si seminano al tempo della primavera, quando si seminano anco le altre buone herbe.
Mi resta à parlarvi etiandio della betonica, la quale non pur’è buona per mangiar nell’insalata, & nella minestra, & ancora in altre cose; ma è ottima similmente per sanar le ferite della testa, le ossa rotte, gli occhi, lo stomaco, il fegato, il polmone, la milza, & altre assai infirmità.
Vinc. Essendo questa herba la corona di tutte l’altre, si può anco dire quel vulgato proverbio. Tu hai più virtù che non hà la betonica.
Gio. Bat. Hora che io ho detto la maggior parte dell’herbe gentili, che si mangiano per insalata, voglio non meno parlare dell’altre simili, che sono buone per minestra, & che abbelliscono ancora ogni horticello. Onde cominciando prima dalla menta odorifera, & saporita; dico ch’è buona la gentile per poner nell’altre erbe che si mangiano in minestra, ne i legumi, ne i cibi fritti, & in altre cose, la quale si pianta, & non si semina.
Similmente si può dir dell’herba detta puleggiuolo, la quale per esser medesimamente odorifera, & saporita, è buona quasi in tutte le minestre & in altre cose. Et oltra che provoca i mestrui, & scalda lo stomaco, l’oglio è perfetto à i dolori colici, & della matrice.
Ragionandovi poi dell’herbe bianche, dico che sono sane, & buone in minestra, nell’insalata, & nell’altre cose; senza che fanno bel vedere per lo stare verdi sempre, & per fiorire d’ogni tempo.
Ancora sono molto buone le spinacie per mangiar lesse, & fritte, & anco nelle torte, tortelli, & in altri modi, & massimamente al tempo del verno, del Carnovale, & della Quaresima insin’al Maggio. Si seminano d’Agosto, & stanno belle fin che fanno la semenza, quando sono seminate al principio, ma ritardando à seminarle sin’à gli ultimi giorni, non la producono. Le quali mangiate innanzi à gli altri cibi lubricano il corpo, ma nuocono allo stomaco. Onde à farle nascer bene à quel tempo, bisogna seminarle dopo vespro, & coprirle con la stoppia, & non con la paglia per non star cosi sospesa nell’adacquarle di sera co i secchi pian piano, almeno per tre seguenti giorni. Et chi facesse questo medesimo sopra l’altre semenze seminate ne i tempi caldi, nascerebbono anco sempre benissimo. Ma à conservar le spinacie da i geli, convien coprirle ben di foglie di noci, innanzi che cadano alcune brine.
Non meno sono buone le biete in minestra, in torte, in tortelli, & in altre cose d’ogni tempo, ma bisogna seminarle di Quaresima, & fra l’anno per haverne sempre di vecchie, & di novelle: Tenendo più tosto delle bianche, che delle verdaccie; percioche sono più belle da vedere, & più tenere. Poi lubricano il ventre, provocano lo sternuto, purgano la testa da catarri, & lavandola con la lisciva, loro la liberano dalle squamme della cotica.
Per herba odorifera, & saporita, è buona la schieria in minestra con altre herbe, la quale si semina di Quaresima, & d’altri tempi per haverne tutto l’anno: Onde seccandola all’ombra, & mettendola poi ne i vini quando bollono nelle tine, li dà perfetto odore di moscatello, & il medesimo fann’i fiori bollendo dentro, & lo liberano dalla muffa.
Appresso per herba buona vi è il cerbolo mescolato con altre herbe in minestra, il qual si semina di Quaresima, & fra l’anno per haverne sempre.
Medesimamente per herba sana, & buona, vi è la bugolosa, la quale si mangia in minestra con altre herbe, & nell’insalata: Et come fiorisce è tempo di lambiccarla; conciosia che l’acqua è perfetta in più cose medicinali. Si semina di Quaresima, & fra l’anno à chi piace.
Vinc. Dapoi che voi havete detto quasi di tutte le nostre herbe gentili, che si mangiano diversamente, desidero che mi ragionate anco di quell’altre che si mettono ne’ bei vasi per ornar maggiormente simili horticelli.
Gio. Bat. A far politi tali horticelli, come dite, lodo primamente la maggiorana, poiche è sempre odorifera, & ben verde; onde per essere spessa di ramuscelli, & di minute foglie non tanto si può conciar’à più modi ne i vasi belli, ma ancor’è buona da lambiccare: & essendo bollita nella lisciva, dissecca i catarri, & le pagliuole, ò squamme della testa, senza che’l succo tirato per lo naso, fà starnutare, & lo purga benissimo.
Non è meno gentile il basilico, per esser odorifero, & star sempre verde oltra che i ramicelli con foglie spesse, & minute, si acconciano con facilità in diversi vasi belli, che fanno bel vedere. Et medesimamente si fà del morbido detto citronato, quando è concio ne i pitari, ò altri vasi.
Parimente per poner’in simili vasi, è buona la mortella; percioche è odorifera, & stà lungamente verde, & anco è facile da accommodarla con più bei modi: Onde essendo lambiccata, i Parfumieri apprezzano molto quell’acqua.
Vinc. Veramente che ciascuno si allegra molto, quando si vede in bell’horticello più sorti di vasi posti con ragione sopra i quadri, con simili herbette ben formate à figure di fontane, di torrette, di piramidi, di navicelle, di palle, di huomini, di uccelli, & d’altri animali.
Gio. Bat. Per bellezza naturale vi sono le viole commodate per tener ne i pittari, & altri bei vasi, le quali stanno lungo tempo verdi, & fioriscono per più mesi; allegria in vero molto vaga, & massime, quando si veggono più fiori diversi di colore, come ve ne sono di tante sorti.
