CAPITOLO IX.

Politia delle nostre Chiese durante il Regno di Filippo II, insino alla fine del secolo XVI.

Dal precedente libro di quest'Istoria si è potuto conoscere quanto i Pontefici romani proccurassero far valere le loro pretensioni sopra questo Reame. Il Concilio di Trento maggiormente stabilì la loro potenza; ma ciò non bastando ad essi, si pensò, per più radicarla, dar fuori quella terribile Bolla in Coena Domini: si cercò abbattere l'Exequatur Regio, e far dell'altre sorprese.

§ I. Dell'Emendazione del Decreto di Graziano e delle altre Collezioni delle Decretali.

Ma Gregorio XIII nato per grandi imprese, siccome volle mostrare la sua potenza nell'Emendazione del Calendario, così ancora volle aver la gloria di perfezionare l'Emendazione del Decreto Graziano. Aveano prima Antonio Democare ed Antonio Conzio famosi Giureconsulti Franzesi per privata autorità cominciato a far catalogo di varj errori trovati nel Decreto di Graziano per emendarlo. Ma richiedendovisi maggior diligenza e la fatica di molti, non che di due soli, finito il Concilio di Trento, Pio IV scelse alcuni Cardinali e vari Dottori, perchè s'accingessero a quest'impresa, e Pio V da poi ve ne aggiunse due altri. Ma quest'opera non ebbe il suo compimento, se non nel Pontificato di Gregorio XIII, il quale, mentre i Correttori Romani sono tutti intesi all'Emendazione, egli l'accalorò e sollecitò in guisa che nell'anno 1580 fu la Correzione finita; ond'egli la fece pubblicare con una sua Bolla, colla quale, approvando l'Emendazione, comandò, che niente a quella s'aggiugnesse o si mutasse, ovvero diminuisse.

Ma siccome l'Emendazione del Calendario non fu stimata sufficiente, onde avvenne, che altri la rifiutassero: così l'Emendazione di Graziano non fu riputata cotanto esatta, sì che non si desse occasione ad alcuni di scovrirvi altri errori, e notare la poca accuratezza usatavi; di che sono da vedersi Antonio Agostino Vescovo di Tarragona, il quale fra l'altre sue opere, la più dotta e riguardevole, che ci lasciò, fu questa della Correzione di Graziano, e Stefano Baluzio.

Furono ancora sotto il Pontificato di Gregorio emendate le Decretali, e restituite secondo l'antiche Collezioni e Registri de' Pontefici; onde sursero le edizioni più emendate, fra le quali tiene il vanto quella di Pietro Piteo e di Francesco suo fratello. Da questi Registri furono da poi compilati que' volumi che contengono l'intere Costituzioni Pontificie, i quali ora sono cresciuti al numero di cinque, sotto il nome di Bollario Romano . Ed a questo Pontefice pur si dee quella famosa Raccolta de' Trattati legali, che occupavano tanti volumi, ed empiono le nostre Biblioteche.

Nel fine di questo secolo Pietro Mattei Giureconsulto di Lione, per privata autorità, serbando l'istesso numero de' libri e l'istesso ordine de' Titoli, che la Gregoriana, fece un'altra Raccolta di varie Costituzioni Pontificie, stabilite dopo il Sesto, le Clementine e le Stravaganti già impresse, e la intitolò Settimo delle Decretali, dedicandola al Cardinal Gaetano; il qual libro, ancorchè non fosse stato approvato, si vide però nell'ultime edizioni aggiunto all'antiche.

Ma Gregorio, vedendo che a questo Settimo libro mancava l'autorità pubblica, applicò l'animo a voler di sua autorità far compilare un Settimo libro delle Decretali; onde commise a Fulvio Orsino, a Francesco Alciato e ad Antonio Caraffa, Cardinali, che s'accingessero a quest'opera; ma poco da poi la morte interruppe i suoi disegni; onde morto Gregorio, Sisto V suo successore diede questo pensiero a' Cardinali Pinello, Aldobrandino, a Matteo Colonna ed a molti altri, li quali in vita di Sisto non poterono ridurla a fine; ma assunto da poi al Pontificato l'istesso Cardinal Aldobrandino, nomato Clemente VIII, costui insistè perchè l'opera si terminasse; ed essendo insorto dubbio, se si doveano in quella inserire i Canoni del Concilio di Fiorenza e di quel di Trento appartenenti a' dogmi, fu stimato doversi quelli inserire; onde fu compito questo Settimo volume a' 25 di luglio del 1598 contenente diverse Costituzioni Pontificie e decreti di Concilj da 300 anni, diviso in cinque libri, ed in più titoli disposto. Ma poichè in questa Raccolta vi erano stati inseriti molti decreti del Concilio di Trento, essendosi già data alle stampe sotto nome di Settimo libro delle Decretali di Clemente VIII, fu mosso un gran dubbio, che finalmente ritenne la pubblicazione; poichè pubblicandosi questo volume, tosto sarebbero venuti Dottori ed Interpreti a far a quello delle Chiose e Commenti; e per conseguenza, per le censure gravissime fulminate da Pio IV contra coloro, che ardissero chiosare, o in altra guisa interpretare i Canoni ed i Decreti di quel Concilio, dovea togliersi a' Dottori ogni occasione di commettere un simile attentato. Tanto bastò, perchè si sopprimesse la pubblicazione di questo Volume e rimanesse in una profonda ed oscura caligine.

