CAPITOLO III.

Nozze tra Ferdinando Duca di Calabria con Isabella di Chiaramonte nipote del Principe di Taranto. Morte di Papa Eugenio, ed elezione in suo luogo del Cardinal di Bologna chiamato Niccolò V, che conferma ad Alfonso quanto gli aveva conceduto il suo

predecessore Eugenio.

Re Alfonso dopo aver stabilita la pace col Pontefice Eugenio, fu tutto inteso non meno ad assicurare la successione del Regno nella persona del Duca di Calabria, che a soddisfare il Papa di quanto ne' capitoli della pace erasi convenuto. In adempimento del primo capitolo fece prestargli ubbidienza da tutti i Sudditi e Prelati; e poichè il famoso Canonista Panormitano avea assistito al Concilio di Basilea, ed avea avuta gran parte a quanto ivi fu fatto contro il Pontefice Eugenio, in ricompensa di che era stato nominato Cardinale da Felice V Antipapa, lo fece richiamare e l'obbligò a cedere il Cardinalato, e a ritornare nel suo Arcivescovado di Palermo, dove morì di peste l'anno 1445. Ma vedendo che D. Ferdinando non era molto amato da' suoi vassalli, per essere di natura dissimile a lui, siccome colui che s'era scoverto superbo, avaro, doppio e poco osservatore della fede, cominciò a dubitare non il Regno dopo la sua morte venisse in mano aliena; onde trovandosi averlo destinato per successore, cercò di fortificarlo di parentadi, ed inteso che il Principe di Taranto teneva in Lecce una figlia della Contessa di Copertina sua sorella carnale, giovane di molta virtù e da lui amata come figlia, mandò a dimandarla per moglie del Duca di Calabria; ed il Principe ne fu contentissimo, e la condusse molto splendidamente in Napoli. Parve al Re di avergli con ciò acquistato l'ajuto del Principe di Taranto; e per maggiormente fortificarlo, cercò di stringerlo anche di parentado col Duca di Sessa che era pari di potenza al Principe: e diede a Martino di Marzano, unico figliuolo del Duca, D. Lionora sua figlia naturale, assegnandogli per dote il Principato di Rossano con una parte di Calabria.

Ma mentre Alfonso è tutto inteso a stabilire la successione del Regno per suo figliuolo, a soddisfare il Papa di quanto ne' capitoli della pace erasi convenuto: ecco che Eugenio, infermatosi gravemente, venne a morte il dì 23 di febbraio di quest'anno 1447. Per questa morte si levarono in Roma grandi tumulti, perchè gli Orsini dall'una banda ed i Colonnesi dall'altra, sforzavano i Cardinali che avessero creato Papa a volontà loro; ma ritrovandosi il Re a Tivoli, spedì tosto suoi Ambasciadori al Collegio de' Cardinali ad esortargli che nell'elezione non s'usasse alcun maneggio, perch'egli non avrebbe fatta usare alcuna violenza, ma che procedessero a farla con tutta la libertà senza passione o timore. Assicurati i Cardinali da Alfonso, tosto con gran conformità elessero il dì 6 marzo il Cardinal di Bologna uomo mite e pacifico, il quale si può porre per uno de' rari esempj della fortuna, perch'essendo figliuolo d'un povero medico di Sarzana, castello piccolo posto ne' confini di Toscana e di Lunigiana, in un anno fu fatto Vescovo, Cardinale e Papa che nomossi Niccolò V. Il Re di questa elezione restò molto contento, e mandò quattro Ambasciadori che si trovassero alla coronazione, e gli dassero da parte di lui ubbidienza.