Appresso fanno bel veder’i garofani ne i medesimi vasi; si perche stanno sempre verdi, come anco perche più volte l’anno producono fiori vermigli, incarnati, bianchi, & mescolati, i quali non solamente sono tra i più vaghi che tra noi si trovino; ma ancora sono i più odoriferi, & più gentili per tener’in mano.
Vinc. Poscia che havete parlato assai di queste gentilezze, aspetto che mi ragioniate ancora dell’herbe, & frutti che si seminano & si piantano ne gli horti per utilità, i quali si tengono, ò affittano, over si danno alla meta, come molti fanno.
De gli horti communi.
Gio. Bat. Lasciandovi da parte le regole che si osservano nel far ben crescere, & divenir ben tutte le herbe, & frutti per esser note à tutti, che fanno questa professione, cominciarò à ragionarvi de’ cavoli, ò verze (come noi diciamo) percioche ne sono in gran copia tra noi: I quali vengono in ogni luogo netto, grasso, & leggiero, & più ne i paesi temperati, che ne i caldi; come si vede, che nel gran caldo non tanto non sono dilettevoli da mangiare, quanto che all’hora sono mal sani; ma solamente sono buoni la primavera, overo l’autunno, & massimamente quando sono mortificati dalle brine. Et benche quelli che si adacquano nel gran caldo, siano ben verdi, & belli, tuttavia si vede, che d’ogni altro tempo sono più saporiti gl’altri, che non sono mai adacquati. Et oltra che ve ne sono di crespi, di capucciati, di verzi fiori, & di verzi rape (de quali se ne piantano all’Aprile per lo verno, & all’Agosto per la Quaresima) vi si tagliano ancor’all’hora le cime delle lor radici.
Vinc. Sempre mi piacquero i verzi a i suoi tempi, & specialmente, quando sono capucciati, ò stati legati all’autunno in cima delle foglie; perche vengono di dentro in pochi giorni bianchi, & frolli: Ma è meglio à piegarli di gamba in gamba, & coprirli di terra, poiche si fan maggiormente bianchi, & delicati.
Gio. Bat. Non si seminino, ò piantino mai verzi appresso le viti; attesoche le sono tanto essosi, che si ritirano da loro come fà l’un nemico con l’altro; Senza che l’esperientia ci fà vedere, che seminando le sue semenze vecchie di tre anni, producono sempre tante rape, & non verzi. Poi il brodo de i verzi cotti bevendol’innanzi pasto con l’oglio mollifica il ventre, & gittato via questo, & fattoli bollir’in un’altro questo ristagna i flussi. Et oltra che’l succo loro con zucchero giova alla tosse, à gli asmatici, & à i tisici; le semenze ancora sono perfette per dar’à i fanciulli nel brodo, quando sono molestati da i vermi. Et chi si lavasse la testa nella lisciva fatta con la cenere de i lor costoni, netta la tigna, & le volatiche.
Venendo poi i capucci serrati come palle rotonde; dico che ancorche siano in parte simili alle verzi, sono però dissimili nell’esser buoni per noi, fuor che di Maggio, & di Giugno; benche in Venetia sono pregiati nel verno: Ma vengono belli solamente in certi terreni particolari, e letamati più dell’ordinario.
Ancora sono di gran commodità le rape, che si seminano di Giugno & di Luglio, per esser buone le sue foglie per molti mesi: Ma quanto più sono spogliate, tanto più rimangono picciole quelle rape: Le quali non vengono belle in grossezza, & in abondanza, se quel terreno non è qualificato alla lor natura, & anco letamato pur’assai. Et questo frutto fu sempre grato à tutti in minestra, in torte, tortelli, & altre cose simili. Et oltra ch’è perfetto arrostito nell’insalata, & lessato in composta, provoca l’orina, giova alle renelle, & da buon nodrimento, ma grosso; & benche nuoce allo stomaco, per esser ventoso, pur’è concesso alle volte à gli ammalati; & le sue scorze essendo secche, sono buone fritte nella Quaresima. Ha solamente una maledittione, che non falla in questo paese, che dove si semina questo frutto, mai non vi vien bel frumento, ò altro grano, ancor che vi sia dato quanto letame se gli possa dare. Nè bisogna dire, che non vi sia cosa pari alla melica per immagrire ogni terreno; percioche la rapa danneggia assai più di lei. E ben vero, che lodo coloro, che seminano ne gli horti delle minute, e tardamente, accioche lasciandole in terra, possano mangiarne al tempo del Carnovale, & della Quaresima; perche allhora sono delicate.
Poi lasciando i navoni, che sono simili alle rape; eccetto che sono alquanto gialli, & più sodi; dirò le qualità del rovaiotto, detto in Vinetia bisi, ilqual’è delicato nel mangiare à più modi: Si pianta à mezo Febraro, e poi ogni quindeci giorni, per haverne di mese in mese di verde, secondo che più se ne và piantando, & anco se ne fa seccare al Sole per mangiarlo alla Quaresima, & à gli altri tempi. Vero è, che sempre è ventoso, & muove i vermi à i fanciulli, per esser dolce.
Vinc. Sommamente mi piace questo frutto verde in minestra, e cotto nell’acqua semplice, & poi concio con le tavelle ne i piatti, con l’oglio, aceto, sale, & speciarie.
Gio. Bat. Non manco è da commendare la fava broventana, che si pianta ne gli horti ben’ordinati, di Ottobre, di Novembre, & di Decembre (purche la terra non sia gelata) per mangiarla alla Primavera verde, & cotta maggiormente in diversi modi.
