CAPITOLO IV.

Governo di D. Pietro Giron D'Ossuna, e sue leggi.

Per compensare in parte alle esorbitanti spese, che in servizio della Corona di Spagna avea fatte il Duca d Ossuna, nelle guerre di Granata, nella conquista di Portogallo, ed altrove, piacque al Re Filippo II gratificarlo con uno de' maggiori governi, che si possa dare da qualunque Principe d'Europa, qual è quello del nostro Regno di Napoli. Giunse D. Pietro in questa città dopo la Legazione di Portogallo, con gran pompa e magnificenza nel mese di novembre di quest'anno 1582. Il suo natural contegno, ed un genio soverchio altiero e disprezzante, lo fece tosto cadere nel biasimo della Nobiltà; ciò che resegli il governo un poco difficile e non cotanto commendabile; di che egli molto tardi accorgendosi, cercando togliere il concetto, che s'avea di lui, che poco stimasse la Nobiltà, fecesi annoverare tra' Nobili della Piazza di Nido. Ma il successo di Starace cotanto celebre e rinomato per tutta Europa, che fu stimato degno di essere anche narrato nella sua Istoria dal Presidente Tuano, rese il suo governo molto più torbido ed inquieto. Non accade di quello far qui nuovo racconto, essendo stato (oltre a Tommaso Costo, di cui si valse il Tuano) minutamente descritto dal Summonte, dove questo Scrittore termina la sua Istoria, avendo qui ancora finita la sua il di lui traduttore Giannettasio.

Le continue istanze, che venivan di Spagna, perchè dal Regno si mandasse denaro per le continue spese per li bisogni del Re, agitavano non poco l'animo del Duca. Si pose in trattato d'imporre per ogni botte di vino un ducato; ma non acconsentendovi tutte la Piazze, restò quello escluso: ad ogni modo, colla promessa di nuove grazie e privilegi, si fecero al Re in tempo del suo governo due donativi: l'uno d'un milione e ducentomila ducati nel Parlamento celebrato a' 2 gennajo del 1583, dove intervenne per Sindico Muzio Tuttavilla Mobile di Porto; l'altro d'ugual somma in ottobre del 1584 essendone Sindico Scipione Loffredo di Capuana, e con effetto nell'una e nell'altra congiuntura s'ottennero quelle grazie, che si leggono nel volume de' nostri Capitoli. Pure il zelo, che egli avea di far amministrare, senza distinzione di Nobile, o di plebeo, ugualmente la giustizia a tutti, e la sollecitudine che praticava nella spedizione dei negozj, gli fecero meritare la benivolenza del Popolo. Maggiori encomj e benedizioni se gli resero per li molti beneficj, che Napoli ed il Regno ritrasse dalla sua vigilante cura ed applicazione ne' quattro anni che ci governò. Egli fu quello, che fece riparare l'Acquedotto, che dalla Villa della Polla conduce l'acqua ne' formali di Napoli. Più magnifico fu l'edificio della Real Cavallerizza, che dalle rive del Sebeto presso il Ponte della Maddalena, ov'era stato da' Re di Aragona di Napoli collocata, per la corruzione dell'aria cagionata dalle Paludi, che ivi eransi multiplicate, trasportò fuori la Porta Costantinopoli, vicino il palagio de' Duchi di Nocera. Egli fece spianare le strade, innalzare più ponti sopra fiumi, che trovansi nel cammino di Puglia, acciocchè con più sicurezza e facilità condur si potessero le vettovaglie ed altre merci per l'abbondanza di Napoli. Egli in fine ci lasciò molte prudenti ordinazioni, che si leggono in quarantasei Prammatiche, le quali ancor ci restano, e che si possono vedere nella Cronologia prefissa al primo tomo delle medesime.

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