CAPITOLO XXXIII. Preparativi di resistenza.

Fratanto, io ebbi ordine di mettere a pico nei canali del fiume — per ove poteva ascendere la flotta nemica — i maggiori legni della flottiglia nostra — Quindi, non più a pico, ma bruciati. Ed eccomi dunque nell'obligo d'incendiare una terza flotta — Almeno, nei due primi casi — avevamo potuto combattere a dovere! Fatti nuovamente pedoni, stettimo alcuni giorni ancora a S. Francisco — per dar tempo di evacuare per Montevideo, il restante materiale dell'esercito — Quindi, marciammo noi pure sulla capitale — nei [109] di cui dintorni dovevansi riunire tutte le forze della Republica, che mano mano, si stavano organizzando.

Poco, o nulla d'importante, occorse nel nostro viaggio — eccetto il conoscimento del generale Pacheco (allora collonnello in Mercedes) Quest'illustre orientale, principiò in quelle circostanze di pericolo, a far mostra d'una superiorità distinta, di coraggio, d'energia, e di capacità. Egli senza dubbio, fu il principale campione del suo paese — nella lotta da gigante, sostenuta da Montevideo — contro l'invasione straniera — Lotta!..... che servirà d'esempio alle generazioni venture di tutte i popoli che non vorranno soggiacere alle prepotenze!

Io vado superbo, d'aver diviso con quella prode popolazione, vari anni della sua immortale difesa -

Montevideo presentava in quei giorni, sorprendente spettacolo — Ourives aveva vinto — e si avanzava implacabile alla testa d'un esercito, che passegiato avea sulle provincie Argentine dissidenti dai governo di Rosas, com'una tempesta — com'un fulmine!

Al Coriolano di Montevideo, non avrebbero valso, le prostrazioni dei sacerdoti, delle mogli, delle madri per blandirlo — l'idea di castigare la città proterva, che lo avea cacciato, per proclamarvi un odioso rivale — che lo vide fuggire — dileggiandolo — quell'idea sorrideva al truce vincitore del generale Lavalle come l'amplesso d'una vergine -

L'esercito di Montevideo era stato distrutto — come forse mai successe ad altro esercito — e non esistevano sul territorio della Republica — altro che piccoli, e sconnessi frammenti di forze, sparsi a grandi distanze l'uno dall'altro -

La squadra era annientata — armi e munizioni pochissime — nullo l'erario! se lo figurino con uomini come Vidal — non intento ad altro, che alla ricerca d'oncie d'oro più portatili — per la meditata fuga — Ed era il ministro generale, quel ladro!

Eppure bisognava difendersi! Tale era la volontà generale, in quel magnifico popolo!

Molti eran gli uomini, puramente del partito di Ribera, per cui non v'era scampo, coll'entrata di Ourives, l'antagonista del primo — e per cui la difesa era indispensabile [110] condizione — ma impotenti e tremuli perchè la maggior parte, individui attaccati alla greppia dell'impiego -

Ma la nazione, il vero popolo, non considerava in Ourives, l'antagonista di Ribera, ma bensì il condottiero d'un esercito d'estranei — soldati d'un tiranno, che procedeva coll'invasione, il servaggio, la morte! Ed il popolo corse alla difesa colla coscienza del sacro suo diritto -

In poco tempo, vari corpi di cavalleria si formarono nella campagna — Un esercito di quasi tutta fanteria, si organizzava in Montevideo, palladio della libertà orientale, sotto gli auspici dell'uomo delle vittorie, il generale Paz — certo uno dei migliori, e più onesti capi dell'America meridionale -

Il generale Paz, che l'invidia e la nullità avevano allontanato dal comando, rispose alla chiamata della patria in pericolo — comparì alla testa delle forze della capitale — ed organizzò con reclute, e liberti, emancipati allora dalla Republica, quell'esercito, che durante sette anni, è stato il baluardo del paese — e che tuttora si mantiene impavido in presenza dell'oste più formidabile, che mai abbiano veduto quei paesi (1849)

Molti capi illustri, dimenticati o noncuranti guerre ove primeggiava l'individuale interesse — comparivano nelle fila dei difensori, ed aumentavano l'entusiasmo e la fiducia -

Una linea di fortificazioni fu tracciata intorno alla città — e verso la campagna nell'istmo — ed alacremente vi lavorò la popolazione intiera — sino ad ultimarla, pria della comparsa del nemico -

Fabriche d'armi, e munizioni, fonderie di cannoni, laboratori di vestimenta ed attrezzi per i militi — tutto s'improvisò come per miracolo — I cannoni, che dal tempo delli Spagnuoli, furono giudicati inutili e collocati a guisa di steccato sui limiti dei marciapiedi delle strade — eran dissoterrati, e montati per la difesa — La venuta poi, del generale Pacheco da Mercedes e la sua collocazione al ministero della guerra, diede l'ultima mano ai preparativi della piazza -

Io fui destinato alla organizzazione d'una flottiglia, non esistendo più nemmeno i vestigi dell'antico, per cura e conto del ministro traditore già sopra accennato — Si affitarono alcuni piccoli barchi mercantili, che si armarono come si poteva — ed un'incidente fortunato mi valse molto per poter proseguire con qualche successo a tale armamento -

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L'Oscar brigantino nemico, veleggiando di notte nelle vicinanze della costa, investì sulla punta del Cerro (monte a ponente di Montevideo, alla distanza di circa sei miglia — e formando colla sua base nel fiume, la parte occidentale del porto), e ad onta de' moltissimi sforzi per farlo galleggiare fatti dal nemico — esso fu obligato di abbandonarlo.

Noi profitammo assai di tale naufragio — Da principio, voleva il nemico impedirci di avvicinare il naufrago — e mandò la Palmar, goletta da guerra a cannonegiarci — ma vedendo il poco frutto de' suoi tiri — e l'ostinazione nostra a ricuperar la preda degli scogli — ci lasciò liberamente all'opera -

Tra i molti oggetti ricuperati dall'Oscar — eranvi cinque cannoni, per noi preziosissimi — e che ci servirono per armare tre piccole legni — primi, nella nuova flottiglia — e che ci servirono immediatamente a coprire la sinistra della linea di fortificazioni -

Il caso della perdita dell'Oscar, mi sembrò di buon augurio, per l'ardua difesa che si preparava, e fu un nuovo stimolo alla generale fiducia –

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