Poi per cosa utile, è bene à seminare in copia de’ porri al principio di Febraro, & ripiantarli all’Agosto, tagliandovi le cime delle foglie; percioche, sì come quelle si mangiano tutto l’anno in minestra, & in altre cose; non meno si mangia il frutto verde, & cotto per più tempo. E vero che tutti i porri nuocono allo stomaco per esser ventosi, ma cotti nella seconda acqua sono sani: Senza che bolliti nell’oglio, e’ levano la doglia delle orecchie; & le semenze sono à più modi ottime à i veleni.
Vinc. Ancorche per molti anni io ne habbia mangiati de cotti, & di crudi; nondimeno, è anco qualche tempo che io gli ho lasciati, per non esser cibo per lo mio stomaco, ma più tosto de’ contadini.
Gio. Bat. Hora che siamo entrati ne i cibi rusticani, voglio che ragioniamo dell’aglio, il quale per l’ordinario si pianta di Febraro, ma meglio è di Novembre per venir più grosso (se però il terreno è à proposito) e sempre per Luna nuova, ma bisogna zapparlo quando è vecchia, & ch’egli è in tre foglie; percioche non ritorneranno cosi tosto l’herbe, come farebbono quando è nuova. Et à conservarlo si cava quando è vecchia ben maturo, & si fà stare al Sole fin ch’è secco: & poi si tiene in luogo, che non sia humido, & che non vi giunga il Sole; perche durarebbe poco tempo. Et questo frutto ha molte proprietà, & specialmente contra i vermi: Et però sta bene ch’egli sia chiamato Triaca de’ contadini. Si mangia cotto per le tossi vecchie, & stretture di petto, & crudo per li vermi: Et il brodo dove sono cotti i suoi costoni con le foglie, fattone clisteri & caldello sopra il ventre, libera i dolori colici, & scaccia le ventosità.
Vinc. Sempre mi piacque questo frutto, percioche si mangia crudo tutto, mentre sono tenerine, ò morbide le foglie col sale, & nell’insalata & anco in minestra, & altre cose: Oltra che essendo maturo, è buono cotto pesto, & intero, secondo il costume de’ paesi, & delle case.
Gio. Bat. Vi son’ancora le scalogne, le quali, benche siano simili all’aglio nell’odore, & nel sapore, & nel piantarne: tuttavia sono in altre cose dissimili; percioche producendo una spica d’aglio più spiche, fà nascere sopra terra solo un festuco con le foglie lunghe, & alquanto larghe, & per contrario si vede, che quantunque una spica di scalogna produca più spiche, non produce però sopra terra festuco alcuno, ma fà nascere per ogni spica una sola foglietta minuta, & tondetta, le quali poi per esser sette, & otto, ò più nate insieme, fann’un boschetto bello, che dura per più mesi: Et queste medesime foglie sono buone crude nell’insalata, & cotte anco in minestra con l’altre cose. Basta che’l frutto ha le medesime virtù che ha l’aglio, ma è più noioso allo stomaco per esser’anco più acuto.
Vinc. Sempre le scalogne furno grate à i contadini; onde per mantenersi sotto terra tutto l’anno, le mangiano crude, & cotte d’ogni tempo.
Gio. Bat. Per frutto che sia forte, & alle volte dolce, vi sono le cipolle, le quali vogliono terreno simile, & ben’ordinato à quel dell’aglio. Et tutte le bianche, & rosse, & rotonde, & piane, si seminano d’Agosto, & si ripiantano sin’alla Pasqua, & sempre rare, accioche possano divenir più grosse.
Vinc. Ancora che queste cipolle siano cibo di contadini, che le mangiano cosi saporitamente verdi in piu modi, cominciando quando mietono le biade sino alla Pasqua; nondimeno sono buone anco per li nobili dopo Settembre cotte nell’insalata, nelle frittate, & ne i guazzetti, come si costuma: Ma perche durano poco tempo in questo paese, si fanno brovare nell’acqua, & poi si conservano nell’aceto tutto l’anno, per essere anco perfette ne i medesimi guazzetti. Pestando la cipolla cruda, & ponendola cosi sopra ogni luogo del corpo scottato à qual si voglia modo, leva l’ardore, & ogni dolore.
Gio. Bat. Per frutto frigidissimo vi sono poi i cocumeri, i quali si mangiano al tempo del gran caldo crudi nella insalata, & nella minestra tagliati sottili. Si piantano le semenze di Marzo, come si fanno le zucche & melloni, & si mangiano di Giugno, di Luglio, & d’Agosto; ma vogliono terreno molle, & grosso.
Vinc. Mangi pur chi vuole di questo frutto, che per me voglio credere all’Eccellente Matthiolo, che consiglia à rifiutarlo, conciosia che’l nutrimento suo si accumula pian piano nelle vene nostre; onde putrefacendosi poi, con ogni leggieretta occasione, genera febri crudelissime, & maravigliosamente pertinaci.
Gio. Bat. Stando ch’io son del vostro parere, voglio che parliamo del piu grato frutto che sia à noi nel gran caldo; cioè del mellone, ilquale non solamente ricerca luoghi caldi, ma terreni ladini, ò leggieri, che siano netti, & ben letamati: Si piantano le semenze di Marzo separate con la terra alta sopra, & non in luoghi ombrosi; & si letamano piu tosto con letame vecchio, che con fresco; & di pecora, ò di capra, che di bestie grosse. Le quali semenze siano tenute ben nette d’ogni herba subito che son nate, insino che hanno prodotto i frutti.
