SCENA V.

Carlo, Tardini e detti

Carlo – (entra seguito subito dal professor Tardini) Venite, caro collega. Mi duole di avervi fatto aspettare, involontariamente.

Tardini – Non disturbo?

Carlo – Affatto. (vedendo Maurizio) Oh, Maurizio, sei qui? (a Tardini) Conoscete mia moglie?

Tardini – (stringendo la mano ad Elena) Ho già avuto l’onore. (a Maurizio) Di nuovo, caro.

Maurizio – (seccamente) Professore...

Tardini – (a Carlo) È l’ultima recluta del mio gabinetto...

Carlo – (a Maurizio) Bene, hai fatto bene...

Elena – (a parte a Carlo) Senti: Maurizio era venuto per parlarti di cose molto gravi. È arrivato Trezzi... È rovinato... Carlo, ti prego, per l’ultima volta...

Carlo – Non è più possibile tornare indietro e se anche fosse possibile non tornerei...

Elena – (supplichevole) Carlo! (quindi saluta il professore e se ne va mentre:)

Carlo – (a Maurizio) Tu intanto aspettami in gabinetto. (poi ricordandosi improvvisamente) No, l’abitudine... non ci entro più nemmeno io...

Maurizio – Aspetterò di là, maestro... Quando il professore avrà finito desidererei parlarvi...

Carlo – Va bene...

Tardini – (a Maurizio che sta per uscire) Scusate giovanotto, non perchè io tenga soverchiamente alle forme, ma si potrebbe sapere che distinzione fate voi fra maestro e professore?

Maurizio – Chiedo scusa: è una buona abitudine... (via)

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