Al Mag. M. Alberto Lollio.

Considerando che’l Sig. Iddio mi ha donato gratia, che dopo la occupatione continova di dodeci anni, & nella età mia di sessantasei, io habbia finita, e data fuori l’opera dell’Agricoltura, & de i piaceri della Villa, ho da pensare ancora, che quello che ha fatto il Rever. Padre Massimiano nel presentarvi in nome mio quella, che à lui donai (benche non havesse alcuna commissione da me) sia stato per volere di sua Maestà: percioche non haverei mai havuto ardire à farla comparere innanzi al cospetto vostro, poiche oltra all’esser voi bene intendente di tal’arte, siete anco molto famoso di eloquenza, e d’altre rare virtù. Et se pur fossi caduto in simil’errore, non haverei almeno mancato d’accompagnarla con quattro righe di mia mano, accioche in tutto non fossi giudicato per mal creato. Ma poi che à lui è piaciuto di far questo bel tratto per la soverchia affettione, ch’egli ha verso di me, non poco me ne allegro per essere stato cagione del favore, che mi havete fatto nello scrivere, & approvare con tanta benignità l’opera mia. La quale, ancor che habbia da portare qualche utilità al mondo secondo la prattica moderna, non però parmi che meriti cosi facilmente di lasciarsi vedere se non da persone semplici, che si dilettino dell’Agricoltura, & non da i pari vostri, i quali sono avezzi solo a’ componimenti elegantissimi, come fra le tante belle cose vostre che si vedono per tutto’l mondo, si mostra da capo a’ piedi tutta la lettera rarissima, la quale lauda la Villa, & l’Agricoltura con sì mirabil’arte, che quantunque io l’habbia tante, e tante volte con gran diligenza letta, nondimeno per scoprirmisi ogn’hora più bella, mai non mi è bastato l’animo di servirmene pur d’una sola clausula per ornare la bassezza del mio stile. Ma spero con l’aiuto di Dio, fra pochi mesi di mandarvi da dovero l’opera talmente ampliata di cose utili, & riformata in parte della sua rozezza, che per aventura vi potrebbe piacere più che di prima. Hora non solamente vi ringratio delle amorevolissime offerte, che mi fate senz’alcun mio merito, offerendomi allo ’ncontro con tutto quel poco valore che in me si trova: ma etiandio vi resto obligato della vostra leggiadrissima pastorella, a quale fin’hora è stata molto lodata da huomini giudiciosi: cosa che non può essere altramente, essendo riuscita da sì chiaro fonte, come il vostro. Vi mando ancora io un frutto d’un Lettore della nostra Academia palese, & un altro della occulta; pregandovi che vi degniate di gustarli, & di scrivermi liberamente tutto quello, che ne sentite; e se in ciò passo i termini della modestia, iscusimi la vostra innata humanità, che mi ha data la via larghissima.

Del Borgo di Poncarale, alli 14. di Maggio. 1565.

Vostriss. sempre Agostin Gallo.

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