Vinc. Quantunque i melloni siano in bontà fallaci in questo paese; nondimeno chi ha terreno à proposito, ne semini per la utilità grande, che se ne cava; & massimamente piantando delle Zatte; atteso che non fallano in dolcezza. Ben’è vero, che i melloni furono sempre mal sani, ma i medici biasimano maggiormente le Zatte. Vero è, che le scorze di questi frutti sono buone per rinfrescare, & ingrassare i cavalli. Et oltra che sono ottime per confettare col mele, ò col zucchero, & per compostare, & anco per mangiarle fritte di Quaresima (essendo tagliate verdi sottilmente, & poi ben seccate) Le semenze confettate pur col zucchero, sono delicate per li sani, & per gli ammalati; percioche non pur rinfrescano, & acconciano lo stomaco, ma provocano l’orina, & mondificano le rene dalla rena, & dalla pietra.
Gio. Bat. Per frutto di hortaglia non ve n’è alcuno, che sia migliore delle zucche bianche, le quali sono sane in minestra nell’eccessivo caldo, & nelle torte, & anco fritte nell’oglio; oltre che i colli sono perfetti in composta, per condirli col mele, & col zucchero. Si piantano le semenze di Marzo separate al modo de’ melloni, & ne i luoghi ben grassi, & ben netti, ponendole però nell’acqua, accioche non si piantino quelle che restano in cima, & le buone che andaranno al basso, nasceranno benissimo. Ma meglio sarebbe à metterle nel latte per una notte; percioche si vederebbe il medesimo effetto, & sarebbono i frutti dolci. Si traspiantano, come hanno tre, ò quattro foglie, & si pongono dove facilmente possano ascendere in alto; perche divengono migliori, che non fanno quando vanno per terra. Vero è, che quanto più sono lughe, & sottili, sono etiandio più tenere, piu saporite; però si piantino le semenze cavate da i colli lunghi, con le punte verso il Cielo; percioche diveniranno anco tutte lunghe. Ma bisogna spuntare tutti i suoi cespugli, come son’alquanto cresciuti, accioche gittino più rapolli, & quelli piu quantità di frutti. Et oltre le sue buone qualità che sono note à tutti, son’anco migliori per li colerici, & asciutti, che per li flemmatici, & malenconici.
Taccio le zucche marine, per esser di varie specie, & le turche ancora, le quali sono buone per mangiare in minestra, in torte, fritte nell’oglio al tempo del verno, & della Quaresima; & vanno piantate al modo dell’altre dette.
Vinc. Non tanto mi piacquero sempre le zucche per le cose, che havete dette; ma etiandio perche quando sono ben mature, & secche, si fanno in fiaschi per ponervi del vino, & dell’oglio, come fanno i peregrini, & i lavoratori della terra.
Gio. Bat. Per frutto ancora d’ortaglia sono buoni i gniferi, ò carote (come altri dicono) percioche si mangiano tutto il verno cotti nella insalata, & in composta al tempo della Quaresima: I quali si seminano di Maggio in terreno ben netto, & ben letamato, & poi si zappano, & si tengono ben netti d’ogni herba che viene, mentre sono tenerini; & sono buoni all’Ottobre sino à Pasqua: Ma bisogna cavarli di Novembre, & levarli le foglie, & dapoi conservarli sotto la sabbia; percioche altramente gelarebbono.
Parlandovi poi delle pastinache; dico che quantunque vogliano le medesime qualità de i terreni, & altre cose che ricercano i gniferi, ò carote in radici, & che paiano alquanto simili di forma, tuttavia sono dissimili di colore, di sapore, & di lunghezza. Si seminano di Maggio, & di Giugno sole & in compagnia de i gniferi, & delle rape; & si mantengono un’anno, & dui in terra; onde per lo cader de i fiori, se ne trovano di vecchie, & di novelle che sono buone nel verno, & nella Quaresima in fritelle, & fritte in altri modi. Le quali, mangiandole provocano la orina, e i mestrui: & le foglie trite, & poste sopra le piaghe, che vengono nelle gambe à i contadini, sono perfettissime à quel male.
Vinc. Per esser questo frutto più tosto cibo per contadini, che per nobili, mai non ne tenni conto.
Gio. Bat. Ancora sono buoni i ramolacci, i quali si seminano d’Aprile, & si mangiano à mezo Giugno; & massime da coloro, che tagliano le biade: Ma perche fanno tosto semenza, si seminano un’altra volta al fin di Luglio, per mangiargli al Settembre sin dopo Pasqua. Cavandoli però innanzi il gelo, & sotterrandoli nel sabbione senza foglie. Et questo frutto mangiato innanzi pasto, provoca l’orina, lubrica il corpo, & eccita l’appetito.
Medesimamente seminando i ravanelli all’Aprile, sono buoni à mezo Giugno; ma perche fanno altresì tosto semenza, però seminandoli di Luglio, & conciandoli poi nella sabbia, si mantengono buoni sin dopo Pasqua. Essendo cotti questi à modo delle rape, liberano l’huomo dall’orinare con brusciore, & fanno uscire le pietrelle dalle reni, & vessica.
Vinc. Parimente queste due sorti, sono buone per li mietitori al tempo loro, ma non già per lo mio stomaco.
Gio. Bat. Perche habbiamo detto assai di questi cibi rusticani, è bene, che parliamo etiandio d’alcuni altri gentili; fra i quali cominciarò dal fenochio, frutto in vero d’ogni horto, il quale si semina di Febraro nel terren leggiero, ò casalino, & con semenze non più d’un’anno: Che ponendolo per una notte nel latte, ò nell’acqua melata, riesce tanto più dolce; ma bisogna tenerlo ben netto fin che sarà fatto grande: altrimenti restarebbe affocato da quelle cattive herbe. Mangiato il frutto à qualsivoglia modo, scaccia la ventosità, & fa abondare il latte, & il medesimo effetto fa la sua polvere.
