19. – El va el birocc!

Vuol dire che tutto cammina, come ti ho detto, a meraviglia.

Raramente un letterato riesce a fermare con vivacità, con profondità, con verità uno stato d’animo personale o collettivo. È il caso della genialità. Per solito invece, i letterati che non sono geniali, hanno delle manie personali, le quali fanno velo alla intuizione artistica, o la deviano fino a snaturarla, a intorbidirla. Hanno bisogno di imprimere su tutto quello che dicono, la loro marca di fabbrica, la quale basta se non proprio a togliere dalle cose espresse, ogni valore artistico, certo ad offuscarne la luce. Più sovente l’anonimo riesce ad esprimere qualche verità e lo fa in un modo originalissimo: non la esprime, la crea. La verità – ci hai mai fatto caso? – non appena si mostra ti da un soavissimo senso di letizia. La verità umana fa ridere, perchè gli uomini hanno un bel trucidarsi e guardarsi in cagnesco: nulla può liberarli da una fatale espressione caricaturale. L’anonimo è poeta, cantante, filosofo e storico, eccetera: tutto in una parola tutto in una frase. Gli storici della guerra non si degneranno di raccogliere e di esaminare il famoso it te t’i lè? e faranno malissimo: dimenticheranno i famosi stornelli del bombacè e faranno pessimamente. Nessun critico saprà mai dire altrettanto. Fare della storia senza critica è, stupido, perchè inutile.

Ordunque, vorrei consacrare ai posteri – e tu mi devi aiutare – la frase che fu celebre e viva dell’anonimo: «el va el birocc». Va notato che le frasi dell’anonimo, lì per lì, non hanno nessun sapore e quest’ultima, sa meno delle altre. Confesso che pure avendola sentita da molti mesi, non l’ho capita bene che qualche giorno fa. Ecco come andarono le cose. Per dovere professionale io sono indiscreto. Si vociferava di uno sciopero postelegrafonico-ferroviario. Di scioperi ne ho piene le tasche, non per antipatia politica, ma per insofferenza economica; mi fanno lavorare come un asino.

Passiamo sopra questo paragone, che potrebbe essere invece un pleonasmo, e proseguiamo. La mia indiscrezione mi porta in un ufficio dello Stato – non posso dire quale – davanti all’augusta persona di un funzionario – non posso dire chi – il quale alle mie ansiose domande, un po’ seccato del mio dinamismo neuropatico, mi guarda in faccia e per tutta risposta, sai che cosa fa? Niente. Si stringe nelle spalle con una smorfia, di quelle che possono dimostrare noia, ignoranza, schifo....

La mia indiscrezione pensa questo pensiero aggressivo: «Vomiterai, ma parlerai» e ricomincio un lungo discorso pieno di disservizi, di paese in pace e in guerra, di pubblica tranquillità, di un ministro imbecille, di alti funzionari idioti....

— Insomma si può sapere che cosa fa il governo!

L’uomo parla, finalmente.

— Cosa deve fare?

Tocca a me fare la smorfia. Guardo in faccia al mio interlocutore funzionario, amante della quiete e dell’ordine e mi accorgo che, a gran fatica, trattiene uno sbadiglio. Con le dita tamburella sulla tavola. Totale: Uomo cortese e tranquillo.

Stavo per sdegnarmi, quando – chi sa perchè? – mi venne in mente la parola dell’anonimo.

El va al birocc?

Facciano sciopero i postelegrafonici, facciano sciopero i ferrovieri, facciano sciopero tutti; lo stellone d’Italia che protegge gl’immeritevoli del ventisette, brilla sul firmamento, anche se piove. Vada dunque il mondo a soqquadro: el va al birocc? El va!

Trattenni una risata e scappai. Ma la mia indiscrezione mi conduce in un altro ufficio dello Stato – non posso dire quale – davanti ad un altro illustre personaggio – non posso dire chi, – il quale alle mie domande oppone uno sguardo gentilissimo e pieno di beata indifferenza.

— C’è un comizio, dunque un corteo, dunque una dimostrazione, vetri rotti, teste rotte. E la forza?

— Lei crede che faranno un corteo?

— Io lo farei.... Ad ogni modo, anche se non lo fanno....

— Dunque vede....

— No.... dico per supporre: bisognerà pensare....

Due smorfie, due dubbi cortesi celanti una ferrea sicurezza; le dita, sulla tavola perfettamente sgombra di quelle stupide cose che si chiamano carte, documenti, eccetera, tamburellano. Totale: un uomo ordinato e tranquillo, cortese e tranquillo, funzionario dello Stato, ma tranquillo.

Come sarebbe stato dolce chiudere la intervista domandando a quell’uomo tranquillo:

— El va al birocc?

Ecco. Rientro altrove. Ma quanta gente cortese e tranquilla negli uffici dello Stato! Esiste un mondo? Esistono le tentazioni del caroviveri? Esistono le mondanità fatte di ideali e di aspirazioni? Esistono le debolezze umane fatte di bisogni? No: in questi uffici non si sente tutto questo: non si sente bisogno di nulla. Manca un po’ d’aria, ma si tira il fiato lo stesso. Quanta beatitudine negli uffici dello Stato, dove non si sa mai nulla di quello che succede fuori dei muri di cinta cerebrale, – che si chiamano ruoli di anzianità. C’è un sapore filosofico in tutte le cose polverose, in tutte le teste polverose, in ogni cosa polverosa. El va al birocc? Ma perchè si vuole riformare la burocrazia?

Tutto contento di questa gita nell’altro mondo – là non si pensa allo sciopero ferroviario (Ferrovie? Che cosa sono le ferrovie?) – estatico della visione di pace ivi respirata con tutta la mia sensibilità mi sono venuti in mente i pacifici lapponi del poeta Regazzoni. Camminavo come in sogno, quando tu, mi venisti incontro – ricordi? – con gli occhi fuori della testa.... Dio mio! Che impressione fa, dopo essere stato in un ufficio governativo, vedere un uomo vivo, con gli occhi fuori della testa. Là dentro niente occhi fuori, niente testa fuori; tutto dentro e tranquillo!... Mi dicesti:

— Sai? Hanno proclamato lo sciopero ferroviario!

Mi sveglio metto anch’io gli occhi fuori della testa, faccio quattro salti ed eccomi in redazione. La notizia è confermata: c’è il comunicato Stefani. Mi precipito al telefono e chiamo uno di quegli alti personaggi tranquilli....

— Pronto? È lei?

È lui: si capisce dalla voce, sembra un medium in trance.

— Sa, mi consta in modo positivo che lo sciopero ferroviario è stato proclamato. Sì, insomma, el birocc si è fermato....

— Ah, sì? Davvero? Non credo.. Le mie notizie....

— Sì, sì, stia sicuro, ho il comunicato....

— Senta: io parto questa sera. Crede lei che partirei io? Saprei, no? Dunque smentisca....

— Ma no....

— E poi, se fosse, cosa ci posso fare io! Non posso mica andare io a dare fuoco alle locomotive.

Se l’Inghilterra avesse dei funzionari simili, non resterebbe in piedi un anno! Ma l’Italia? L’Italia è un birocc che va da se!

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