CAPITOLO XXXV. Primi fatti della Legione Italiana.

La legione fece il suo primo servizio in una sortita, — e siccome poco poteva sperarsi da gente nuova alle pugne — non fece buona figura — Si moteggiò, mettendo in dubbio il valore Italiano in Montevideo — io arrossivo di vergogna — e bisognava rintuzzare i moteggi -

Toccava alla Legione, un'altra volta, far parte d'una spedizione al Cerro — io dovevo trovarmi con essa — In quel giorno, comandava la spedizione suddetta il generale Bauzà — buon soldato ma molto vecchio — Si stette in presenza del nemico facendo delle marcie, e contromarcie, ma senza risultato — Era forse prudente non attaccare un nemico, se no più numeroso — certo dei nostri più aguerrito — Io impaziente di provare i miei concittadini — stuzzicavo — ma invano il vecchio generale — quando la fortuna ci mandò da Montevideo il generale Pacheco, allora ministro della guerra — Mi confortai alla vista di quello, che sapevo intraprendente e prode — Mi avvicinai a lui — e [114] colla fiducia e familiarità concessemi — chiesi di cacciare il nemico da una posizione dietro un parapetto che dominava un fosso dalla parte nostra, e dove quello si teneva come al sicuro -

Non solo il Ministro assentì alla mia richiesta, ma ordinò al generale Bauzà di apogiare il movimento della Legione Italiana -

Io feci schierare la legione in collonna per sezioni al coperto d'un numeroso di case semidistrutte, si spiegarono due compagnie in collonna al fronte, e dopo d'aver ricordato qualche cosa che alludeva all'onore della nostra terra noi attaccammo l'ala sinistra del nemico, che consueto a non temerci, ci aspettò di piè fermo, e ci ricevette con terribile fucilata -

Ma la legione Italiana doveva vincere in quel giorno — essa lo aveva giurato ed attenne il giuro — Invano caddero feriti molti dei nostri — si procedeva impavidi sinchè giunti a tratto di baionetta del nemico, quegli prese la fuga — e fu inseguito non poco — Il centro, e l'ala sinistra nostra furono pure vittoriosi — sicchè quaranta e due prigionieri nemici rimasero in nostro potere -

Quel fatto d'armi abbenchè di poco momento, valse sommamente — rilevò il morale dell'esercito nostro, menomando quello del nemico — E da quel giorno la legione Italiana seguì la sua carriera gloriosa facendo l'ammirazione di tutti -

Quel giorno fu il precursore di mille prodezze operate dai concittadini nostri, mai più vinti! E sul campo stesso del Cerro, la Legione Italiana con uno squadrone di cavalleria, ed alcuna fanteria indigena — riportarono — vari mesi dopo — il giorno 28 di Marzo — non ricordo di che anno — uno splendido trionfo, ove lasciò la vita un famigerato generale nemico — Nuñez -

Il giorno seguente alla prima piccola vittoria — la Legione Italiana schieravasi sulla piazza della Matrix, la principale di Montevideo — al cospetto d'un intiero popolo, ricevendo le lodi e felicitazioni del Ministro della guerra — ed acclamata universalmente — La parola potente del generale Pacheco — aveva risuonato tra le moltitudini — Io, mai, ho udito parola più commovente nè più atta a risvegliare una nazione -

Colla Legione Italiana avea combattuto per la prima volta, in quel giorno, e distintamente — quel Giacomo [115] Minuto — detto Brusco — capitano di cavalleria in Roma nel 49 — ferito di palla nel petto — e morto in conseguenza d'essersi stracciato le fascie della ferita, alla notizia dell'entrata dei soldati di Bonaparte -

Il maggiore Pedro Rodriguez di Montevideo ufficiale di fanteria di marina pugnò pure valorosamente. Da quel giorno, sino all'apparizione d'Anzani nella legione — io poco m'allontanai dal corpo abbenchè occupato il più del tempo in mare -

Anzani trovavasi verso quel tempo a Buenos-Ayres, ove ricevendo l'invito mio, recossi a Montevideo — L'acquisto d'Anzani nella Legione Italiana, valse sommamente — in tutto — ma massime nell'istruzione e disciplina — Provetto nella milizia, avendo fatto le guerre di Grecia e di Spagna — io mai ho conosciuto un'ufficiale con più coraggio, più sangue freddo e più istruzione d'Anzani — Ripeto: fu un vero tesoro per la Legione — ed io pochissimo organizzatore fui ben fortunato d'aver presso di me quell'amico e fratello d'armi imparegiabile — Con lui, alla direzione del corpo, io ero certo del buon andamento d'ogni cosa — essendo di più, Anzani, d'una modestia e d'un'onestà a tutta prova — Dimodocchè io potei occuparmi della flottiglia -

Anzani fu molto contrariato da Mancini, e da Danus — uno collllo titolare — ed il secondo maggiore ambi pessima roba, come provarono in seguito — Essi non potevano conformarsi alla superiorità del merito d'Anzani — il quale, ad onta di mille miserie suscitate dai due suddetti — colmo di cognizioni militari, ed amministrative com'era — sistemò il corpo sopra un piede tanto regolare, quanto le circostanze potevano permetterlo –

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