Vinc. Fu sempre questo gentilissimo frutto ottimo per mangiarlo verde al principio d’Agosto, & per condire anco i festuci tenerissimi, & i ramuscelli carichi di grani con l’aceto, & sale ne i vasi di terra per mangiarli d’ogni tempo, & massime nel gran caldo.
Gio. Bat. Per herba sana, & commoda non vi è, che avanzi la herba buona, detta da altri herba santa: Et però non e maraviglia se tutti ne vogliamo ne gli horti nostri. Et benche il frutto si può seminare, nondimeno per produr’ogni gamba più figliuoli, se ne pigliano, & si piantano in ogn’altro luogo, e fanno facilmente frutto, ilquale oltra, ch’è buono crudo in diversi effetti, si mangia anco secco intero, & pesto in cose assai: senza che sono buone le foglie, mentre che sono tenerine nell’insalata, nella minestra, & nelle torte, e tortelli. Si pianta di Febraro, ò di
Vinc. Per più cause ho sempre amato questa benedetta herba; della quale me ne servo in polvere, ponendola d’Aprile ne i miei drappi; atteso che li dà buon’odore, & li conserva per quell’anno dalle tarme.
Gio. Bat. Medesimamente in questi horti grandi, vi si debbono seminare, & piantare lattuche, spinazze, biete, & altre herbe gentili, c’habbiamo detto; & queste altre ancora, cominciando dalla ruta, la quale si semina la Primavera, & si mantiene verde un’anno, & dui. Et benche ella sia amara, nondimeno molti la mangiano di Maggio per medicina, pigliando solamente i cuori teneri col pane, & sale: Oltra che è perfetta nel far del l’oglio, che giova à i dolori de’ fianchi, & delle orecchie.
Vinc. Non solamente questa herba è ottima anco contra i veleni; onde la mangiano le donnole, quando sono per combattere con le serpi, ma se ne servono gli Essorcisti contra i mali spiriti.
Gio. Bat. Non manco si debbe tenere dell’assentio, il quale si semina di Febraro, & di Marzo ne i terreni commodi à lui, ma si possono piantare ancor’i suoi germogli barbati, & i ramicelli primamente ritorti. Et ancor che quest’herba sia piu amara di tutte le altre; tuttavia, bevendo la sua decottione, libera gl’hidropici, & l’oglio, & succo suo ammazza i vermi, che vengono nelle orecchie.
Vinc. Lodo ancor’io quest’assentio, poi che i ramuscelli, & foglie verdi, sono perfetti ad ogni percossa del corpo humano. Et oltre ch’è ottimo secco, et verde al mal di stomaco, se ne fa anche oglio, e succo, per medicar più infermità.
Gio. Bat. P arimente lodo l’apio, percioche seminandolo nella Primavera, è perfetto alle maccature, & lividezze delle percosse, senza che l’oglio suo è ottimo à più infermità, & specialmente alle scarentie, che vengono nella gola, ungendole però spesse volte.
Appresso per herba sana è buon l’aneto, il quale si semina la primavera. Et oltra che l’oglio suo è perfetto a varie infermità, molti mangiano le foglie in minestra con altre herbe insieme.
Vinc. Dioscoride dice, che bevuta la decottione delle frondi secche, & del seme suo, alla donna ritorna il latte, risolve la ventosità, leva i dolori del corpo, ferma i vomiti, provoca l’orina, & alleggierisce il singhiozzo.
Gio. Bat. Io vi potrei dir’ancora dell’herba detta marrobio, & sue qualità, & similmente dell’herba turca, hissopo, & altre simili, che sono più tosto medicinali, che buone da mangiare; ma perche quelle di che habbiamo ragionato bastano, è bene che parliamo d’alcune altre poche, & poi faremo fine.
Diremo adunque della salvia, laquale per esser di commodità, & di sanità, si vede anco che ve n’è in copia in tutti gli horti. Questa benedetta herba vien più facilmente bella ne i luoghi aprichi, & caldi, che ne gli ombrosi & humidi: Et pur ch’ella non sia posta ne i terreni aspri, cretosi, gessosi, ò paludosi (benche fussero poi magri, ò sassosi) vien florida, & sempre vi si mantiene. Et oltra ch’ella ricerca esser ben zappata, & tenuta netta di tutte le foglie, ò ramicelli guasti, & che si può seminare di Marzo, & d’Aprile, nondimeno è meglio à piantar’i germogli con radici, & anco i ramucelli, & cime (essendo prima ritorti) al tempo detto, ò all’Ottobre. Poi à rinovarla si ritaglia al Febraro ugualmente alla terra, & vien più bella, più tenera, & più folta in poco tempo. Et quella gentile herba è perfetta con le carni, uccelli, & pesci che si arrostiscono in più modi, & nelle cose che si mangiano in minestra; Senza ch’è ottima fritta nell’oglio (essendo tenera) & concia col zucchero, & nelle diverse composte; & anco per esser cosa sana, molti la pongono abondantemente nel pane che mangiano, & nel vino che bevono, per rimediar’à i catari, et ad altre humidità. Et fatta in conserva di fiori, & foglie, è molto buona allo stomacho, & alla testa: Il che essendo cotta nel vino (lavandosi la bocca) monda i denti, & le gengive, & fà buon fiato, & lavando gli occhi con l’acqua lambiccata, chiarifica la vista.
Vinc. Fra le buone sue proprietà dice il Matthiolo, che bevendo la donna un bicchier del suo succo con un poco di sale, dopo ch’ella sarà stata quattro dì separata dall’huomo, congiungendosi poi con lui subito s’ingraviderà: Et per essempio dice che gli Egittii dopo una gran pestilentia, ordinarono che le donne bevessero di questo succo, accioche generassero assai figlioli.
