CAPITOLO XXXVI. Flottiglia — Fatti di questa.

La flottiglia ai miei ordini, benchè di poca importanza, non mancava d'esser utile alla difesa della piazza — Collocata sull'estrema sinistra della linea che varcava l'istmo da un'acqua all'altra, non solo la copriva perfettamente schierata [116] a martello della stessa — ma minacciava il fianco destro del nemico qualora questo attentasse di assaltare -

Essa serviva di anello tra le importanti posizioni del Cerro, e dell'isola della Libertà — detta anche dei Ratti — Facilitando sopra tutto e cooperando nei tentativi che si attuavano continuamente sopra l'estrema destra del nemico — che assediava il Cerro.

L'isola della Libertà era stata adochiata dal nemico, che progettò d'impadronirsene — La squadra di Buenos-Ayres, sotto gli ordini pel generale Brown, preparavasi ad impadronirsene — fu deciso quindi dal governo nostro di prevenire l'occupazione nemica colla nostra — ed io fui incaricato di trasportarvi due pezzi da 18, ed una compagnia di guardie nazionali -

Tale operazione fu fatta di notte — e verso le 10 p.m. tutto era sbarcato nell'isola, ed io tornavo verso Montevideo — col lancione che m'avea servito per i pezzi, a rimorchio -

Successe qui, uno di quei fatti, che l'immaginazione dei Romanzieri partoriscono qualche volta — e che devono lasciar loro col cuor contento, quando concepiti.

L'isola della Libertà staccata dalla costa del Cerro, da una distanza d'un piccolo tiro di cannone — è distante da Montevideo circa tre miglia — Il vento soffiava da mezzogiorno — che cagiona in quel porto agitazione di mare, proporzionata alla forza del vento — e massime nel tragitto dall'isola al molo della metropoli -

Imbarcato io in una di quelle lancie di bastimenti mercantili, e che servono principalmente, colla loro larga poppa a salpar le ancore — imbarcazione, che fu comprata in quei giorni dal governo — avevo meco, i marinai adequati all'operazione effetuata, ed avevimo a rimorchio la stessa barcaccia, o lancione, su cui s'erano trasportati i pezzi d'artiglieria all'isola -

Tra il mare da mezzogiorno, e la gravità della barcaccia — di forma quasi cubica, e molto alta sull'onda, per nulla aver dentro di peso — marciavasi lentamente, e con molta deriva verso l'interno della baia a settentrione — quando tutt'assieme, scorgonsi legni da guerra sotto vento a noi, verso maestro, tanto vicini che la sentinella da prora d'uno di quelli ci gridò: «Chi viva!» «Zitti!» io dissi alla gente: Era senza dubbio la squadra nemica — Sommessamente parlando, io eccitai a radoppiar la voga, e far sui remi [117] meno rumore possibile — Io mi aspettavo ad una grandine di fucilate — dopo l'intimazione fatta dalla sentinella — ma miracolosamente, scassammo, passando quasi sotto il pompresso del Belgrano — ch'io riconobbi — e senz'altra molestia, potemmo seguire il nostro viaggio per Montevideo.

La causa della salvezza nostra fu: che in quell'ora stessa, le minute imbarcazioni della squadra nemica, cariche di truppa, erano state mandate ad assaltar l'isola della libertà — Dunque per tal motivo — fu spiegato poco dopo — il silenzio del nemico, che voleva sorprender l'isola coi palischermi, e perciò ordinato silenzio — ed il motivo pure che non inviò gli stessi a predarci — ciocchè potevano facilmente eseguire -

Ma che fortuna! noi giunsimo in salvamento al molo — da dove si cominciò ad udire tremenda fucilata nell'isola in quel momento assaltata -

Io diedi immediatamente parte dell'occorso al governo — e m'incamminai a bordo, per preparare i nostri piccoli legni alla partenza — ove sussidiare l'isola, se v'era ancor tempo -

Sessanta circa uomini erano i nostri dell'isola della libertà — non ben armati, e con poche munizioni — All'alba io veleggiavo da Montevideo, con soli due legni, dei tre che ne avevimo, non essendo il terzo atto a far fuoco per non esser finito ancora il suo armamento.