§. I. Monaci e beni temporali.

Fu veramente cosa maravigliosa il vedere nel fine di questo secolo e principio del seguente, quanto crescessero le ricchezze de' Monaci, e quanto fosse grande la divozion de' Popoli, e precisamente de' Napoletani, in profondere i loro beni ed averi per maggiormente arricchirgli e proccurare nuove erezioni di Chiese e di Monasterj, nè si faceva testamento, dove non si lasciassero Legati, o si facessero altre disposizioni in loro beneficio. S'aggiunse ancora la pietà degli Spagnuoli, i quali oltre d'arricchire le vecchie, proccurarono, che s'introducessero nella città e nel Regno nuove Religioni. I Carmelitani Scalzi, che ebbero per istitutrice S. Teresa, la quale nel Convento d'Avila in Castiglia fece questa riforma, vi furono non men dagli Spagnuoli, che da' Napoletani, caramente accolti; e fu così grande la lor divozione verso costoro, che un Frate di quest'Ordine chiamato Fr. Pietro di nazione Spagnuola colle sue prediche, che faceva nella Chiesa dell'Annunziata di Napoli, raccolse di limosine da' Napoletani e da altri la somma di quattordicimila ducento ed ottantacinque ducati, onde di questo denaro potè comprare il palagio con giardini del Duca di Nocera, che ora lo vediamo trasformato in un lor maestoso Monastero, ed in una magnifica Chiesa sotto il titolo della Madre di Dio . Si diffusero poi per tutto il Regno, e nel 1630 furono ammessi in Bari, nella qual provincia fecero maravigliosi progressi.

Poco da poi, nell'entrar del nuovo secolo, vennero a noi da Genova cinque Monache Teresiane Scalze, le quali similmente favorite non men dagli Spagnuoli che caramente accolte da' Napoletani, unirono di limosine grosse somme di denaro, col quale comprarono il palagio del Principe di Tarsia per prezzo di sedicimila ducati, che ora si vede mutato in un ben ampio lor Monastero, con Chiesa sotto il nome di S. Giuseppe . Si diffusero parimente per tutto il Regno, ed avuti questi Religiosi così uomini, come donne da' nostri Vicerè Spagnuoli in somma stima e venerazione, crebbero in ricchezze; ed accoppiandovi ancora la lor industria in procacciar Legati ed eredità giacchè, contra il loro istituto, furono, per via d'interpretazioni e dispense Appostoliche, resi capaci d'acquistar Legati ed eredità, stesero i loro acquisti in quello stato e grandezza che ora ciascun vede.

Pure i Fratelli della Carità, ch'ebbero per Istitutore il B. Giovanni di Dio, Portoghese, furono fra noi accolti con cortesia e carezze. Essi ci vennero da Roma, a richiesta della Nazione Spagnuola, e capitarono in Napoli l'anno 1575, essendo stati prima destinati al governo dello Spedale di S. Maria della Vittoria; ma insorte alcune differenze con quelli dello Spedale, furono costretti nel 1585 di là partirsi, e fu lor dato per abitazione l'antico Monistero e Chiesa di S. Maria d'Agnone, nella contrada di Capuana, e non molto da poi nel 1587, coll'ajuto de' Napoletani, comprarono il palagio della famiglia Caracciolo con alcune case contigue, dove fabbricarono il lor Monastero con l'Ospedale e Chiesa sotto il titolo di S. Maria della Pace .

Una nuova Congregazione chiamata dell'Oratorio di S. Filippo Neri, fece ancor fra noi maravigliosi progressi. Fu fondata questa Congregazione in Napoli nell'anno 1592, sotto il Pontificato di Clemente VIII, essendo Arcivescovo di questa città Annibale di Capua. I Padri, che da Roma ci vennero per fondarla, abitarono, nel principio, nelle stanze degl'Incurabili; ma comprato il palazzo di Carlo Seripando, dirimpetto alla Porta maggiore dell'Arcivescovado per ducati cinquemila e cinquecento per contribuzione fatta da diversi Napoletani divoti, e trasmutatolo in una Chiesa, si trasferirono quivi: ma riuscendo angusto il luogo al numero della gente, che veniva ad ascoltare i loro sermoni, e crescendo in maggior copia le limosine, pensarono da' fondamenti erger una nuova e magnifica Chiesa, e di stender più ampiamente le loro abitazioni. Edificio, che col correr degli anni si è reso il più ricco ed il più maestoso di quanti mai si ergessero in Napoli; e che ora gareggia con li più superbi e magnifici Palagi de' Principi; e le loro ricchezze sono giunte a tanta grandezza, quanto ciascuno, stupido, ammira.