Gio. Bat. Parlandovi similmente del rosmarino, dico che oltre il bel veder, ch’egli fà ne gli horti (per esser sempre verde) è saporito per mangiarlo ne i medesimi modi che si fà la salvia, & anco sano per molte infirmità. Si pianta ne i luoghi caldi, & almen solivi che non siano percossi dalla Tramontana; percioche non può patir gran freddo, Et però si debbe piantar di Marzo à Mezodi, & à canto à qualche muro, & nel terreno grasso; & sia con radici, ò con rametti novelli ritorti, perche facilmente prenderà.
Vinc. Fra le molte sue buone qualità, l’acqua sua conforta tutti i membri dell’huomo, & cocendo le foglie in vino bianco, & lavandosene la testa, indurisce la cotica, conforta il cervello, & ritiene i capelli che fussero per cadere: Oltra che i fiori fatti in conserva, confortano il cuore, & sono buoni à gli huomini melanconici.
Gio. Bat. Per frutto sano, & delicato, lodo gli asparagi belli, & teneri, i quali vengono grossi nel terren soluto, ò ladino, ò casalino, overo spongoso, quando siano tenuti ben grassi, & ben netti. Si seminano di Febraro, ò di Marzo per Luna nuova; ma meglio è piantar le radici, percioche si fruiscono più tosto, che le semenze; stando che bisogna ripiantarle il secondo, ò terzo anno. Ma perche quanto più sono poste le radici al basso, producono tanto maggior copia d’occhi, & vengono più grossi gli asparagi; però si cava in altezza un braccio tutta la terra di colla in colla, & si pone tra l’una, & l’altra in manco spatio, & in altezza più che si puote. Coprendo prima il fondo di corni d’animali. I quali, coperti di terra perfetta per tre, ò quattro dita, & posti poi sopra gli asparagi, giovaranno molto à le radici nel tenerle morbide, & nello scaricarle da l’acqua piovana, le quali siano poste in piano, & in tal modo, che’l corpo d’una gamba sia lontano dall’altro almen’un piede di nove oncie; percioche quanto più sono le gambe grandi, tanto maggiore spatio vi vuole tra l’una, l’altra; altramente, essendo spesse, in poco tempo suffocarebbono se medesime, & produrrebbono il frutto picciolo. Le quali siano poi coperte con la terza parte della medesima terra cavata, ma crivellata nel gittarla sopra, & non più; accioche’l Sole possa maggiormente trafiggere, & tirar gli asparagi à se: Non facendovi dapoi altro che tenerli ben netti d’ogni herba, & all’Ottobre caricarli di letame ben marcio, ò più tosto di segatura di corni, & sopra delle guscie d’uve in quantità. Trahendovi adosso al seguente Febraro un’altra terza parte della medema terra, & crivellata, la quale sia netta di pietre, & caricata similmente all’Ottobre benissimo al modo detto; & poi all’altro Febraro gittarli adosso tutta quell’altra, che vi si troverà cavata, la quale non solamente sia crivellata (come ho detto) con crivello di filo di rame, ò di ferro, percioche restarà ben netta, & ben sospesa; ma ancora, che gli asparagi spuntino di sopra con più facilità. Non tagliandoli più tosto del terzo anno, nè anco com’è passato Maggio; conciosiache quanto più si tagliano, tanto maggiormente s’indeboliscono. Avvertendo à tagliarli ben sotto terra; perche tagliandoli di sopra; quei codoni nel crescere, frustano le radici senza utilità alcuna. Tenendoli poi caricati sempre di buone grasse all’Ottobre, & nettati al Febraro d’ogni letame grosso, di pietre, & d’altre cose che vi fussero; zappandoli non meno, ma non più basso di quattro dita, accioche spontino più facilmente fuor di terra.
Vinc. Si come mi son piaciute queste regole, vorrei anco saper se si può dar’à gli asparagi altre sorte di buone grasse.
Gio. Bat. Oltra à quelle che ho detto, è buon’anco lo sterco puro di cavallo, di pecora, di colombi, & di polli, ma marci de più mesi; ma meglio è la grassa che si cava dalle cloache, & la polvere che cade dalle grati quando si battono le lane.
Vinc. Credete voi che sia ben’à cavar, & ripiantar le radici de gli asparagi ogni otto, ò dieci anni, come fann’alcuni, pensando che producano piu grosso, & miglior frutto?
Gio. Bat. Mai non si dovrebbono mover dal suo luogo; ma quando sono troppo spessi, si scoprano le radici al principio di Ottobre, & si levino tutte le superflue, & si ripiantino altrove. Che facendo ben questo ogni tre, ò quattro anni, non tanto si cavaranno tutte le ingarbogliate, & fracide, ma si netteranno quelle che resteranno, le quali si potran coprir di gamba in gamba con un capelletto di letame ben marcio mescolato con altro tanta terra crivellata; crivellando similmente la restante, & ritornarla di mano in mano, sopra, com’era di prima. Et questa è la vera via per far che le radici produchino gli asparagi grossi, senza sterparle & ripiantarle un’altra volta, come fanno molti fuori di proposito; errore in vero notabile, & masimamente quando alcuni le partono; percioche non si dovrebbe mai spezzar simili gambe, ma si dovrebbe usar sempre ogni diligentia per piantarne delle più spesse d’occhi, & che ne havesse in quantità. Essendo gli asparagi delicati, & sani à tutti: & massimamente quando sono grossi, teneri, dolci, & non troppo cotti; mangiandoli innanzi pasto, rendono il gusto à gli ammalati, giovano al mal di pietra, al dolore dello stomaco, al mal del fianco, & fanno bel colore, & buon’odore à tutto il corpo.
