25. – E adesso parliamo d’amore.

Perchè lo sapevo: vedevo errare nelle tue labbra una domanda timida e, in apparenza innocente:

— Ma come? Che non ti venga mai in mente la donna e l’amore?

— Hai ragione. Sono veramente colpevole. Ma mi giustifico.

Le donne sono di due categorie: quelle che noi amiamo e quelle che amano gli altri.

Di quelle che amiamo noi, si parla sempre poco volentieri, specialmente ad un amico come te, che una volta messo sulla strada, finisce per capire più di quello che non gli si dica. Eppoi ci appartengono e in questo caso, anche se la proprietà è un furto, siamo tutti convinti che le rivendicazioni proletarie sono addiritura inammissibili.

Quanto a quelle che amano gli altri, volendo potremmo parlarne, anche a lungo, ma preferisco lasciare questo saporito passatempo alle serve, ai brutti, ai deformi, che ne hanno diritto per rivalsa e agli imbecilli che hanno tutti i diritti.

Resta l’amore. Che cosa è l’amore? La definizione dell’amore – che tutti i letterati e i poeti hanno tentato – è come un vestito: va fatto ad hominem. Si trovi ciascuno il suo sarto – voglio dire la sua sarta – che glielo definisca su misura e non se ne parli più, perchè alla fine, stucca.

Sì, ci sono magazzini di vestiti belli e fatti, ma io cosa c’entro? Rivolgiti a Guido da Verona, «la Rinascente» della passione.

Share on Twitter Share on Facebook