Proemio

Di M. Agostino Gallo,
Nobile Bresciano;

Nelle sue vinti Giornate dell’Agricoltura, & de’ piaceri della Villa.

Quando io vò fra me stesso considerando quanto sia nobile & eccellente, & quanto gioconda & necessaria l’Agricoltura a noi mortali; molto mi maraviglio, onde nasca che da cosi pochi nobili sia stimata, & essercitata. Percioche se riguardiamo l’antica sua origine, ch’è il fondamento della nobiltà; trovaremo Iddio haverla da principio instituita, & data al primo padre nostro Adamo; quando, havendolo creato à sua imagine, & formato di terra, lo pose nel delitiosissimo Paradiso terrestre, accioche operasse (come dice la divina Scrittura) & lo custodisse; nel quale egli doveva senza dubbio compiacersi con grandissimo contento. Là onde, se bene meritò di esserne scacciato, rimase però per divina misericordia, con essolui la dolce Agricoltura, come compagna; accioche, oltre il viver necessario, li fusse refrigerio, & trastullo nelle sue gravi, & acerbe calamità, dateli per penitentia del commesso fallo. Essendo adunque questa benedetta arte la più antica, la piu giusta, & la piu utile di tutte l’altre; per qual cagione la maggior parte de gli huomini non la pratticano, non l’apprezzano, & non la essaltano; vivendo specialmente (come per lei si vive) lontani dalle ambitioni, dalle cupidità, & dalle vane occupationi? Et pero degnamente si possono chiamar felici coloro, i quali sono talmente vaghi di lei, che non possono volger l’animo ad altri pensieri, nè dar opera ad altre attioni; conoscendo per esperientia, non esser altro diletto maggiore di quel che sentono, mentre che intenti sono alla cura de’ loro horti, de’ lor giardini, & de’ lor campi: Come ben furono per li passati secoli Prencipi moltissimi, cosi ardentemente infiammati in questa professione, che lasciate le loro delitie da canto, con le proprie mani si diedero ad essercitarla; vedendo chiaramente esser differentia grandissima tra quell’alta, travagliosa, & pericolosa vita; & questa humile, tranquilla, & sicura. Che certamente egli è pur cosa mirabile il vedere da una semenza uscir tanto numero di grani; da una sottil verga, grossissimi alberi; & da un tenero inserto, saporosi frutti. Accresce poi più oltre la maraviglia il considerare l’interna virtù di qualunque seme, germe, & radice, & gli effetti, & le cagioni loro; & quindi salendo più alto con la mente, scorger che colui, che semina, incalma; che adacqua, ingrassa, & in qualsivoglia modo coltiva la terra, non è principal cagione di quegli effetti pieni di maraviglia, che noi vediamo; ma Iddio è quel solo che produce, accresce, moltiplica, & mantiene ogni cosa che ci nasce; & che guida ancora, & governa quello istesso da cui questi estrinseci aiuti dipendono. Per la qual cosa considerando io Agostino Gallo, con quanta providentia la sua infinita bontà habbia ordinato l’Agricoltura per sustentatione dell’humano genere; & havendone io da’ primi anni della gioventù, sino a’ settanta (ne i quali hora mi ritrovo) havuto gran dilettatione, & vaghezza; ho pensato, per giovare al Mondo in quel poco che posso, di publicare un ragionamento fatto tra alcuni nostri nobili, nella dilettevole Villa del Borgo di Poncarale; nel quale (se non m’inganno) si potrà vedere la grande utilità, & il gran diletto, che si cava dal coltivare la terra; la quale, come benigna Madre, non solo ci rende sopra modo de’ frutti suoi; ma ci fa conoscer’anco, che’l Signor’Iddio ama, & favorisce particolarmente tutti coloro, che si occupano virtuosamente, & con nobil’animo in coltivarla.

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