Al Mag. et eccell. Oratore, M. Vincenzo Stella.

Per le vostre lettere scritte al ben creato, & dotto vostro figliuolo M. Honorio, si può sperare, che il Magnifico, & eccellentissimo M. Giacopo sia Collaterale; nondimeno io mi allegrarei assai più quando i nostri Illustriss. Signori lo facessero Censor generale con buona provisione sopra i campi mal coltivati, & altri disordini di terra ferma; percioche, non solamente egli havrebbe un carico honoratissimo, & degno à punto del suo genio, ma ancora essi haverebbono grandissimo contento vedendo quanto per mezo del suo valore, abondarebbono di paese in paese i suoi sudditi di biade, di vini, & d’altri simili ricolti; & quanti centinara di migliara di ducati cavarebbono di più ogni anno, senza angareggiarli di cosa alcuna.

Non sarebbe un’ordine santissimo, quando egli havesse di Città in Città sotto di se Vice Censori ben prattici, che di luogo in luogo intimassero al principio di Gennaro à tutti quelli, che coltivano, ò fanno coltivare malamente i suoi poderi; che se non li lavorassero bene, li fusse tolto la metà dell’entrate seguenti, applicandole al Fisco; & quando non obedissero l’anno seguente li fussero tolti tutti i frutti? Et se per caso fussero ostinati anco il terzo anno incantarli poi quei terreni senza compassione alcuna.

Ancora non sarebbe cosa lodevole, se quei medesimi Censori protestassero à i mercadanti che se non lavorassero fedelmente (essendo pagati) che’l primo anno fussero ben flagellati, & passato il seguente, non havendo lavorato secondo le loro forze, che fussero mandati alla Galea.

Qual’utilità maggiore potrebbon’havere quei benissimi Signori quando facessero questo? Poiche non havrebbono bisogno di biade aliene, anzi ne potrebbono dare à i paesi d’altri Prencipi. Et oltra che crescerebbono grandemente il suo Erario, havrebbono anco i primi anni quanti Galeotti lor bisognassero per armare ogni grand’armata senza pagamento.

Appresso, qual maggior felicità potrebbon haver questi paesi quando in poco tempo fussero netti d’huomini ociosi, & che i campi fussero ridutti quasi al pari de’ giardini? Vi giuro che s’io vedessi questo; mi parrebbe di veder la felicissima età di quelli nobilissimi Rom. i quali apprezzavan talmente l’Agricoltura, che non pur facevan i Censori, che continuamente privavan tutti coloro de’ suoi poderi, che li coltivavano malamente; ma facevano anco lavorare benissimo tutti quei de’ Soldati, che non havean chi li coltivasse, sinche ritornavan dalla guerra.

Non sarebbe etiandio gran beneficio universale, quando questi Censori facessero dirizzare, & assettare le strade torte, & male accommodate? Peroche, oltra il bel vedere, abbreviarebbono il camino à i viandanti.

Parimente non sarebbe gran beneficio, quando provedessero alle tante acque, lequali per non esser dritte, sono cagione d’infiniti danni a’ particolari per lo riparare, & per urtarsele l’un l’altro adosso; & al publico quando per questo rompono, & danneggiano i molti terreni, come per isperienza si vede?

Io potrei dire similmente quando provedessero à molti ignoranti, & à tanti ostinati, che non vogliono contracambiare i lor campi spezzati con beneficio di se stessi, e de’ vicini; senza che non vogliono accommodare del transitare, nè de’ vasi per adacquare, e d’altre più cose, onde poi vien danneggiato il publico; ma perche vi vorrebbe lunghi discorsi, solamente dirò, che mi piacerebbe quando voi Magnifico Compare conferiste queste cose col Mag. M. Lodovico Lana, e col Mag. M. Antonio Baitello, e come eccellenti Oratori, mandati costì per cose importanti della Magnifica Città trovasse co i vostri sublimi ingegni qualche via appresso à quel sapientiss. Senato di venire à questo. Percioche io son certissimo che non potreste impetrare il maggior beneficio à tutto questo paese, poi che sareste anco tutti tre cagione d’annichilare gli ociosi, gli orgogliosi, i sanguinari, & altri ministri di Satana, che disonoran’Iddio, insidiano i pacifici, rovinan le famiglie, infamano la Patria, e contristano i nostri amorevolissimi Sig. vedendo tuttodì quanto è poco l’amor, ch’è tra noi. Perdonatemi Mag. M. Compare s’io son trascorso nel dir piu, che non pensava. Il Sig. Iddio vi conservi sempre, e dia gratia à voi Mag. Ambasciatori ad ottener da quel Sereniss. Prencipe le cose giuste, che domandate. Et con questo à V. E. molto mi raccomando.

Dal Borgo di Poncarale, alli 17. di Settemb. 1562.

Agostino Gallo.

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