CAPITOLO XLIII. Arrivo d'Urquiza.

L'impresa del Tapebì, era stata eseguita colla prontezza possibile — dopo il fatto d'armi, e dopo di aver raccolto quanto fu possibile, di ogetti utili, cavalli, armi, ecc. — si riprese la direzione del Salto — e ben valse tale celerità — Siccome, ho già accennato: il nemico aspettava riforzo; e tale riforzo, era niente meno; che l'esercito vittorioso del generale Urquiza — che tornava da sbaragliare quello del Generale Rivera all'India muerta, e che s'incamminava verso Corrientes per combatterne l'esercito -

Vergara che ne facea la vanguardia, comparse alla vista del Salto, il giorno seguente al nostro ritorno, e ci tolse alcuni cavalli sparsi nel pascolo dei dintorni.

Pressentendo la tempesta, che ci sovrastava, si fece ogni sforzo per resisterla — Una batteria tracciata da Anzani, nel centro della città, s'innalzava come per incanto — militi e popolo lavorando ad essa alacremente -

Le case atte alla difesa, furono fortificate — e tutta la gente: militi, marini, cavalieria — furono ripartiti sulla linea ognuno al suo posto di battaglia -

Sbarcammo alcuni cannoni di marina, e prepararonsi con affusti di posizione nella batteria -

[143]

In quel tempo, giunse nel Salto, il Collonnello Baes, con una sessantina d'uomini di cavalleria. Non tardò a comparire Urquiza, col suo esercito composto delle tre armi — e molto borioso — Egli aveva assicurato i suoi amici: che avrebbe passato l'Uruguay al Salto, coll'ajuto della flottiglia nostra predata — Ma a lui fallì il vaticinio -

L'attacco del nemico, fu simultaneo all'apparizione del grosso delle sue forze -

Havvi dalla parte orientale del Salto, una collina a tiro di fucile dalle prime case, che intieramente domina la città — Noi, non avevimo fortificato tale collina per il motivo della poca forza a nostra disposizione, e per cui la linea di difesa, avrebbe avuto un'estensione troppo grande — quindi per guarnirli male preferimmo abbandonarla, e concentrare tutte le nostre milizie nella batteria, e nelle prime case, destra e sinistra della stessa -

Com'era naturale — Urquiza prese posizione su quella collina — e vi collocò sei pezzi d'artiglieria — Nello stesso tempo, spinse la sua fanteria a passo di carica sulla nostra destra, mentre ci fulminava a cannonate -

Quasi nello stesso tempo, noi avevamo terminato di stabilire due pezzi sulla batteria — ma piattaforma e parapetto non esistevano — ed i cannoni nel far fuoco, sprofondavano nel terrapieno, non consolidato ancora -

La destra nostra, era veramente la più vulnerabile potendovi giungere il nemico, coperto per la concavità d'una valle — e realmente dall'impetto e subitaneo apparire di quello, in numero considerevole, si sbigottì la gente nostra dell'ala destra; ed abbandonando le azoteas (case con terrazzo) fuggiva verso il fiume, coll'intenzione, naturalmente, d'imbarcarsi e ricoverarsi a bordo dei legni — Non vi riuscì però essendo state, preventivamente, allontanate tutte le piccole barche — misura che riescì efficacissima -

Io stavo sulla batteria, e nella disposizione della gente, avevo riserbato una compagnia della legione in riserba, dentro della stessa — Feci subito caricare la metà di quella compagnia — comandata dal prode Tenente Zaccarello — contro l'irrompente nemico -

Dopo la prima, la seconda metà — e sì valorosamente, furono eseguite quelle cariche — che, a suo torno, fu posto il nemico in precipitosa fuga -

La compagnia di cui parlo — era comandata dal Capitano Carone — numerando appena cinquanta uomini; i [144] due plottoni erano agli ordini di Ramorino, e Zaccarello — tutti bravi ufficiali ed eccellenti militi — Il nostro successo sull'ala destra, dissuase il nemico da ogni tentativo d'assalto, ed il combattimento fu limitato a cannonate -

In quest'ultimo genere di pugna — benchè il nemico ci avesse colti non preparati, per non averne avuto il tempo — non si mancò di far buona figura -

Avevo io fatto sbarcare i cannoni di bordo — agli ordini di tre ufficiali di marina — Suzini Antonio, e Cogliolo Leggiero — ambi dell'isola Maddalena — ed un terzo Josè Maria — tutti prodi ufficiali — dimodocchè l'artiglieria nemica, benchè superiore in numero e di posizione, era regolarmente mal menata, ed obligata di nascondersi ogni tanto dietro la collina -

Le perdite d'una parte e dall'altra non furono serie per non esservi stato un assalto generale su tutta la linea — Perdetimo la maggior parte del bestiame bovino, che trovavasi in un corral (recinto) — e siccome era selvatico — aperto il cancello dal nemico, tempestò fuori com'un torrente, e si dileguò per la campagna -

Per tre giorni, continuò Urquiza, i suoi tentativi — ed ogni giorno c'incontrava meglio preparati, poichè anche di notte, non si perdeva un momento, per ultimare i lavori della batteria — innalzare barricate — e riparare i danni ricevuti di giorno — Si collocarono cinque pezzi nella batteria — si ultimò la piatta-forma, il parapetto, e la Santa Barbera — Infine, vedendo egli, che nulla avanzava cogli assalti e le cannonate — adottò il sistema di blocco — e ci rinchiuse ermeticamente dalla parte di terra — Ma anche in quel modo, riusciva deluso — essendo noi padroni del fiume — e potendo da quella parte ricevere le necessarie vettovaglie -

Ne' diciotto giorni, che durò l'assedio, non si stette oziosi — dovendo provvederci di fieno per gli animali — si veniva alle mani ogni giorno col nemico — Poi siccome per restringerci, egli avea dovuto formare una catena circolare di posti — noi, profittavamo della trascuranza degli stessi, per assaltarli di sorpresa — e spesso con vantaggio -

Infine dopo diciotto giorni d'assedio — stancatosi, o forse chiamato dall'altra parte dello Uruguay, per affari più urgenti — Urquiza ci lasciò — e fu a passare il fiume al dissopra del Salto — non coi legni della flottiglia nostra però, com'egli avea promesso -

GARIBALDI NEL 1846.

[145]

Share on Twitter Share on Facebook