SCENA V.

Carlo, Elena e detti

(Carlo ed Elena entrano dalla porta della scaletta interrompendo Roberto).

Carlo – Che accade qui?

Maurizio – Maestro...

Roberto – (improvvisamente molto umile e sottomesso) Sono ritornato da tre giorni e non ho ancora avuto il piacere di salutarvi.

Carlo – Capisco, ma niente vi autorizza ad entrare qui dentro in questo modo.

Roberto – Ma io ho da dirvi delle cose molto importanti e urgenti...

Carlo – Scusate, non mi sento bene.

Roberto – (a Elena) Signora, vogliate dire al professore...

Elena – L’ho fatto, Trezzi, l’ho fatto.

Carlo – (con calma forzata) Sentite, amico mio, ho saputo da mia moglie in quale... posizione, diciamo così, voi vi trovate di fronte a quei signori che avete ingannato...

Roberto – Scusate, professore, qui c’è un solo ingannato e sono io...

Elena – Roberto!

Carlo – E da chi se è lecito?

Roberto – Non so bene da chi. So che sono stato incoraggiato, assicurato... poco ancora e mi si dava la cosa per fatta...

Carlo – Ma io non sono responsabile di quello che altri può aver detto.

Elena – Ma tu stesso fino a poco fa ti mostravi così sicuro.

Carlo – Ah, sei stata tu?

Elena – Mio Dio! Tutti e due... perchè anche Maurizio...

Maurizio – È vero, Maestro, ma dovete riconoscere che tutta la speranza ci veniva da voi...

Roberto – Alla buon’ora... Io, sull’orlo della rovina, mi sento attaccato a questa speranza... Posso aver fatto male, ma io non sapevo, non potevo sapere i procedimenti intimi del vostro pensiero... non potevo supporre questo colpo di testa proprio quando...

Carlo – Proprio quando la mia coscienza mi ha imposto una via da seguire...

Roberto – Questo io non lo capisco, ma fa lo stesso... D’altra parte io non posso pretendere da voi, uomo di scienza, quello che non avete il dovere di dare a me, uomo d’affari. Ma, all’amico, a colui al quale ho dimostrato in mille modi la fiducia, la stima, a questo uomo io ho il diritto di domandare una parola...

Carlo – Quale parola?

Roberto – La parola che mi salvi, almeno per un poco, dalla vergogna. Bisogna che, anche se i vostri studi non siano per dare sensibili risultati, bisogna che io ottenga una dilazione. Basterà che voi domandiate una dilazione alla vostra volta... un tempo indeterminato, quello che volete... Alla scadenza direte di aver sbagliato, di non aver concluso nulla... Intanto passa il tempo. Il vostro nome è una garanzia per il mio nome, come in altri tempi il mio buon nome di industriale fu una garanzia per voi, che eravate un ignoto, un povero ignoto...

Carlo – Ho capito, devo pagare...

Elena – Non dire così, Carlo... Noi gli dobbiamo molto...

Carlo – Ebbene no!...

Elena – Carlo, aspetta a decidere: in fondo Trezzi non ti domanda che una dilazione che può essere la sua salvezza...

Maurizio – Pare anche a me che, senza nuocere alla vostra posizione, voi possiate accontentarlo. In fondo non si tratta...

Carlo – Non si tratta che di ingannare della povera gente che non ha colpa: ingannarla con la coscienza di ingannarla... E perchè? Io non mi ricuso di parlare con quei signori che stanno per arrivare, e farò tutto quello che mi è possibile per ottenere a favore di Roberto tutte le dilazioni di questo mondo, ma non ingannerò... Non posso... Non posso...

Elena – Ecco, io non capisco questa tua ostinazione...

Carlo – La chiami così, tu, l’onestà? Non posso...

Roberto – (trattenendo Maurizio che voleva parlare) No: siamo in troppi e d’altra parte mi accorgo che questa via è perfettamente sbagliata. Per altro, professore, lasciate che vi dica che dalle parole che voi avete detto, io traggo motivo di un certo conforto...

Carlo – Conforto?

Roberto – Siete troppo irremovibile...

Carlo – Che intendete di dire?

Roberto – Niente... così... Si direbbe che abbiate paura di concedere un poco.

Carlo – Paura? Oh, per questo v’ingannate...

Roberto – Va bene... Ed ora me ne vado perchè ho molte cose da fare... Niente è più faticoso, più assorbente di un fallimento... Concludiamo...

Carlo – Non c’è nulla da concludere...

Roberto – Avete detto che...

Carlo – Ah, già, i francesi... Portatemeli, quando arriveranno. Ed ora lasciatemi, vi prego, lasciatemi... No, tu Elena, resta... Ho tanto bisogno di te (si apparta con Elena).

Roberto – (a Maurizio) E resta anche tu... e fa il tuo dovere...

Maurizio – (seguendolo mentre esce) Ma in questo momento...

Roberto – In questo momento non bisogna assolutamente lasciarlo solo... È una partita disperata, ma bisogna combatterla... non dargli campo.

Maurizio – (uscendo con Trezzi) Ma non capisci che si può pregiudicare tutto irritandolo? (escono discutendo).

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