CAPITOLO XXXVII. Pugne brillanti della Legione Italiana.

La legione Italiana — la di cui nascita, era stata beffegiata da taluni — massime dai Francesi — che le nostre discordie, hanno assuefato da molto tempo a disprezzarci — giungeva a tal fama da destare invidia alle migliori truppe; non mai vinta — essa aveva parteggiato alle imprese più difficili — ai più ardui combattimenti -

Alle Tres Cruces — tre cruci — ove l'intemerato Collonnello Neira — per un eccesso di bravura, era caduto nelle linee nemiche — la Legione — che in quel giorno stava di vanguardia ai di lui ordini — sostenne una lotta Omerica — corpo a corpo — cacciando gli Orivisti dalle fortissime posizioni — sino all'acquisto del cadavere del capo di linea -

Le perdite della legione in quel giorno, furono considerevoli — a [120] proporzione del piccolo numero de' suoi combattenti — ma altretanto gloriose — Quel successo che sembrava doverla esaurire, la fomentò oltremodo — crescendo in numero con nuove reclute — soldati d'un giorno, che combattevano come veterani! Tale, è il soldato Italiano — tali i figli della nazione disprezzata — quando fuori dalla corrutrice influenza del prete e di reggitori codardi — essi sono stimolati dal bello, e dal generoso -

Il Passo della Boyada (24 Aprile 184.....) fu pure un serio conflitto — Un corpo d'esercito, agli ordini dello stesso generale Paz — era sortito da Montevideo, passando all'ala destra del nemico — costeggiò il littorale tramontana della baia, sino al Pantanoso — piccolo e fangoso fiumicello a due tiri di cannone del Cerro — e doveasi riunire alle forze nostre stanziate in quella fortezza — per dare un colpo — forse decisivo all'esercito nemico — tratto così, fuori dalle forti posizioni del Cerrito — quartier generale d'Ourives — e per lo meno doveasi sorprendere due battaglioni situati sulle sponde del paludoso fiumicello, già accennato -

A poco, o nulla riuscì tale impresa, che dovea dare dei risultati importanti — e ciò per mancanza di concerto — Ciocchè succede spesso, nelle operazioni combinate -

Fummo impegnati — nel passo suddetto — in acanitissimo combattimento — Delle tre divisioni, con cui si formava il nostro corpo di circa sette milla uomini — quella che faceva la retroguardia, fu accossata talmente dai nemici che ingrossavano rinfrancatisi dalla sorpresa — che per motivo, sopratutto, del difficoltosissimo passo — essa a gran stento poteva salvarsi, o salvare parte della sua gente -

Io comandavo la divisione del centro, che già trovavasi sulla sponda destra del Pantanoso, il di cui nome non era esagerato — avendo nel suo letto un pantano che sommergeva nel passo uomini e cavalli — e che conveniva passare su d'una gettata di grandi sassi sconnessi ed ineguali -

Diemmi ordine, il generale, di ripassare in sostegno dei pericolanti — e naturalmente fu forza ubbidire — quantunque a malincuore, certo di perdervi molta gente — e difficilmente potervi far buona figura -

I nostri della retroguardia combattevano valorosamente; ma il nemico, sempre crescente, li aveva involti, e già occupava un fortissimo stabilimento (saladero) dietro loro — cioè: sulla loro linea di ritirata — Di più esausti di munizioni [121] trovavansi i nostri — La testa della legione Italiana, entrava nel sala[dero] — mentre una testa di collonna nemica era già entrata, e spuntava dalla parte nostra — Ivi impegnavasi accanita pugna, corpo a corpo, a bajonettatte, e finalmente trionfava il valore Italiano -

In quel punto, era il terreno ingombro di cadaveri — e tra i nostri caduti, ebbimo a deplorare la morte d'un prode ligure, il Capitano Molinari — Ma i compagni della retroguardia erano salvi — ed il combattimento ristabilito a vantaggio nostro -

Giungevano altri corpi in sostegno, ed operavasi la ritirata mirabilmente.

