SCENA II.

Elena e detti

Elena – (entrando) Buon giorno, Maurizio. (la sua bellezza appare molto sciupata dalle lagrime. Scorge Trezzi) Oh, Trezzi, anche voi siete qui? Come mai non vi siete fatto vedere da tanto tempo?

Roberto – La sventura mi perseguita, signora. Lontano da qui la crisi... tutte le crisi... qui la crisi... più crisi di tutte, quella della filosofia.

Elena – Ah, sapete?

Roberto – E come no? E poi (sospirando) qualche altra rovina che sento in aria...

Maurizio – Di che cosa parli?

Roberto – Niente, niente, so io. (ad Elena) Mia moglie non vi ha informato delle sue molte disgrazie...

Maurizio – Ma che cosa vuoi?...

Elena – (interrompendo) Non so nulla io! Non so nulla... Cosa volete? Vivo in un mondo così strano, così doloroso... Mi sembra di sognare... di aver sognato... non ho più memoria nè volontà... non ho più a cura niente... Maurizio, scusate, c’è in anticamera il professor Tardini. Non so che cosa voglia... Volete andare voi? Io non posso riceverlo... Carlo è fuori.

Maurizio – Tardini è qui? Vengo subito (via).

(Fra i due regna, per un momento, un silenzio imbarazzante).

Roberto – Perdonate, signora: ho bisogno di rivolgervi una domanda. Ecco: da un mese manco di qui. Partii per una battaglia molto grave, ma partii con l’animo forte, sicuro della mia vittoria: Maurizio e il professore mi sembravano sicuri della vittoria...

Elena – Altro che sicuri!

Roberto – Dunque: la battaglia volse per me nel peggiore dei modi. Ora, tutto avrei potuto immaginare, meno questo, che il professor Panteo che tutto il mondo onora come un’illustrazione della scienza, in un momento di alienazione mentale...

Elena – (vivacemente) Signor Trezzi!

Roberto – Pardon! Io chiamo le cose col loro nome, ma lasciamo le definizioni se non vi piacciono. Che il professore, insomma, avesse deciso di mutare la propria vita così radicalmente, da rovinarsi di fronte al mondo e da rovinare con sè tanta gente!

Elena – E chi avrebbe potuto pensarlo?

Roberto – Ecco: Una cosa più inverosimile mi è accaduto di constatare: che di fronte a tanta rovina, voi, Mairizio, tutti, insomma, coloro che con me hanno sperato, che dalla mia adesione entusiastica hanno avuto ragione di sperare di più, oggi, di fronte a un fatto di tanta gravità, abbiano una condotta, non so, assumano degli atteggiamenti... Insomma, in casa vostra, da venti minuti io respiro un’aria di equivoco, di incertezza: mi sembra di non conoscervi più, di non essere più vostro amico... Ecco, mi sembra che mi respingiate da voi...

Elena – Oh, no! Questo no!

Roberto – E allora?

Elena – E allora niente. Su via, Roberto, abbiate pietà di me... Io sono una povera donna rovinata... Non ho la testa a posto. Tutta la vita, capite?, tutta una vita perduta, un passato e un avvenire che sfumano... Ah, ma come non comprendete? È salito per me, con me, per tanti anni, fino ai vertici, posso dirlo, della gloria, della fama. Ed ora più nulla, proprio quando il suo nome stava per essere benedetto da tutti, da tutto il mondo... È terribile, questo, per una povera donna, convenitene e credete che in questo momento...

Roberto – Capisco. Ma vorrei anche capire come fu che le relazioni fra voi, Maurizio e mia moglie si interruppero al punto che... sì, dico, riconoscerete che la cosa non è molto naturale.

Elena – (confusa) Io... veramente... So soltanto che da quindici giorni a questa parte si fa attorno al nome di mio marito uncan can d’inferno. Il suo libro lo ha portato ai sette cieli – per l’ultima volta – ma ci ha proiettati in un altro mondo...

Roberto – Va bene. Vuol dire che cercherò di capire da me. Restano due fatti. La presente freddezza di tutti voi e la rottura delle relazioni...

Elena – (turbata) Di che cosa intendete parlare?

Roberto – Parliamoci chiaro. Ritengo che anche mia moglie abbia un’importanza, non so ancora quale, in questa faccenda. Maurizio era molto assiduo, in casa mia, specialmente quando non c’ero io... Io sono un uomo in buona fede...

Elena – Che dite?

Roberto – Ecco: da molto tempo è molto poco assiduo... Tanto poco che... non si è più fatto vivo.

Elena – Come? Voi potete credere una cosa simile?

Roberto – Eh... Conosco quella donna... la conosco... E io da qualche tempo non sono più (fa il cenno col quale si allude, di solito, al denaro). Mi vanno male le cose... Il denaro... È la mia forza, la mia sola forza... Per lei è la debolezza... una delle sue molte debolezze... Fra me e lei un equilibrio non è... non era possibile che sul filo del denaro... denaro... E invece tutto è perduto...

Elena – Ma no, non dite così... Bisogna sperare ancora... sempre... Ed ora ci aiuterete anche voi. Voi sapete volere...

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