Di Giustino II Imperadore; e della nuova politia introdotta in Italia, ed in queste nostre province da Longino suo primo Esarca.
Morto Giustiniano, si fransero tutti i suoi disegni, e le fortune degl'Imperadori orientali tornarono alla declinazione di prima; poichè essendo succeduto nell'Imperio Giustino il Giovane, figliuolo di Vigilanzia, sorella di Giustiniano, troppo da lui diverso; e per la sua stupidezza essendosi dato tutto in braccio al governo di Sofia sua moglie, per consiglio della medesima rivocò Narsete d'Italia, e gli mandò nell'anno 568 Longino per successore.
Giunto Longino in Italia con assoluto potere ed imperio datogli dall'istesso Giustino, tentò nuove cose, e trasformò lo Stato di quella: egli fu il primo, che desse all'Italia nuova forma e nuova disposizione, e che nuovo governo v'introducesse, il quale agevolò e rendè più facile la ruina della medesima: egli se bene fermasse la sua sede in Ravenna, come avevano fatto gl'Imperadori occidentali, e Teodorico co' suoi Goti, volle però dare all'Italia nuova forma. Tolse via dalle province i Consolari, i Correttori ed i Presidi, contra ciò ch'avevan fatto i Romani ed i Goti stessi, e fece in tutte le città e terre di qualche momento, Capi, i quali chiamò Duchi, assegnando Giudici in ciascheduna d'esse per l'amministrazion della giustizia. Nè in tale distribuzione onorò più Roma, che l'altre città; perchè tolto via i Consoli ed il Senato, i quali nomi infin a questo tempo eranvisi mantenuti, la ridusse sotto un Duca, che ciascun anno di Ravenna vi si mandava, onde surse il nome del Ducato romano: ed a colui, che per l'Imperadore risedeva in Ravenna, e governava tutta l'Italia, non Duca, ma Esarca pose nome, ad imitazione dell'Esarca dell'Affrica. Presso a' Greci, Esarca diceasi colui, che presiedeva ad una diocesi, cioè a più province, delle quali la diocesi si componeva: così nella Gerarchia della Chiesa si vide che quel Vescovo, il quale ad una diocesi, e seguentemente a più province, delle quali si componeva, era preposto, non Metropolitano, che aveva una sola provincia, ma Esarca era chiamato. Così l'Italia patì maggiori trasformazioni sotto l'Imperio di Giustino Imperador d'Oriente, che sotto i Goti medesimi, i quali avevan procurato di mantenerla nell'istessa forma ed apparenza, con cui dagli antichi Imperadori d'Occidente fu retta ed amministrata.
Le province, in quanto s'appartiene al governo, furono mutate e divise; e siccome prima ciascuna aveva il suo Consolare, o Correttore, o il Preside, ai quali stava raccomandata l'amministrazione ed il governo delle medesime, per questa nuova divisione poi dandosi a ciascuna città o castello il suo Duca, ed un Giudice, ciascheduno d'essi sol s'impacciava del governo di quelle partitamente, e solamente all'Esarca, che da Ravenna governava tutta l'Italia, stavan sottoposti, sotto la cui disposizione erano: ed a cui nei casi di gravame si ricorreva da' provinciali. Quindi nelle nostre province trassero origine que' tanti Ducati, che ravviseremo nel Regno de' Longobardi, parte sotto la dominazione de' Greci, come fu il Ducato di Napoli, di Sorrento e d'Amalfi, il Ducato di Gaeta e l'altro di Bari; e parte sotto i Duchi Longobardi, i quali avendo ritolto a' Greci quasi tutta l'Italia, e gran parte di queste nostre province, ritennero questi medesimi nomi di Ducati: onde poi sopra tutti gli altri s'avanzaron il Ducato di Benevento, quello di Spoleti e l'altro del Friuli, come diremo più ampiamente nel libro seguente di questa Istoria.
Ma non durò guari in Italia l'imperio de' Greci, nè Longino potè molto lodarsi di questa nuova forma, che le diede; poichè questa minuta divisione delle province in tante parti, ed in più Ducati rendè più facile la ruina d'Italia, e con più celerità diede occasione a' Longobardi d'occuparla, imperocchè Narsete fortemente sdegnato contra l'Imperadore, per essergli stato tolto il governo di quella provincia, che con la sua virtù e col suo valore aveva acquistata; e non essendo bastato a Sofia di richiamarlo, che ella vi volle anche aggiungere parole piene d'ingiuria e di scherno, dicendogli che l'avrebbe fatto tornar a filare con gli altri Eunuchi e femmine del suo palazzo, questo Capitano portò tanto innanzi la sua collera, che mal potendo celar anche con parole il suo acerbo dispetto, rispose, ch'egli all'incontro l'avrebbe ordita una tela, che nè ella, nè suo marito avrebbon potuto districarla; ed avendo licenziato il suo esercito, da Roma, ove egli era, portossi in Napoli, da dove cominciò a trattar con Albino suo grand'amico, Re de' Longobardi, ch'allora regnava nella Pannonia, e tanto operò, finchè lo persuase di venire co' suoi Longobardi ad occupare Italia. Ma poi che per la venuta dei Longobardi in Italia, le cose di quella presero altra forma; e siccome in essa s'introdusse nuova politia e nuove leggi, così ancora queste nostre province furono in altra maniera divise, e prendendo nuovi nomi sotto altri Dinasti si videro disposte ed amministrate; ed in un medesimo tempo sottoposte alla dominazione non pur d'un sol Principe, ma di varie Nazioni, di Greci e di Longobardi, e talor anche di Saraceni; sarà utile cosa per la novità del soggetto, e per la grandezza e verità degli avvenimenti, che dopo aver narrata la politia ecclesiastica di questo secolo, nel seguente libro partitamente se ne ragioni.