Mutossi in un tratto lo stato delle cose d'Italia; poichè ad un Papa di spiriti bellicosi essendone succeduto un altro tutto amante di quiete e di pace, in breve tempo si vide il riposo d'Italia e della Chiesa di Roma; poichè subito cominciò a trattare la pace tra' Veneziani, Fiorentini ed il Duca di Milano. Estinse tosto ogni reliquia di Scisma, che eravi rimasa, poichè ascoltò volentieri le proposizioni d'accordo che gli furono fatte da' Principi cristiani. L'Antipapa Felice ed i suoi aderenti, trovandosi parimenti disposti alla pace, facilitarono l'accordo, il qual fu fatto con condizioni vantaggiose per amendue i partiti, cioè che Felice avrebbe rinunziato alla pontifical dignità; ma che sarebbe il primo fra i Cardinali, e Legato perpetuo della Santa Sede in Alemagna: che sarebbero rivocate dall'una e dall'altra parte tutte le scomuniche e l'altre pene fulminate da' Concilj o dai Papi contendenti contro quelli del partito opposto: che i Cardinali, i Vescovi, gli Abati, i Beneficiati e gli Ufficiali delle due ubbidienze, sarebbero mantenuti ne' loro posti: che le dispense, indulgenze e l'altre grazie concesse da' Concilj, ovvero da' Papi delle due ubbidienze, come pure i decreti, le disposizioni ed i regolamenti che avessero fatti, avrebbero sussistenza: in fine che Niccolò V adunerebbe un Concilio generale in Francia sette mesi dopo l'accordo: e tutte queste condizioni, alla riserva dell'ultima, furono eseguite. Felice rinunziò il Pontificato, e Niccolò fu da tutti riconosciuto per Papa, il quale impiegò il rimanente del suo Pontificato ad acquietare le turbulenze d'Italia, e da questo tempo, fino alla fine del secolo, si vide in pace la Chiesa di Roma.

Col Re Alfonso fu tutto mite e pacifico; non pur confermò quanto erasi pattuito col suo predecessore, ma per le molte spese che il Re avea sofferte nella guerra della Marca, e per altri soccorsi somministratigli pochi giorni dopo il suo ingresso al Pontificato, a' 22 marzo di quest'istesso anno gli spedì Bolla, colla quale gli restituì le Terre d'Acumulo, Cività Ducale e Lionessa nella Montagna dell'Amatrice, date da Alfonso ad Eugenio in iscambio della città di Benevento e di Terracina, con rimanere le suddette città ad Alfonso e suoi successori nel Regno (toltone il tributo di due sparvieri l'anno) senza pagamento di censo alcuno; assolvendolo anche nell'anno 1452 con altra particolar Bolla dal suddetto tributo di due sparvieri, che detto Re dovea alla Sede Appostolica in quell'anno, e per tutto il tempo passato, per le città suddette di Benevento e Terracina.

Confermò poi a' 14 gennajo dell'anno 1448 con altra Bolla tutte le grazie e concessioni che tanto ad Alfonso, quanto a Ferdinando suo figliuolo erano state da Eugenio concedute; ed a' 27 aprile del seguente anno con altra Bolla confermò, e di nuovo concedè la legittimazione e successione del Regno di Napoli fatta dal detto Papa Eugenio a Ferdinando Duca di Calabria, con ampliarla di più che detto D. Ferdinando potesse succedere negli altri Regni d'Alfonso suo padre.

(Oltre i suddetti privilegj e concessioni, Niccolò V spedì da Assisi nell'anno 1454 Bolla ad Alfonso, per la quale gli concede il dominio d'un'isola nell'Arcipelago, vicina all'isola di Rodi, con un castello diruto che s'apparteneva alla religione de' Cavalieri di S. Giovanni, affinchè potesse fortificarlo, empir d'abitatori l'isola e valersi del suo porto, per far argine alle incursioni de' Greci e de' Saraceni. Leggesi la Bolla presso Lunig ).

Così Alfonso, secondandolo la fortuna in ogni cosa, disbrigato da tutte le cure della guerra, e riposando in una placida e tranquilla pace, dopo avere scorsa la Toscana, ritornò in Napoli, dove giunto trovò che la Duchessa di Calabria sua nuora avea partorito un figliuolo che poi fu Re Alfonso II, che nel tempo del parto apparve in aria sopra il Castel Nuovo un trave di fuoco, che fu presagio della terribilità che avea da essere in lui. I Napolitani fecero molti segni d'allegrezza per lo ritorno del Re, il quale fermatosi in questa città, quivi lungamente si stette, attendendo parte a' piaceri, parte a fabbriche e parte a riordinare i Tribunali di giustizia.

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