8. – High life.

E quando dico high life non mi riferisco al significato autentico e nemmeno a quello daveroniano della parola. Mi spiego. Tu sai che in certi periodi dell’anno, un disgraziato ceto medio pensa volentieri al suicidio: il sarto, il padrone di casa, l’agente delle tasse e... lo stipendio, tutte cose che si fanno di quando in quando più opprimenti che mai. Una volta, decisi di cambiare ceto. Mi presentai al proprietario di un caffè cittadino e gli dissi tutto d’un fiato:

— Giovane, bene educato, disinteressato, cosciente e pratico del mondo domanda essere accolto, quale cameriere suo esercizio. Presentansi ottime referenze.

Si mise a ridere.

— Sa – disse. – Non ci posso far niente. Se lei vuol fare il cameriere si rivolga alla lega dei camerieri. Il principio d’organizzazione mi vieta di accogliere a far parte del personale del mio esercizio chiunque non appartenga all’organizzazione. Si organizzi e poi torni.

Andai dal capo della lega dei camerieri e gli dissi:

— Senta: giovane distinto, eccetera desidera organizzarsi, intendendo fare il cameriere.

Mio Dio! Fare il cameriere non è poi – credevo io – un’aspirazione immodesta! Nè – credevo io – appartiene all’ordine delle speranze folli della natura di quelle che a dieci anni vi fanno dire «Quando sarò grande voglio fare il miliardario americano». E quando siete grande vi fanno comperare le cartelle della tombola nazionale a favore di quelli che non la comperano. Eppure il capolega sorrise. Mi domandò:

— Compagno, che mestiere hai fatto fino ad ora?

— Ho scritto nei giornali.

— Borghesi?

— Sì, ma la colpa è di papà.

— Allora sei un intellettuale. Niente, niente. Prima di tutto non si può fare il cameriere se non si è camerieri, e non si è camerieri se non si è sempre fatto il cameriere e non si è camerieri se non si è nella lega dei camerieri. Dunque, torna a scrivere sui giornali borghesi, perchè non hai altro da fare, oramai.

Mi resi conto in quel momento di molte cose, anche del bolscevismo, del quale avevo incominciato a capire soltanto qualche cosa, quando si seppe che Lenin faceva sparare dalla sua guardia regia sui compagni che non la pensano come lui. Bisogna nascere camerieri, insomma. Invece di vagire, bisogna, neonati urlare: «Una menta al seltz e quattro macchine!» Ho fatto il giro di tutte le leghe più in vista. Sono stato anche a Genova per tentare la carriera dei pulitori di rotaje di carene, ma ho avuto sempre la medesima risposta. E ripresi, mio malgrado la penna. Meditare e scrivere, sopratutto scrivere. Mi dispiace, ma non posso fare altro.

E dico che coloro i quali parlano di rivoluzione come di una cosa che appartenga al futuro, mi fanno l’effetto degli Ebrei che attendono ancora il Messia. È fatta. Tra poco vivremo in un mondo così perfettamente opposto a quello di ieri, che a me farà l’effetto di vivere nel 1820. Sì: i titoli nobiliari, i titoli accademici, i meriti personali, i buoni di stato col ritratto di Vittorio Emanuele terzo saranno aboliti. Ma siccome anche in politica è vera la legge di Lavoisier, secondo la quale nulla si crea e nulla si distrugge in natura, gli uomini finiranno per sostituire ai titoli nobiliari i titoli professionali, con diritto di eredità, salvo i decreti del Sire, che sarà il Commissario del Popolo; ai meriti personali, niente perchè hanno un valore del tutto morale; ai buoni di stato, altri buoni che a prima vista sembreranno falsi, perchè invece di una testa di Re vi porteranno una testa di.... qualchedun altro.

E via di questo passo: avremo una lega dei cavalieri della corona d’Italia, la federazione di conti marchesi e affini, la confederazione generale degli impiegati di concetto (dei pochi che saranno rimasti vivi perchè a quanto pare il bolscevismo odia più che il capitale valore, il capitale concetto): e queste organizzazioni daranno a poco a poco la scalata alle loro rivendicazioni. Aristocratico sarà sinonimo di vittima della ingiustizia sociale e il Commissario del popolo, passando in automobile a traverso alla piazza gremita di dimostranti, sarà preso a sassate e a male parole dal capo della lega marchesi conti e affini, il quale non sarà nemmeno N. H. poi che è noto, per legge oramai consacrata dall’esperienza storica, come i capi delle leghe facciano sempre un altro mestiere. Allora verrà fuori la guardia rossa che sparerà sulla folla e farà molte vittime. Sciopero generale degli impiegati di concetto: i medici, i professori, gli avvocati, gli ingegneri, gli artisti, gli scienziati incroceranno i pensieri. Baldoria della folla analfabeta.

Censura, repressione violenta. Poi guerra per la patria bolscevica. E, forse, anche se l’Italia sarà bolscevica, si troveranno ancora, non sempre fra i bolscevichi, come si trovarono ieri non sempre fra gli interventisti, cinquecentomila eroi capaci di farsi ammazzare. Poi la guerra finirà. E le cose andranno come vanno adesso, con molto caro viveri. E beati i signori camerieri, i signori spazzini, i signori capilega che fanno sempre un altro mestiere.

A ciascuno l’ora sua.

Per noi però le cose non muteranno, perchè se anche la bavosa confederazione plutocrati, pescicani e affini, finirà per riavere, dopo la guerra del secolo prossimo, la sua posizione morale, a chiunque si presenti per dare l’opera propria alle corporazioni di mestiere, d’arte o professione, sarà data una eguale risposta:

— Cosa faceva lei? L’intellettuale? Puah! Niente, niente: qui non c’è posto per lei. Questa è high life, blasonata di spiedi col pennacchio, di casseruole con sette palle, di scope con la corona. Niente, niente: lei è un disgraziato. Si organizzi.

Va bene, ma con chi, se i miei compagni di sventura la pensano ciascuno a modo suo? Basterebbe una sola idea comune per salvarci tutti. Ma non c’è. Ceto medio, ceto onesto e tranquillo, intellettualoide, inutile allo stomaco del prossimo, hai paura della rivoluzione? Stai tranquillo: bada a camminare intorno al tuo campanile. È una cosa che non ti riguarda. Riguarda l’high life delle palle e l’high life del callo. Tu sei life, semplicemente, senza palle, nè callo. È destino che tu abbia sempre a invidiare qualcuno che sta meglio di te, di sopra, di sotto, d’inverno e d’estate, da presso e da lontano, fin che tu viva... et ultra.

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