Vinc. Dapoi son piaciuti questi ricordi, vi prego parimente che mi diciate con quai modi si può far venir gli artichiocchi grossi?
Gio. Bat. Chi vuol’haverli belli, bisogna anco haver la semenza de’ più grossi che sia possibile, & piantarle di Marzo per Luna nuova in terreno buono ben grasso, & ben netto. Ponendo quei grani in cinque, ò sei buchi in un circulo d’un pan commune, accioche facciano un bel cespuglio; & poi metterne similmente altretanti lontani da quelli almeno un braccio e mezo, per far che quei cespugli non s’impediscano. È ben vero ch’è meglio à piantar’i germogli, ò parte delle gambe, che le semenze; percioche fan più tosto frutto: Senza che piantandone di mese in mese, cominciando al Marzo fin’al Novembre, se ne raccoglie anco da più stagioni il primo anno, & poi gli altri secondo il solito, & più, & meno secondo che sono più morbidi, ò magri, & in sito aprico, overo humido, ò terreno duro, ò d’altra sorte che non sia à proposito. Avvertendo à piantarne sempre de’ più belli, & che facciano assai frutti; come ve ne sono di diverse forme in grossezza, in lunghezza, in tondezza, di più colori, & di più saporiti, & che han le spine, & nò.
Vinc. Quantunque gli artichiocchi siano inferiori di bontà, & di sanità à gli asparagi, & che non durino si lungo tempo in terra, & massime perche facilmente sono rosi da i topi; nondimeno, oltra che ordinariamente sono grati à tutti, si rimettono etiandio con più facilità, & producono più tosto i loro frutti.
Gio. Bat. Non solo generalmente piacciono à tutti, quando sono freschi, & teneri; ma vi son’alcuni che li mangiano crudi, & spiccati tenerissimi la mattina col pane, & sale; & per cibo molto delicato. Et però fallano coloro che li mangiano troppo maturi, per esser sempre insipidi, ma più quegli altri che han siti qualificati, & che non ne tengono; poiche sono di tanta utilità, come ogn’anno si vede con l’esser venduti cosi bene in questo paese.
Vinc. Havete voi secreti alcuni per conservarli da quei topi che li rodono in diversi siti?
Gio. Bat. Secreto certo non vi saprei dire; tuttavia ho veduto alcuni che intorniano i cespugli di bastonceli verdi di sambuco, ficcandoli in terra non men d’un palmo, & facendoli avanzare altrotanto di sopra, lontani l’uno dal’altro non più di quattro dita; dicendo che questi animaletti non entrano sotto terra, ne sopra à quei cespugli, per l’odore che abhorriscono di quel legno, mentre è verde; ma bisogna cambiarli come si seccano. Altri fanno uno steccato spessissimo intorno ad ogni cespuglio, de i più acuti spini secchi che si trovino, tagliandoli non più lunghi d’un dito, & ponendoli sotto terra non men d’un palmo, & poi di mano in mano si che arrivano in cima; percioche, come questi topi si presentano, & si pungono, subito si ritirano. * Et medesimamente per pungerli, sono perfetti i rizzi di castagna ponendoli però al modo detto, & vi durano non meno di dui anni. * Ancora alcuni altri per cacciarli, gittano per ogni cespuglio due, ò tre secchie d’acqua l’una dietro all’altra quando si accorgono che vi sono; perche saltano fuori subito, & gli amazzano. Parimente vi sono de gli altri che pongono delle noci, ò castagne tossicate, dove pratticano tali animaletti; coprendole però con alquanto di terra, accioche qualche persona non si avelenasse; ficcandole ne i buchi dov’entrano, & escono; percioche rodendola, subito s’attossicano. Ma meglio è à pigliar della fava cotta nell’acqua ben tossicata, & por quei grani ne i medesimi buchi; perche sentendo facilmente quell’odore, la mangiano benissimo.
Vinc. Io aspettava che mi diceste anco d’alcuni c’hann’ammaestrato i suoi gatti à starvi di notte, & com’escono i topi, subito gli ammazzano.
Gio. Bat. Si com’è difficile il ricordarsi ogni cosa, confesso anco che mi scordava à dirvi come si possono salvar gli artichiocchi, che non gelino, & che appresso facciano i frutti più per tempo. I quali prima si letamano benissimo all’Ottobre con letame à proposito, & mescolato col terreno che vi è attorno, si ricalzano di cespuglio in cespuglio con quel medesimo non men’alto d’un palmo, & si rivolgono dapoi tutte le cime all’ingiù, & legatele insieme con uno stropellino, si coprono con gaia di lino; di maniera che non solamente non possono gelare, ma ancora per questi rimedi si veggono i frutti produtti in molti cespugli quando si slegano alla primavera. * Avvertendo però à tagliare prima i tronchi due dita sotto terra, come più tosto sono levati i frutti; percioche ributtaranno i germogli molto belli, per far’i frutti l’anno seguente, oltra che alcuni ne produranno al Settembre, & innanzi che si ricalcino all’Ottobre, siano levate tutte le gambe nuove, & lasciarvi, se non il proprio tronco poiche venirà più bello, & meglio frutterà. *
Vinc. Desidero che mi diciate dell’altre cose, secondo che vi pare, & piace.
