LIBRO TRENTESIMOPRIMO

La morte di Ferdinando il Cattolico, ancorchè portasse la successione di tanti Regni ad un gran Principe, quanto fu l'Arciduca Carlo, e per quel ch'era, e per quello che dopo la morte di Massimiliano suo avo dovea essere, onde pareva, che non si dovessero temere nuove turbolenze: nulladimeno quest'istesso accese l'animo di Francesco I Re di Francia all'impresa di Napoli, e a porre di nuovo in iscompiglio questo nostro Reame. Veniva egli lusingato, ch'essendo il Regno per la morte del Re male ordinato alla difesa, nè potendo l'Arciduca essere a tempo a soccorrerlo, fosse facilmente per ottenerne la vittoria. Credeva che il Pontefice Lione X avesse da facilitare l'impresa anche per interesse proprio, dovendogli essere sospetta la troppa grandezza dell'Arciduca successore di tanti Regni, e successore futuro di Massimiliano Cesare. Sperava oltra questo, che l'Arciduca conoscendo potergli molto nuocere l'inimicizia sua nello stabilirsi i Regni di Spagna, e spezialmente quello d'Aragona, sarebbe proceduto moderatamente ad opporsegli.

Al regno d'Aragona, se alle ragioni fosse stata congiunta la potenza, avrebbero potuto aspirare alcuni della medesima famiglia, perchè, sebbene vivente il Re morto ed Isabella sua moglie, fosse stato nelle Congregazioni di tutto il Regno interpetrato, che le Costituzioni antiche di quel Regno escludenti le femmine dalla successione della Corona, non pregiudicavano a' maschi nati di quelle, quando nella linea mascolina non si trovavano fratelli, zii o nipoti del Re morto, e di chi gli fosse più prossimo del nato dalle femmine, o almeno in grado pari; e che per questo fosse stato dichiarato appartenersi a Carlo Arciduca, dopo la morte di Ferdinando, la successione: adducendo in esempio, che per la morte di Martino Re d'Aragona, morto senza figliuoli maschi, era stato per sentenza de' Giudici deputati a questo da tutto 'l Regno, preferito Ferdinando avolo di questo Ferdinando (benchè congiunto per linea femminina) al Conte d'Urgelli, ed agli altri congiunti a Martino per linea mascolina, ma in grado più remoto di Ferdinando; nondimeno era stata fin d'allora tacita querela ne' Popoli, che in questa interpetrazione, e dichiarazione avesse più potuto la potenza di Ferdinando e d'Isabella, che la giustizia; non parendo a molti debita interpetrazione, che escluse le femmine, possa essere ammesso chi nasce di quelle; e che nella sentenza data per Ferdinando il vecchio, avesse più potuto il timore dell'armi sue, che la ragione.

Queste cose essendo note al Re di Francia, e noto ancora, che i popoli della provincia d'Aragona, di Valenza e della Contea di Catalogna (includendosi tutti questi sotto 'l Regno d'Aragona) avrebbono desiderato un Re proprio; sperava che l'Arciduca, per non mettere in pericolo tanta successione e tanti Stati, non avesse finalmente ad essere alieno dal concedergli con qualche convenevole composizione il Regno di Napoli.

Ma mentre il Re Francesco era deliberato di non differire il muover le armi, fu necessitato per nuovi accidenti a volger l'animo alla difesa propria, poichè Massimiliano si preparava per assaltare, come avea convenuto con Ferdinando, il Ducato di Milano; laonde fu costretto a cercar modo di pacificarsi col Re Carlo, e per mezzo suo coll'Imperadore. Carlo, che cercava di rimovere le difficoltà del passare in Ispagna, per istabilirsi in que' Regni: per consiglio di Monsignor di Ceures, Fiamengo, con l'autorità del quale, essendo allora nell'età di sedici anni, totalmente si reggeva, non ricusò, accomodandosi alle necessità ed a' tempi, di farlo; ed avendo i loro Ministri convenuto di congregarsi a Nojon, s'assemblarono quivi per la parte del Re di Francia, il Vescovo di Parigi, il G. Maestro della sua Casa, ed il Presidente del Parlamento di Parigi, e per la parte del Re Cattolico, Monsignor di Ceures, ed il G. Cancelliere dell'Imperadore. Convenuti i Deputati de' due Re a Nojon, ai 13 agosto di quest'anno 1516, fu la pace conchiusa, e per ciò che riguarda il Regno di Napoli, furono stabilite tali Capitolazioni.