I Servi di Maria ebbero a questi tempi fra noi più care ed affettuose accoglienze. Erano stati dal famoso Giacomo Sannazaro nell'anno 1529 invitati a servire una Chiesetta, ch'egli in Mergellina avea fabbricata sotto nome di S. Maria del Parto e di S. Nazario, alla quale per ciò costituì una dote di ducati 600 l'anno, con che otto Sacerdoti di quell'Ordine dovessero ivi assistere a' Divini ufficj. Ma a questi tempi da Giancamillo Mormile, erede del Poeta, fu la Chiesa ampliata, e siccome narra l'Eugenio, a' suoi dì vi erano da 30 Frati di quest'Ordine, che la servivano.

Ma nel 1585 un Frate Servita Napoletano, chiamato Fr. Agostino de Juliis, avendo preso a censo il suolo da Ugo Fonseca, con limosine de' Napoletani, fabbricò in Napoli a quest'Ordine una nuova Chiesa, sotto il nome di S. Maria Mater Dei; indi Giambattista Mirto pur Servita, preso dall'amenità e bellezza del sito, ampliò non men la Chiesa, che il Convento, con fabbricarvi abitazioni più comode, come ora si vede.

Pure i Camaldulesi a questi tempi fecero fra noi grandi progressi, per la liberalità di Giambattista Crispo. Teneva egli un ricco podere, vicino ad un'antica Chiesa, sotto il nome del Salvatore a Prospetto, per esser sopra un monte elevato, donde si scorge il Mar Tirreno coll'Isole intorno sino a Gaeta e quasi tutta intera Terra di Lavoro: costui, per aver da presso questi Monaci, ottenne Breve Appostolico, che questa Chiesa fosse data a' PP. suddetti, ed egli vi aggiunse molta parte del suo podere; e con suoi proprj danari nel 1585, diede principio alla fabbrica del Romitorio. Ad emulazione del Crispo, Carlo Caracciolo per la medesima fabbrica donò loro molta quantità di denaro; e D. Giovanni d'Avalos fratello del Marchese di Pescara nel suo testamento lasciò loro un Legato di 500 ducati l'anno per l'erezione d'una nuova Chiesa col titolo di S. Maria Scala Coeli. Il Marchese di Pescara erede, in cambio di questo Legato, lor diede diecimila ducati, onde il Romitorio fu ampliato e fatta la nuova Chiesa.

I Cappuccini ancora a questi tempi, trassero a se la devozione de' nostri Napoletani, a' quali nell'anno 1530 fu conceduta dall'Arcivescovo Vincenzo Caraffa e dagli Eletti della città la Chiesa di S. Efrem, li quali erano stati in Napoli condotti da Fr. Lodovico di Fossombruno Marcheggiano, ancorchè altri lo facciano Calabrese.

Ma nel 1570, essendo più cresciuta la divozione de' Napoletani verso questa Riforma, alcuni Cappuccini con le limosine da lor raccolte, e spezialmente da Gianfrancesco di Sangro Duca di Torre Maggiore e Principe di S. Severo, da Adriana Caraffa sua moglie e da Fabrizio Brancaccio famoso Avvocato di que' tempi, fabbricarono un ben grande Convento, sopra il suolo conceduto loro insieme con altri territorj adjacenti dall'istesso Principe con comode abitazioni; onde fu reso capace di gran numero di Frati, che vi dimorano, e fuvvi fabbricata ancora una convenevol Chiesa sotto il nome della Concezione .

Degli Ordini antichi si ersero nuove Chiese e ben ampj Monasteri: i Domenicani colle limosine de' Napoletani, tratti da una miracolosa Immagine della Vergine, trovata in quel luogo, fecero il disegno, il quale poi fu condotto a fine con quella stupenda Chiesa e magnificentissimo Monastero della Sanità . Ne fu eretto un altro ancor magnifico, con ampia Chiesa sotto il nome di Gesù Maria . L'altro di S. Severo, e tanti altri. I Carmelitani ne costrussero degli altri, non meno che gli Agostiniani e quelli della Riforma de' Romiti di S. Agostino. Insino i Frati Minimi di S. Francesco di Paola ersero nel 1587 un nuovo e ampio Convento con magnifica Chiesa, sotto il nome di S. Maria della Stella . Niente dico de' Gesuiti, gli acquisti de' quali e le fondazioni di nuovi Collegj e Case Professe erano nel maggior incremento. In breve non furon mai vedute tante frequenti e sì spesse erezioni di nuove Chiese e Monasterj e maggiori profusioni in donare, o lasciar alle Chiese, ed a' Monaci quanto quelle, che seguirono nel finir di questo secolo e il cominciar del seguente.

FINE DELL'OTTAVO VOLUME.

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