Al Mag. M. Gio. Batt. da Romano.

Di grandissimo contento, mi è stata la vostra bella, & dotta lettera; perche, si come ella mi fà conoscere il vostro valore; cosi mi dà occasione di farvi vedere, che i miei discorsi (che già otto anni vò adunando) sono molto lontani dalle cose, che voi ricercate; percioche ho sempre atteso alla pura prattica de’ riti utili della Agricoltura lasciando la Theorica ad altri più sublimi, & eccellenti ingegni di quello, che conosco essere il mio. Et però non aspettate da me che vi dichiari i nomi, i numeri, le misure, le Calende None, Idi, Solstitij, Equinotij, Stelle, & venti, de i quali gli Autori celeberrimi han trattato à bastanza, & dottamente. Percioche non pure io fui sempre poco intendente di simili cose, per convenirsi solamente à gli scientiati, ma anco quando ben le sapessi, non perderei tempo à trametterle nella opera mia, perche non reputo tai sottigliezze esser cosi necessarie à gli Agricoltori, come saranno i secreti, che tuttavia vò notando.

Parimente non aspettate che mi ponga à sciegliere il fiore delle tante opere diversamente scritte, ò tradutte; perche dubitarei che una gran parte non giovarebbe alla coltivatione moderna di questi paesi, per essere molto lontana da i famosi Autori di quei tempi.

Quanto sia poi à quello che vorreste veder’un’Autore, che facesse chiara, & palese la esperientia propria delle cose, ch’egli trattasse; dico, che (per la Iddio gratia) di quante cose, che fin’hora ho scritto, poche sono, che non siano, ò state fatte con le mie mani, ò fatte fare à conto mio, ò vedute fare ad altri, overo ch’esse mi siano state accertate da huomini degni di fede, & che ho anco conosciuto, che sono da essere havute per veridiche.

Sappiate ancora, che non tanto mi diffundo ne lo scrivere il valore de gli agricoltori Bresciani, che generalmente sono eccellenti in questa eccelsa professione; quanto anco miro sempre al notare molte cose, che con lo spender manco si habbia maggior’utile, che con lo spender’assai.

Venendo poi à quello, che dite mancarvi la pastura necessaria per li vostri buoi, e cavalli, e che io vi soccora con qualche trattato à proposito per pascerli; dico che per adesso vi mando quello del seminar la veccia et vena insieme, per prossimarsi il tempo: Che servando l’ordine che dice, non solamente vi darà gran copia di buona pastura à mezo Maggio senza adacquarla mai; ma ancora mantenirà talmente grassi gli animali, che sempre si potran mandare alla beccheria. Et trovandosi ben netto, e ben grasso quel terreno, vi si potrà anco seminar all’hora de’ fasoli, ò del miglio nel mese seguente, et à questo modo haverete dui ricolti; senza che potrete porvi non meno il frumento al suo tempo. Et volendo poi altre pasture, vi prometto di mandare il trattato per seminare il trifoglio, ma ancora quello della Medica tanto commendata da gli antichi, la quale dura ne i terreni qualificati a lei, i vinti, & trenta anni: senza che un iugero deve far le spese un’anno à tre cavalli. Et benche quelle due sorti di pastura ricercano dell’acqua per adacquarle nel tempo delle secchezze, della quale voi siete privo: nondimeno, stando che i vostri campi sono (per quel che dite) molto buoni, & di terreno ladino ho per fermo che riusciranno con utilità: & massimamente se li farete ogni anno ben coprire di buon letame.

Poi à quel che dite, che io vi risponda adesso, & ogni altra volta, che mi scruterete, di questo non solamente non mancarò mai, ma ve n’havro tanto più obligo, quanto maggiormente mi scriverete, & mi chiederete de gli altri riti utili. perche si come son certo, che sempre guadagnarò cose honorate dal vostro elegante stile: cosi spero, che col mio (benche basso) vi mostrarò di quanta eccellentia è la coltura de’ Bresciani. Et con questo molto mi raccommando.

Dal Borgo di Poncarale alli. 4. di Febraro. 1560.

Agostino Gallo.

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