Che tra 'l Re di Francia e 'l Re di Spagna fosse perpetua pace e confederazione per difesa degli Stati loro contra ciascuno. Che il Re di Francia desse la figliuola Luisa, ch'era d'età di un anno, in matrimonio al Re Cattolico, dandogli per dote le ragioni che pretendeva appartenersegli sopra il Regno di Napoli, secondo la divisione già fatta da' loro antecessori; ma con patto, che fin che la figliuola non fosse d'età abile al matrimonio, pagasse il Re Cattolico per sostentazione delle spese di lei al Re di Francia ciascun anno centomila scudi. Il Giovio rapporta, che questi centomila scudi dovevano pagarsi dal Re Cattolico al Re di Francia, come tributo, acciocchè apparisse, che i Franzesi avessero qualche ragione nel Regno di Napoli. Ma i capitoli di questa pace, che interi si leggono nella Raccolta di Federigo Lionard, convincono il contrario, dove non per tributo, ma per cagion delle spese non per sempre, ma insino che Luisa arrivasse all'età nubile, furono promessi.

Fu ancora convenuto, che se la designata sposa fosse morta innanzi al matrimonio, ed al Re nascesse alcun'altra figliuola, quella coll'istesse condizioni si desse al Re Cattolico, ed in caso al Re non ne nascesse alcuna, si desse per isposa Renata, quella, ch'era stata promessa nella Capitolazione fatta a Parigi. E morendo qualunque di esse nel matrimonio senza figliuoli, ritornasse quella parte del Regno di Napoli al Re di Francia. Fu ancora, secondo questi patti, cercata a Papa Lione l'assoluzione de' giuramenti dati nel trattato, che si trovava antecedentemente fatto del matrimonio con Renata in Parigi; e Lione a' 3 di settembre del medesimo anno 1516 ne spedì Bolla.

Fermata questa pace, Re Carlo, che dimorava a Brusselles s'accinse per intraprendere il viaggio da Fiandra per Ispagna; e quasi alla fine del seguente anno 1517 giunse con felice navigazione in Ispagna a pigliare la possessione di que' Regni; avendo ottenuto dal Re di Francia (tra' quali erano dimostrazioni molto amichevoli, ciascuno palliando la mala disposizione, che intrinsecamente covavano) che gli prorogasse per sei mesi il pagamento de' primi centomila ducati.

Giunto Carlo in Ispagna fu ricevuto con incredibile amorevolezza, e la Regina Giovanna sua madre gli cedè l'amministrazione di que' Regni, con condizione che ne' titoli non si tralasciasse il suo nome, e che governasse i Regni in nome suo e di Giovanna. Confermò nel Viceregnato di Napoli D. Raimondo di Cardona e scrisse un'altra lettera a' Napoletani piena d'affetti e di paternal amore. Nel medesimo tempo, essendo morta la figliuola del Re di Francia destinata ad essere sposa del Re di Spagna, fu riconfermata tra loro la pace e la prima capitolazione, con la promessa del matrimonio della seconda figliuola, celebrando l'uno e l'altro Principe questa congiunzione con grandissime dimostrazioni estrinseche di benivolenza; il Re di Spagna, che gli avea già fatto pagare in Lione i centomila ducati, portò pubblicamente l'Ordine di S. Michele il dì della sua festività, ed il Re di Francia il giorno dedicato a S. Andrea, portò pubblicamente l'Ordine del Tosone.

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