Coi due legnetti, armati ognuno d'una caronata da dodici, di quelle prese al naufrago Oscar — noi ci collocammo tra il Cerro e l'isola, bordeggiando; e per uscire dall'incertezza: se l'isola si trovasse in nostro potere o del nemico io fui obligato di mandare a riconoscerla l'ufficiale Clavelli con un piccolo canoto -

Io ebbi la fausta notizia: esser l'isola, nostra, ed il nemico esser stato respinto nel suo attacco di notte -

I bravi nazionali nostri, abbenchè nuovi alle armi, avevano combattuto da valorosi — Non solo avevano respinto il nemico — ma cagionato allo [stesso gravi perdite] ed i cadaveri dei soldato di Rosas — galleggiarono per vari giorni nell'acque del porto -

Feci sbarcare subito le munizioni dei due pezzi da 18 — ed un ufficiale con vari artiglieri per il servizio degli stessi -

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L'alba stava rischiarando, ed appena terminata l'operazione suddetta — il nemico ruppe il fuoco, e l'isola vi rispose alacremente — Coi nostri legni, io presi il vento alla squadra nemica e l'attaccai pure d'infilata co' miei due cannoncini -

Era però inegualissimo il combattimento — Aveano i contrari due brigantini, e due golette — Tra i primi uno di sedici pezzi di forte calibro — I cannoni dell'isola, che più danno potevano cagionare, non avevano piattaforma — e per fortuna un antico parapetto, semi distrutto — Essi erano malissimo acconciati d'accessori, per esser stati montati in fretta — e peggio di tutto poche munizioni -

Abbenchè non molto grosso il mare, i tiri nostri di bordo erano resi incerti, dal rollare dei piccoli legni — Infine, l'Ufficiale Raffaele, Italiano, — ch'io avevo destinato alla direzione dei due pezzi dell'isola — dopo d'aver esaurite le poche munizioni, s'era coricato coi suoi artiglieri, ed i nazionali, dietro il piccolo e rovinato parapeto, che il nemico fulminava con tutte le sue artiglierie -

I fuochi dell'isola cessati — ed i nostri di bordo, insignificanti — il nemico incominciò a girare i suoi fianchi verso di noi imbossandosi — e già la Palmar con una mitragliata d'un pezzo di lunga portata — m'avea ferito vari uomini sulla tolda, e fra loro il mio assistente Francisco — un bravo mulato — ferito mortalmente nella pancia da un biscaino — ossia palla rotonda di ferro, da metraglie.

Una volta ancora, la fortuna provvide!... Il comodoro Purvis comandante allora la stazione Britannica, in Montevideo, mandò, o venne lui stesso, con una aïola — palischermo — e con una di quelle bandiere, che fermano le tempeste — cioè l'Inglese — Si frammise, e fermò il conflitto — come se avesse toccato i combattenti colla magica bacchetta! Per me e per la Repubblica fu grande ventura!

Da quel momento principiarono le negozazioni, uscì dal porto la squadra nemica — e non più cadette l'isola in potere altrui -

Che magnifico impiego della forza! quando tal contegno, si paragona a quello di certi miserabili potenti, che con un sol cenno avrebbero potuto — o potrebbero fermare fiumi di sangue — Con un sol cenno — potrebbero rialzare popoli caduti, e rintuzzare la mania d'opprimere di prepotenti! Qualunque fossero le ragioni del comodoro Purvis, è innegabile: che vi fu molta generosità cavalleresca da parte sua — per [119] un popolo sventurato, ma prode, ma che, senza dubbio, entrava nella simpatia gentile del filantropo ed onesto figlio d'Albione!

Da quel momento Montevideo conobbe: avere nel Comodoro Inglese, un'amico non solo, ma un protettore.

Il fatto dell'Isola della libertà — il di cui felice risultato, più doveasi alla sorte che al merito nostro — abbenchè nulla si fosse trascurato per difenderla — acrebbe fama, ed importanza alle armi della Republica — comunque insignificante fosse stato il conflitto.

In quella guisa, cioè: con piccole e favorevoli imprese, rilevavasi una causa, già considerata perduta da molti — E ciò prova bene: che mai, si deve disperare nelle battaglie, e nella politica particolarmente, quando si propugna la causa della giustizia -

Patriottica ed eccellente amministrazione del governo, la di cui testa era Pacheco — La direzione della guerra all'integro ed imparegiabile generale Paz — l'impavido ed imponente contegno della popolazione — già scevra da pochi traditori o codardi. L'armamento delle Legioni straniere — Infine tutto, poco a poco vaticinava un esito felice –

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