La legione Francese, nello stesso giorno, dovendo simultaneamente operare sulla linea della città — ebbe un rovescio — e così fu da noi, risposto degnamente ai moteggi di codesti nostri vicini.

Il 28 di Marzo — fu pure giorno gloriosissimo per le armi della Republica, e per la Legione Italiana -

In quel giorno l'impresa era diretta dal generale Pacheco — il nemico che assediava il Cerro, agli ordini del generale Nuñez — uno dei capi più famigerati di quei paesi — passato però vergognosamente dalle nostre, alle fila nemiche — nel principio dell'assedio — Il nemico, dico: mostrava molta baldanza in quella parte — e non poche volte era giunto, sin sotto i baluardi della fortezza — minacciando di tagliare le comunicazioni della stessa colla città — e distruggendo a fucilate il Faro eretto sulla parte superiore degli edifizi -

Il generale Pacheco ordinò la traslazione di alcuni corpi al Cerro — tra cui la legione nostra — Il movimento ebbe luogo durante la notte — ed all'alba erimo, colla legione, imboscati in una vecchia polveriera, attorniata da ruinati edifizi — ad un miglio circa a tramontana della fortezza -

Tali edifizi, abbenchè in macerie, conservavano delle mura erette — e capacità sufficiente da nascondere tutta la gente Italiana, quantunque alle strette -

Dal Cerro incominciossi a scaramucciare — e quindi poco a poco, si andava, la pugna riscaldando — Il generale nemico di natura focoso — spingeva baldanzosamente contro i nostri — sino ad impossessarsi d'una forte posizione [122] chiamata quadrado — a piccolo tratto di cannone dalla vecchia polveriera -

Già contavano tra i feriti nostri, due dei migliori tra i capi — i Collonnelli Tajes e Estivao — quando il segnale che doveva ordinare la sortita della legione, non comparendo dall'alto del Cerro e facendosi serio l'affare — fummo chiamati alla riscossa dal collonnello Caceres — incaricato della forza combattente.

Io sarò fiero sempre — d'aver appartenuto a quel pugno di prodi, che si chiamò: legione Italiana di Montevideo — che ho veduto sempre sul cammino della vittoria!

Ma in quel giorno erano i nostri Italiani — belli!..... di sangue freddo e di valore. Essi fecero l'ammirazione degli orgogliosi Americani, che a giusto titolo, pretendono ad una bravura eccezionale.

Trattavasi di attaccare il nemico su d'un'eminenza — dietro un riparo di fosso e parapetto — Lo spazio che si doveva percorrere per assalirlo, era sgombro d'ogni minimo ostacolo; dimodocchè difficile era l'impresa, dovendo marciare scoperti — verso il nemico coperto — Ma la legione in quel giorno avrebbe affrontato il diavolo! Essa ricordava che sullo stesso terreno acquistò il suo diploma di valore — All'orecchio de' suoi militi risuonavano ancora le benedizioni d'un popolo grato! Il plauso delle bellezze della capitale!

Essa marciò contro il nemico senza fare un sol tiro — e senza fermarsi — sino a precipitarlo nel Pantanoso a tre miglia del campo di battaglia — Morì Nuñez, e molti prigionieri si fecero -

I corpi Orientali, compagni nostri — combatterono pure con molto valore — e se ritardato, fosse stato alquanto il movimento suddetto — e dato tempo alla collonna nostra di destra — comandata dal bravo Collonnello Diaz, di avanzarsi, e frammettersi tra il fiumicello ed il nemico — certo non salvavasi uno solo della sua fanteria -

Quel fatto d'armi onora molto il genio militare del generale Pacheco — ed obligò l'estrema destra del nemico a rimanersi guardinga — lontana dal Cerro, al di là del Pantanoso –

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