10. – Continua il capitolo dei Re.

Ci vollero due mesi e una deliberazione di Giunta, ma poi la sciabola fu riconsegnata al Re Galantuomo. Fu di notte. Ed io che in fondo avevo qualche diritto, volli prendere parte alla riconsacrazione militare e sentimentale della statua. E se è galantuomo davvero – pensai – qualche cosa deve succedere. Non so precisamente che cosa mi aspettassi, ma siccome era di notte e ci si vedeva pochissimo, credo di aver pensato che egli avesse a rimettere in uso volitivo e attivo qualche cosa che un Re non può donare per ragioni di legittima difesa: l’autorità. La sciabola che gli artieri rinsaldavano al fianco del re monumentato era un segno del destino. Tremai. Rimasi solo con lui, che era armato fino ai denti. Avevo voglia di dirgli:

— Come, la mettiamo, maestà?

Ma non ne ebbi – come sono plebeo! – il coraggio. Egli sì, invece, ebbe il coraggio di parlarmi. Bisogna riconoscere che per abbordare un individuo che non si sa chi sia, di notte, in un paese latino, in pieno secolo ventesimo, ci vuole un fegato di bronzo, un’arma al fianco lucidata di fresco e molta fiducia nella Provvidenza divina. Disse:

— Noi (majestatis). Noi siamo stanchi. No, non si spaventi per la Nostra durlindana: è una figura rettorica. Tutta la Nostra persona è una figura rettorica. Piace solo ai poeti e agli istintivi e il razionalismo l’ha fatta andare giù di moda. Buona notte. Ma siamo stanchi di cavalcare a questa maniera in mezzo a una piazza come questa e sopra una folla come questa... Guardi: una volta avevamo un discreto bagaglio di illusioni. Per esempio; l’unità d’Italia. Veramente la colpa non è nostra. Il maggiore responsabile per noi, fu Camillo, tanto buono, ma ostinato. E chi se ne infischia oggi dell’unità d’Italia? Cosa vuol dire Italia? Anche l’unità d’Italia è una figura rettorica, come la Nostra durlindana. E quella chiesa maestosa e arcigna che ci sta dinnanzi, che cosa è? Cos’è un tempio? Perchè ci sono i templi? La massa – una volta dicevamo il popolo; ora si dice massa e si è più esatti – la massa va a pregare in piazza e del «paternostro» ricorda solo il pane quotidiano. La massa ha una sola cattedrale: la cooperativa di consumo. Accidenti come si progredisce! Anche il Municipio è una figura rettorica... Non sappiamo come facciate a vivere cari posteri nostri, soffocati come siete dalle figure rettoriche. Un mondo di cartone. Noi ci consoliamo di ciò perchè siamo morti, ma confessiamo che a tutta prima ne avemmo dispiacere. Come avrà notato, giovanotto, noi non abbiamo pronunciato una sola parola intorno alla significazione di Nostro nipote il democratico. Il quale avrà le sue buonissime ragioni, ma abbiamo genericamente l’impressione che si comporti come se dovesse farsi perdonare il retaggio degli avi suoi. Lasciamo andare. Ritorniamo ai posteri, come massa. Dico: vi siete accorti che fra le tante figure rettoriche voi ne state prendendo sul serio qualcuna, terribilmente marchiana? Voi ammettete certe dinastie assolute che sono balorde e schifose nello stesso tempo. Fate ridere. Permettete, giovanotto, che vi dia del voi? Vedete giovanotto: noi abbiamo in sostanza dovuto cedere il posto ai pescicani – ecco tutto il segreto – ai pescicani che hanno guadagnato e speculato sulla guerra e sulla pace. Essi sono di due categorie: quelli che si sono accontentati di fare dei quattrini (e questi fanno schifo ma non ci interessano); e gli altri che con la guerra si sono guadagnati un posto in società e un pane quotidiano. Costoro ci hanno spodestato e stanno fondando delle nuove dinastie, che già si riconoscono ad occhio nudo, sull’albero genealogico della «bagola». Questi fanno... come gli altri e fanno anche ridere. Lasciamoli fare. Se i Savoja dovessero andare in campagna, in licenza, la dinastia dei Turati li sostituirebbe, a meno che la dinastia dei Mussolini non facesse opposizione. Ma non credo. Sarebbe in ogni modo una delle solite guerre di successione. Roba vecchia. Lasciamoli fare. Ce ne duole per il popolo, cioè per la massa di teste che passa sotto la coda del nostro cavallo, le quali teste in buona fede pensano che sia suonata per sempre l’ora dei re, e non sanno che tutte le volte che l’orologio batte, suona per essi l’ora degli imbecilli. Cerea, chiel!

— Buona notte, Re Galantuomo, voi siete simpaticissimo.

— Puoi darmi del tu. E fammi il piacere di non chiamarmi più galantuomo, che è un’altra durlindana inutile...

Share on Twitter Share on Facebook