Gio. Bat. È bene che ragioniamo delle maiole, ò fraghe, per esser frutto gentile, & delicato, il quale vien ne i colli, & à i piedi de i monti, & più ne gli opachi luoghi, che ne gli aprichi. Questa herba non si semina, ma si traspianta al Febraro, ò al Marzo per ripiantarla all’hora, la quale produce certi filetti sottili, che serpono per terra; & come sono lunghi circa un palmo, ficcano talmente la cima dentro, che producono tutt’à un tempo altre radici, & foglie che fan bel vedere per star lungo tempo verdi, & ugualmente basse. Non è poi bella cosa da mirare quando nel medesimo anno all’Aprile, & Maggio si veggono i suoi frutti sotto alle foglie, che paiono tanti fini coralli attaccati? Et però ogni spirito gentile ne dovrebbe haver in copia ne i giardini, & horti à canto le siepi, ò sopra le ripe, come ho io in quella si lunga della peschiera.
Vinc. Non è dubbio, che quelle maiole furno sempre grate; si per che vengono innanzi gli altri frutti, come anco nel mangiarle sono delicate tra le compagnie di donne, & d’altre genti; & massimamente quando si mangiano ne i conviti ben’inzuccherate co i cucchiari, come se fussero tanti bisi, ò crespini cotti.
Gio. Bat. Innanzi che parliamo de i crespini, che mi havete ricordato; dico che bevendo il brodo delle radici, ò foglie di queste maiole, dove sono cotte, ristagna il sangue che sputano coloro che sono caduti da alto.
Ma parlandovi de’ crespini; dico che quantunque siano alquanto garbi, sono però grati per venir cosi per tempo; attesoche si mangiano crudi, & anco cotti in minestra, come havete detto.
Vinc. Avenga che si dica che i crispini siano cibo di donne gravide, nondimeno commendo coloro che ne hanno di belle siepi, che compartano i viali de gli horti.
Gio. Bat. Perche il Sole ci mostra essendo giunto all’hora di vespro, c’habbiamo assai ragionato, voglio che parliamo solamente de i gigli, & delle rose, & della lavanda, la quale non tanto è buona per fare siepi basse, & vaghe, & che stanno sempre verdi, quanto, che è molto odorifera, & ottima per metter secca fra i drappi; conciosia che li da buon’odore, & li conserva dalle tarme. Et ungendo la cima della testa con l’oglio suo, disecca i catarri, & conforta il cervello: Et non meno ungendo la nuca, è perfetto à i paralitici, & spasmatici. Et oltra che questa herba si pianta alla primavera, fù sempre pregiata da molti, & specialmente da i poveri frati Giesuati, i quali per haverne in copia, vendono le acque lambiccate (per esser’odorifere) à gli eccellenti profumieri per qualche somma di danari.
Quanto poi alle rose, voi sapete che ve sono di più sorti fra noi; cioè di rosse salvatiche, zebedee, damaschine, & scarlattine; & che delle bianche, oltra le salvatiche, vi sono le communi, le moschette, & quelle di cinque foglie, le quali bianche non sono atte per far buon zucchero rosato, nè acqua buona, & manco per ponere in cose dilettevoli, nè medicinali: Ma solamente sono buone per metterle secche fra i panni d’ogni sorte, & specialmente in quei di lino per la soavità di quel buon’odore.
Parlando adunque di queste bianche, ma non delle salvatiche, dico che la prima sorte è quella delle communi, che vengono spesse di foglie basse di gamba, & che sono di buon’odore, le quali fanno buone siepi, & compareno alla fin d’Aprile.
La seconda è quell’altra, che solamente produce cinque foglie, lequali sono di gentil’odore, & se ne trova sempre, cominciando al principio di Maggio sin tutto Ottobre, & che sono prodotte da un sol troncone, ilqual si fa in poco tempo grosso, & lungo con rami assai, che si conciano à diversi modi, per starvi sotto all’ombra, quando sono divenuti grandi.
Poi la terza sorte è quella che produce le moschette, le quali sono belle da vedere, per esser piccole, & spesse di foglie, & di gentil’odore, & che vengono anco d’ogni tempo ne i detti mesi; oltra che fanno l’istesso troncone, che si può commodar con bell’arte al modo detto.
Venendo poi alle rosse, dico che le zebedee non si usano nel far zucchero rosato; percioche non venirebbe vivace di colore; ma sono perfette per far siroppi solutivi, dell’acqua rosa, dell’oglio rosato, dell’aceto rosato, & per molte altre cose buone. Et le damaschine sono per fare le dette cose, & anco del zucchero rosato.
Ma parlando delle scarlattine di cinque foglie, dico per esser vivaci di colore, sono etiandio le migliori per far tutte quelle cose, che si possono far con tutte l’altre, & che’l suo zucchero rosato avanza ogni altro in bontà, & in bel colore.
Vinc. Ancorche mi siano piaciute le rosette d’ogni tempo, però ho tenuto in copia solamente delle damaschine, & scarlattine, per esser anco queste tra tutte l’altre le più belle, & le più utili.
Gio. Bat. Poi stanno bene i gigli ne gli horti, conciosia che sono belli da vedere, & buoni per far dell’oglio, & dell’acqua lambiccata, per valersene in più cose secondo le lor virtù, che sono pur’assai. Si piantano le sue cipollette (cioe le spiche separate) nel mese di Febraro in buon terreno, accioche nascano, & producano al tempo i suoi fiori. Plinio dice che le cipolle col vino, sanano i morsi de i serpenti, & il veleno de’ funghi: & questo basta per adesso. Ma se ritrornarete dimane, vi ragionerò di tutto quello che mi chiederete.
Vinc. Et io spero che non mancherò di venire, & però leviamoci, & andiamo dove voi volete che tanto mi sarà grato.
Il fine della sesta giornata.