LIBRO VENTESIMOSESTO

Il Regno di Napoli trasferito dagli Angioini in mano d'Alfonso Re d'Aragona, ancorchè passasse sotto la dominazione d'un Re potentissimo per tanti Regni ereditari, che possedeva, per Aragona, Valenza, Catalogna, Majorica, Corsica, Sardegna, Sicilia, il Rossiglione e tant'altri floridissimi Stati: e nuove famiglie, nuovi costumi, e molti istituti portati da Spagna si fossero in quello introdotti; nulladimanco fortunatamente gli avvenne, che da questo magnanimo Re non fosse trattato come Regno straniero, nè reputato forse, come una provincia del Regno di Aragona; ma l'ebbe, come se fosse suo avito Regno, e nazionale; anzi vi erse in Napoli un Tribunal così eminente, che ordinò che a quello dovessero per via d'appellazione portarsi non solo le cause di queste nostre province, ma di tutti gli altri suoi vastissimi Regni.

Sia la sua amenità o grandezza, il tanto numero de' grandi Baroni, la sua eminente nobiltà, siano gli amori della sua cara Lucrezia Alagna egli è evidente, che lo preferì a tutti gli altri suoi dominj, e non si vide mai in tanta floridezza e splendore, quanto negli anni del suo Regnare. Egli fermò in Napoli la sua sede regia, e quivi volle menar il rimanente di sua vita, e finire quivi i suoi giorni: e quasi dimenticatosi degli altri suoi paterni Regni, tutte le sue cure, e tutti i suoi pensieri furono verso questo Reame drizzati. La Sicilia vicina, che divisa dal Regno fin dal famoso Vespro siciliano, ora s'unisce, a lui accrebbe parimente utilità e grandezza. Quindi avvenne che per essersi nella sua persona riuniti questi Regni, cominciò a chiamarsi Re dell'una e l'altra Sicilia, ut et hinc, come dice il Fazzello, Pontificum Romanorum authoritatem non improbare, et vetustam observationem non negligere videretur, non ignarus, cum eruditissimus esset, illius usurpatam esse, et novitiam vocem. Ciocchè poi usarono gli altri Re suoi successori che dominarono l'uno e l'altro Reame. Ma la principal cagione, onde anche dopo la di lui morte questo Regno mantenesse la sua propria dignità, e che conservasse i suoi proprj Re, e non dipendesse da Principi stranieri, li quali tenendo altrove collocata la Regia loro sede, per mezzo de' loro Ministri soglion governare, come avvenne dal tempo di Ferdinando il Cattolico in poi; fu l'avere Alfonso proccurato per via di legittimazione, d'investiture e acclamazione de' Popoli che il Regno di Napoli, mancando egli senza figliuoli legittimi, non passasse con tutti gli altri Regni ereditarj sotto la dominazione di Giovanni suo fratello e degli altri Re d'Aragona, ma ne fosse investito ed acclamato per suo successore Ferdinando d'Aragona suo figliuolo bastardo, il quale sino a Federico d'Aragona ultimo Re di questa linea, perpetuò per molti anni nella sua discendenza questa successione in guisa che il Regno ebbe insino al Re Cattolico proprj Principi, anzi più che Nazionali; poichè non avendo essi in altre parti altri Stati e dominj, il Regno di Napoli era la loro unica sede e la propria Patria.

Molto dunque deve Napoli ed il Regno ad Alfonso, il quale posponendo gli altri suoi Regni, in questa città fermò il suo soglio, ed all'antica nobiltà normanna, sveva e franzese aggiungendovi altra nuova ch'e' portò di Spagna, di nuove illustri famiglie l'accrebbe e adornò. Egli vi portò i Cavanigli, i Guedara, i Cardenes, gli Avalos e tante altre, che ancora ci restano, e che rischiarano colla nobiltà del loro sangue questo Regno: oltre a' Villamarini, Cardona, Centeglia, Periglios, Cordova e tante altre famiglie nobilissime che son ora tra noi estinte. Egli riordinò il Regno con frequenti Parlamenti, con nuove numerazioni e con migliori istituti e nuovi Tribunali.

Non è mio proponimento, nè sarebbe dell'istituto della mia opera, voler in questa Istoria narrare i magnifici ed egregj suoi fatti: ebbe quest'Eroe particolari Autori, che di lui altamente e diffusamente scrissero, due Antonj, Zurita e Panormita, Bartolommeo Facio, Enea Silvio, poi Papa Pio II, il celebre Costanzo, Spiegello, Gaspare Pellegrino e tanti e sì illustri che empierono le loro carte de' suoi famosi gesti. A noi, perciò che richiede il nostro istituto, basterà rapportare ciò che appartiene alla politia, colla quale questo Principe governò il Regno: che cosa di nuovo fuvvi introdotto, e quali fossero le sue vicende e mutazioni nello stato, così civile e temporale, come ecclesiastico e spirituale.

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